Ben

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BEN

 
Trovare Mario da solo, seduto ad uno dei tavoli del bar dell'università, era stato decisamente un colpo di fortuna. Sembrava non esserci nemmeno il suo amico Yuri nelle vicinanze, quindi la fortuna sembrava essere stata doppia.
Mi avvicinai a lui e gli poggiai una mano sulla spalla, per poi "Ciao" dire, vedendolo sussultare appena.
Mario si girò di scatto, totalmente sorpreso nel trovarmi di fronte a lui, accennò un sorriso e "Buongiorno" rispose, alzandosi dalla sedia su cui era seduto.
Quella mattina sembrava ancora più bello del solito. La tuta che portava gli donava quell'aria sbarazzina che veniva accentuata ancora di più dai suoi capelli scompigliati, tirati in avanti. Aveva la faccia stanca, ma sembrava terribilmente rilassato nonostante le occhiaie evidenti.
"Stai andando via?" chiesi, vedendo Mario prendere la sua borsa e mettersela in spalla.
"Sì, per oggi ho finito... stavo uscendo" confermò lui, con tono piatto.
Non mi lasciai sfuggire quell'occasione, così "Ti accompagno fuori, tanto devo andarmene anch'io" proposi.
Allontanarci dall'interno dell'università mi sembrava una buona idea. Non volevo sentire chiacchiere sul rapporto non proprio convenzionale tra studente e professore, quindi uscire all'aria aperta mi era sembrata una buona alternativa.
"Come mai non sei col tuo amico?" domandai, cercando di intavolare una conversazione.
Mario nonostante camminasse a pochi passi di distanza da me, sembrava essere comunque lontano anni luce. Teneva il suo cellulare in una mano e ci posava sopra lo sguardo ogni tre secondi. Percepivo la stessa sensazione che avevo avuto quella sera, quando mi ero autoinvitato a passare la serata con i suoi amici. Nonostante fosse presente fisicamente, riuscivo a percepire che il suo cervello era invece lontano chilometri. Non mi stava lasciando alcuno spazio, nessun varco libero dove poter entrare per conoscerlo un po' meglio, un po' più intimamente. Aveva costantemente addosso quella corazza che lo portava a tenermi a distanza.
"Yuri sta male, ha la febbre. Tornerà tra un paio di giorni" rispose lui, ad una domanda che non mi ricordavo nemmeno più di aver fatto.
Lo vidi fermarsi non appena arrivammo fuori al cancello principale dell'università, così "Resti qui? Se vuoi posso darti un passaggio" mi offrii, proponendogli qualcosa che probabilmente andava oltre il limite.
Sapevo che Mario avrebbe rifiutato la mia proposta. Pur conoscendolo da così poco tempo, avevo capito che non era una persona che si fidava facilmente. Non sarebbe mai venuto in macchina con me, lo sapevo, ma ci provai comunque.
"Grazie... aspetto Claudio, però" disse lui, confermando ogni mio pensiero, aggiungendo anche nuovi dettagli.
Come avevo fatto a non pensarci prima? Avrei dovuto capirlo non appena avevo visto Mario fermarsi davanti all'entrata dell'università. Era normale, per un rapporto come il loro, comportarsi in quella maniera. Era normale che Claudio lo passasse a prendere per poi tornare a casa insieme, era fottutamente normale.
Volevo sapere di più, volevo capire la reale natura del loro rapporto, non potevo limitarmi a giudicare per quello che i miei occhi avevano visto. Dovevo capire se Mario ci fosse dentro fino al collo in quel rapporto, oppure se c'era qualcosa che potessi fare per allontanarlo da Claudio e portarlo verso di me.
"Claudio è il ragazzo con cui stai? Quello che ho visto anche quando siamo usciti insieme?" chiesi infatti, cercando di mantenere il mio tono disinteressato.
"Sì, è lui" si limitò a rispondere Mario, giocherellando con un sassolino ai suoi piedi.
Era in evidente imbarazzo, le sue guance si erano appena colorate di un rosso tenue e la sua testa si era abbassata, non permettendomi di guardarlo direttamente in faccia. Quell'argomento, parlare di Claudio in particolare, lo metteva completamente a disagio. Ma ancora non riuscivo a capirne il motivo reale, per questo dovevo stare attento alle parole da usare, per questo dovevo cercare di non risultare invadente ma solo piacevolmente interessato. Sarebbe bastato poco per superare la linea di confine che Mario aveva creato tra di noi, un solo passo falso e Mario si sarebbe chiuso a riccio ancora di più, non permettendomi di portare a termine quello che era il mio obiettivo.
"Sembra un ragazzo apposto" decisi di dire, mentre mi accendevo una sigaretta.
"Sì... è così" rispose semplicemente, evitando di guardarmi negli occhi, concentrando invece tutta la sua attenzione sulla punta delle sue scarpe.
Mario era forse la sfida più difficile che mi si era presentata davanti agli occhi, in tutta la mia vita. Quel ragazzo sembrava essere circondato da un muro altissimo, che permetteva di scavalcare solamente a pochissime persone. Ed Claudio evidentemente, quel muro l'aveva oltrepassato da un pezzo. Mario con lui, era totalmente una persona diversa. Tutte le sue barriere cadevano non appena aveva Claudio nelle vicinanze. Me ne ero accorto subito quella sera, mi ero reso conto di quanto fossero in confidenza l'uno con l'altro.
