Ritorni londinesi

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Londra era sfavillante e piena di vita come sempre ma quando Lucy guardò fuori dal finestrino, tra la nebbia e il traffico cittadino, pensò a quanto già le mancasse la campagna.
L'aria pulita, i grandi spazi verdi e la loro casa.
Osservò il profilo addormentato del marito e non riuscì fare a meno di pensare a quanto fosse bello.
La sua bellezza, così dura e maschia, la lasciava sempre senza fiato: l'incarnato abbronzato dalle lunghe ore passate sotto il sole, la fronte alta e il naso un po' storto,
rotto in chissà quale rissa, le lunghe ciglia che ombreggiavano le sue guance scarne e il petto muscoloso che ogni respiro tendeva la semplice camicia bianca che aveva
indossato. Allungò una mano e gli accarezzò piano i riccioli neri che gli ricadevano dispettosi sul viso.
Tutto il suo passato aveva contribuito a formare l'uomo che amava e lei poteva solo ringraziare il destino, e anche un po' la spregiudicatezza di Cris, che li aveva uniti.
Sotto il tocco delicato delle sue mani Cris si risvegliò e lei si ritrovò a specchiarsi nei suoi grandi occhi neri.
Come aveva potuto pensare che quegli occhi fossero scuri come un pozzo?
Erano così espressivi e profondi, erano neri come la notte che la avvolgeva con le sue tenebre e le donava i più bei sogni.
“Siamo a Londra?” le chiese con la voce ancora roca di sonno.
“Siamo a Londra” gli confermò lei e quando vide che lui apriva le braccia per invitarla stringersi vicino a lui non esitò neanche un secondo.
Il suo rifugio preferito, pensò, inspirando forte il suo profumo così pulito e familiare.
“Mi mancano le ragazze” allungandosi per stringersi meglio a lui.
“Di già?” le chiese mentre il suo petto vibrava dalle risate: “E io che pensavo che finalmente avremmo avuto un po' di tempo solo per noi”
Alzando lo sguardo per guardare suo marito Lucy vide nei suoi occhi accendersi una luce maliziosa piena di promesse e di passione.
Un sussulto caldo e piacevole scosse le sue membra al solo ricordo dell'irruenza con cui si erano amati la notte prima.
Cris vide le sue guance arrossarsi e non resistette alla tentazione di baciarle le labbra.
Era così innocente e invitante allo stesso tempo, pensò gustando il suo sapore dolce e inebriante.
Quando si staccarono avevano entrambi il respiro affannoso e gli occhi carichi di passione.
Ma nonostante il desiderio feroce pulsasse nei suoi lombi non l'avrebbe presa in carrozza, non quando al Club avevano un letto morbido e invitante pronto a ospitarli.
Appoggiò il capo sui suoi capelli e cercò di calmarsi respirando profondamente.
Poi come ricordandosi del pensiero che lo tormentava da giorni abbassò lo sguardo verso il suo volto e le chiese:
“Hai notato qualcosa di strano in Johanna?”
“Johanna?” rispose Lucy guardandolo con la fronte corrugata.
“Sì, in questi giorni l'ho vista distratta e quasi ...” si interruppe alla ricerca delle parole più giuste.
“Quasi?” lo incitò Lucy.
“Quasi infelice” sussurrò piano al suo orecchio.
Lucy lo strinse forte tra le sue braccia e tentò in ogni modo di rassicurare quell'uomo grande e grosso che sembrava distrutto al solo pensiero che sua sorella potesse soffrire.
“Cris tu sei la cosa migliore che possa essere capitata a quelle ragazze”
“Ma...” disse iniziando a contraddirla.
“Nessun ma, Cris” lo zittì sua moglie: “Io mi ricordo ancora delle creature spaventate che abbiamo conosciuto nella casa del Duca. Guardale adesso” e i suoi occhi si illuminarono di felicità e orgoglio: “Scherzano, ridono e si fidano della vita. Si fidano di te”
Anche lui dovette ammettere con sé stesso che le sue sorelle stavano molto meglio da quando lui e Lucy erano entrati nella loro vita, ma purtroppo non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine del volto triste di Johanna.
“E' solo che vorrei fare qualcosa per farla stare meglio ma lei non vuole confidarsi con me” concluse sentendosi impotente.
“Non ti preoccupate. Appena torneremo a casa le parlerò io” e la voce calma e sicura di Lucy sembrò calmarlo.
La carrozza fermò la sua corsa per le strade di Londra e davanti ai suoi occhi si materializzò il profilo austero ed elegante del Club.
Sentì che il proprio cuore iniziava a battere un po' più forte e un sorriso gli dipinse il volto.
Il suo Club. Il frutto di tutto i suoi sacrifici. Il luogo che gli aveva permesso di realizzare tutti i suoi sogni.
La sua prima vera casa e il posto in cui lui e Lucy avevano iniziato a conoscersi e ad amarsi.
Aiutò sua moglie a scendere dalla carrozza e entrò tenendola stretta al suo braccio.
Era ancora tutto come lo aveva lasciato: i pavimenti lucidi, le pareti riccamente arredate e i lampadari grandi e luminosi.
Gli impiegati correvano avanti e indietro a sbrigare le loro faccende sotto l'occhio vigile della signora Robinson e il signor Smith lo aspettava davanti alla porta aperta.
Adorava la loro nuova vita in campagna ma un pezzo del suo cuore sarebbe sempre rimasto lì, tra quelle mure robuste e i tavoli da gioco.
Sarebbe sempre appartenuto a quel posto allo stesso modo in cui apparteneva a Lucy.
Totalmente e senza riserve.

Si trovavano nell'ingresso imponente della dimora capitolina del Visconte di Hereford.
Lucy non lo aveva mai incontrato durante le sue stagioni londinesi ma, stando a quanto dicevano i più pettegoli, era un tipo riservato e più interessato alla caccia che
a conquistare il Ton.
Ma neppure il nobile più riservato in tutta l'Inghilterra poteva sottrarsi al mercato matrimoniale.
Un brivido scese lungo la sua spina dorsale. E non era dovuto alla fresca aria che le sfiorava delicatamente il volto.
Allungò il braccio verso Cris e prendendogli la mano la strinse forte.
Trovandosi al cospetto del padrone di casa Lucy dovette ammettere che era davvero un uomo affascinante.
Alto, dal fisico prestante e biondo.
Ma non biondo come Lucas, pensò Lucy.
Quell'uomo era quasi d'oro, con l'abbronzatura dorata che faceva risaltare i suoi occhi chiari e le piccole rughe che gli disegnavano gli angoli degli occhi denunciavano il
fatto che sorridesse spesso e di cuore.
Non aveva assolutamente niente della tragica infelicità che il volto dell'amico.
Il Visconte sorrise anche a loro quando li accolse svolgendo impeccabile il suo ruolo
da padrone di casa. Si inchinò elegante davanti a loro e con la voce forte e roca disse:
“E' un onore per me avere il Duca e la Duchessa di Kent al mio ballo”
Lucy non riuscì a fare a meno di guardarlo con gli occhi sgranati: davanti a lei c'era il primo nobile che li trattava con vero rispetto.
Poi come risvegliandosi da uno stato di trance rispose anche lei all'inchino e gli sorrise sincera.
Il Visconte si voltò verso Cris e allentando infastidito la cravatta gli chiese in tono quasi cameratesco:
“Ho dei sigari pregiati nel mio studio. Vorrete farmi compagnia stasera?”
“Sarà un piacere” rispose con un sorriso Cris e Lucy sentì i muscoli contratti del suo braccio distendersi sotto le sue dita.
Quando il ciambellano annunciò la loro presenza il fitto brusio della sala scemò all'improvviso.
Tutti si voltarono verso l'ingresso e sembravano aspettare a bocca aperta la loro entrata.
La preziosa collana che aveva al collo illuminò il suo volto e a ogni scalino che scendeva tutti gli uomini scapoli e non si chiedevano come avessero potuto lasciarsi scappare una preda tanto appetibile.
“E' così bella che fanno male gli occhi a guardarla” sospirò qualcuno sognante.
“Era in disgrazia” sussurrano le malelingue.
“Dannazione” quasi urlò il Conte di Jersey, un omone grande e grosso che vantava svariate tenute per tutta la Scozia: “Sono io in disgrazia perché non posso averla ogni notte al mio fianco” e dei mormorii di assenso gli diedero manforte.
Nessuna donna quella sera era più bella ed elegante di Lucy. Era fasciata in un raffinato vestito blu pavone che era stato drappeggiato per mettere in risalto la sua figura slanciata celando al tempo stesso il suo stato interessante.
Fecero il loro ingresso trionfale nella sala da ballo riccamente arredata e mentre l'orchestra, posta al limitare della stanza, suonava un valzer.
Peter, vedendoli arrivare, fece loro un cenno di saluto e si mosse nella loro direzione.
Con non poche difficoltà, però.
Gli stessi nobili che fino a pochi mesi li fa avevano snobbati quella sera sgomitavano per essere presentati al Duca e alla Duchessa.
Gli uomini offrivano consigli sugli affari a Cris e le donne si complimentavano per il vestito all'ultima moda di Lucy.
La folla che si accalcava divise presto marito e moglie mentre Cris non riusciva a fare a meno di tenere sott'occhio sua moglie quasi nascosta dalla folla di matrone che la
circondava.
Oltre la presenza costante di Peter al suo fianco arrivò anche Lucas con il suo aspetto impeccabile e la solita schiera di donne pronte a divorarlo.
Come sempre, pensò Cris, sorseggiando il suo whisky.
“Penso che chiederò un ballo a tua moglie”
Corrucciando la fronte Cris guardò geloso l'amico e gli rispose scontroso:
“Con tutte le donne che ti ronzano attorno? Perché non balli con una di loro?”
“Non sono in vena di flirt” rispose l'altro e poi quasi divertendosi a stuzzicare l'amico: “E poi lei è la più bella stasera”
Se non fossero stati in mezzo a tutta quella folla Cris gli avrebbe tirato addosso tutto il suo drink.
Sapeva perfettamente che sua moglie era la più bella, con quel vestito appariscente e il sorriso più sincero di tutta Londra, e lui era maledettamente geloso.
Era geloso di chiunque potesse respirare la sua stessa aria, ridesse delle sue battute o la tenesse tra le braccia anche solo per il tempo di un ballo.
Geloso persino del suo migliore amico che si faceva beffe di lui.
“Tutti i suoi balli sono già prenotati” rispose lapidario.
“E da chi di grazia?” volle sapere Lucas.
“Dal sottoscritto” gli rispose divertito.
“Non puoi, Cris. Non è un comportamento da nobile” rispose l'amico inorridito: “Il marito non balla mai con la moglie in pubblico”
Alzando le spalle e mangiando con gli occhi Lucy gli rispose senza voltarsi:
“Chissà... Forse rimango sempre un po' un bastardo” gli sorrise e a passo svelto attraversò la folla per raggiungere sua moglie.

Il Diavolo e la LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora