14.

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Achille era davanti ad Agamennone, in una sala gremita di gente.
L'ansia era tanta, ma il Pelide sapeva come tenerla a bada.
"Achille. Come tutti, e come sai, anche tu devi giurarmi fedeltà. Sono il tuo re" disse Agamennone, con arroganza.
"Ah sì?" replicò il ragazzo, fingendosi meravigliato. "Lascia che io chiarisca una cosa... mio re"
Achille incrociò per un momento lo sguardo con quello di Patroclo, che fece un cenno con il capo.
Rassicurato, sorrise. Sapeva bene cosa dire. Avevano provato il discorso numerose volte, prima.
"Allora... come sapete, io perderò la vita a causa di questa guerra. L'idea non mi piace, ma sono pronto a farlo. Per voi. Per la Grecia" esordì, facendo un ampio gesto con il braccio.
Tra gli uomini corse un mormorio di assenso.
"Dopo questa premessa, uomini... vi pare giusto che io debba inchinarmi a qualcuno? Non dico di voler prendere il comando, assolutamente, ma... capite ciò che voglio dire?"
La folla stette in silenzio. Neanche a loro piaceva Agamennone, ma non avevano alcuna intenzione di inimicarselo.
"Sono il più forte qui, e senza di me non avete alcuna speranza di vincere la guerra. Inoltre..."

"ORA BASTA!"
Agamennone si alzò dal suo scranno. Il suo volto era deformato dal'ira, e sulla fronte aveva una vena gonfia e pulsante.
"Non ti permetto di parlarmi così, ragazzino. Sei importante per la causa, è vero, ma potrei batterti in un duello con le spade qui, seduta stante" sibilò.
"Allora fallo". Achille fece cenno ad un servo di portare le due spade che aveva fatto preparare all'insaputa anche di Patroclo.
Ne impugnò una, mentre l'altra la fece scivolare verso l'Atride.
"Ti sfido a duello. Qui, seduta stante" dichiarò.

"NO! FERMO!"
Patroclo emerse dalla folla, tremante.
"Non farlo. Non era così che..."
"Stai indietro, Patroclo. Va tutto bene" gli ordinò Achille, con la voce ferma.
Il compagno gli lanciò un'ultima preghiera con gli occhi. Ti prego, diceva. Il ragazzo biondo distolse lo sguardo.
Agamennone, che aveva guardato tutta la scena con attenzione, sorrise, sprezzante.
"E va bene. Mettiamo in scena questa commedia scadente" disse.
I due si misero in posizione. La tensione era così tanta che ognuno dei presenti ne sentiva la presenza addosso.

"VIA!"
Il duello iniziò. Achille, con i muscoli pronti e tesi, parava ogni colpo.
Era rapido, molto più di Agamennone. Molto più di Patroclo. Molto più di Odisseo. Molto più di Aiace. Molto più di tutti.
Le loro lame cozzarono per infinite volte, violente.
L'Atride, passato un bel po' di tempo, iniziò a stancarsi. I suoi colpi si fecero via via più deboli, e i suoi movimenti più lenti.
Il Pelide se ne accorse, e ne approfittò. Fece finta di mirare alla coscia dell'avversario, ma all'ultimo secondo con una mossa fulminea spostò la direzione del colpo verso il petto.
Premette appena la lama sulla stoffa della tunica di Agamennone, giusto per fargliene sentire la presenza, e lo guardò con aria di sfida.
Il re lo fissò, umiliato. La folla stette in un silenzio immobile, glaciale, aspettando la reazione che avrebbe avuto.
Dato che Agamennone continuava a rimanere fermo, a digrignare i denti, Achille abbassò la spada.
"Bene. Cosa..."

L'Atride, con un grido, gli saltò addosso.
Le sue mani si strinsero attorno al collo del ragazzo, rabbiose.
Finirono a terra. I presenti non sapevano come comportarsi. Avrebbero dovuto fermare l'aggressore, ma quello era pur sempre il loro re... un re irascibile e superbo... che se la sarebbe presa con chiunque...
Achille, soffocando, fissò Agamennone negli occhi, e vide una follia che lo spaventò.
Le sue mani sottili, che stavano cercando di sovrastare quelle grosse e nodose dell'altro, caddero sul pavimento. Non aveva più forze, il poco ossigeno che gli rimaneva in corpo non era abbastanza, stava per svenire...
Prima di scivolare nell'oblio, sentì un suono metallico e la pressione sul suo collo svanire.
Patroclo, pensò. Poi più nulla.

Achille si trovava in una radura. Accanto a lui c'era Teti.
"Sei vivo, grazie a Zeus" disse sua madre, tirando un sospiro di sollievo.
"Grazie a Patroclo, vorresti dire" ribattè lui.
Si massaggiò il collo, accorgendosi di quanto gli facesse male.
"Che ne sai, tu. Non hai visto niente di quello che è successo. Sarà un disastro". La dea gli mise le mani sulle spalle. "Se solo tu non ti fossi attaccato così tanto a quell'essere umano così inutile, tutto ciò non sarebbe accaduto"
Achille si separò da lei. "Forse vorresti dire che non sarei qui a parlarti, se non fosse per quell'essere così inutile" replicò con durezza.
Teti lo fissò. "Allora va' da lui. Non mi importa" ringhiò. Senza un suono, sua madre scomparve.
Al suo posto apparve un corpo. Un corpo giovane, orribilmente mutilato, coperto di sangue...
Achille si avvicinò. Fissò quel volto immobile così familiare, quelle labbra che aveva baciato infinite volte, quei capelli che amava per la loro morbidezza.
Rivolse la testa al cielo, ed urlò.

"PATROCLO! NO!"
Achille aprì gli occhi di scatto, gridando. Terrorizzato, si guardò intorno.
Il compagno lo fissava, preoccupato e perplesso, seduto al suo capezzale con un bicchiere d'acqua in mano.
"Achille! Grazie al cielo... sei vivo. Se ti fosse successo qualcosa, io..."
"Va tutto bene. Ma cosa hai fatto? Ho sentito un suono metallico, e poi Agamennone mi ha lasciato andare..."
Patroclo arrossì. "Non è successo nulla" farfugliò.
Il Pelide decise di non insistere oltre. Poi ricordò con chiarezza il sogno, e si rese conto di non aver mai pensato alla morte del compagno.

Si alzò dal letto, e andò da lui. Lo baciò con passione, mettendogli le braccia attorno al collo. Non sapeva quanto tempo gli rimanesse insieme. Lo voleva lì e in quel momento.
Patroclo sorrise, e si tolse la tunica, che finì appallottolata in un angolo.
Achille gli mise una mano sul ventre muscoloso. "Ti ho mai detto quanto mi piace questo?" chiese, a bassa voce.
Lui scosse la testa, ansimante.
Il biondo tracciò con un dito il contorno delle sue labbra.
"E questo mi piace ancora di più, te l'ho mai detto che mi piace?"
"No..."
"Avrei dovuto"
La sua mano scese di nuovo allo stomaco, e poi ancora più giù...
"E poi c'è questo..."
Patroclo non seppe più trattenersi. Le loro labbra si scontarono, assetate, e i due finirono in un baleno sul letto.
Anche l'abito del Pelide fu buttato via.
"Ti amo, Patroclo" sussurrò Achille, tra una carezza e un bacio.
E in quel momento capì.
Anche se avessero avuto a disposizione più tempo, non sarebbe mai stato abbastanza.
L'ora della morte di uno di loro due, realizzò, si avvicinava sempre di più, e la cosa lo terrorizzava.
Achille sperò ardentemente di essere lui il primo. Un mondo senza Patroclo... non era il suo.

———
Salve, Patrochille shippers!
Si ricorda che tutti i riferimenti a "La Canzone di Achille" sono assolutamente voluti e programmati.

Inoltre vi lancio una sfida: contare quante volte ho scritto "collo" in questo capitolo. No perché io ho perso il conto.
... no ok scherzo lol

Comunque vi dico questa cosa: per la misteriosa cosa che ha fatto Patroclo per fermare Agamennone, mi sono ispirata a Rapunzel. ( ͡° ͜ʖ ͡°)

E vi lancio anche un'altra cosa. Avete presente che prima di morire i Greci potevano vedere (in teoria) il futuro..? Ecco, Achille qui ha rischiato di morire, e ha visto il cadavere di Patroclo.

Voi che dite?

*le lanciano addosso una spazzola* *la rincorrono con torce e forconi*

Okay, okay. Volevo solo dire che...
*la legano con il nastro isolante e la buttano in una gabbia di squali*

VA BENE. MA TANTO SAPETE TUTTE CHE PATROCLO ALLA FINE È IL PRIMO A TIRARE LE CUO...
*la placcano tipo giocatori di rugby* *la pestano a sangue*

CIÒ NON TOGLIE CHE QUESTA STORIA FINIRÀ MALISSIMO, E VOI PUR SAPENDOLO STATE LEGGENDO

MUAHAHAHAHAHAHAHA

Anyway, grazie mille. Perché state leggendo queste parole. E perché risponderete alla domanda.

X: Ma scusa, quale domanda?
Me: Ah, giusto.

Domanda: qual è il vostro personaggio preferito in questa storia?

Personalmente io adoro Ermogene e Pat ^_^

E con questo è tutto!
Al prossimo aggiornamento,
Bye
~Evie

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