Achille e Patroclo, stesi l'uno accanto all'altro sul letto, fissavano il soffitto, in silenzio.
Potevano udire chiaramente i suoni che provenivano dalla camera adiacente alla loro, in cui soggiornava Ermogene, e cercavano di ignorarli come meglio potevano.
Il Pelide cercò disperatamente qualcosa da dire."Patroclo?". Quello emise un pigro "mmh". "Ma perché è scoppiata la guerra? Ci deve pur essere un motivo di fondo, no?"
"Ovviamente un movente c'è" rispose quello. "Elena, la moglie di Menelao, il re di Sparta, è stata rapita da un principe troiano chiamato Paride. Suo marito si è sentito ferito nel suo mascolino e virile onore e quindi è andato a piangere dal suo arrogante fratellone Agamennone, che ha organizzato tutta la combriccola"
Il ragazzo bruno parlò con amarezza e sarcasmo, come se la cosa lo infastidisse.
"E per questa stupidaggine tu morirai. Bell'affare" aggiunse con un filo di voce.Achille rimase zitto. Non serviva che il compagno glielo ricordasse: la sua morte incombeva su di lui opprimendogli il petto da quando ne aveva avuto notizia.
Cercò la mano di Patroclo e la strinse, cercando di calmarlo anche se sapeva bene che tra i due quello che doveva essere rassicurato in realtà era lui.
"Andrà tutto bene" sussurrò.
L'altro si voltò verso lui, e appoggiò le labbra su quelle dell'altro.
"Finché siamo insieme, poco ma sicuro" affermò.Piombarono di nuovo nel silenzio, ma era un silenzio meno teso, più... intimo.
Achille pensò per la prima volta a quello che era successo.
Insieme ai ricordi, arrivò anche la consapevolezza del malessere generale che provava, e in particolare il dolore era concentrato...
Il ragazzo si stiracchiò, dolente."Tutto bene?" gli domandò il compagno, con aria preoccupata.
"Sì, certo" mentì Achille, e sorrise. Era incredibile come riuscissero ad entrare in empatia.
"Ah, ehm, ecco, un'altra cosa" disse il biondo poggiando la testa sulla spalla dell'altro. "Siamo due uomini, e so che non è così strano, ma..."
In quel momento, dalla stanza accanto arrivò un gemito così acuto che i due sussultarono.
Poi scoppiarono a ridere. "Questo è strano" ridacchiò Patroclo. "Noi no"
"E comunque, chi dice che lo debba sapere qualcuno? Sarà il nostro piccolo segreto" aggiunse, mentre tracciava figure immaginarie con la punta delle dita sulla pancia di Achille.
Si addormentarono entrambi dopo, stanchissimi dopo la giornata più che intensa.La mattina dopo, sul presto, qualcuno bussò alla loro porta.
Achille, svegliandosi di soprassalto, si alzò in fretta per andare ad aprire.
Ermogene fece capolino, con il suo sorriso ambiguo.
"Passata una buona nottata, bionda?" chiese.
Il ragazzo si era preparato ad una domanda del genere.
"No" ribattè lui. "Dalla tua stanza provenivano dei suoni alquanto spiacevoli che mi hanno tenuto sveglio"
"Sono desolato" ridacchiò l'uomo. "Comunque, Odisseo e Aiace aspettano te e il tuo ragazzo nella sala di ieri, e muovetevi, perché dobbiamo partire" aggiunse. Detto questo, se ne andò.Il Pelide scosse la spalla di Patroclo. Questi aprì gli occhi.
"Achille?" chiese, con voce impastata. Poi sorrise. "Buongiorno"
Lo attrasse a sè, baciandolo.
L'alito mattutino di Patroclo non era esattamente gradevole, ma cosa importava?
Rispose al bacio, mettendosi sopra di lui.
Poi ricordò ciò che doveva fare.
Si staccò a malincuore da Patroclo, che fece una faccia parecchio delusa.
"Partiremo a breve. Dobbiamo prepararci" disse.
L'altro emise un mugolio di sconforto.
"Abbiamo fretta?" chiese.
"Temo di sì"Patroclo, con uno sbuffo, si alzò pigramente.
Si infilarono svogliatamente le loro tuniche ed uscirono.
Aiace ed Odisseo li stavano aspettando.
"Muovetevi. Salutate la schiava con cui vi siete divertiti ieri e partiamo, andiamo ad Aulide" grugnì il primo vedendoli.
"Suvvia, Aiace" lo richiamò il secondo. "Questi due si meritano una spiegazione, no?"
"Andiamo ad Aulide" spiegò quindi, "Perché Agamennone ha deciso di riunire lì l'esercito"
"Che idiozia. Perderemo solo tempo" commentò Patroclo.
"A che serve, a conoscerci meglio e a diventare migliori amici?" rincarò la dose Achille. "Io posso benissimo ricongiungermi con l'esercito di Ftia sul posto"
"Cosa vi devo dire, ragazzi". Odisseo sorrise ironicamente. "Ambasciator non porta pena"Al Pelide quell'Agamennone piaceva sempre meno.
Si accorse in quel momento che il re di Itaca lo stava squadrando.
"Patroclo" disse, senza togliergli gli occhi di dosso. "La tunica che sta indossando Achille non è forse quella che ti avevo prestato io ieri?"
Achille abbassò lo sguardo su di sè, e si accorse che effettivamente aveva messo per sbaglio l'abito dell'altro.
Arrossì furiosamente, e guardò Patroclo disperatamente.
In quel momento, ancora di salvezza, entrò una serva.
"Miei signori, siamo pronti per l'imbarco" disse.
"Grazie" la congedò Odisseo, seguitando a tenere gli occhi fissi sui due.
Infine scrollò le spalle. "Voi due andate" gli disse. "Io ed Aiace vi raggiungiamo subito"
Sollevati, affrettarono il passo, con gli occhi bassi.
Appena girarono l'angolo, riuscirono comunque a sentire chiaramente il vocione di Aiace.
"Mi sa che quei due non hanno nessuna serva da salutare, eh, Odisseo?"La loro nave era piuttosto grande, di quelle veloci.
Patroclo salì per primo, ed Achille stava per seguirlo quando sentì qualcuno che lo chiamava.
"Principe Achille?"
Si girò. Era Deidamia.
La ragazza era acconciata come una principessa, quel giorno. Sulla testa aveva un velo e sotto di esso i suoi capelli erano intrecciati.
"Posso parlarti?" chiese.
"Uh, certo" acconsentì Achille. Si voltò verso Patroclo, che gli fece un cenno.
Rassicurato, seguì Deidamia fino ad una stanzetta.Rimasero in silenzio per qualche istante.
"E così parti adesso" esordì lei.
"Già"
"Credevo ci rimanesse più tempo"
"Ergh, uhm, mi dispia..."
Deidamia lo baciò, di getto, senza alcun preavviso.
Prima che potesse rendersi conto di cosa stesse succedendo, la allontanò.
Lei lo guardò, smarrita.
"Qual è il problema?" gli chiese, confusa. "Pensavo che..."
Achille ci pensò. Non la rivedrò mai più, realizzò improvvisamente.
"No, niente" mentì. "Mi hai solo preso alla sprovvista"
Deidamia lo baciò di nuovo, e questa volta il ragazzo non si tirò indietro, ma si limitò a rimanere più o meno statico.Achille non poté fare a meno di paragonarla a Patroclo. Le sue labbra erano più morbide di quelle dell'altro, e la sua bocca era più piccola. Inoltre la ragazza era più bassa e nonostante fosse graziosa, simpatica e intelligente... non era il suo Patroclo. Niente da fare.
Si staccò da lei.
"Devo andare" disse.
"Lo so" singhiozzò Deidamia, iniziando a piangere. "Ti amo, e sappi che ti aspetterò"
Achille la abbracciò, per poi uscire.
Riuscì a sentirla piangere fino a che non girò l'angolo, ma più si avvicinava alla nave, e a Patroclo, più i sensi di colpa svanivano.Salì sull'imbarcazione. Trovò lì Patroclo che parlottava con Ermogene. Achille si avvicinò silenziosamente.
"Allora" lo incalzò l'uomo. "Hai seguito i miei consigli?"
Poi si rispose da solo. "Ovvio che l'hai fatto, oppure lui adesso non riuscirebbe a stare in piedi"
"Tranquillo" sibilò il ragazzo bruno. "È andata bene"
"E sei riuscito a..."
"CERTO!" esclamò Patroclo, scaldandosi.
A quel punto si girò, e lo vide. "Achille... ehm... sei tornato"
Lui scoppiò a ridere. Si avvicinò al compagno e gli mise un braccio attorno alla vita.
"È andata benissimo" disse ad Ermogene.
Quello rise. "Te lo devo riconoscere, Patroclo: sei proprio bravo"---
Scusate ma non ho né il tempo né le idee per le Cretinate Di Fine Capitolo. Sarà per il prossimo capitolo :/
Bye
~Evie

STAI LEGGENDO
Audaces Fortuna Iuvat
Narrativa StoricaAchille e Patroclo: amici, compagni, eroi. Amanti? Patroclo è morto, ed Achille è distrutto. Non ha tratto alcun giovamento dall'uccidere Ettore e dal trascinare il suo cadavere per nove giorni. Inoltre si incolpa: se fosse stato al fianco dell'amat...