6.

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"Achilleee!"
Chirone si fermò, esausto. Aveva cercato i due ragazzi per ore, ma anche con l'aiuto di Ermogene non era riuscito a rintracciarli.
Aveva la gola secca per quanto aveva gridato i loro nomi invano, ed era sinceramente preoccupato.

"Ma guardati" lo derise Ermogene. "Sembri una madre, per quanto sei in ansia"

Chirone gli lanciò un'occhiata assassina.
"Per quei ragazzi sono una madre, un padre e un maestro, ma soprattutto un custode" sibilò. "Ho accettato di prendermi cura di loro, sapendo bene che questo mi avrebbe portato molti crucci"
Sospirò.
"Non è cosa da tutti prendersi cura di quello che un giorno sarà l'aristos achaion" aggiunse, a bassa voce.

"Che cosa?"
Ermogene strattonò le redini del suo cavallo, facendo arrestare la sua marcia.
"Il biondino effeminato... l'aristos achaion?!"
"Esattamente"

Chirone fece una pausa, come chiedendosi se rivelare quelle informazioni o no.
"Sta per scoppiare una guerra, Ermogene. Una guerra così distruttiva che al confronto quelle precedenti ti sembreranno delle lotte tra bambini" disse. "I Greci cercheranno di espugnare Troia"
"Ma è una follia!" lo interruppe con foga l'uomo. "Nessuno ci è mai riuscito!"
"Lo so benissimo, questo". Chirone riprese a camminare. "Inoltre, c'è una profezia. Dice che gli Achei non possono vincere la guerra senza Achille tra le loro file"
"Quel ragazzo, se è come dici, si coprirà di gloria già in tenera età" osservò Ermogene.
"Ma" continuò il centauro, ignorandolo, "annuncia anche che egli morirà nel conflitto"
Una lacrima solitaria brillò per un istante sulla guancia di Chirone, per scomparire subito nella barba.

"Povero Patroclo..." mormorò Ermogene.
"Ma cosa c'entra?!" lo rimbeccò il centauro, esasperato.
Ermogene emise una risata venata di tristezza.
"Loro si amano, Chirone" disse, piano. "Ma non poteva nascere un amore più sfortunato. Sono così diversi... Achille sarà fortunato se potrà rimanere altri due mesi qui, dato che presto verranno a prelevarlo per mettergli un'armatura e farlo diventare un'arma di distruzione di massa. Patroclo, invece... lui non è tagliato per queste cose"
"Credi che non lo sappia?" intervenne il centauro.
Rimasero in silenzio per un attimo.

"Orsù! Dobbiamo riprendere a cercarli!" si riscosse Chirone.
Ermogene, indolente, diede un pigro calcio al suo cavallo.
"Non capisco il perché di tutto questo" si lamentò. "Probabilmente si saranno rifugiati in una qualche grotta, e quando avranno voglia torneranno"
"Stai zitto, e cammina" gli ordinò a denti stretti il centauro.
Poi parve avere un'illuminazione.
"Aspetta, hai detto... grotta?"

Li trovarono circa un'ora dopo.
Come avevano pensato, si erano rifugiati in una delle tante grotte presenti sul monte Pelio.
Rimasero per qualche secondo ad osservarli, senza fiato.

Erano nudi ed addormentati.
Stavano usando le loro tuniche umide a mò di coperte, e sul loro viso era stampata un'espressione serena.

Un particolare che non sfuggì nè a Chirone, nè ad Ermogene furono le loro mani intrecciate saldamente.

Il centauro, facendogli cenno di fare silenzio, sollevò Achille delicatamente, e se lo mise sul dorso.
Ermogene, facendo lo stesso con Patroclo, non poté fare a meno di sorridere.

Chirone si voltò verso l'uomo.
Stava guardando... cosa?
"PERVERTITO!" sibilò. "ANCHE MENTRE DORMONO! BRUTTO CANE!"

Ermogene fece un sorriso felino.
"Tranquilla, mammina" disse, affabile. "Stavo solo controllando. E, come immaginavo..."
Chirone sentì una goccia di sudore freddo scendergli lungo la fronte.
"Loro hanno...?"
"No, no" lo tranquillizzò. "Almeno, non era lui che..."
Chirone, riluttante, guardò Achille.
"Vuoi che controlli anche lui, vero?" indovinò Ermogene.

Audaces Fortuna IuvatDove le storie prendono vita. Scoprilo ora