Capitolo 9

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Quella mattina soleggiata a Torino fu di grande aiuto per Grace, durante il tragitto in macchina riuscii quasi a dimenticarsi di tutto ciò che era successo in quelle ore e l'aria primaverile le fece riscoprire il gusto di sorridere prima di cominciare una nuova giornata, stracolma di ansie e aspettative.

«Sei nervosa?» azzardò con una domanda Federico, decidendo così di interrompere il silenzio creatosi da quando erano partiti.

«Se avessi la mia vita lo saresti sicuramente.» rispose la ragazza, girandosi per una frazione di secondi nella sua direzione.

«Non pensare che nella mia vita non ci sia del nervosismo.
Siamo tutti nella stessa situazione.» continuò Federico con una scrollata di spalle.

Voleva esserle di aiuto, nonostante la discussione avvenuta poco prima nella sua cucina che gli aveva fatto perdere la speranza che potesse esserci quantomeno un rapporto di amicizia.

«Devo soddisfare ogni giorno le richieste dei miei clienti, persone importanti che ripongono tanta fiducia in me e inoltre cerco sempre, in ogni modo di salvaguardare la mia immagine per non deludere le aspettative di mio padre, non voglio che pensi sia una debole.
Questa forse, è la mia ansia più grande.»

«Io credo che tuo padre sia molto fiero di te.
E poi non c'è niente di male nel mostrarsi deboli, almeno per una volta.»

«Federico, non conosci mio padre.
Non mi ha nemmeno insegnato il significato del termine debolezza, sono cresciuta così.»

In quel preciso istante l'attaccante comprese molte cose, tra cui il motivo del suo carattere impossibile da gestire.
Aveva l'istinto di consolarla, non voleva che si sentisse sbagliata ma la razionalità ebbe il sopravvento e decise così di continuare a tenere quelle dannate mani sul volante.

Dopo qualche minuto si ritrovarono dinanzi al cancello del centro sportivo di Vinovo, dove Federico fu subito accolto dal guardiano che gli indicò il posto dove poter parcheggiare la macchina.
Il parcheggio però era ancora deserto, segno che quella mattina il ragazzo si era svegliato stranamente prima del previsto, per motivi ancora ignoti.

«A che ora hai appuntamento con il presidente?» domandò Federico per cominciare un discorso e rendere l'attesa più piacevole.

«Per le 10:00.
E spero sia puntuale, oggi ho un sacco di appuntamenti.» sbuffò Grace mentre cercava di sistemare in qualche modo la sua giacca.

«Lavorativi?»

Questa volta la domanda di Federico era più pungente, voleva scoprire se avesse qualcuno di importante nella sua vita, qualcuno a cui dare conto.

«Ti interessa per caso la mia vita sentimentale?» domandò questa volta la ragazza, voltandosi verso Federico e incrociando le braccia al petto.

«Hai espresso giudizi sulla mia fidanzata, perché non dovrei chiederti questo particolare?»

«Comunque sì, c'è una persona ma non è niente di importante.» spiegò la bionda scrollando le spalle.

Quella risposta colpì Federico più del previsto e di certo non si spiegava come fosse possibile il pugno allo stomaco che percepii non appena aveva udito quelle parole.
Per questo, si limitò a sorriderle annuendo con la testa, sentendosi terribilmente stupido.

                                     ***

L'allenamento era finalmente cominciato, quella mattina l'attaccante bianconero aveva un unico scopo: sfogarsi.
Si sentiva come se avesse dei pesi sul petto che gli rendevano quasi impossibile la respirazione e aveva bisogno solo di scorrazzare da una parte all'altra del campo per smorzare tutta la tensione accumulata nel corso dei giorni.
Il mister aveva ovviamente notato questa voglia di spaccare il campo che decise di tenerlo d'occhio durante tutta la sessione, cercando di capire il motivo per cui fosse così nervoso.

«Berna!» urlò Allegri, attirando l'attenzione dell'attaccante che in quel momento era concentrato nel tirare un calcio d'angolo.

«Mi dica, mister!»

«C'è qualcosa che ti turba?» domandò quasi con tono paterno.

«No, oggi ho più voglia del solito.
Voglio dimostrarle di essere un giocatore di cui si può fidare.» rispose deciso.

«Non lo metto in dubbio, sei cresciuto tanto in questi mesi ma credo che ci sia qualcosa, un motivo esterno che ti renda così.
Spero solo tu stia bene.»

Il mister Allegri credeva profondamente nelle doti calcistiche di Federico ed era a conoscenza anche della sua cattiveria agonistica, per questo aveva bisogno di sapere se lui fosse tranquillo per poter affrontare l'imminente partita di campionato.

«Mai stato meglio.» rispose l'attaccante bianconero, rassicurando il suo allenatore ma non se stesso.

END GAME // Federico Bernardeschi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora