-Epilogo-
Sono stupita e sconcertata.
Saranno dieci minuti che lo fisso dall’altra parte dello schermo, chiedendomi se stia sognando o abbia le allucinazioni; dubito sia così, perché sento le braccia di Federico che mi circondano i fianchi mentre sto seduta sulle sue gambe.
<<Dimmi, sei impazzito tutto d’un colpo?>> gli chiedo massaggiandomi le tempie.
Scuote la testa <<Era una scommessa, ho pagato pegno>> risponde semplicemente <<Non sono male, dai>> sorride giulivo.
Alzo un sopracciglio <<Ma stai scherzando?! Sono orribili Pau!>> esclamo <<Se quando torni hai ancora quella cosa in testa ed usciamo assieme, ti prego, mettiti un cappello>> lo prego seria.
Federico dietro di me ridacchia <<Ehi, ciccio, tu non eri da meno questo inverno>> lo rimbecca.
Il mio ragazzo alza le mani <<Però poi li ho tagliati>> gli fa l’occhiolino.
Sentite quanto suona bene?! “Il mio ragazzo”… ah, che bel suono!
Alla fine abbiamo accettato la proposta di Mario: abbiamo seguito la finale tutti seduti in salotto, dispiacendoci quando sono stati i francesi ad alzare la coppa. Ho sentito il mio croato solo la mattina dopo ed era, com’è giusto che fosse, molto abbattuto; l’ho consolato, per quanto potevo, e poi gli ho detto che accettavo la sua proposta, sempre che fosse ancora valida. Lì sembra essersi rianimato e mi ha detto di iniziare a fare le valigie, che mi voleva a Zagabria entro tre giorni massimo; e così abbiamo fatto, portando con noi il mio piccolo Marcolino.
Appena l’ha visto si è illuminato, prendendolo in braccio e coccolandoselo; io e Federico ci siamo guardati e abbiamo riso, trovato il modo per addolcire Marione.
<<Nena, ci sei?>> sento richiamarmi da Paulo il grigio.
Scuoto la testa <<Che stavi dicendo?>> gli chiedo, ritornando sulla terra.
<<Ti stavo accennando alla mia relazione con Oriana>> tossicchia imbarazzato.
Sorrido <<Sarò sincera, prima devo conoscerla, poi potrò darti un mio parere. Ti voglio bene, lo sai, voglio solo che tu sia felice e che lei ti renda felice e non ti tarpi le ali. Se rispetterà questi requisiti, potremo diventare amiche>> gli dico sorridendo.
Lui annuisce <<Immaginavo avresti detto una cosa del genere>> sorride <<Ma lo accetto, perché tengo al tuo parere>> mi manda un bacio.
<<Ehi!>> lo richiama Federico <<Potrei essere geloso>> gli fa notare, con tono scherzoso, stringendomi a sé con fare possessivo.
Gli do un colpetto alla mano che mi ha circondato la vita strettamente <<Scemo!>> gli dico ridacchiando <<Sai che sei l’unico amore della mia vita>> continuo con fare melenso.
Lui alza un sopracciglio <<Non dirlo mai più, non è da noi>> borbotta.
Ci penso un attimo e annuisco <<Non hai tutti i torti>> ridacchio e mi poggio alla sua spalla <<Come sta Alicia?>> chiedo poi all’argentino.
<<Benone!>> risponde allegro <<Certo, quando mi ha visto così per poco non mi butta fuori casa, ma sta bene e si diverte con Dolo e Romina. Dice che le manchi, che la prima cosa che fa quando viene a Torino è passare un pomeriggio con te>> spiega poi.
Rido <<Alicia sempre sul pezzo>> dico divertita <<Non vedo l’ora, mi manca chiacchierare con lei davanti ad una tazza di thè>> ammetto sincera.
Mi ha aiutato così tanto riguardo i miei sentimenti verso Federico in questi mesi, se sono riuscita a perdonarlo un po’ è anche merito suo e dei suoi consigli. La stimo molto e mi manca, devo essere sincera, mi ha trasmesso quell’affetto materno che iniziavo a sentir scemare con la lontananza da Monica.
Dopo un po’ lo salutiamo, deve uscire con Oriana e sembra su di giri; ovviamente non mi risparmio dal dirgli che è meglio infilarsi una cuffia sopra quell’obbrobrio che ha in testa e lui ride, chiudendo la chiamata.
Ma che ha da ridere?! È orribile!
Sospiro e mi accoccolo nell’incavo del collo di Federico, che lascia un dolce bacio sulla mia fronte; allunga le gambe sul divano, circondandomi e facendomi mettere comoda. Intrecciamo le mani sulla mia pancia e ci godiamo il silenzio e la presenza reciproca; sospiro e chiudo gli occhi, rilassandomi sotto i grattini che mi fa al braccio.
Dopo un po’ sentiamo dei passetti veloci e vediamo arrivare nel salotto un ometto dai capelli biondi <<Zia!>> mi chiama alzando le braccia verso di me.
Lo tiro su e lo sistemo di lato sulle mie gambe <<Divertito con zio Mario?>> gli chiedo, spostandogli un ciuffo dagli occhi <<Dobbiamo sistemarli questi, cucciolè>> gli dico poi.
Lui alza le spalle <<Sì, tanto>> annuisce alla mia domanda <<Ora però ho fame>> mette il broncio poi.
Federico ridacchia alla sua espressione, io gli sorrido e butto un occhio all’orologio <<Dai, mentre fai la doccia io preparo la cena>> gli dico facendolo scendere, in effetti è ora di cena.
Mario spunta dal corridoio <<Chi ha parlato di cena?>> chiede sorridendo.
<<Zia!>> risponde Marco indicandomi.
Ridacchio <<Vai a preparare il pigiamino, così poi fai la doccia>> gli dico scompigliandogli i capelli.
Lui annuisce e va verso la camera che gli ha dato Mario, per avere tre anni, quasi quattro, è abbasta autonomo in alcune cose; anche perché Monica lo sta educando in maniera impeccabile, nonostante abbia i vizi tipici di quell’età.
Federico mi affianca <<Vado a fargli la doccia, lascio a voi due l’onore di cucinare>> annuncia solenne <<Andiamo cucciolo, ci facciamo belli per la zia!>> lo richiama andando verso il bagno.
Sospiro e, con Mario al seguito, vado verso la cucina; assieme e chiacchierando del più e del meno prepariamo la cena, venendo raggiunti nel giro di venti minuti da Federico e Marco.
<<Cucciolo, perché non aiuti Fede ad apparecchiare?>> gli chiedo, anche per tenerlo occupato.
Lui annuisce e lo segue con la tovaglia, più grande di lui, verso il tavolo; Berna lo mette in piedi sulla sedia e si fa aiutare a sistemare i piatti e i bicchieri.
Un paio d’ore dopo, messo a letto Marco, io e Fede ce ne stiamo abbracciati sulla veranda; per meglio dire, io sto sdraiata con la testa sulle sue cosce mentre strimpello qualche nota con la chitarra e lui gioca con le ciocche dei miei capelli.
Ogni tanto canticchiamo qualche canzone, quando vengono fuori le melodie dal mio suonare sconclusionato, oppure chiacchieriamo tranquilli con la musica di sottofondo. Non siamo tipi romantici e dubito lo saremo mai, perciò facciamo quello che ci viene; ci piace stare così, rilassati a far niente, come ci piace stuzzicarci oppure passeggiare sulla spiaggia mano nella mano scherzando e facendoci i dispetti. Siamo usciti solo altre due volte a cena fuori, dopo le due durante l’inverno; ci siamo divertiti, ma non è una cosa che faremo molto spesso ritornati a Torino. Un po’ perché non avremo tutto il tempo del mondo tra i miei turni al Black&White, un po’ perché dopo gli allenamenti distruttivi di Allegri e Gianni e una giornata in università, dubito che avremo voglia di vestirci bene per andare a cena. Forse una passeggiata con Jack e i suoi cuccioli, quello sicuramente, ma niente appuntamenti in grande stile. Lo porterò sicuramente a vedere una partita dei mondiali*, forse anche di più, a settembre; lui, sicuramente, verrà a vedere le mie partite appena potrà e sarà accompagnato da Goni e Paulo e Mario, certo al cento per cento. Com’è certo che, qualora non giocassi e non avessi il turno al locale, andrò a vederli giocare allo Stadium, curiosa di vedere come si integrerà Ronaldo in questo meraviglioso gruppo.
Quando sento le dita ormai intorpidite, poggio la chitarra vicino al dondolo e mi siedo vicino al Berna, mettendo le gambe sotto di me e appoggiando la testa alla sua spalla.
<<Non ho voglia di tornare alla realtà>> mormora.
Intreccio la mano con la sua <<Dobbiamo però>> gli faccio notare.
Lui sbuffa <<Lo so, ma come inizia il campionato ci vedremo di meno. Il solo pensare che starò in America almeno due settimane senza vederti mi mette tristezza>> dice sincero.
Sorrido e sento le guance leggermente calde, mi imbarazza quando fa così <<Mi mancherai anche tu, Fede, ma è il tuo lavoro e non puoi disertare>> cerco di addolcirlo un po’.
Mugugna qualcosa ed io ridacchio <<Dai, potremo sentirci appena hai un momento libero a qualsiasi ora, sai che studio di notte ogni tanto, per stare tutto il giorno con Marcolino>> gli faccio notare.
<<Ma non sarebbe la stessa cosa>> sussurra <<Mi piace viverti durante il giorno, non sentirti tramite lo schermo di un computer>> si gira a guardarmi, serio.
Mi mordo il labbro e poi lo bacio a stampo <<Ti amo un po’ di più quando fai queste dichiarazioni>> sussurro a pochi millimetri dalle sue labbra <<E anche a me non piace quando stai via, soprattutto dopo tutto il tempo che stiamo passando assieme adesso. Ma so che tornerai prima di quanto mi aspetti e mi renderai orgogliosa di te in queste amichevoli, che tu sia titolare o che entri a partita in corso>> gli dico sincera.
Ho scoperto di amare quando passiamo del tempo assieme, una cosa che fino a qualche mese fa ritenevo un’utopia; non dico di essere dipendente da lui, perché è una cosa che proprio non appartiene al mio carattere. Parlo proprio del condividere esperienze o, semplicemente, giornate; in questi giorni ci alziamo e dopo colazione decidiamo che fare, se una gita con la mitica guida turistica Mario Mandzukic oppure una giornata all’insegna dell’ozio in spiaggia. Dopo pranzo, la stessa cosa; a volte è il croato che porta in giro Marco, assieme a Fede, ed io rimango a casa recuperando un po’ di studio per l’esame di settembre. Oppure decidiamo di andare a prendere un gelato tutti assieme e fare un po’ di shopping; alcuni pomeriggi io e il mio nipotino ritorniamo in spiaggia e loro due fanno un po’ di allenamento, seguendo il programma che hanno e che devono rispettare. Viviamo alla giornata e mi piace da morire, perciò ora che parte per la tournée americana mi mancherà da impazzire; però so che quando tornerà ogni momento disponibile lo passeremo assieme. Che sia per guardare un film, che per cenare assieme e raccontarci la giornata trascorsa poco importa: a me basta che stiamo assieme.
Mi bacia le labbra, prima a stampo, poi decide che non gli basta e approfondisce dolcemente; circonda il mio viso con le mani, chiedendo il permesso e baciandomi a lungo.
Si stacca e mi guarda con gli occhi che brillano alla debole luce che illumina la veranda <<Ti amo e non mi stancherò mai di dirtelo>> sussurra <<Non posso negare che mi mancherai, te l’ho già detto, ma dopo questa confessione sarà più facile sopportare la lontananza>> sorride <<Ciò non significa che ti riempirò di messaggi e chiamate e video>> aggiunge ridendo.
<<Non voglio che tu lo faccia>> gli dico, sempre più sincera e poi gli do un bacio a stampo.
Lui fa uno di quei sorrisi disarmanti e poi mi abbraccia per le spalle, facendomi riappoggiare a lui e accarezzandomi leggermente il braccio.
Poco dopo ci infiliamo a letto, non prima di aver controllato Marco nella sua camera; bacio la guancia a Mario, augurandogli buonanotte e poi seguo il mio uomo nella nostra stanza.
Mentre mi sto lavando i denti, vedo Federico concentrato ad ascoltare, anche se non so cosa; alzo le spalle e prendo il detergente che uso per il viso, consigliato dalla mia estetista e che funziona a meraviglia. Poco dopo, appena sto per uscire dal bagno, lo sento chiudere la porta e venirmi in contro, sorprendendomi e baciandomi con un’innata passione.
Mi stacco, a corto di fiato e leggermente confusa; lui decide di iniziare a lasciare leggeri baci sul mio collo, alzando intanto la maglia che indosso per andare a dormire <<Fai l’amore con me, piccola>> sussurra tra un bacio e l’altro.
Chiudo gli occhi sospirando <<C’è Mario nella stanza accanto>> mormoro, cercando di resistergli.
<<Ha chiuso la porta ed era distrutto, sicuramente già dorme>> ribatte e scioglie la crocchia disordinata che avevo fatto per non bagnare i capelli.
Stringo le mani sulla sua, di maglietta <<Marco potrebbe svegliarsi e venire qua>> riprovo, ma la verità mi manca da morire fare l’amore con lui.
<<Dormiva tranquillo, al massimo lo sente prima Mario>> e con questa mi toglie l’indumento.
Lascia scorrere lo sguardo, acceso di passione e amore su tutto il corpo, con fare famelico; faccio un ghigno soddisfatto <<Ti piace quel che vedi, Berna?>> gli chiedo avvicinandomi.
Indosso solo una brasiliana in pizzo nero, di quelle che lo fanno impazzire; mi avvicino a lui con un passo, prendendo la maglia e sfilandogliela con la sua collaborazione. Il tempo di lasciarla cadere vicino al letto, che lui mi ha già riavvicinato per i fianchi e catturato la bocca un bacio infuocato.
<<Sei splendida, non permettere a nessuno di dire il contrario>> mormora staccandosi.
Sento gli occhi lucidi, così mi nascondo in un altro bacio circondandogli il collo con le braccia; mi tira su, mettendo un ginocchio sul materasso e sdraiandosi piano, senza staccarsi dalle mie labbra.
Gioca col mio seno, accarezza la mia pelle, accende il mio piacere; gli sfilo i pantaloncini, facendolo sistemare tra le mie gambe e sfregandomi su di lui, stuzzicandolo un po’.
Passiamo un tempo indefinito a pomiciare come i quindicenni, poi decide che è abbastanza e si unisce a me; è dolce, premuroso e amorevole. Sembra di essere ritornati indietro a quella domenica notte: mi sta venerando, mi sta amando nella maniera più pura che esista, la più naturale, la più bella. Alimenta quella fiamma che aveva acceso poco prima con movimenti lenti e regolari, continua ad accarezzare la mia pelle con leggerezza; il suo sguardo è incatenato al mio, non lo lascia un attimo ed è una cosa così intima che mi commuove. Gli occhi si fanno lucidi e lui sorride; quel suo sorriso tenero, dolce, che riserva a pochi eletti ed io sono onorata di rientrare in quella piccola cerchia.
Il giorno della partenza per l’America è arrivato: mi ha convinto ad accompagnarlo al pullman, corrompendomi con un cornetto al cioccolato della mia pasticceria preferita.
Accidenti alla sindrome premestruale!
Il mister mi abbraccia, felice di rivedermi; così come Andrea e Giorgio, che mi chiedono di mio padre e di mio nipote, come sempre quando ci sentiamo o vediamo.
Mattia mi stritola in un abbraccio spacca ossa, contento che sia tornata e che abbia perdonato “quel disgraziato di Bernardeschi” cito testuale; presentandomi poi i suoi omonimi, nuovi acquisti, e lasciandomi poi chiacchierare tranquillamente con Emre Can nella mia lingua madre.
Tempo dieci minuti e il mister li sta richiamando, così saluto il nuovo centrocampista e vengo travolta dalle braccia del mio uomo <<Posso metterti in valigia?>> borbotta sul mio collo.
Ridacchio <<No, bambinone>> gli rispondo accarezzandogli i capelli <<Mi sentirai spesso, promesso, ti manderò foto di Marco e mie in spiaggia o mie mentre studio, che so ti piacciono tanto>> gli sussurro sensuale sul finale.
Sento le sue labbra distendersi in un sorriso <<Specialmente quando indossi gli occhiali da vista, sei terribilmente sexy>> sussurra la mio orecchio.
Mi stacco e sfoggio la mia migliore espressione maliziosa <<Vorrà dire che quando tornerete, indosserò quelli e quel completino che mi ha regalato Alessandra al compleanno, quello che ti piace tanto>> mormoro al suo orecchio.
I suoi occhi scintillano maliziosi <<Sei un diavolo tentatore>> mi bacia dolcemente <<Ti chiamo appena atterriamo>> mi dice e mi ribacia <<Ti amo, fai attenzione tornando a casa e non studiare troppo>> si raccomanda.
Lo bacio a stampo, non volendo che vada via <<Non preoccuparti>> lo rassicuro <<Ti amo anch’io>> gli sorrido e lo spingo leggermente per lasciarlo andare.
Quando arrivo a casa, sto per mettermi a studiare un po’ prima di andare in stazione per tornare a Firenze, che il mio cellulare segna l’arrivo di un messaggio “Visto che tu avrai gli occhiali e quel completino sexy, credo che metterò i pantaloni eleganti e la camicia bianca. Occhio per occhio, dente per dente piccola” chiude con l’emoji con l’occhiolino .
Ridacchio, immaginavo avrebbe escogitato qualcosa “Stronzo di un calciatore” gli rispondo, chiudendo con un cuore giallo.
Il suo “ti amo” con tanto di cuore viola arriva subito ed io sospiro felice, posando il telefono e prendendo il libro in mano.
Bello sapere che le cose non sono cambiate: siamo sempre gli stessi, i due ragazzi che si sono stuzzicati in un locale a Firenze e che hanno continuato a farlo per mesi e che non smetteranno, nonostante l’amore profondo che proviamo l’uno per l’altra.------------------------------
Signore e signori, mi duole annunciare, che siamo arrivati alla fine di questa storia.
Vi avevo promesso un piccolo epilogo, ed eccolo qua. Semplice e nel loro stile.
Ho preferito scrivere solo dal punto di vista di Ilaria perché, secondo me, Federico aveva già detto tutto riguardo il suo sentimento. Lei aveva ancora da dire e ho cercato di farle esternare il più possibile, spero arrivi quello che volevo trasmettere.
Vi ringrazio per aver letto, votato e commentato, mi ha fatto molto piacere. È la prima storia che pubblico e non pensavo avesse così successo.Non potevo non lasciarvi con una foto del protagonista, specialmente se con i capelli decenti e (s)vestito decentemente. Ammirarlo assieme a me, su.
Tornerò in inverno, università e allenamenti permettendo, con una nuova storia il cui protagonista sarà il nostro caro Marione. Spero seguiate anche quella *incrocia le dita*.
A presto!
Besos❤
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She said if you dare come a little closer// Federico Bernardeschi
Random[...] "Ma te sei..." [...] "Sì, sono io. Vuoi un autografo?" "...uno stronzo" finisco io e lo guardo di nuovo male. Autografo? Non so nemmeno chi sia. ---- "Se tipo lo rifacessimo?" [...] "Dormi Berna" ---- Ilaria McGee è una studentessa di Lettere...