Così pieni di vita

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Quella casa era così lugubre e dal passato ingombrante che Cris pensava di impazzire ogni giorno di più.
Sentiva mancargli l'aria e non riusciva a pensare di costruire un futuro tra quelle mura.
“Non venderla, Cris. Sarebbe davvero un peccato.” stava tentando di convincerlo Lucy in un raro momento di intimità che erano riusciti a ritagliarsi.
“La odio” le disse con tutta la rabbia che provava per suo padre: “Odio tutto questo buio.”
Le braccia di Lucy lo circondarono e parte del dolore scomparve improvvisamente.
“Butta giù tutto. Fai entrare tutta la luce del mondo. Apri tutte le stanze e falla diventare una casa” gli disse incoraggiante e incrociando il suo sguardo gli sussurrò:
“Falla diventare la casa per la nostra famiglia. Una famiglia piena di amore.”
Un sorriso incerto si fermò sulle labbra di Cris:
“Dovrà essere molto grande, allora.”
“Perché?” chiese Lucy confusa.
Stringendola a sua volta e baciando le sue labbra morbide e dolci rispose:
“La nostra famiglia sembra aumentare ogni giorno di più” e appoggiando la fronte
alla sua iniziò a contare: “Prima il randagio e poi le mie sorelle. Eppure più diventa grande la nostra famiglia, più grande diventa l'amore che provo. Per te. Per le ragazze.”
“L'amore non si divide, Cris. L'amore si moltiplica” e mentre Cris pensava a quanto quella frase rispecchiasse la loro situazione perfettamente Lucy iniziò ad accarezzargli il petto muscoloso e con un sorriso felice e complice lo implorò un'ultima volta: “Non vendere questa casa. Questa è la casa del Duca di Kent da generazioni. Tu sei il Duca di Kent. Nostro figlio sarà il prossimo Duca di Kent. Non
vendere il tuo passato. Miglioralo, ma non venderlo.”
Una luce d'emozione gli illuminò il volto.
“Nostro figlio?” chiese balbettando.
Lucy intrecciò le mani alle sue e insieme accarezzarono il suo ventre ancora piatto ma così pieno di vita.
“Penso di aspettare un figlio” e arrossendo per la timidezza abbassò lo sguardo: “I sintomi ci sono tutti.”
In un impeto di felicità la prese delicatamente tra le braccia e insieme presero a girare su se stessi, finché l'unica cosa chiara e distinta fu il viso sorridente dell'altro mentre
tutto il resto scorreva veloce attorno a loro.
I mobili, la casa, il passato.
“Ancora più grande, Lucy” gridò Cris tra le risate: “Ti farò la casa più grande del mondo e insieme la riempiremo di amore.”
Lucy rifugiò il viso nella camicia del marito respirando il suo odore pulito e maschile, la stessa felicità di Cris che la scuoteva dentro, tra le risate di gioia e il cuore gonfio d'amore.
Lo stesso amore che si stava moltiplicando dentro di lei.

Cris chiamò il migliore architetto che riuscì a trovare, anche grazie alla preziosa intercessione di Lucas, e mentre il progetto iniziava a prendere forma prese le sorelle
e le portò con sé al Club.
L'unico posto che in tutti quegli anni aveva considerato casa. E mentre si trovava a dividere la carrozza con tutte le donne della sua vita non poté evitare di imprecare
silenziosamente dentro di sé.
Anziché mettere Lucy al sicuro lontano da Club adesso portava anche le sue sorelle in quel posto pieno di pericoli e depravazione.
Il signor Smith e la governante avevano organizzato un piccolo comitato di benvenuto per fare sentire le ragazze il più possibile a proprio agio e la signora
Robinson non riuscì a celare la sua emozione: altre tre persone da ingozzare con cibo e amore.
Le ragazze giravano per il Club con gli occhi sgranati e tenendosi strette l'una all'altra.
Per ogni cosa cercavano l'approvazione di Lucy e correvano da lui se avevano bisogno d'aiuto.
Tutti al Club sembravano felici delle nuove arrivate.
Tutti tranne Lucas.
Lo aveva già preso per pazzo per avere portato Lucy al Club, portare delle ragazze nubili al Club? Quella era pura follia.
Si incontrarono nello studio e Cris non fece in tempo a chiudere la porta dietro le sue spalle che le parole dell'amico già lo investivano:
“Non bastava Lucy? Dovevi per forza portare anche le tue sorelle” e avvicinandosi a lui rapido continuò: “Ti sei forse dimenticato che questo è un Club per soli uomini? E
tu sei un Duca, dannazione. Non dovresti continuare a lavorare."
“Lucas, calmati” e poi versando per entrambi un'abbondante dose di whisky gli disse:
“E' solo una soluzione temporanea. Ce ne andremo presto”
“Ve ne andrete?” Lucas stava per strozzarsi con il liquore e lo guardava con gli occhi sgranati.
“Come hai detto tu, il Club non è il posto adatto a delle donne.”
“E dove andrete?” gli chiese voltandosi a dargli le spalle.
“Ci stabiliremo nella mia tenuta fuori Londra. Poi quando i lavori nella casa ducale saranno finiti, torneremo a Londra.”
Lucas continuò a bere il proprio liquore e a guardare verso la vetrata chinando ogni tanto la testa in segno di assenso.
Mai, pensò sospirando tristemente. Mai erano stati divisi.
Fin da quando si erano conosciuti in collegio erano sempre stati l'uno la forza dell'altro.
Cris era sempre stato l'unica famiglia che avesse mai avuto.
Ma adesso una famiglia Cris l'aveva davvero.
Aveva una moglie, tre sorelle e persino un cane rumoroso.
E non era più neanche un semplice bastardo.
Era un Duca ed era giusto che facesse la sua strada.
Tutto quello che li aveva uniti stava scomparendo alla velocità della luce.
“Sono così contento per te.” gli disse e contento lo era davvero.
Cris era la persona più buona che avesse mai conosciuto e se c'era qualcuno a questo mondo che meritava di essere felice era proprio lui. Allora perché si sentiva così
solo? Mentre Cris ordinava delle carte sulla scrivania gli sentì dire con la voce densa di orgoglio:
“Lascio il Club nelle tue abili mani” con una pacca incoraggiante sulle sue spalle:
“Sei l'unico di cui mi fido. L'unico che gestirà tutto alla perfezione.”
Brindarono insieme al futuro mentre i ricordi del loro passato e le loro avventure strappavano loro forti e incontrollabili risate.
A quanto pareva si poteva piangere dalla felicità e ridere dalla tristezza, pensò Lucas uscendo dallo studio.
“Cristo” imprecò inciampando in una delle sorelle di Cris: “Ma quante siete, si può sapere?” urlò quasi mentre la rabbia invadeva la sua voce.
“Tre, signore” gli rispose la sorella maggiore con gli occhi sgranati dalla sorpresa.
“Solo tre? Mi sembra sempre di scontrarmi con qualcuna di voi” disse corrugando stanco la fronte.
“Forse siete voi a scontrarvi con noi” gli rispose Johanna, stupendosi lei stessa per la prontezza nel rispondergli e pentendosi immediatamente della propria
maleducazione.
Occhi grandi e scuri si specchiarono in un'immensità grigia.
Se la guardava bene poteva vedere la somiglianza tra lei e il fratello.
Ma c'era anche qualcos'altro. C'era il suo volto dolce e innocente, la lunga cascata di riccioli scuri e i seni che tendevano il tessuto leggero del suo vestito proprio sotto i suoi occhi vogliosi.
Respirando piano e cercando di distogliere lo sguardo dalle sue grazie le chiese con voce roca:
“Cosa fate qui da sola?”
“Non credo che siano affari vostri” gli rispose insolente.
“Davvero, ragazzina?” i suoi occhi la fissavano intensamente e sembravano metterla sempre più a disagio.
Che cosa aveva fatto a quell'uomo per lui essere così scostante? Si chiese Johanna fissando i lunghi capelli biondi che gli sfioravano la fronte e si domandò come fosse possibile che un uomo così maleducato fosse amico di suo fratello.
“Devo parlare con mio fratello”
Oddio, pensò Johanna arrossendo, gli aveva dato un'altra risposta sfacciata. Non era mai stata così sgarbata con qualcuno, neanche con Mindy quando la sfiniva con i suoi
infiniti perché, eppure quello sconosciuto sembrava riuscire a tirare fuori il peggio di lei.
“Sapete che aggirarsi sola per il Club è pericoloso?” le chiese Lucas avvicinandosi a lei pronto a darle una punizione che non avrebbe dimenticato facilmente.
“Pericoloso?” chiese Johanna mentre indietreggiava, cercando di allontanarsi il più possibile da lui.
Indietreggiando fino a che le sue spalle non si scontrano con la parete.
“Non avete idea di cosa potrebbe succedere a una ragazza carina come voi in questi corridoi” le disse pieno di uno strano senso di protezione.
“Non...” Johanna non riuscì a finire la frase che le labbra di Lucas si impadronirono delle sue.
Il suo primo bacio, pensò Johanna, mentre sentiva il respiro caldo di lui sul suo viso.
Lucas, come un assettato che dopo tanto tempo trova l'acqua, fece razzia delle sue labbra.
Labbra così morbide e arrendevoli che lo fecero mugugnare di desiderio e il suo sapore, dolce e succoso, era come un afrodisiaco per lui che sembrava chiedere di più.
Sempre di più.
E Johanna con tutta la sua innocenza gli rispose.
Gli rispose seguendo i suoi movimenti e sospirando per le carezze calde e proibite delle sue mani, accarezzando il suo volto e ricambiando i suoi baci.
Come uscendo da uno stato di trance Lucas si allontanò svelto da lei e dal suo corpo irresistibile.
Gli occhi scuri spalancati e le labbra rosse per i suoi baci erano una tentazione troppo forte.
Fuggì lontano da lei mentre le sue membra tremavano ancora in preda al desiderio.
Un'imprecazione salì alle sue labbra.
Quella che era iniziata come una punizione per dimostrarle che in quel posto nessuna di loro fosse al sicuro gli si era ritorta contro.
Peccato, pensò Lucas affrettando il passo, che avesse capito troppo tardi di essere lui quello in pericolo.

Il Diavolo e la LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora