Speranze Infrante

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Cristopher era abbastanza sicuro che il giovane Sherwood non avrebbe mai avuto abbastanza coraggio da sfidare la sua famiglia per il bene di Lucy.
Ma essere abbastanza sicuro non gli bastava.
Lui doveva esserne certo.
Era per questo che subito dopo aver parlato con la giovane aveva abbandonato la contabilità e aveva bussato alla porta del Barone di Sherwood, uno dei più assidui
clienti del club, un giovane dai gusti particolarmente sadici, uno di quelli che godeva soltanto quando scorreva del sangue. Molto sangue.
Per essere un bastardo, Cristopher era un bastardo molto fortunato.
I soldi e il suo club gli avevano sempre aperto porte che ad altri figli illeggittimi non sarebbero mai state aperte e possedeva più informazioni della stessa polizia di Londra.
E il Barone di Sherwood possedeva dei segreti.
Segreti troppo scomodi per realizzare il suo sogno di far parte del parlamento britannico.
Una sua parola e addio sogni di gloria per il caro Barone.
“Cosa volete in cambio del vostro silenzio?” Cris riusciva a percepire il suo nervosismo dal tono di voce alto e tremante.
“Vostro fratello deve dimenticarsi per sempre di Lucille Northwood” disse in un tono che non lasciava alternative.
Si alzò veloce dalla sedia e così si alzò anche la sua voce. La voce del Diavolo che non lascia scampo:
“Non deve né vederla, né parlarle, né stare nella sua stessa stanza. Non mi interessa come farete" specificò quando il Barone cercò di interromperlo: "Ricordatevi che io
conosco tutti i vostri segreti. E non ho nessuno scrupolo. Non ne ho mai avuti”
Uscendo velocemente da quell'abitazione piena di sfarzo e gingilli inutili, Cris pensò
che Lucy avrebbe sofferto per quello che stava facendo.
Si sarebbe ritrovata in lacrime e con il cuore spezzato per quel ragazzino senza spina dorsale.
Ma neanche questo pensiero bastò a fermarlo.
Lei doveva essere sua.
E anche il suo cuore a pezzi doveva appartenergli.
Avrebbe pensato lui a ricostruirlo. Pezzettino per pezzettino.

Quella sera Lucy doveva partecipare al ballo indetto dalla regina del ton, la duchessa di York, una delle poche e carissime amiche di sua madre, che aveva insistito perché anche lei fosse presente.
Contava molto su quel ballo e per questo aveva indossato l'abito migliore che era riuscita a trovare nel suo armadio.
Il vestito bianco, come l'etichetta prescriveva per le ragazze nubili, le fasciava dolcemente le curve e metteva in risalto tutti i dettagli del suo corpo che l'avevano tanto fatta soffrire in gioventù.
Non era mai stata magra come tutte le sue coetanee e aveva, nonostante i rimproveri di sua madre, continuato ad andare a cavallo per tutta la sua adolescenza, attività che aveva sì contribuito a darle un corpo atletico e agile, ma che al momento dell'inevitabile confronto con i canoni di bellezza del suo tempo, che imponevano magrezza e pallore, l'aveva decretata perdente.
Perdente per le donne e l'etichetta.
Gli uomini, invece, sembrano impazzire per lei.
E soprattutto, impazzivano per il suo décolleté.
Non era certo stata così graziata da madre natura da avere un décolleté abbondante come quello di Felicity, la ragazza più "abbondante" della stagione, ma a quanto pareva il suo décolleté era abbastanza interessante da confondere gli uomini dai
sedici anni in su.
Come odiava essere fissata. Odiava essere fissata da tutti tranne che William.
Era per lui che aveva messo quell'abito.
Per lui e per lui soltanto.
Si ricordava ancora della prima volta in cui aveva incontrato il suo fidanzato.
Aveva dodici anni e nella casa accanto alla loro si era appena trasferito il Barone di Sherwood con la moglie e i suoi due figli maschi.
La notizia della presenza di due giovani esponenti della nobiltà così vicini alla loro casa aveva messo sua madre in uno stato di esaltazione. Molto spesso la piccola Lucy
la trovava alla finestra a scrutare i suoi vicini e, nonostante suo padre non facesse altro che ricordarle che in fondo si trattava soltanto di un banale titolo di barone, un titolo molto più basso nella gerarchia nobiliare rispetto a un conte, lei non smetteva di fantasticare su un possibile matrimonio per la sua adorabile Lucy.
Un barone era pur sempre un nobile e proprio per questo sua madre aveva deciso di dare il benvenuto ai loro nuovi vicini.
E fu amore a prima vista.
Lucy non avrebbe potuto fare a meno di non innamorarsi di quell'angelo biondo dagli occhi chiari e il figlio del barone aveva smesso di respirare appena quella piccola bambolina gli aveva sorriso.
Sfortunatamente quel figlio del barone non era il suo erede.
Era soltanto il suo secondo genito.
Che disonore per il conte di Nothwood.
Che delusione per la contessa di Northwood.
La giovane dopo essere stata al Club aveva raggiunto l'abitazione del barone ma, informata dell'assenza del fidanzato, era stata costretta a riferirgli gli incresciosi avvenimenti per lettera.
Una lettera lunga e piena di richieste d'aiuto in cui quasi lo implorava di salvarla.
Non poté fare a meno di sorridere quando lo vide entrare nella stanza da ballo.
Alto, con lunghi capelli biondi e l'uniforme rossa dell'esercito di sua Maestà la Regina d'Inghilterra.
Poiché era un secondo genito, e non avrebbe ereditato il titolo a meno che suo fratello non morisse prematuramente e prima di aver concepito un erede, il giovane William era stato costretto a una decisione: l'esercito o la vocazione.
Non sentendo nessuna vocazione e prediligendo allo studio delle sacre scritture l'attività fisica alla fine aveva optato per la carriera militare. Era così bello e fiero quando indossava la sua uniforme.
Anche lui sembrò notarla immediatamente ma si attardò a rendere i suoi omaggi alla
padrona di casa e al suo consorte.
Lucy notò subito che qualcosa non andava.
Non si avvicinava a lei con il solito sorriso sulle labbra e il suo incedere, di solito svelto e agile, sembrava lento e incerto.
Perché perdeva così tanto tempo a raggiungerla?
“Lucy” la salutò conciso quando arrivò al suo fianco.
“Menomale che sei arrivato, William. Hai letto la mia lettera?” gli chiese subito lei allungando una mano a sfiorargli il braccio.
“Sì. Ho letto la tua lettera e sono qui per dirti che...” passandosi nervosamente una mano tra i capelli continuò con la voce agitata:
“Dio... Lucy, mi dispiace tanto ma ho parlato con mio fratello e...”
Innervosita dal suo temporeggiare Lucy lo incalzò:
“E cosa ti ha detto, William?”
Inghiottendo ripetutamente William continuava a sfuggire il suo sguardo. Non l'aveva mai guardata negli occhi da quando era arrivato. Non era mai successo da quando l'aveva conosciuto.
“Non ci darà né la sua benedizione né i suoi soldi. Lucy non possiamo sposarci” disse con il tono di voce basso e dispiaciuto.
Lucy avrebbe tanto voluto alzare la voce e scuotere forte William.
Un incubo. Quello era proprio il suo peggior incubo.
“Ma cosa dici, William? Dobbiamo sposarci... non c'è altra soluzione. E tuo fratello ha tutta l'eredità di vostro padre, come può farci questo? Come puoi tu farmi questo?”
“Lucy non essere assurda e abbassa la voce o ci sentiranno tutti” le sussurrò
guardandosi attorno agitato.
E nonostante anche lei avesse notato che molti dei presenti che si trovavano a pochi passi da loro iniziavano a mostrare interesse per la loro conversazione e a indicarli
furtivamente, niente avrebbe potuto importarle di meno.
Lui stava rompendo il loro fidanzamento e a lei sarebbe dovuto importare di tutto il resto?
La stava mandando dritta tra le braccia del Diavolo senza alcun ripensamento e l'unico suo scrupolo era non essere oggetto di pettegolezzo?
Ma chi era quel William? Chi era quell'uomo che non sembrava avere nessuna intenzione di combattere per il loro futuro?
“Lucy pensaci: non potevo certo chiedere a mio fratello di pagare tutti i debiti che ha accumulato nel tempo tuo padre. Ma non ti preoccupare, cara. Ho già trovato un'altra
soluzione” disse incoraggiante.
Un sospiro riscosse Lucy dalla sua disperazione.
Una soluzione. Aveva trovato una soluzione.
Si sforzò di parlare e di non sembrare troppo agitata:
“Una soluzione?”
“Sì” disse entusiasta William prendendole le mani: “Scappiamo. Io e te. Andiamo via da Londra, dai debiti di tuo padre e dal Diavolo a cui ti ha venduta Peter. Andiamo
via da tutto”
Con un filo di voce Lucy gli chiese:
“E mia madre e mio fratello?”
Un'occhiata al volto privo di espressione di William le fece capire tutto.
Le fece capire che aveva messo la sua vita nelle mani della persona sbagliata.
“Mi stai chiedendo di abbandonare mia madre e mio fratello alla disgrazia?" il tono di
voce sempre più agitato: "Come puoi chiedermi questo? Tu non puoi chiedere a tuo fratello neanche la tua parte d'eredità e io dovrei abbandonare la mia famiglia?”
pronunciando quelle parole non aveva potuto fare a meno di urlare, infischiandosene di chi avrebbe potuto sentirli, e quasi morendo dalla voglia di picchiare i suoi pugni
sulla sua dannata uniforme rossa.
Avrebbe anche voluto urlargli che in quel momento provava solo odio per lui ma William le diede le spalle e fuggì verso l'uscita.
Ecco di nuovo il suo passo svelto e agile.
Un singhiozzo incontrollato fuoriuscì dalle sue labbra.
Fece un respiro profondo e tentò di ricacciare indietro le lacrime.
Lacrime che spingevano per uscire. Lacrime che molto presto avrebbero rigato il suo viso.
Avrebbe pianto lì davanti a tutti. Davanti all'aristocrazia pronta a raccogliere l'ennesimo pettegolezzo.
Avrebbe pianto se non fosse arrivato Cristopher.
Un braccio possente le aveva circondato le spalle e un sussurro le aveva sfiorato l'orecchio.
“Non permettete loro di vedervi piangere. Voi valete molto di più”
Si era messo al suo fianco e l'aveva allontanata dalla sala principale conducendola verso la prima uscita disponibile.
E su un balcone poco illuminato, il ritrovo preferito delle coppie che desideravano concedersi attimi di follia, Lucy si concesse di piangere.
Lontano da occhi indiscreti.
Tra le braccia del Diavolo.
Lo stesso Diavolo che l'aveva spiata da quando era arrivata al ballo e che aveva aspettato a pochi passi da lei, pronto a sorreggerla, certo che avrebbe necessitato il suo aiuto fin da quando aveva visto entrare il suo fidanzato.
Gli era bastata un'occhiata all'uomo in divisa per intuire che l'avrebbe umiliata pubblicamente.
Quanto avrebbe voluto prenderlo a pugni sul suo bel faccino.
Un pugno per ogni lacrima o singhiozzo che scuoteva le spalle di Lucy.

Il Diavolo e la LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora