Aveva a malincuore riaccompagnato Lucy nel loro appartamento e adesso stava rivendendo insieme al signor Smith il programma della serata. Doveva prendere delle
decisioni importanti ma riusciva solo a pensare alla morbidezza dei suoi lunghi capelli dorati e a quanto fossero dolci le sue labbra. Con un movimento furtivo si
toccò le labbra con le dita... possibile che la sua Lucy sapesse di ciliegie mature?
Con un sorriso furbo pensò che forse un altro bacio avrebbe potuto aiutarlo a trovare una risposta.
Un altro bacio. Non vedeva l'ora di rubarle un altro bacio.
Uno sguardo al signor Smith gli bastò per capire che il suo segretario stava
aspettando una risposta a una domanda che gli aveva posto mentre lui era perso a pensare a sua moglie.
Non gli era mai capitato di essere distratto sul lavoro.
Che cosa gli stava succedendo? Che cosa gli faceva Lucy?
Lei riusciva a comprendere quanto ascendente avesse su di lui? Molto probabilmente no.
Sua moglie, così piccola e pura, non avrebbe mai capito quanto il solo pensare a lei lo mandasse in totale confusione.
“Scusate Smith, potete ripetere la vostra domanda?” gli chiese mentre cercava di concentrarsi sul lavoro.
Il suo segretario lo guardò con uno sguardo sorpreso e gli ripeté la domanda:
“Vi stavo parlando del chef nuovo che avete preso. E' troppo presuntuoso se posso dirvelo, signore.” concluse alzando la voce e guardandolo corrucciato.
Cercando di mediare la situazione Cris cercò di ragionare con il suo impiegato di fiducia:
“Smith lo sapete anche voi tutti i soldi che abbiamo investito per avere questo maledetto chef francese” e a un cenno di assenso del suo dipendente continuò
l'arringa: “e non ci interessa se è vanitoso. Ci interessa se le sue creazioni sono dannatamente buone come lui dice che siano”
Un sospiro di rassegnazione uscì dal petto di Smith. Lui sapeva che il padrone aveva ragione ma quel cuoco era davvero insopportabile.
“Sì, signore. Ho assaggiato personalmente le sue creazioni” e dopo un momento in cui si aggiustò gli occhialetti rotondi sul naso ammise a malincuore: “e sono buone. Molto buone.”
Cris gli allungò una pacca sulla spalla e gli sorrise:
“Era proprio questo che volevo sentire, Smith. Sono orgoglioso di voi.”
“Ma non lamentatevi se un giorno vi servirà lumache o quelle orrende rane. Quell'uomo è arrogante e ingestibile. Io vi ho avvertito.” profetizzò alla fine Smith.
Un ticchettio ritmato sul pavimento lucido impedì a Cris di replicare.
“Mangeremo rane? Davvero Cris? Non vedo l'ora di provarle.”
Sentendo quella voce il signor Smith non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo e pregare che il signor Lucas non lo coinvolgesse in una delle sue tante stranezze.
Come quella volta che aveva terrorizzato tutti i clienti del Club portando al Club un enorme cane o quando lo aveva condotto in una corsa folle in un piccolo calesse per
le strade trafficate di Londra.
Al solo ricordo sentiva ancora il vento in faccia, la risata incontenibile del signor Lucas e la paura di morire senza aver scritto testamento.
Orson sembrò leggergli nel pensiero e lo liquidò dicendogli che avrebbero risolto il problema dopo.
Lucas gli si avvicinò e con l'eleganza che gli scorreva nelle vene, insieme al sangue blu del suo altrettanto nobile padre, si accomodò nel piccolo divano posto vicino alla finestra che dava sulle strade principali di Londra.
“Come hai potuto pensare di farla vivere qui?” gli chiese a bruciapelo e con un tono che non ammetteva scuse.
Il suo atteggiamento strafottente, il suo amore per le pazzie e le sue stranezze riuscivano a ingannare facilmente ogni suo interlocutore.
Tutti erano convinti che Lucas Pittsburg fosse pazzo.
Tutti tranne Cris.
Lucas non era mai riuscito ad ingannarlo.
Neanche quando erano piccoli e abbandonati.
Cris aveva capito subito che quel bambino timido che preferiva stare sempre in disparte era in realtà sveglio e perspicace.
L'unico alleato nel loro piccolo mondo crudele. Il mondo dei bastardi.
Cris sapeva che i suoi occhi, quelli occhi grigi ereditati dal padre, erano capaci di sondare le anime.
E loro due si conoscevano troppo bene e da sempre. Non avevano bisogno di parole, bastava uno sguardo, un cenno o l'alzarsi imperioso di un sopracciglio e l'altro capiva ogni cosa.
Forse fu tale consapevolezza a far nascere dentro Cris la tentazione forte di scappare dalla stanza. Il più velocemente possibile.
Non si sentiva pronto ad affrontarlo. Non lo sarebbe mai stato. Non quando c'era di mezzo Lucy.
“Ti ho fatto una domanda, Cris. Sei forse diventato sordo?” chiese l'amico continuando a fissarlo attentamente.
“Io... io...” Cris si passò disperatamente una mano tra i folti riccioli neri e gli voltò le
spalle: “io non posso stare lontano da lei.” si decise ad ammettere.
“Non puoi o non vuoi?” lo incalzò Lucas che nel frattempo si era alzato dal divanetto e si stava servendo da bere: “ Hai tante di quelle proprietà sparse per Londra e
dintorni. Potresti sempre mandarla via.”
“Io vorrei farla stare in una bella casa. In una qualsiasi delle mie proprietà. Lontano da me. Da tutto questo sudiciume” il tono di voce concitato che rispecchiava il suo
stato d'animo, poi fece una pausa e un sospiro uscì dalle sue labbra carnose mentre iniziava a passeggiare nervosamente per la stanza: “Ma non ci riesco. Non ci riesco, Lucas. Non riesco a pensare di vivere lontano da lei, di non vederla, di non stringerla,
di non ridere di ciò che la fa ridere” e afferrando il bicchiere che l'amico gli porgeva concluse dicendo quasi con rabbia: “Dio, perché sono così debole?”
Una luce di vittoria illuminò lo sguardo di Lucas.
“Era proprio come immaginavo.” sentenziò mentre Cris lo guardava confuso.
“Di cosa parli, Lucas?”
“Avevo sempre avuto ragione. Tu stavi rincorrendo una preda. Ma non era suo fratello. Era lei. E' sempre stata lei, vero?” la domanda sembrò quasi retorica anche alle orecchie di Cris.
A un cenno di assenso di Cris, Lucas andò a sedersi sul divano occupato dall'amico e ponendogli una mano sulla spalla gli chiese:
“Perché non me l'hai detto? Io sono il tuo migliore amico. Io avrei capito.”
Cris si scrollò la sua mano di dosso e gli urlò contro guardandolo con i suoi grandi occhi neri.
Occhi sgranati e confusi.
“Cosa? Cosa avresti capito? Neanche io ci capisco niente. Perché ho così tanto bisogno di lei? Perché la voglio sempre con me?”
“Amico, amico” disse Lucas scuotendo la testa: “Tu la ami, ecco cos'è.”
“Amarla?” una risata cinica e triste scosse le spalle di Cris: “Io non so cosa sia l'amore.”
Lucas tornò a guardarlo fisso negli occhi e poi come risvegliandosi da chissà quale mondo gli disse:
“Tu sai cosa è l'amore. Lo hai conosciuto, hai sofferto e hai provato a evitarlo” e sorseggiando il suo drink continuò: “Ma l'amore ti ha trovato lo stesso e ti ha portato Lucy.”
“L'amore fa male.” rispose Cris torturando ancora i suoi capelli.
Una pacca sulla spalla e sorriso si disegnò sul volto di Lucas.
“Non sempre, Cris. Non sempre.”
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Il Diavolo e la Luce
Historical Fiction!COMPLETA! Se avessero chiesto a Lucy Northwood con chi voleva sposarsi lei con certezza avrebbe risposto: William Sherwood. Ama quell'uomo fin da quando era piccola e ha già fatto i piani per il proprio futuro. Peccato che i debiti accumulati dal...