MARIO
"Lo stiamo facendo davvero?" chiesi ad Claudio, dopo aver messo in moto e aver svoltato l'angolo di casa nostra.
"Sì, Mario... ne abbiamo già parlato. Stai tranquillo, andrà bene" rispose lui, spegnendo lo stereo.
"Come fai a dire che andrà bene? Sto per passare un'intera giornata con mio padre e in più, sto per conoscere la sua nuova famiglia... mi sento tremendamente in colpa nei confronti di mia madre" dissi, fermandomi ad un semaforo rosso.
Claudio come al solito, era riuscito a convincermi ad andare da Giovanni nel weekend. Ne avevamo parlato fino allo sfinimento, ma alla fine avevo ceduto. Claudio mi aveva detto che avrei dovuto combattere le mie paure e le mie insicurezze, e mi era sembrata una buona idea in quel momento. Però, quando a dividermi da quella realtà erano rimaste soltanto poche ore di macchina, mi resi conto di non essere pronto per niente. L'ansia che mi stringeva la gola era quasi opprimente, così com'era opprimente l'idea di star facendo un torto a mia madre. Le avevo raccontato per telefono di Giovanni e della sua visita, e poi gli avevo comunicato che sarei andato da lui il giorno successivo. Lei mi era sembrata piacevolmente sorpresa, d'altronde aveva cercato in tutti i modi di ricucire lo strappo nel rapporto tra me e mio padre. Nonostante le sue parole però, ero comunque convinto di tradirla.
Con quale faccia le avrei raccontato di aver conosciuto la famiglia che Giovanni si era costruito dopo averci abbandonato? Con quale coraggio l'avrei guardata negli occhi?
"Mario, tua madre è dalla tua parte, capirà le tue scelte, ne sono sicuro" disse Claudio, ridestandomi dai miei pensieri.
"Tu non pensi che io sia una persona orribile? Non pensi che io sia solamente un'egoista?" domandai, sfrecciando per le strade di Verona.
"Non lo penso affatto... ma probabilmente sono di parte per esprimere un giudizio oggettivo" replicò Claudio, accarezzandomi una gamba.
"Stupido" mormorai, non potendo evitare di sorridere.
"E' vero... sono innamorato di te quindi non riesco a vedere le cose con chiarezza. Sei il mio ragazzo, non potrei mai pensare niente del genere" rispose lui, ridendo di gusto.
Claudio aveva la capacità di strapparmi un sorriso in qualunque circostanza, era incredibile.
"Mario, seriamente... tua madre è una persona intelligente e ti ama da morire. Capirà le tue scelte, stai tranquillo" continuò a rassicurarmi lui.
Da quel momento in poi, parlammo di tutt'altro. Vidi Claudio impegnarsi seriamente per non farmi pensare a quello che avrei dovuto affrontare. Ed era anche riuscito a distrarmi, almeno fino a quando non arrivammo a pochi passi dal luogo in cui ci aspettava mio padre.
Quando lo vidi, non potei fare a meno di respirare a fondo. Stavo per iniziare un nuovo capitolo della mia vita, e dipendeva soltanto da me decidere di portarlo avanti o chiudere definitivamente col passato.
Quella giornata, in un modo o nell'altro, mi avrebbe inevitabilmente schiarito le idee.
Ero pronto a far rientrare mio padre nella mia vita? Ero pronto a superare tutto quello che era accaduto anni indietro? Ero pronto a perdonarlo e a ricominciare da capo?
Erano quelle le domande che continuavano a frullarmi in testa, erano quelle le domande a cui avrei dovuto dare una risposta definitiva.
C'avevo messo un bel po' di tempo a lascarmi scivolare addosso la delusione che avevo visto negli occhi di Giovanni, avevo impiegato ancora più tempo a liberarmi della sensazione di essere sbagliato, della convinzione di essere io il problema. Eppure alla fine avevo capito. I pregiudizi delle persone mi avevano fatto comprendere che la colpa non era mia. Essere attratto dagli uomini, non era stato un qualcosa che avevo potuto controllare, che avevo potuto evitare. E non c'era niente di male, non era niente di così terribile ed insuperabile. La mia storia con Claudio ne era la prova perché mai al mando sarei arrivato a pensare di star facendo un errore. Essermi innamorato di lui era stata forse, la cosa migliore che mi era capitata nella vita, quindi come poteva non essere giusto? Come poteva creare problemi?
Con Claudio ero me stesso al 100%, non avevo filtri, non avevo maschere, ero solamente io, quella persona spensierata che probabilmente mio padre aveva portato via.
"Sei pronto?" mi sentii chiedere da Claudio, quando parcheggiai la macchina.
Vidi mio padre aspettarci sulla parte opposta della strada, con un sorriso radioso sulle labbra.
"Spero di sì" risposi incerto deglutendo, slacciandomi poi la cintura di sicurezza.
"Mario, andrà bene... poi ci sono io con te. Lo affronteremo insieme, ok?" continuò a dire lui, prima di sporgersi e lasciarmi un bacio a fior di labbra.
Annuii e scesi dalla macchina, mentre Claudio faceva lo stesso. Aspettai che mi raggiungesse e poi intrecciai le mie dita alle sue. Avere un contatto diretto col corpo di Claudio mi rendeva sempre un po' più tranquillo, per questo non esitai un minuto di più ad intrecciare le nostre mani. Avevo bisogno di sentirlo vicino anche fisicamente, avevo bisogno di toccarlo. Lui non obiettò, anzi, sorrise ed iniziò a camminare verso la figura di mio padre.
"Ciao ragazzi... è andato bene il viaggio?" chiese Giovanni, non appena arrivammo di fronte a lui.
"Sì, tutto tranquillo" gli risposi, mentre Claudio si sporgeva per stringergli la mano.
"Se vi va, vi faccio vedere un po' la città... Manchester non è così male" propose lui, iniziando a camminare.
"Vi va una tazza di tè? Che ne dite?" continuò ancora, a qualche passo di distanza da me ed Claudio.
