21.

1.4K 127 75
                                    

Quegli occhi, vispi e ribelli.
Quelle mani, abili e irrequiete.
Quella voce, chiara e ridente.
E quei capelli, oh, quei capelli l'avevano stregato fin dalla prima volta che l'aveva visto.
Un lampo biondo nel buio, ed era stata subito attrazione.
L'aveva visto crescere, quel bambino unico e ribelle, aveva assistito a tutti i suoi cambiamenti.
L'aveva guardato diventare grande, ed imparare ad accettare ciò che doveva essere.
Aveva amato disperatamente e follemente ogni suo respiro, ogni suo movimento, ogni suo lato.
L'aveva venerato. Una parte di sè l'aveva anche odiato, consapevole di essere di gran lunga inferiore a lui.
Aveva baciato le sue labbra perfette, aveva dominato il suo corpo sempre in movimento.
Ma mai l'aveva posseduto veramente. Solo con il tempo aveva capito ed accettato questo fatto: Achille non era di nessuno.
Indipendente, geniale, orgoglioso. Con un unica debolezza: lui.
Lui: il suo Patroclo. Perché sì, Patroclo era suo, solo suo. Ed era contento di esserlo.
Achille aveva scelto lui.
Tra miliardi di persone di gran lunga migliori, Achille, figlio di una dea, così bello da non sembrare vero, così forte da essere l'aristos achaion, così veloce che quasi non lo si riusciva a vedere, aveva scelto lui.
Lui. Patroclo. Ripudiato dal padre, insignificante, incapace di uccidere, inutile.
Perché me, Achille?
Quante volte si era fatto questa domanda senza riuscire a trovarvi una risposta.
Cosa ho di speciale?
Patroclo non ne aveva idea.
Ma l'amore e la felicità che sprizzavano gli occhi limpidi del biondo ogni volta che lo vedeva bastavano ed avanzavano per riempirlo di così tanta gioia da farlo scoppiare.
Prendere quella decisione era stato difficile. Era stato difficile mettere del sonnifero nel bicchiere di Achille, per farlo addormentare. Era stato difficile, quella mattina, rubare la sua armatura. Era stato difficile baciare le sua labbra perfette senza sapere se sarebbe stata l'ultima volta. Era stato difficile sussurrargli forse l'ultimo "ti amo".
Difficile, doloroso, terrorizzante.
Ma per Achille... per amore... si fa di tutto.

"Sei sicuro di volerlo fare?"
Patroclo finì di allacciarsi l'armatura. Odisseo notò che stava tremando.
"Sì" rispose. "Per gli Achei. Per lui"
Il re di Itaca tacque. Patroclo, con mosse incerte, si infilò l'elmo.
"Solo... digli che..." il ragazzo esitò. "Digli che lo amo più di me stesso"
Odisseo lo fissò, ed annuì.

-
Achille stava fermo sulla collinetta dove era situata la sua tenda.
Lui sta bene.
Lui è vivo.
Lui non è quel cadavere che stanno trasportando.
Lui si è trattenuto più del dovuto per aiutare un ferito.
Lui non è morto.
Ma quella sensazione. Quella sensazione che non voleva andarsene.

Achille già sapeva. Già sapeva tutto quando gli portarono la salma coperta.
"No" disse solo.
Non una lacrima, all'inizio.
Tanto Patroclo non era morto.
Odisseo, con un cenno, diede ordine di scostare il telo.
Achille rimase impassibile per qualche minuto mentre guardava il corpo martoriato.
Guardò Odisseo, come per avere la conferma di ciò che stava vedendo.
Poi si lasciò cadere in ginocchio.
Sentiva di non avere neanche la forza di piangerlo.
Si conficcò le unghie nelle guance, e si graffiò con forza.
Goccioline vermiglie si mescolarono alle lacrime, andando a macchiare la tunica.
Achille guardò il sangue che aveva sulle dita, ed arrivò la comprensione.
Un urlo inorridito lacerò il silenzio, seguito da un altro e poi da un altro ancora.
Cercò di gettarsi in avanti, su di lui, ma qualcuno lo trattenne.
Strillava, terrorizzato, con la voce stridula, guardando l'unica persona che avesse mai amato.
Gridava, gridava senza respirare, gridava disperatamente, gridava, un urlo agghiacciante, un urlo angosciato.
Continuava a graffiarsi, a strapparsi i capelli, ad urlare, finché non ebbe più fiato.
Solo allora, il volto insanguinato, gli occhi iniettati di rosso, le labbra tremanti, gattonò fino al cadavere.
Lo baciò, gli accarezzò i capelli, gli sussurrò all'orecchio cose che nessuno capì.
Sorrise, un sorriso privo di qualsiasi traccia di gioia. Un sorriso terrificante.
Sempre sorridente, si voltò nuovamente verso Odisseo.
"Chi?"
"Ettore"
Il sorriso sulla faccia di Achille si allargò.
Prese quello che era stato Patroclo tra le braccia, e lo cullò.
"Patroclo, Patroclo, Patroclo, Patroclo, Patroclo, Patroclo, Patroclo, Patroclo, Patroclo..."
Continuava a ripetere il suo nome, continuava ad accarezzarlo, continuava a cullarlo.
"Achille..." provò ad intervenire Odisseo.
Il Pelide si girò verso di lui.
"Zitto, non vedi che sta dormendo?"

Il resto del giorno fu confuso. Si sentiva rintronato ed era entrato in una specie di trance.
Aveva portato Patroclo nella sua tenda, e si era stretto a lui nel giaciglio.
Gli parlava.
"Domani uccido Ettore, lo sai? Lo ammazzo. Lo squarto un pezzo alla volta, e poi lo lascio ai cani... oh, sì..."
Ad un certo punto si addormentò.
Cadde in un sonno tormentato, e gli parve di sognare Patroclo ed Ermogene.
"Seppelliscimi" diceva il ragazzo. Ermogene, accanto a lui, annuiva.
Ma Achille si agitò. "Patroclo... torna qui... no... ti amo, Patroclo... NO! NON ANDARTENE!" farfugliò, svegliandosi, e trovandosi un cadavere accanto.
Per un attimo fu bello dimenticare. Ma fu un attimo.
Lasciò Patroclo solo per incontrare sua madre.
Teti, altera e rigida come sempre, gli portò la nuova armatura.
"Mi... dispiace per la tua perdita" disse, sputando le parole come se fossero disgustose.
Achille rise, sempre in quella maniera agghiacciante.
"Non fingere, madre. Dimmi quel 'te l'avevo detto' e vattene"
La dea lo fissò.
"Bene" sibilò. "Te l'avevo detto"
Scomparve, senza guardarsi indietro.
Achille rise di nuovo.
Sono una delusione vivente.

~
"Basta"
Achille smise di raccontare, ed alzò lo sguardo verso Odisseo.
"Come, scusa?!" ringhiò.
Il re di Itaca si massaggiò la fronte con due dita.
"Il resto della storia lo so fin troppo bene. Tu uccidi Ettore, massacri il suo cadavere, Priamo viene ad implorarti di restituirlo e tu cedi. Ed arriviamo a noi"
Il Pelide rimase in silenzio.
"Devi dormire" affermò Odisseo, alzandosi. "Ricorda che domani morirai"
L'uomo fece per uscire.
"E grazie, per la storia. Io... ho capito tante cose"
Achille annuì. "Per ringraziarmi, piuttosto, ricorda di seppellirmi con Patroclo. È importante che tu lo faccia"
"D'accordo"
L'uomo uscì finalmente dalla tenda, con mille pensieri in testa.
Poi, ritornatagli alla mente una cosa, tornò di corsa dentro.
"Achille!" lo chiamò. Il Pelide alzò la testa. "La mattina in cui lui è morto... mi aveva detto di dirti che ti amava. Che ti amava più di ogni altra cosa"
Sentendo quelle parole, gli occhi del biondo si riempirono di lacrime. Ma non erano lacrime di dolore.

———
Ok, ho scritto questo capitolo ascoltando a ripetizione una playlist di canzoni deprimenti e sto piangendo male.

Vado a deprimermi un po'.

Sono riuscita a farvi scendere almeno una lacrima piccola piccola?

Comunque, credo che il prossimo sarà l'ultimo capitolo.
E nulla, grazie per essere arrivati a questo punto.

Bye,
~Una Evie Depressa

Audaces Fortuna IuvatDove le storie prendono vita. Scoprilo ora