Capitolo 4

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Una delle tante cose che mia madre mi ha insegnato é quanto sia importante una presenza.
Far capire ad una persona che non si è soli aiuta a rialzarsi dalle cadute,
anche quelle fatte da burroni troppo alti.

Cammino piano verso quel ragazzo e più mi avvicino e più ci rivedo me stesso.
Chino su di se,testa bassa e ginocchia al petto.
Fatica a respirare e tante,troppe emozioni contrastanti gli esplodono dentro.
Lo sento,lo so.
Da vicino riesco a osservarlo meglio,
ha i capelli scuri in disordine,la barba gli incornicia il volto che non riesco a vedere bene, le braccia coperte da tatuaggi fino a dove la camicia non copre la pelle.

Mi abbasso vicino a lui e poggio la schiena al muro,ma guardo in alto verso il cielo..

"Stai bene?"

Le parole mi escono quasi come un sussurro,ma lui riesce a sentirle perché alza il viso e mi guarda.
Sento i suoi occhi su di me,
ma non so perché non riesco a girarmi e guardarlo a mia volta.
Sento il suo respiro che torna ad essere regolare,riesce quasi a calmarsi e la cosa tranquillizza anche me,che continuo a parlare.

"Stai bene?" Ripeto.
"Vattene."

In quelle parole non c'è odio,
non c'è rabbia,non c'è disperazione,
sento solo tanta tristezza.
Ha una voce roca,bassa,spenta.
Non riesco ad accontentare la sua richiesta perché sento che qualcosa mi spinge a restare seduto lí accanto a lui.
Sento i suoi occhi ancora su di me,
stavolta riesco a girarmi e a guardalo in viso.

É bellissimo.

Ha un taglio sul sopracciglio destro,
le labbra socchiuse,alcune lentiggini sul naso,la barba nera come i capelli,ma ciò che mi colpisce di più sono i suoi occhi.
Sono neri come la pece e mi ci perdo dentro,riesce a esprimere tramite gli occhi quello che sente con il cuore.
Noto che dal labbro inferiore fuoriesce del sangue che sgorga lungo la mandibola sporcandogli la camicia.
Quel bastardo non avrebbe dovuto permettersi.
Riesco a cacciare via la rabbia e quel pensiero,restando calmo.

"Ti fa male?"
Chiedo senza aspettarmi risposte che infatti non arrivano. Continuo.

"Come ti chiami?"
Forse ho azzardato troppo,
ma non riesco a non smettere di interessarmi a lui.
Si alza di scatto e mi guarda in cagnesco.
Io mi alzo a mia volta cercando di fargli capire con uno sguardo che non sono un nemico,voglio solo aiutarlo. Vorrei,anzi.

"Io non ho bisogno né di te,né delle tue gesta eroiche,
non so nemmeno chi cazzo sei e neanche mi interessa saperlo, devi andartene ok?
Vai via!"

Mi urla in faccia queste parole con una voce spezzata che mi fanno male.
Il più delle volte le persone in difficoltà apprezzano la presenza di qualcuno che voglia aiutarli,
lui mi ha vomitato addosso tutto il dolore e la frustrazione che aveva in corpo.
Allora capisco che non apprezza il mio aiuto e per quanto quel "qualcosa" possa spingermi a restare lí non riesco a non esplodere anche io.

"Hai ragione non dovrei essere qui a cercare di salvare un ragazzo così ingrato come te, rischiando di finire in ospedale con qualche osso rotto da due giganti senza cervello.
Andrò a fare l'eroe da un'altra parte magari ci guadagno anche un 'grazie'.
Ah,io mi chiamo Ermal e volevo solo aiutarti non farmi gli affari tuoi,ma tanto hai detto che non ti interessa saperlo quindi ti lascio con il tuo odio e la tua rabbia ad incassare altri pugni in faccia.
Ci si vede in ospedale o da quelle parti lí."

Non volevo reagire in questo modo,
ma l'ho fatto lo stesso.
Mi sento di merda ho solo peggiorato la situazione,adesso devo andare via.
Spero lo faccia anche lui,
non voglio davvero vederlo in ospedale per colpa di qualche idiota troppo cresciuto.
Mi allontano dandogli le spalle e lasciandolo senza parole dietro di me.
Mi fermo di nuovo vicino alla fontana e la guardo un'altra volta.
Infilo la mano nella tasca dei jeans e prendo una moneta che lascio cadere nell'acqua.
Non credo nel destino,ma voglio provarci.

Sento una mano sulla spalla,
di colpo mi giro e vedo lui con lo sguardo basso.

"Fabrizio."
"Scusami?"
"Mi chiamo Fabrizio."

Lo guardo e accenno un sorriso,
ma lui non mi vede.


Il mio desiderio si é avverato.

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