Sembrava come se ci stesse lasciando il nostro spazio. Giovanni camminava con noi, ma non si avvicinava mai più di tanto, rimaneva sempre qualche passo avanti. Magari si sentiva a disagio a camminare vicino a due ragazzi che si tenevano per mano, pensai. D'altronde, le sue scuse mi erano sembrate sincere, ma comunque il suo pensiero non poteva essere cambiato radicalmente.
Ci portò in un bar in centro e pagò per noi, nonostante le obiezioni che Claudio gli aveva fatto per tutto il tempo.
"Mario... se vuoi ti posso far vedere dove lavoro e magari possiamo anche andare a dare un'occhiata all'università" disse Giovanni, bevendo il suo caffè.
Naturalmente mio padre aveva colto quella visita come un'opportunità per farmi vedere con i miei occhi come sarebbe stato vivere lì. Ma non poteva sapere che non avevo preso minimamente in considerazione quell'ipotesi. Annuii comunque e continuai a tenere lo sguardo fisso sulla mia tazza.
"Claudio, mi fa piacere che tu sia venuto" se ne uscì mio padre dal nulla, puntando gli occhi in quelli del mio ragazzo.
"Sono contento anch'io..." rispose Claudio, tranquillamente.
E quella tranquillità, la invidiavo da morire. Lui era seduto in modo rilassato, il suo viso non lasciava trasparire l'insicurezza che invece si leggeva sul mio.
"Cosa fai nella vita? Frequenti l'università con Mario?" domandò Giovanni, apparentemente interessato.
Fu in quel momento che vidi lo sforzo che stava facendo. Stava cercando di interessarsi non solo alla mia vita, ma anche a quella delle persone a me care. E il tono della sua voce non era disinteressato, tutt'altro. Forse mio padre voleva sul serio avere un'altra opportunità.
"No, io lavoro... è Mario quello intelligente tra noi due" rispose Claudio, abbozzando un sorriso.
"Anche da piccolo... è sempre stato un bambino così curioso, così pieno di voglia nell'apprendere cose nuove... non è cambiato per niente" affermò Giovanni, con l'ombra di un sorriso malinconico sulla faccia.
"Avrei voluto conoscerti all'età di quattro o cinque anni, Mario... credo che ci saremmo divertiti" continuò Claudio, rivolgendosi esclusivamente a me.
"Io non credo... mia madre dice che ero terribile da piccolo. Ero una piccola peste e non facevo altro che fare dispetti alle mie sorelle" risposi, ricordando perfettamente tutto quello che mia madre mi aveva sempre detto.
"Io invece penso che mi saresti piaciuto comunque" disse Claudio, abbassando leggermente il tono di voce ma non abbastanza per non farsi sentire da Giovanni, infatti vidi mio padre abbassare la testa imbarazzato.
Quello che per me ed Claudio era normale, ai suoi occhi doveva sembrare perlomeno strano. Per questo ero stato piacevolmente sorpreso dal suo interesse nei confronti di Claudio.
Strinsi la mano di Claudio sotto al tavolo, e poi cercai di deviare il discorso, domandando a mio padre "Allora... ci porti un po' a visitare la città?"
"Sì, certo" rispose subito lui.
Passammo quasi l'intero pomeriggio tra le vie di Manchester, in un clima totalmente sereno.
"Mario... ti porto dove lavoro. Ti va?" domandò Giovanni, quando ormai si era quasi fatta ora di cena.
"Sì" acconsentii, prima di girarmi verso Claudio e "Ti dispiace se passo un po' di tempo da solo con lui?" chiedere, realizzando solo in quel momento la voglia che avevo di trascorrere qualche ora insieme a mio padre.
"Vado in hotel a farmi una doccia... devo aspettarti per cena?" disse Claudio, comprendendo sicuramente la mia decisione.
"Sì... tornerò tra un'ora, circa" risposi, prima di avvicinarmi al suo orecchio e "Ordina la cena in camera, ho intenzione di restare lì dentro fino a domani" sussurrargli, lasciandogli un bacio a stampo sulle labbra.
Vidi Giovanni osservare la scena, rimanendo qualche passo indietro, così dopo aver visto Claudio salutarlo ed allontanarsi, raggiunsi mio padre, per poi "Possiamo andare" dire, affiancandolo.
La sua azienda era immensa proprio come me l'ero sempre immaginata. D'altronde Giovanni era sempre stato un uomo d'affari, troppo occupato nel suo lavoro per dedicarsi alla famiglia. Per questo non mi stupii quando ogni persona che incontrammo lungo il corridoio, lo salutò con estrema riverenza.
Passammo venti minuti nel suo ufficio e mi mostrò tutto quello che era solito fare durante la giornata. Ascoltai e notai la passione con cui parlava del suo lavoro.
"Vuoi cenare a casa? Mi piacerebbe presentarti la mia famiglia" disse lui, quando uscimmo dall'edificio.
Ma quello era troppo, quella giornata era stata già così intensa che non aveva bisogno di ulteriori aggiunte.
"Io... mi dispiace ma non me la sento" replicai, notando la sua faccia delusa.
Non poteva farmene una colpa, non poteva pretendere che accogliessi la sua nuova famiglia a braccia aperte.
"Mario, loro sanno di te e sono sicuro che gli piaceresti molto. Ti adorerebbero, probabilmente" riprovò a dire, toccandomi una spalla.
Ma era più forte di me, non potevo farcela, non in quel momento. L'unica cosa che volevo era tornare da Claudio per essere circondato dalle sue braccia.
"Non... non ci riesco... scusa" dissi di nuovo, iniziando a camminare.
Giovanni mi si affiancò all'istante, continuando "Non voglio forzarti a fare nulla... se non te la senti, va bene."
"Oggi è stato... strano. Non penso di poter riuscire a darti di più, al momento" ammisi, con una punta d'imbarazzo.
Quella era l'occasione giusta per tirare fuori tutta la verità, per chiarire definitivamente il nostro rapporto.
"Lo capisco e sono felice che tu sia venuto qui, sai che la proposta di trasferirti qui è sempre valida, vero?" chiese, fermandosi per fronteggiarmi.
"Non verrò ad abitare qui... Verona è casa, ormai" dissi, cercando di non risultare troppo brusco.
Ed era vero, in fin dei conti. Verona era la mia città, lì avevo la mia vita, l'università, i miei amici e poi c'era Claudio. Non avrei mai potuto abbandonare quel luogo per andare a Manchester e ricominciare tutto dall'inizio.
"Non hai nemmeno preso in considerazione la mia proposta, vero?" domandò lui, scalciando un sassolino con la punta della sua scarpa.
"Io... no. In realtà non l'ho mai fatto" confermi, mordendomi il labbro inferiore.
Giovanni sorrise e "Qualcosa mi dice che centra il tuo ragazzo... dico bene?" chiese, con un'espressione bonaria.
E siccome quello era il nostro momento cuore a cuore, decisi di essere sincero fino in fondo "Claudio è una delle ragioni, sì... probabilmente la più importante. Non voglio andarmene, non voglio rischiare di perderlo... non potrei sopportarlo."
"Ti sei innamorato sul serio... ed io mi sono perso uno dei momenti migliori della vita di mio figlio" sussurrò lui, sorridendo amaramente.
Notai mio padre prendere coscienza dei sbagli che aveva fatto in passato, lo vidi chiaramente dall'espressione sul suo volto. Sembrava realmente dispiaciuto ed amareggiato.
E fu in quel momento che presi la mia decisione "Puoi sempre provare a recuperare... anche se non verrò a vivere qui, non significa che non potremmo vederci comunque."
Quella era stata la mia proposta, l'ultima occasione che avevo deciso di concedergli. Perché valeva la pena provare, valeva la pena tentare di ricominciare da capo. Avevo bisogno della figura di mio padre nella mia vita, era quella la realtà.
Giovanni mi abbracciò di slancio, colmando la distanza che ci separava. Inutile negarlo, quelle braccia, quel calore, quella sensazione di protezione che solo un padre sapeva dare, mi erano mancate da morire.
Ricambiai la sua stretta ed affondai la testa nel suo petto, sicuro più che mai della mia decisione. Solo il tempo mi avrebbe fatto capire se la mia scelta era stata quello giusta o no. Per il momento, preferivo godermi quelle sensazioni che quell'abbraccio mi stava regalando.
"Mi dispiace da morire per tutto, sul serio... Mario, ti voglio bene, te ne ho sempre voluto, devi credermi... spero che tu possa perdonarmi un giorno per tutto il male che ti ho fatto" mormorò lui, stringendomi ancora di più.
Quelle scuse erano la sua resa definitiva, erano le sue ammissioni di colpe.
Lo strinsi per un'ultima volta, inebriandomi del suo profumo e del suo calore, per poi "Ti ho già perdonato... solo... non ferirmi un'altra volta. Se sbaglierai ancora, non sarò disposto a darti un'altra opportunità, nemmeno dopo anni. Mi sto fidando di nuovo di te, non farmene pentire" avvertirlo, facendo crollare definitivamente tutte le mie barriere.
Quelle parole erano state la chiara prova della mia sofferenza passata. Gli avevo sbattuto in faccia tutto il mio dolore, tutte le mie paure. Adesso stava a lui non tradirmi di nuovo.
CLAUDIO
Sentii la porta della camera sbattere e poi "Cla? Sei qui?" chiedere, da quelle che era sicuramente la voce di Mario.
Legai un asciugamano intorno alla vita ed uscii dal bagno, ritrovandomi il mio ragazzo steso comodamente sul letto matrimoniale che quella camera offriva.
"Ehi... hai fatto presto" dissi, guardando l'orologio appeso alla parete.
Mario era stata via poco più di un'ora ed io ne avevo approfittato per farmi una doccia e per rilassarmi un po' sotto il getto dell'acqua bollente.
"Sì... te l'avevo detto che sarei tornato presto" confermò lui, togliendo le braccia dalla faccia.
"Allora? Com'è andata?" domandai, curioso di sapere ogni particolare.
"Mi faccio una doccia e ti racconto tutto, ok?" propose lui, alzandosi dal letto per poi dirigersi in bagno.
Annuii e lo lasciai andare, non prima di avergli stampato un bacio sulle labbra. Quando sentii chiudere la porta del bagno dietro le sue spalle, alzai il telefono ed ordinai la cena, usufruendo del servizio in camera che l'hotel offriva. Mario aveva detto di non aver intenzione di uscire almeno fino alla mattina successiva ed io avevo tutta l'intenzione di accontentarlo. D'altronde, se era un po' di tranquillità quella che gli serviva, come potevo negargliela?
La sua faccia, non appena era entrato, mi era sembrata piuttosto rilassata, quindi probabilmente gli aveva fatto bene restare da solo con suo padre. Avevano bisogno entrambi di un momento solo per loro, era giusto che parlassero del loro rapporto e che iniziassero a pensare al futuro, insieme.
Abbandonai l'asciugamano ai piedi del letto e mi infilai un paio di boxer puliti. Mi accorsi della presenza di Mario nella stanza, solo quando sentii le sue labbra posarsi delicatamente sulla mia schiena, baciandola.
"Sai che questi non ti serviranno stanotte, vero?" sussurrò dritto nel mio orecchio, sfiorando con l'indice l'orlo dei miei boxer.
Mi girai tra le sue braccia e lo trovai con addosso solo un paio di boxer bianchi, decisamente troppo trasparenti per non farmi notare la forma del suo membro stretto in quel tessuto.
"Sta arrivando la cena, quindi credo che mi servano, almeno per il momento" risposi, abbassando la testa per baciargli il collo.
"Allora metti anche i pantaloni, e già che ci sei, ti consiglio anche una maglia" replicò lui, sorridendo.
"Devo vestirmi solo per aprire la porta e prendere da mangiare?" domandai, inarcando un sopracciglio.
"Sì... non voglio che nessuno ti veda mezzo nudo... solo io posso" confermò, prima di tornare in bagno per finire di asciugarsi i capelli.
Bussarono alla porta dieci minuti dopo e dopo aver preso tutto, urlai "Mario, è arrivata la cena."
Mario uscì dal bagno e si bloccò non appena mise a fuoco la mia figura, per poi "Gesù... ti sei vestito sul serio?" domandare, avanzando ai piedi del letto, dove avevo poggiato tutti e due i vassoi.
"Io... pensavo stessi parlando sul serio, prima... ma evidentemente non ho colto il tuo senso dell'umorismo" dissi, abbassando la testa imbarazzato.
Dio, avevo appena fatto la figura dell'idiota. Era ovvio che Mario stesse scherzando con tutta quella storia dei vestiti, come avevo fatto a non capirlo?
Ero totalmente stupido. Mario non si era mai dimostrato un tipo eccessivamente gelosi, quindi perché avrebbe dovuto cominciare in quel momento?
"No, no... dicevo sul serio prima. Solo... non pensavo mi avresti assecondato così facilmente... mi piace da morire questa cosa, in realtà" spiegò lui, sedendosi al centro del letto con le gambe incrociate.
Quindi non avevo frainteso nulla, non avevo preso un enorme abbaglio. Mario era seriamente geloso di me, non c'era alcun dubbio.
"Quindi posso spogliarmi di nuovo?" domandai, incerto.
"Credo che potrei amarla seriamente questa cosa... intendo tu che aspetti il mio consenso per qualsiasi cosa" lo sentii dire, mentre seguiva con gli occhi ogni mio movimento.
Il suo sguardo sembrava come bruciare sulla mia pelle. Era rimasto immobile a fissarmi mentre mi toglievo la maglia e poi facevo calare i pantaloni lungo le cosce. E se avevo eseguito quei semplici movimenti con estrema calma, forse troppa, la colpa non era di certo mia, perché vedere Mario accendersi ad ogni mio movimento era qualcosa di assolutamente unico.
Salii al centro del letto incrociando le gambe, posizionandomi esattamente di fronte a lui, per poi "Mi stai dicendo che ti piace quando sei tu ad avere il controllo su di me?" chiedere, senza l'ombra dell'imbarazzo iniziale.
"Se vuoi vederla in questo modo... sì, è così" rispose lui, con gli occhi già pieni di desiderio.
"Piace anche a me quando sei tu a dirmi cosa fare" continuai a dirgli, facendogli capire che il discorso stava andando in tutt'altra direzione.
Mario sembrò accendersi, si avvicinò al mio viso stringendo il retro del mio collo e poi sussurrò nel mio orecchio "Dopo, quando starò per entrarti dentro, ricordati queste parole."
Deglutii vistosamente e gli lasciai un bacio sulla punta del naso. Non era stata una gran bella idea parlare di sesso ancora prima di aver saputo come fosse andata con suo padre.
Cercai di darmi un contegno e "Allora? Vuoi raccontarmi com'è andata?" domandai, spostando l'attenzione su altro.
Mario si allontanò e scoprì il suo vassoio, iniziando a mangiare.
"Credo bene... ho visto dove lavora" iniziò a raccontare, dopo aver assaggiato il primo boccone, per poi "Voleva portarmi dalla sua famiglia ma ho rifiutato, non me la sentivo. Pensi che io abbia sbagliato?" continuare.
"No, assolutamente. Se ancora pensi di non essere pronto, hai fatto bene a dirglielo" risposi, bevendo un sorso della mia birra.
"Mi ha proposto di nuovo di trasferirmi qui da lui" ammise lui, con tutta la tranquillità del mondo.
Sentii la terra sotto i miei piedi tremare e mille domande iniziarono a girarmi per la testa.
Mario aveva seriamente preso in considerazione quella proposta? Stava pensando sul serio di trasferirsi? Avrebbe potuto rinunciare alla vita che aveva a Verona per costruirsene una tutta nuova vicino a suo padre? Ma soprattutto, cosa ne sarebbe stato di noi?
Sapevo perfettamente di non poter sopportare una storia a distanza, non dopo aver avuto Mario così vicino, non dopo averci vissuto insieme.
Il panico che mi si leggeva negli occhi, lo aveva probabilmente esortato a continuare "Gli ho detto di no, Cla. Puoi smetterla di guardami terrorizzato."
Il sospiro di sollievo che uscì dalla mia bocca, fu come una specie di liberazione.
"Lo capirei... se un giorno decidessi di venire a vivere qui, lo capirei... solo..." provai a spiegare, risultando poco convincente persino per me stesso.
"Claudio... non ci voglio stare in questa città. Voglio restare a casa nostra, con te. Quindi smettila di preoccuparti o di convincermi che sia una cosa giusta. Non c'ho nemmeno mai pensato lontanamente... non posso allontanarmi da te" concluse Mario, sfiorandomi un ginocchio con le dita.
Quelle erano state esattamente le parole che avrei voluto sentirmi dire. E come al solito, Mario riusciva a leggermi dentro ogni santissima volta. Era quella la rassicurazione di cui avevo bisogno, era quella la certezza che aspettavo.
"Ok... ok. Sono felice..." sussurrai, ancora stordito dalle sue parole.
Mario sorrise, per poi "Comunque ho detto a Giovanni che verrò a trovarlo qualche volta... diciamo che abbiamo chiarito... sto cercando di buttarmi il passato alle spalle. Gli ho dato un'altra possibilità, l'ultima" finire di raccontare.
"Sono contento, Mario. Te lo meriti l'amore di tuo padre... sono sicuro che si sia reso conto della persona splendida che sei diventato" affermai, alzandomi per poggiare il vassoio ormai vuoto sul tavolino vicino alla tv.
Mario fece lo stesso qualche secondo dopo, ributtandosi immediatamente sul letto.
"Quindi hai sul serio intenzione di rimanere qui fino a domani mattina" dissi, sorridendo.
"Sì.... anzi, non capisco perché ancora tu non mi abbia raggiunto" replicò lui, battendo una mano sul materasso per incitarmi a stendermi vicino a lui.
Lo assecondai, salii sul letto, incastrai una gamba tra le sue e poggiai la mia testa sul suo petto mentre Mario passava un braccio intorno al mio fianco.
"Mi piace stare così... sembra tutto perfetto" sussurrai, completamente in balìa delle sue carezze che salivano dal mio fianco fino alla spalla.
"Il mio concetto di perfezione è un po' diverso dal tuo, in realtà" replicò invece Mario.
"Cioè?" domandai, alzando la testa per guardarlo negli occhi.
Mario abbassò leggermente il capo e posò le sue labbra sulle mie. Tastò la mia bocca con la punta della lingua, leccando minuziosamente il mio labbro inferiore. Dischiusi la bocca accogliendo la lingua di Mario che prese a rincorrere la mia, accarezzando con la punta i miei denti.
"Questo è perfetto... ogni dannata volta" mormorò lui, dopo essersi staccato leggermente, per poi "E sai cosa sarebbe ancora più perfetto?" domandare, tracciando con la punta delle dita, una linea immaginaria lungo tutto il mio sterno.
"Cosa?" domandai ansimando leggermente quando portò la sua mano sopra l'elastico dei miei boxer, accarezzando quella porzione di pelle.
"Tu che ti lasci andare mentre io mi prendo cura di te... tu che ripeti il mio nome mentre ti accarezzo, tu che mi implori di non smettere mentre passo la lingua su tutto il tuo corpo... vuoi?" sussurrò Mario, direttamente nel mio orecchio, calandomi i boxer lungo le cosce, lasciandoli scivolare ai piedi del letto.
"Voglio..." risposi solamente, spalancando le gambe, dimostrandogli che ero completamente d'accordo con la sua proposta.
Posò la sua bocca bollente sul mio viso, baciandone ogni parte, dedicandosi maggiormente alle mie labbra. Scese verso il collo fino ad arrivare al capezzolo destro che imprigionò tra le labbra, succhiandolo avidamente. Poi spostò la sua attenzione sul mio stomaco fino ad arrivare all'ombelico dove intrufolò la lingua, mandandomi scosse elettriche lungo tutto il corpo.
"Amo vederti così... amo osservarti mentre stringi i pugni cercando di trattenere i gemiti" disse Mario, accarezzando lievemente la mia erezione.
Allargai impercettibilmente le gambe ancora di più. Quei tocchi erano sempre qualcosa di meraviglioso.
"Mario... ti prego" mi lasciai sfuggire quando mi accorsi che quelle semplici carezze non mi bastavano più.
"Questo lo amo ancora di più, se possibile... mi eccita da morire sentirti pregarmi" rispose lui, continuando con quelle carezze lascive sulla mia erezione ormai indurita.
Lo vidi poi alzarsi leggermente e togliersi i boxer, accantonandoli in un angolo della stanza.
Si stese nuovamente su di me e i nostri corpi completamente nudi, entrarono in contatto. Potevo sentire benissimo la sua erezione sbattermi sulla coscia, e riuscii a capire quanto anche lui fosse eccitato.
Iniziò a muovere il suo corpo sul mio, simulando quello che sarebbe successo di lì a poco. Portai le mie gambe a cingergli il bacino, lasciandogli il via libera.
Mario scivolò sul mio corpo, arrivando a baciare la punta della mia erezione in modo decisamente troppo casto. Le sue labbra chiuse iniziarono a sfiorare la mia erezione, mentre con la mano mi stringeva un capezzolo, facendolo inturgidire sempre di più.
"Mario..." lo chiamai di nuovo, arpionando la mia mano tra i suoi capelli, spingendogli involontariamente la testa verso il mio membro.
Quei piccoli baci che si ostinava a darmi non mi bastavano. Volevo di più, volevo sentire la sua bocca affondare sul mio membro, volevo sentirlo mentre mi prendeva interamente.
Invece lui continuava a stuzzicarmi, facendomi impazzire. Stava cercando deliberatamente di portarmi a supplicarlo.
"Che c'è?" domandò lui, dopo essersi staccato appena, puntando gli occhi nei miei.
Prese a massaggiare i miei testicoli lasciando qualche bacio anche lì.
Quello era decisamente troppo, per questo "Smettila di fare lo stronzo" esclamai, inarcando la schiena all'improvviso quando lo sentii chiudere le labbra intorno alla punta della mia erezione.
Iniziò ad affondare con un ritmo lento ed estenuante, troppo preciso per portarmi all'orgasmo. Mario sembrava il ritratto della tranquillità mentre passava la lingua su tutto il mio membro, stando attento a coprire i denti.
Buttai la testa all'indietro sul cuscino, godendomi finalmente quelle attenzioni. Mi lasciai sfuggire qualche gemito roco, mentre accompagnavo la sua testa nei movimenti.
Se lo lasciò scivolare fuori dalle labbra, non prima di aver pressato la lingua sulla vena sporgente, e "Sto per fare una cosa. Se è troppo o se non ti piace, fermami" disse, mentre lo vidi sparire tra le mie gambe.
Puntò le mani sulle mie cosce, allargandole ancora di più e solo quando lo sentii mordermi una natica mi resi conto di cosa avesse intenzione di fare.
Mario non si era mai spinto fino a quel punto, non aveva mai osato tanto. Nonostante avessimo fatto l'amore decine di volte, non aveva mai provato nulla del genere.
Mi sentii subito terribilmente eccitato. La sua lingua sarebbe entrata dentro di me, mi avrebbe preparato con quella.
Mario poggiò le mani su entrambe le mie natiche allargandole per bene, prima di soffiare sulla mia apertura esposta. Sentii una sensazione di calore invadermi tutto il corpo. Percepii la punta della sua lingua accarezzare la parte più nascosta di me, delicatamente, mentre stringeva con sempre più forza il mio sedere.
"Mario..." ansimai ancora, sentendo il battito del mio cuore accelerare notevolmente.
"Vuoi che smetta?" chiese, soffiando ancora sulla mia entrata.
"No, no... solo... wow" mi affrettai a rispondere, stringendo il lenzuolo tra i pugni.
"Sto per fare sul serio... ti assicuro che sarà ancora più bello" mi convinse, prima di affondare nuovamente la lingua dentro di me.
Lo sentii leccare tutta la striscia che separava le mie natiche per poi affondare dentro la mia apertura. Era qualcosa di assolutamente incredibile.
I miei fianchi scattarono in avanti senza rendermene conto, come se avessero avuto vita propria e Mario continuò a spingersi dentro di me, lambendo tutte le mie pareti che si stavano allargando sotto quei tocchi così decisi. Agganciai una mano alla mia erezione non potendo farne a meno. Era tutto così intenso, così travolgente da farmi perdere completamente la ragione.
Iniziai a dare delle stoccate vigorose fino a quando sentii Mario staccarsi dal mio corpo. Indirizzò l'indice contro la mia entrata e lo spinse dentro subito dopo, trovando l'accesso facilitato dal lavoro che la sua lingua aveva fatto fino a qualche secondo prima.
"Non venire, Cla..." mormorò, scacciando la mia mano per poi intrufolare anche il medio dentro di me.
Iniziò a sforbiciare, si spinse a fondo fino a sentire la consistenza della mia prostata sotto i polpastrelli. Il mio bacino reagì d'impulso, iniziando ad andare incontro alle sue dita. Mi sentivo così terribilmente vicino all'orgasmo, che "Non so se ci riesco... sono... sono vicino, Mario" dissi, sentendomi percorrere da dei brividi lungo tutta la schiena.
"Ok... ok" sussurrò lui, estraendo le dita da dentro di me.
"Girati Claudio... mettiti sulle ginocchia" disse ancora, baciandomi le labbra.
Annuii senza proferir parola e lo assecondai. Puntai le ginocchia e i gomiti sul materasso, sentendomi terribilmente esposto. Ma non m'importava, perché sentivo Mario dietro di me indirizzare la punta della sua erezione sulla mia entrata.
Circondò il mio stomaco con un braccio e si spinse affondo non prima di aver pompato la sua erezione con pochi stacchi veloci del polso, fermandosi quando fu dentro di me solo per metà. Inarcai la schiena e buttai fuori tutta l'aria dai miei polmoni.
"Mario... per favore" lo esortai, spingendo il sedere all'infuori per fargli capire quanto bisogno avessi di lui.
Spinse nuovamente ed affondò completamente dentro di me, riempiendomi. Iniziò a muoversi subito dopo in modo veloce. Doveva essere anche lui vicino al limite perché di solito non si comportava mai così. Iniziava sempre dolcemente, regalandomi minuti di assoluta beatitudine.
Iniziò la sua danza colpendomi sempre più a fondo, trovando facilmente il mio punto. I colpi del suo bacino erano scoordinati ed ogni volta che entrava dentro di me, sentivo di non poter resistere oltre. Afferrai la mia erezione e cercai di andare a tempo con le sue spinte. L'orgasmo mi colpì prepotente sporcandomi la mano e le lenzuola. Scivolai esausto sui gomiti, sentendo Mario continuare a muoversi dentro di me.
"Ci sono... ci sono, Cla" mormorò, un attimo prima di venirmi dentro, riempiendomi col suo seme caldo.
Lo sentii accasciarsi lungo la mia schiena stremato, mentre percepivo il suo seme colarmi lungo le cosce.
Uscì dal mio corpo qualche minuto dopo, si stese di fianco a me, incastrò una gamba tra le mie e poggiò la testa nell'incavo del mio collo.
"Avevo bisogno di tutto questo dopo una giornata del genere" confessò, tracciando con la punta dell'indice delle linee immaginarie sul mio stomaco.
"Mi stai dicendo che ti serviva un po' di sesso per rilassarti?" domandai, sorridendo amorevolmente.
"No, stupido" rispose lui, pizzicandomi un braccio, per poi "Avevo bisogno di te, avevo bisogno di prendermi cura di te in tutti i modi possibili" continuare.
Aggrottai le sopracciglia non capendo il filo logico del suo discorso.
Avevo percepito qualcosa di diverso, quello era indiscutibile. Mario si era dedicato completamente a me per tutto il tempo, aveva amato e venerato il mio corpo, non pensando al suo e ai suoi bisogni. Eppure non riuscivo a capire a fondo cosa volesse dire.
"In che senso?" mi trovai infatti a chiedere, stringendolo maggiormente per sentirmelo addosso il più possibile.
"Mi sono reso conto che sono in grado di prendermi cura di qualcuno, sono in grado di prendermi cura di te. Anche se assomiglio a lui, non sono come mio padre, non potrei mai ferirti, non volontariamente almeno. E se mai dovesse succedere, tenterei comunque di sistemare le cose" spiegò Mario, lasciandomi un bacio sul petto.
E solo in quel momento capii a pieno le sue parole. Nonostante avesse fatto pace con Giovanni, era terrorizzato dal commettere i suoi stessi sbagli, era terrorizzato dall'idea di ferire le persone a cui teneva. Lo aveva perdonato, ma in fondo, si sentiva in dovere di mettere in chiaro che era una persona completamente diversa da suo padre.
"Mario, lo so. Mi fido di te, l'ho sempre fatto, anche prima. Sei sempre stato un amico fedele e adesso, sei un fidanzato stupendo. Giovanni e è una persona, tu un'altra, non lasciare che lo sbaglio che ha fatto lui in passato ti condizioni ancora" lo confortai, cercando di dargli qualche speranza in più.
Lo sentii sospirare pesantemente, prima di ascoltare attentamente le sue parole "Ci sto provando... non voglio far soffrire le persone che amo... non potrei sopportarlo."
Gli lasciai un bacio sulla testa, facendogli capire che credevo assolutamente nel suo discorso.
Rimasi stupito però, dalle parole che aveva usato.
"Non voglio far soffrire le persone che amo" aveva detto. Aveva usato quel verbo senza nemmeno accorgersene, probabilmente. Non aveva parlato di affetto sincero, di bene incondizionato, aveva parlato di amore. E forse, nel profondo del mio cuore, speravo che quelle parole le avesse usate con coscienza.
Ma decisi di non chiedere nulla. Mario avrebbe ripetuto quella frase nel momento in cui si sentiva di farlo. Non lo avrei costretto ad ammettere niente del genere. Potevo solo aspettare e sperare che prima o poi dicesse di nuovo quelle due parole che mi avevano fatto tremare il cuore.
CRISTIANO
Erano ormai due settimane che avevo intrapreso insieme a Yuri quella specie di relazione. In realtà non facevamo nulla di diverso dal solito. Passavamo i nostri momenti liberi insieme esattamente come prima. L'unica differenza stava nei baci che ci scambiavamo.
Yuri mi baciava la mattina appena sveglio o la sera prima di addormentarsi, lo faceva quando doveva uscire di casa e quando tornava. Tutte le occasioni erano buone per plasmare le sue labbra sulle mie, e di certo non stava a me oppormi.
Avevo aspettato così tanto che la situazione tra di noi si sbloccasse, avevo pazientato un tempo che mi era sembrato infinito. Ma alla fine era successo. Yuri si era lasciato andare ed aveva iniziato a capire di volermi al suo fianco. Ed era andato tutto esattamente come lo avevo immaginato. Yuri era fantastico, sempre premuroso, sempre pronto ad ascoltare ed io non potevo essere più felice. Lo avevo voluto da subito, il mio istinto non si era sbagliato di una virgola.
Quando mi aveva baciato quella seconda volta, quella che aveva dato inizio a tutto, lo avevo visto convinto delle sue azioni, consapevole di volermi.
Mario ormai era solo un lontano ricordo per lui, magari bellissimo, ma comunque un ricordo. Io potevo essere il futuro, potevo essere la persona che lo avrebbe accompagnato da quel momento in poi della sua vita. Potevo essere il compagno amorevole che aveva sempre desiderato, pronto a metterlo sempre al centro del mio mondo, pronto a regalargli emozioni forti e a strappargli sorrisi radiosi.
Decisi di entrare in bagno per concedermi una doccia. Yuri sarebbe comunque rientrato tardi, visto che aveva l'ultima lezione nel tardo pomeriggio, per questo decisi di rilassarmi un po' prima del suo arrivo.
Entrai nella doccia e il calore e il getto dell'acqua bollente mi fecero sentire subito meglio. Ormai sentivo quella casa anche un po' mia, nonostante fosse esclusivamente di Yuri a tutti gli effetti. Eppure una parte di me, sapeva benissimo che quella che stavamo intraprendendo da un bel po', era una convivenza.
Il nostro rapporto era decisamente iniziato al contrario. Prima ero diventato amico di Yuri, poi c'ero andato a vivere insieme senza nemmeno rendermene conto e solo dopo c'eravamo baciati, sbloccando quella situazione che aveva dell'assurdo.
Quando uscii, circondai un asciugamano intorno ai miei fianchi, ma un attimo dopo la porta del bagno venne spalancata.
"Cri... scusa... non sapevo..." disse Yuri, visibilmente imbarazzato.
Era letteralmente piombato dentro il bagno e mi aveva trovato con un asciugamano striminzito a coprire solo il necessario.
Lo vidi indugiare con lo sguardo sul mio corpo. Esplorò la forma delle mie spalle, scese ad osservare il mio petto soffermandosi poi sugli addominali scolpiti che in quel periodo erano notevolmente aumentati grazie alla palestra, ed infine tracciò con gli occhi le mie gambe sode ed esposte.
Solo quando tornò a guardarmi dritto in faccia, gli domandai "Non c'è problema... come mai sei già a casa?" sorridendogli, totalmente a mio agio.
Era sempre assolutamente appagante vedere Yuri guardarmi in quel modo. Ero riuscito a cogliere distintamente, il desiderio che aveva di me, del mio corpo. Nonostante i baci stupendi e sempre intensi che ci eravamo scambiati fino a quel momento, sentivo che non mi bastavano più. Avevo bisogno di toccarlo sul serio, avevo bisogno di vedere la sua faccia in preda all'eccitazione, avevo bisogno di sentirlo gemere. Perché solo in quel modo, avrei capito realmente quanto mi volesse, quanto mi desiderasse.
Probabilmente Yuri non aveva osato fare altro oltre a baciarmi perché si sentiva ancora in una specie di periodo di prova. Vedevo che si stava impegnando per farmi capire sul serio che la sua scelta era stata voluta, era stata assolutamente consapevole.
Quindi stava a me cercare di fargli capire che non doveva più comportarsi in quel modo, stava a me fargli capire che non ero una bambola di porcellana da trattare con cura. Gli avrei fatto capire che potevo essere l'uomo pronto a sconvolgerlo, a marchiarlo.
"L'ultima lezione è saltata. Il professore non c'era" rispose lui, ad una domanda che non ricordavo nemmeno più di avergli fatto.
"Tu hai finito? Vorrei farmi una doccia anch'io, ma posso aspettare..." continuò a dire, guardando dappertutto tranne che i miei occhi.
Quell'imbarazzo che gli leggevo sulla faccia, m'intenerì da morire. Yuri non era mai stato un tipo timido, anzi, era sempre stato piuttosto sfrontato. Per questo restai totalmente destabilizzato dal suo comportamento che non aveva alcuna ragione di esistere.
"Puoi usare il bagno... io ho fatto" iniziai a dire, avvicinandomi a lui lentamente.
Portai le mani sui suoi fianchi e me lo spinsi addosso, facendo aderire i nostri corpi. L'asciugamano che tenevo legato in vita, si slacciò a causa dell'urto e lo vidi accasciarsi ai miei piedi. Yuri sobbalzò all'istante cercando di tirarsi indietro, ma mantenni la presa salda sui suoi fianchi, impedendoglielo.
"Mi piacerebbe restare qui con te, però..." sussurrai, ad un centimetro dalla sue labbra.
Yuri alzò la testa, prima di "Cri... cosa stai cercando di fare?" chiedere, mordendosi il labbro inferiore.
"Questo" risposi, baciandogli le labbra, intrufolando la lingua nella sua bocca, non aspettando nemmeno il suo permesso.
Nel frattempo gli sollevai la maglia facendola scorrere lungo il suo petto, staccandomi poi dalla sua bocca per sfilargliela completamente.
"Cristiano... penso che..." tentò di dire lui, prima di essere interrotto nuovamente dallo schiocco di un bacio che avevo lasciato lungo il suo collo.
Accarezzai il suo petto, esplorandolo con dedizione. Yuri era bellissimo ed io non potevo essere più fortunato ad avere un uomo come lui accanto, un uomo meraviglioso.
Passai sui suoi addominali, accentuando un po' di più le carezze in quel punto, prima di sbottonargli i pantaloni ed abbassargli la zip.
"Io credo solo che dovresti restare in silenzio e goderti questo momento. Se vuoi che smetta però, dimmelo adesso. Non credo di rimanere lucido ancora a lungo" dissi, sperando con tutto me stesso di ricevere una risposta positiva.
Yuri sospirò pesantemente, strinse i pungi lungo i fianchi e poi poggiò le mani lungo la mia schiena, attirandomi ancora più vicino con uno strattone deciso.
"Mi stai fottendo completamente la ragione, Cristiano Rossi. Ti voglio da morire, solo... non volevo affrettare nulla, volevo fare le cose con calma" iniziò a dire lui, per poi "Ma tu sei completamente nudo, mi stai toccando, mi stai spogliando anche con gli occhi... come faccio a trattenermi?" concludere, scendendo con le mani lungo il mio sedere, arpionandomi le natiche e stringendole con forza.
Il gemito che uscì dalle mie labbra fu incontrollato, e "Non devi, infatti. Non dobbiamo per forza fare sesso, non adesso" mormorai, con la voce notevolmente più bassa a causa dell'eccitazione.
Quando finii di parlare, Yuri si avventò sulle mie labbra dando vita ad un bacio scomposto. Le nostre lingue s'incontrarono fuori dalle bocche, la saliva sporcò il mio mento ed il suo. Quel bacio era stato il più passionale, il più desiderato, il più famelico che c'eravamo mai dati prima di allora. Tutta la frustrazione sessuale che avevamo trattenuto in quel periodo, esplose in quell'esatto momento con quel bacio.
Accompagnai i suoi jeans lungo le cosce, facendoli scivolare e cadere a terra. Spinsi gli indici oltre l'elastico dei boxer ed eseguii lo stesso movimento, accatastandoli vicino ai pantaloni, adagiati in un angolo sul pavimento.
Per la prima volta, mi ritrovai Yuri completamente nudo di fronte. Ed era perfetto come me l'ero sempre immaginato, l'addome piatto, le spalle larghe, le braccia possenti.
Mi avvicinai e lo baciai di nuovo, sospirando pesantemente quando i nostri membri s'incontrarono per la prima volta.
Yuri indietreggiò fino a poggiare la schiena sul lavandino dietro di lui, e continuò a tastare le mie natiche in modo deciso.
Scesi con la punta delle dita verso il suo addome, arrivando poi a tracciare i contorni della sua erezione. Lo vidi buttare la testa all'indietro, completamente in preda al piacere che quei pochi gesti gli stavano procurando.
Afferrai il suo membro con una presa salda, iniziando a muovere la mano su e giù, lentamente. I suoi occhi sembravano essersi improvvisamente incendiati, e mi sentii il padrone del mondo intero.
Yuri era già terribilmente eccitato nonostante non avessi fatto ancora niente di concreto. Mi desiderava sul serio, bramava il mio corpo così come io bramavo il suo.
Presi a baciargli il viso in ogni punto mentre il movimento della mia mano si velocizzava sempre di più. Yuri poggiò la testa sulla mia spalla, abbandonandosi completamente e lo sentii gemere distintamente, mentre digrignava i denti cercando di trattenersi il più a lungo possibile.
Quando la sua mano andò ad impugnare la mia erezione fu una specie di liberazione. Iniziò a muovere il polso, cercando di andare allo stesso ritmo delle mie stoccate. Ma solo quando scansò la mia mano da lui, impugnando i nostri due membri insieme, sfregandoli contemporaneamente, mi sentii veramente vicino all'orgasmo.
Bastarono altri pochi movimenti del suo pugno infatti, per riversarmi completamente nella sua mano.
Yuri continuò a muovere la mano, facendomi godere fino in fondo quel momento così intenso e quando aprii gli occhi, mi accorsi che era venuto anche lui, sporcandomi l'addome.***
Ma buonaseraaa (o buonanotte) ragazze!!
Ok, ho fatto un po' di ritardo ma ci sono riuscita!! Non pensavo di riuscire seriamente ad aggiornare due ff in una sola giornata, mi sento un mito hahaha
Allora cosa ne pensate di questo capitolo molto molto hot?
Io sinceramente lo adoro poichè da ogni gesto sembra trapelare l'amore che Mario prova per Claudio e mai ci fu cosa più bella!
Beh, mi aspetto tanti tanti commenti! Un bacione a tutte ragazze e alla prossima.
p.s. CERCARSI CLARIO!
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Love will conquer all - Clario
FanfictionClaudio e Mario sono migliori amici e vivono insieme. Mario è fidanzato con Yuri anche se non ne è innamorato. Claudio è etero e si diverte ad andare a letto con ragazze facili da scaricare. Mario è insoddisfatto dal suo rapporto. Claudio ha bis...