Una Possibilità

33.8K 1.3K 49
                                    

CAPITOLO 13
Iniziarono a esplorare insieme il Club.
La prima stanza che visitarono fu quella in cui i clienti del Club giocavano a carte.
Cris, al suo fianco, le spiegava che in tutti quei tavoli verdi, in apparenza così simili, si svolgevano diverse attività. C'era il tavolo per il gioco dei dadi, quello per giocare a
carte e poi alla fine c'era il tavolo della Roulette Francese, la prima che Londra avesse
mai visto, le disse lui con gli occhi pieni di orgoglio.
E lei che pensava che tutti i guai derivassero dalle carte.
A quanto pareva non poteva sbagliarsi di più, non c'erano limiti ai vizi... e quel Club ne era pieno zeppo. Lucy notò subito lo sfarzo che riempiva le stanze che la
circondavano. I lunghi e luminosi lampadari che scendevano dai tetti affrescati con Satiri e Ninfe danzanti, pavimenti tanto lucidi da riflettere le sue scarpine da casa, specchi che rimandavano copie su copie della loro immagine.
Non aveva mai visto la sua immagine accanto a quella di Cris.
Erano l'uno l'opposto dell'altra.
Lui così alto, scuro e possente e lei piccola, bionda e formosa.
Una ragazza innocente e il proprietario di un Club per soli uomini.
Un bastardo e la figlia di un conte.
Lo ying e lo yang.
Il bianco e il nero.
Non potevano essere più agli antipodi di così eppure lì, davanti a suoi occhi, riflessi in quello specchio, vide le due persone più belle che avesse mai visto.
Erano belli perché erano insieme?
Si allontanò velocemente da quello specchio e continuò a seguire suo marito.
I suoi impiegati lavoravano veloci e in silenzio, alcune volte però si sentiva qualche brusio seguito da delle risate.
Ogni impiegato che avevano incontrato durante il giro sembrava adorare Cris e sgomitare per ottenere la sua attenzione.
Erano tutti impazienti di scambiare quattro chiacchiere con il loro capo, fargli le loro felicitazioni e mostrargli il loro lavoro e delle proposte per migliorarlo. Loro parlavano e lui li ascoltava tutti, attento ai loro bisogni.
“Lucy posso presentarti il signor Murphy? E' il croupier più esperto del locale” le disse con la voce piena di orgoglio.
Lucy si trovò di fronte a un uomo che non poteva avere più di trent'anni. Al fianco del marito sembrava piccolo e minuto, con i lunghi capelli rossi legati in un codino basso.
“Signora” si inchinò leggermente e le fece un sorriso.
“Signor Murphy è un piacere conoscervi” rispose lei educata e per fare un po' di conversazione gli chiese: “E' molto che lavorate al Club?”
“Da quando sono arrivato dall'Irlanda. Dovevo trovare uno stipendio che mi permettesse di aiutare la mia famiglia e vostro marito è stato l'unico a darmi una possibilità” e si voltò a guardare riconoscente Cris.
“Murphy quante volte devo dirvelo... A furia di raccontare questa storia io smetterò essere Diavolo di Londra e diventerò il Santo di Londra” rispose suo marito quasi schernendosi da quei complimenti inaspettati.
Lo sguardo di pieno di rispetto del signor Murphy si posò su Cris:
“Ma è la verità, signore. Nessuno voleva uno sciocco contadino irlandese”
Con un sospiro infastidito Cris lo interruppe subito:
“Voi non siete mai stato sciocco. Chi non vi ha aiutato, quelli sì, sono stati sciocchi”
Un sorriso aperto e sincero si aprì sul viso del signor Murphy.
“Proprio quello che dicevo, signore. Voi avete salvato un po' tutti noi” rispose sorridendo l'impiegato.
“Non ho proprio salvato nessuno” insistette Cris mentre sulle sue guance si depositava un leggero rossore.
“Voi dite, signore?” non fece neanche in tempo a concludere il suo pensiero che un rumore improvviso fece sussultare Lucy: “E del giovane Matt che mi dite?” gli disse
sospirando rumorosamente.
Lucy per la prima volta udì Cristopher ridere. Ridere forte.
“Lo sapete... Matt è il mio croupier preferito” e continuando a sorridere la condusse da un giovane di neanche sedici anni, a pochi passi da loro, che guardava Cris con gli occhi pieni di ammirazione.
“Matt vogliamo raccogliere le fiches insieme?” gli disse incoraggiante.
“Signore non ho idea di come sia potuto succedermi” e mentre vedeva il ragazzo chinarsi a raccogliere le fiches Lucy fu quasi certa di averlo sentito sussurrare scoraggiato: “Di nuovo!”
“Non importa Matt... Anche a me capitava molto spesso” gli disse Cris, di nuovo calmo, con il tono di voce rassicurante e quasi paterno.
“Davvero, signore?” chiese il ragazzino che continuava a raccogliere le fiches e ogni
tanto lanciava a suo marito sguardi di fiducia incondizionata.
“Si, Matt. Devi solo fare tutto con un po' più calma e ascoltare i consigli dei tuoi superiori” concluse mentre le sue mani si muovevano insieme a quelle del ragazzo per risistemare le fiches.
“Sì, signore. Lo farò” fu la risposta di nuovo fiera del ragazzo che tentava ancora di mettere a frutto i consigli del suo capo.
Lucy vide negli occhi di Cris uno sguardo orgoglioso e pieno di affetto mentre parlava con quel ragazzino.
Stava dando una possibilità a quel ragazzino minuto e un po' sgraziato, gli stava tendendo una mano per allontanarlo dalla strada e guardando tutti gli impiegati che gli sorridevano e scherzavano con lui, si chiese a quanti altri di loro avesse già dato
una mano.
A quanti avesse regalato un'altra possibilità.
Un pensiero triste le fece formare un groppo alla gola... Qualcuno aveva dato una possibilità a Cris?
Con gli occhi lucidi lo guardò. Le occhiaie sotto gli occhi scuri, i bicipiti costruiti non per sport ma per difendersi dalla vita, la cicatrice che gli aveva visto lungo il braccio
quando si era alzato le maniche per fare colazione, il suo sorriso sempre un po' triste.
Un sorriso che non arrivava mai agli occhi. Il sorriso di chi aveva combattuto con la vita.
Lui si era dovuto costruire la sua opportunità da solo.
Stavano continuando a girare per i corridoi quando Cris vide un impiegato che portando a spalla un carico di viveri per la cucina che stava per finire addosso a Lucy.
Velocemente le si parò davanti e la mise in salvo dallo scontro che sarebbe avvenuto di lì a poco se lui non avesse avuto i riflessi pronti.
“Dannazione Miller... perché non guardate dove andate?” gli urlò con la voce che tremava dallo spavento.
L'impiegato, che non si era reso conto di nulla, fissò entrambi disorientato e colpevole:
“Signore... signore io non vi avevo neanche visto”
“L'ho notato Miller. State più attento la prossima volta” disse con tono di voce più alto del solito.
“Non ho idea di come sia potuto succedere, signore. Sono davvero dispiaciuto” continuò a borbottare l'altro con tono mortificato. A un cenno di Cris l'impiegato si
scusò un'ultima volta poi si voltò e continuò il suo lavoro attento a guardare dove metteva i piedi.
Quando furono lasciati soli Cris le prese il mento tra le mani e le chiese dolce e premuroso:
“Ti sei fatta male?”
“No” rispose subito lei specchiandosi nei suoi occhi pieni di preoccupazione.
“Sicura? Non hai sbattuto da qualche parte o io ti ho schiacciato con il mio peso?”
“No, Cris. Sto bene. Sono sicura” e accarezzandogli una guancia gli disse: “E tu non mi hai schiacciato. Mi hai protetto”
Lui continuò a fissarla forse ancora scettico sul fatto che stesse bene e poi il suo sguardo si posò per la prima volta sulle sue labbra.
Labbra rosse e carnose. Labbra che aveva assaggiato così poche volte. Labbra che sembravano chiedere a gran voce i suoi baci.
E non riuscì a resistere. Aveva aspettato davvero fin troppo prima di sentire ancora il suo sapore.
Un sapore dolce e caldo.
Come la cioccolata che aveva appena bevuto.
Come una giornata di sole.
La mano di Cris si posò sul suo fianco in un gesto così nuovo per loro due ma anche così naturale, come se la sua mano avesse sempre saputo quale fosse il suo posto, come se l'avesse già fatto.
Ogni giorno della loro vita.
E il calore di lui, lì sul suo corpo, aumentò ancor di più il desiderio di Lucy.
Quando Cris si staccò dalle sue labbra Lucy gli sussurrò:
“Non mi hai sposato per caso... tu mi desideri”
Gli occhi neri di Cris la fissarono intensamente:
“Sì. Dalla prima volta che ci incontrammo” ammise finalmente lui mentre alzava lo sguardo a guardare i suoi occhi.
“Quando...” Lucy si inumidì le labbra e la guardò con i suoi occhi begli occhi blu: “Quando ci incontrammo?”
“Ero a un ballo quando ti vidi per la prima volta e pensai che ti volevo" le rispose lui allungando una mano a sfiorare delicatamente il suo volto: "Che ti volevo a tutti i costi”
“Perché io?” gli chiese lei così confusa ed emozionata dalla sua dichiarazione.
Alla sua domanda seguì un lungo silenzio da parte di Cris e Lucy iniziò a credere che lui non avrebbe risposto alla sua domanda quando le sue braccia la strinsero ancora di
più e gli occhi di lui catturarono i suoi.
“E' tutta colpa del tuo sorriso” disse lui in tono roco e appassionato.
“Il mio sorriso?” gli fece eco lei.
“Non avevo mai visto qualcosa di così vero in un mondo così falso” le sussurrò piano.
La sua voce emozionata e i suoi occhi che non avevano smesso un attimo di fissarla le dissero che lui era sincero.
E allora fu lei a baciarlo. Per la prima volta.
E mentre lo baciava Lucy, lì al sicuro tra le sue braccia, sperò tanto che, da qualche parte, ci fosse una possibilità anche per loro.

Il Diavolo e la LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora