Quando Achille si svegliò, era ancora buio.
Sbadigliando, decise di mettersi immediatamente a lavoro.
Fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto, avrebbe pulito così bene quelle stalle che Chirone sarebbe stato costretto a rimanere ammirato.
La frescura della notte che si sta trasformando in giorno era piacevole sulla pelle del bambino, che mentre dormiva aveva continuato a sentire caldo tutto il tempo.
Camminando sul sentiero di pietre grezze che conduceva alle stalle, Achille sentì un fruscio dietro di lui.
Si girò di scatto, ma il tracciato era deserto.
Fece per riprendere a camminare, ma qualcosa lo gettò a terra.
Mentre lottava per liberarsi, individuò un ciuffo di riccioli castani. E allora scoppiò a ridere.
Patroclo lo lasciò andare, e si accasciò al suo fianco, ansimante.
"Mi hai fatto spaventare!" protestò Achille.
"Mi dispiace" si scusò lui. "È stato più forte di me"
Achille poi si fermò per un attimo a riflettere sulla situazione.
"Ma tu... non dovresti essere qui!" esclamò.
Patroclo gli sorrise.
"E invece sì" disse. "Ieri mi hai difeso. Hai fegato, sai? Ho conosciuto ben poche persone che hanno risposto male a Chirone e ne sono uscite illese!"
"Comunque, andiamo a pulire le stalle" continuò Patroclo. "Dopo che avremo finito, saranno così lustre che brilleranno!"
Achille, con uno strano e piacevole calore nel petto, si alzò e spazzolò via dalla tunica i rimasugli di terra che vi erano rimasti attaccati.
I due bambini, scherzando, si diressero verso le stalle.-
"Pufff! Abbiamo finito, finalmente!" esclamò Patroclo, madido di sudore.
Achille, che non era da meno, si accasciò a terra.
"Che levataccia! Non avevo mai pulito delle stalle prima d'ora!" disse.
Guardarono con soddisfazione il loro lavoro: forse non erano le stalle più pulite della Grecia, ma... erano pulite.
Achille ridacchiò. "Non vedo l'ora di vedere la faccia di Chirone!" sghignazzò.
"Dovrai aspettare ben poco per quello, amico" gli disse Patroclo.
Achille si girò, e si accorse che il centauro di stava avvicinando a loro.
"Vedo che Patroclo ti ha aiutato" esordì, trattenendo a stento un sorriso divertito.
"Non avrei voluto dirvelo, ragazzi, ma..." Chirone assunse un'espressione solenne. "Ben fatto".
I due bambini si scambiarono un'occhiata d'intesa, e scoppiarono a ridere.
Chirone li guardava, e fu convinto che la loro amicizia sarebbe durata per sempre.~
Ulisse sbadigliò.
Achille fermò il suo racconto, infastidito.
"Cosa c'è, ti annoio forse?" ringhiò.
Ulisse lo guardò, divertito.
"Se dovessi raccontarmi di ogni volta che tu e Patroclo avete spalato della cacca di cavallo insieme, finiremmo tra una settimana, e dato che tu domani devi morire non mi pare una buona idea" disse, ironico.
Il semidio sospirò.
"Si vede che dovrò accelerare un po' i tempi" disse, pensoso. "Ma da dove posso ricominciare..."
"Quando è che voi avete...?" gli venne in aiuto Ulisse.
Achille scoppiò a ridere fragorosamente.
"Per quello, pervertito, dovrai aspettare un'altro pò" sghignazzò.
"Ma certo! Ti racconterò un episodio parecchio importante" esclamò il Pelide.
Ulisse si rimise ad ascoltare.
La storia riprese...~
Erano passati anni dall'arrivo di Achille sul Pelio.
Achille aveva oramai quasi dodici anni e Patroclo quasi quattordici.
Nonostante avessero età differenti, erano uguali in forza ed in astuzia, e tante volte Achille batteva Patroclo nella lotta, tante volte quest'ultimo riusciva ad avere la meglio sull'altro.
Un giorno come tutti gli altri Achille si svegliò.
Lanciò un'occhiata al giaciglio all'inizio tanto odiato che oramai per lui era comodo quanto il letto che usava a Ftia.
Dopo essersi sciacquato il viso uscì.
Patroclo era già al loro solito posto di incontro, il muretto di pietre appena fuori dalla casa.
Appena lo vide, sorrise.
Achille rimase colpito ancora una volta dalla bellezza dell'amico.
Con il tempo era diventato alto, e le sue spalle si erano allargate.
I suoi muscoli erano tesi e ben definiti, e la tunica corta li metteva bene in risalto.
I suoi occhi, che cambiavano colore a seconda della luce, in quel momento erano marroni e brillanti.
I riccioli, che Patroclo aveva deciso di farsi crescere, erano scompigliati dal vento.
Achille rimase un secondo di troppo in contemplazione.
"Eh dai, su, vieni! Ho il pane e delle olive!" lo chiamò l'amico.
Achille sbattè le palpebre, tornando alla realtà.
"Arrivo!" esclamò, e fece il tratto che li separava di corsa.
Come di consuetudine, mangiarono la colazione di fretta, per poi correre ad allenarsi.
"Chirone mi ha detto che oggi avremo un ospite" disse Patroclo, mentre si dirigevano verso la conca sabbiosa dove combattevano. "Rimarrà solo due notti"
Achille aumentò l'andatura, euforico.
In occasione dell'arrivo di ospiti, si teneva un fastoso banchetto, e avevano il permesso di bere qualche dito di vino.
Inoltre le persone che arrivavano avevano sempre delle storie interessanti da raccontare, che i due ascoltavano con avidità.
Delle volte, quando erano tutti piuttosto brilli, venivano dette anche barzellette sconce e storielle trattanti incontri focosi avvenuti all'estero, ed anche se Achille e Patroclo non l'avrebbero mai ammesso queste erano le storie che preferivano.
Come sempre i due si allenarono con le lance, le spade e nella lotta sotto la supervisione di Chirone fino al tardo pomeriggio, quando furono liberi di fare ciò che desideravano.
"Andiamo a fare un tuffo nel ruscello?" propose Patroclo, accaldato.
Achille accettò con piacere.
Si diressero, l'uno di fianco all'altro, verso il fiumiciattolo che scorreva lì vicino.
Aveva l'acqua alta giusto un metro, era impossibile nuotare, ma era perfetto per rinfrescarsi.
Ingaggiarono una piccola lotta anche dentro l'acqua, nella quale Achille tenne sotto l'acqua Patroclo per una decina di secondi, prima che questi trascinasse anche lui sotto la superficie.
Emersero entrambi, ridendo.
"Ti vedo un po' fiacco oggi, Patroclo" sghignazzò Achille, schizzandolo.
"Io? Ma se sei tu che sei più gracile di una ragazzina" lo sbeffeggiò l'amico a sua volta.
"Rimangiati quello che hai detto!" gridò Achille, e lo trascinò nuovamente sott'acqua.
Chirone, che arrivò in quello stesso istante, li vide combattere e sorrise.
Li amava come figli, e i due si amavano come...
Chirone si arrestò. Come fratelli? Negli ultimi tempi non ne era più sicuro.
Aveva notato che i due avevano acquisito una certa timidezza fra di loro.
Mentre si spogliavano, li sorprendeva a lanciare occhiate l'uno sul corpo dell'altro, di nascosto, come se stessero facendo una cosa vergognosa.
Inoltre spesso quando si sfioravano per sbaglio si ritraevano di scatto, senza guardarsi in faccia.
Guardandoli riemergere, si disse che i suoi timori erano infondati.
"Ma anche se fosse vero, cosa ci sarebbe di male?" si disse Chirone. "Niente, ovviamente" concluse.
"Chirone!" lo chiamarono i ragazzi.
Il centauro si avvicinò al ruscello.
"Come si chiama l'ospite di stasera?" chiese Achille.
"Oh, è un ospite molto speciale. Si chiama Ermogene di Tebe"
I due rimasero a bocca aperta.
"Ermogene? Il famoso generale?" domandarono, stupefatti.
Chirone annuì.
"È proprio lui. Sta andando a trovare il padre gravemente malato, e il monte Pelio è di strada" disse.
"Inoltre" li informò, "Domani si terrà una battuta di caccia in suo onore"
Achille e Patroclo esultarono, entusiasti.
"Comunque," li richiamò all'attenzione il centauro, "Dovete tornare. Lui sarà qui tra ben poco"
Il suono degli zoccoli sul terreno accompagnò l'allontanamento di Chirone.
I ragazzi, dopo essersi sciacquati un'ultima volta, uscirono dall'acqua e si diressero verso la casa.
Erano in atto i preparativi: tutta la servitù era in movimento.
Achille e Patroclo si scambiarono un'occhiata: quello sarebbe stato il migliore banchetto di sempre.
Tornarono nelle loro stanze e si cambiarono velocemente la tunica.
Achille scelse la tunica rossa che usava solo per la sera e i sandali allacciati che percorrevano tutto il polpaccio.
Uscì, e notò che l'ospite era arrivato.
Il ragazzo cercò di individuare Patroclo, ma non lo trovò.
"Achille! Vieni qui!" lo chiamò Chirone.
Si avvicinò. Vicino al centauro c'era un uomo alto e snello, forte, con dei lunghi capelli castani e lineamenti delicati.
"Ermogene, lui è Achille, figlio del nobile Peleo e di Teti, la più bella delle Nereidi" disse Chirone.
Ermogene lo squadrò attentamente.
Infine gli porse la mano, sorridendo.
"Piacere, Achille. Come avrai capito, io sono Ermogene" si presentò.
Il ragazzo strinse la mano tesa e si sorprese per la voce sottile dell'uomo.
"Chirone, sai dov'è..." iniziò Achille, ma si bloccò.
Patroclo era appena entrato nella grossa stanza.
Indossava una tunica che Achille non gli aveva mai visto addosso: era verde scuro e si abbinava perfettamente con i suoi occhi. I riccioli scuri erano stati legati pigramente con uno spago, ma qualcuno continuava a pendere sul viso del ragazzo.
Chirone osservò Achille, incantato dall'apparizione di Patroclo, ed involontariamente, senza accorgersene, scambiò un'occhiata con Ermogene, anche lui intento ad ammirare la reazione del ragazzo biondo.
L'uomo ammiccò, sorridente.
Chirone capì che lui aveva avuto la sua stessa intuizione.Continua...
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Audaces Fortuna Iuvat
Historical FictionAchille e Patroclo: amici, compagni, eroi. Amanti? Patroclo è morto, ed Achille è distrutto. Non ha tratto alcun giovamento dall'uccidere Ettore e dal trascinare il suo cadavere per nove giorni. Inoltre si incolpa: se fosse stato al fianco dell'amat...