"Da quanto stai con lui? Se posso chiedere..." tentai di domandare, osservandolo ancora.
"Poco... in realtà è pochissimo tempo che stiamo insieme" spiegò lui, girandosi finalmente a guardarmi in faccia.
Quella non era di certo la risposta che mi ero immaginato. Come facevano a stare insieme da poco tempo se avevano una chimica pazzesca? Ero sicuro che la loro storia andasse avanti da parecchio, almeno da qualche anno. Invece Mario aveva parlato di pochissimo tempo. Quello andava decisamente a mio favore.
"Oh... credevo... pensavo che foste fidanzati da un bel po', in realtà" gli confidai, aspirando l'ennesima boccata di fumo dalla mia sigaretta.
Mario scosse la testa, per poi "Lo conosco da molto, però..." dire, interrompendosi come a volermi privare di informazioni troppo riservate.
"Claudio è più piccolo di te, vero? Sembra quasi un bambino con quei lineamenti..." continuai imperterrito, cercando di captare ogni informazione possibile.
Vidi Mario irrigidire le spalle, abbassare la testa ed estrarre il telefono per controllarlo per l'ennesima volta.
"E' più piccolo di me, ma non di tanto e fidati... Claudio assomiglia a tutto tranne che a un bambino" disse Mario, improvvisamente sulla difensiva.
Con quell'affermazione avevo probabilmente perso quei pochi punti che piano piano stavo guadagnando.
Così "Non volevo farlo risultare come qualcosa di brutto... ci sono persone a cui piacciono dei ragazzi che tendono a rimanere un po' bambini... tu probabilmente sei uno di questi... tutto qui" cercai di recuperare, sorridendo.
Mario puntò per la prima volta gli occhi nei miei, prese un respiro un po' più lungo, e poi parlò "Non lo conosci... e non sto con Claudio per questo, non lo considero un bambino nemmeno un po', quindi sei decisamente fuori strada."
La sua risposta era stata tagliente. Avevo visto in quelle parole, tutta la possessività che provava nei confronti di Claudio. Aveva preso la mia considerazione come un attacco personale, come un attacco ad Claudio principalmente. E forse ero stato un po' provocatorio, ma mai mi sarei immaginato una reazione del genere da parte di Mario. Aveva difeso Claudio risultando anche piuttosto sgarbato, non si era preoccupato minimamente di dosare e controllare il suo tono di voce chiaramente infastidito. Era difficile parlare con lui, era difficile cercare di mantenere una conversazione senza farlo andare su tutte le furie. Forse avevo anche scelto l'argomento sbagliato. Claudio sembrava una specie di segreto che Mario non era disposto a condividere con nessuno.
"Mario... non volevo.. sul serio, mi dispiace, non volevo farti sentire attaccato, non ne avevo nessuna intenzione" dissi quindi, cercando di salvare la situazione.
Mario abbozzò un sorriso, prima di "Non mi sono sentito attaccato per niente... sei libero di avere il tuo pensiero, così come io sono libero di avere il mio. Non preoccuparti..." dire, chiudendo il discorso, ancora con quel tono infastidito.
Nonostante avesse detto quelle parole col sorriso sulla faccia, era stato comunque capace di gelarmi ancora una volta. Mario riusciva a rimettere ogni persona al loro posto facendola sembrare una cosa del tutto naturale.
"Comunque siete carini... tu e Claudio, intendo" aggiunsi, sperando di risultare almeno un po' credibile.
Non erano carini per niente a dire la verità. Guardarli mi faceva capire solamente quanto Mario potesse aspirare a qualcosa di meglio. Ma non era ancora il momento di dirgli cosa pensavo in realtà, non eravamo ancora così in confidenza per cercare di fargli aprire gli occhi su quanto stesse sprecando tempo con un tipo come Claudio.
"Grazie" si limitò a rispondere, poco prima di vedere una macchina fermarsi davanti a noi.
Impiegai un secondo a capire che quello che si era appena fermato era Claudio. Subito dopo, il finestrino dell'auto si abbassò e proprio lui fece la sua comparsa. Mario si precipitò vicino alla macchina, girandosi appena e rivolgendomi un "Ciao... ci vediamo" appena accennato, prima di aprire lo sportello e salire sull'auto.
Claudio non mi degnò di uno sguardo, troppo concentrato a sorridere a Mario.
Lo vidi sporgersi verso il posto del guidatore e baciare Claudio, mentre gli accarezzava una guancia. La macchina ripartì dopo qualche secondo, il tempo necessario per guardare Claudio stringere una mano sul ginocchio di Mario con fare possessivo. Notai solo in quel momento, l'occhiata che mi lanciò il più piccolo, quasi a voler realmente mettere a fuoco la mia figura. E fu proprio in quel preciso istante che capii che Claudio mi temeva. Lo sguardo inquisitorio che mi aveva lanciato prima di allontanarsi, era stato piuttosto inequivocabile. Temeva che gli portassi via Mario, era terribilmente geloso. Non aveva sopportato di avermi trovato all'uscita dell'università al fianco del suo ragazzo. E la gelosia non era mai qualcosa di buono. Potevo e dovevo puntare su quella per prendermi Mario. Se avessi portato Claudio a diventare un tipo ossessivamente geloso, Mario si sarebbe presto stufato di lui. Solo allora avrei potuto avere la mia possibilità.

Love will conquer all - ClarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora