1.

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Achille era solo nella sua tenda.
Il suo corpo possente era scosso da forti singhiozzi.
Qualunque cosa gli ricordava lui: il giaciglio, l'armatura, il tavolino ingombro di oggetti vari, la coperta di lana grezza appallottolata in un angolo.
L'aveva amato. E quanto, lo aveva amato.
Achille ne era certo: anche lui lo amava.
Glielo aveva dimostrato in mille modi diversi e in mille diverse occasioni.
Patroclo, il suo unico compagno e il solo essere umano che considerava un amico, non era più su questo mondo.
Ed era tutta colpa sua.
Achille si maledisse ancora per non essere sceso con lui in battaglia quel fatidico giorno.
Al diavolo, il suo onore. Al diavolo Agamennone e la sua arroganza. Al diavolo i suoi stupidi sentimenti.
Avrebbe dovuto seguire il consiglio di sua madre.
Come se non avessi provato a farlo, pensò, distrutto.
Aveva tentato.
Ma l'amore non è una scelta.
L'amore, è...
Achille chiuse gli occhi, e per la prima volta dalla sua morte lasciò che tutti i ricordi che aveva di Patroclo gli fluissero nella mente.
Non li represse; avevano una potenza incredibile.
Ogni cosa che gli appariva in mente sul suo amore, sulla loro storia, era allo stesso tempo un veleno ed un unguento sulle sue ferite.
In quel momento gli tornò in mente una breve conversazione che avevano avuto qualche tempo prima.
Non aveva mai dato importanza a quelle parole di Patroclo, ma si ritrovò a capire il loro vero significato.
"Noi siamo connessi dal destino" aveva detto lui, solenne. "Non ci può essere un mondo in cui ci sei tu senza di me, o viceversa. Noi... siamo come un corpo solo"
"E lo eravamo davvero, un corpo solo, fino a pochi minuti fa" aveva replicato Achille, malizioso.
Patroclo aveva perso la sua espressione seria e gli si era aperto sul viso un sorriso. Un bellissimo sorriso.
L'eroe amava quando lui sorrideva.
Baciò quelle labbra morbide, ancora gonfie, e la serata andò a finire come erano finite molte altre giornate, ma...
Achille smise di piangere, per un attimo.
Non ci può essere un mondo in cui ci sei tu senza di me, o viceversa.
Finalmente l'eroe capì.
Prese la sua spada.
Dopo la battaglia del giorno prima, era stata lucidata e pulita dal sangue rappreso che vi era sopra.
Ora splendeva.
Peccato che si sporcherà di nuovo di sangue, pensò, con una certa ironia.
Posizionò la lama sul suo polso.
Non aveva bisogno di trovare il coraggio.
Era già morto da quando aveva seppellito l'amato, da quando aveva stretto tra le braccia il suo corpo inerte.
Da quando aveva baciato le sue labbra fredde, dure, secche.
A quel pensiero, altre lacrime di dolore scorsero sulle guance di Achille.
No, non era quello il problema.
Il suo unico dilemma, come al solito, era l'onore.
L'onore. Il fondamento di ogni sua azione.
Beh, quasi.
Non ci può essere un mondo in cui ci sei tu senza di me, o viceversa.
Achille premette la lama sulla sua pelle chiara. Una prima goccia vermiglia sgorgò timida dalla ferita.
Achille procedette lentamente. Voleva godersi il passaggio, la discesa che lo avrebbe portato dal suo amore.
Chiuse gli occhi. Il suo volto abbronzato, i suoi occhi verde scuro, i suoi capelli bruni fecero capolino sempre più chiaramente nella sua mente.
Sorrise.
Sto arrivando, pensò.
"Achille! Cosa stai facendo?!"
L'eroe lasciò cadere la spada di botto. La sua ferita continuò a versare sangue.
Si girò verso l'entrata della tenda.
Odisseo lo fissava, inorridito.
"Cosa mai può avere spinto Achille, il più forte degli Achei" mormorò, "A compiere un gesto così privo di onore?"
Il figlio di Teti guardò il compagno, ironicamente.
"Davvero Odisseo, il più astuto degli Achei, non ci arriva da solo?" domandò a sua volta.
Odisseo, senza essere stato invitato, entrò nella tenda, e si sedette sul giaciglio di Achille.
"Da quanto andava avanti?"
L'eroe riflettè.
"Da un bel po'" ammise.
Odisseo sospirò.
"Ho sempre sospettato che tra voi due non fosse solo amicizia. Solo" disse il figlio di Laerte, "Pensavo che le donne ti attraessero"
Achille non seppe rispondere a quella affermazione.
"E poi" continuò Odisseo, "Sai, dopo Pentesilea... davo per scontato che..."
"Cosa fai, mi provochi?" urlò Achille. Quel fatto lo pungeva ancora nel vivo. "Ho ucciso Pentesilea, senza poter fare a meno di innamorarmene: è stato tutto contro la mia volontà, e tu lo sai".
Pantesilea, la regina delle Amazzoni, in battaglia si era scagliata contro di lui.
Achille, mente la uccideva, ne era stato fatalmente attratto a causa di una maledizione che incombeva su di lei.
Aveva sofferto molto per quella storia, e questa era la prova che non aveva del tutto superato la cosa.
"In ogni caso," disse Odisseo, piano, "Non è questo il punto"
Achille riprese a piangere, come un bambino.
Si vergognava di non riuscire a smettere di versare lacrime.
Il fatto che lo stesse facendo davanti ad Odisseo, poi...
Si mise una mano sul viso, cercando di nascondere il suo dolore.
Odisseo lo osservava.
"Ascoltami." disse.
Achille alzo lo sguardo su di lui.
"Sarò franco con te: probabilmente domani morirai"
"Cosa dici, Laertiade?"
"Ragiona: hai sempre saputo che la tua vita sarebbe stata breve. Sai che la morte di Ettore è strettamente connessa alla tua, così come quella di Patroclo. Sai anche che quella di domani sarà una battaglia particolarmente violenta. È probabile che tu muoia"
Achille guardò il compagno, ed un enorme sorriso gli spuntò sul viso bagnato di lacrime.
"Potrò baciarlo... abbracciarlo... stringerlo... ancora, e ancora... grazie ad una morte gloriosa" mormorò il figlio di Teti.
Per la prima volta dopo la scomparsa dell'amato, l'eroe si sentì pervadere da un sentimento positivo.
Achille si alzò, e abbracciò Odisseo.
Le sue braccia si strinsero intorno alla vita sottile dell'eroe, dotate di una rinnovata forza.
"Ho una richiesta da farti" gli disse, dopo il lungo contatto, Odisseo.
"Dimmi: ti darò tutto ciò che vuoi"
"Raccontami di lui,di te, della vostra storia: voglio sapere. Voglio fare chiarezza su di lui, e su di te"
Odisseo pareva imbarazzato.
"Io... vorrei sapere" aggiunse timidamente.
Achille lo guardò, quasi con affetto.
"Non devi neanche chiederlo. Sarà doloroso ripercorrere la nostra storia, ma, allo stesso tempo, io stesso farò in questo modo chiarezza su alcuni lati di essa" gli disse l'eroe.
Poi aggiunse: "In ogni caso, mettiti comodo. Il mio amore per lui ha radici molto profonde..."
Odisseo si sedette. Non disse ad Achille che gli aveva fatto questa richiesta anche per sorvegliarlo: nello stato in cui era, avrebbe potuto fare di tutto.
Ma Odisseo doveva ammettere di essere parecchio incuriosito da tutto ciò.
Si sistemò sul giaciglio.
Fece un cenno al suo compagno, avvertendolo di essere pronto.
Achille iniziò a raccontare...

———
Salve lettori!
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto.
Questa storia mi appassiona molto, e mi farebbe molto piacere se decideste di continuare a seguirla.
Se avete apprezzato il capitolo, lasciatemi un voto per farmelo sapere.
Se avete notato errori lampanti all'interno del testo, per favore, ditemelo in un commento.
IMPORTANTE: Mi sono informata un po' su Achille e Patroclo prima di iniziare a scrivere, e ho letto che non è certo che Achille fosse invulnerabile. Così io ho deciso di renderlo "perfettamente normale".
Eee niente, penso sia tutto.
Al prossimo capitolo!
Bye
~Evie

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