Eureka

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Nessuno di loro partecipò al funerale del Duca.
Cris pensava che fosse ipocrita fingere di provare del dolore per l'uomo che aveva maltrattato sé e le sue sorelle.
Lui non era mai stato un padre e loro non avrebbero versato lacrime per lui.
Erano passate due settimane da quando lui e Lucy si erano trasferiti nella casa del Duca e Cris aveva avuto modo di iniziare a conoscere le sue sorelle.
Johanna ed Elizabeth all'inizio lo guardarono un po' intimorite e gli rivolsero solo poche e titubanti parole, forse per la sua stazza imponente, forse per la sua
somiglianza indiscutibile con il bastardo che aveva rovinato la loro vita, ma vedere Mindy seguirlo come un'ombra e, soprattutto, vedere quanto Lucy si fidasse di lui
sembrò aiutarle molto ad aprirsi con lui.
Johanna era la sorella più grande, aveva diciannove anni e dalla morte della madre, a causa dell'ennesimo e tragico parto, aveva iniziato a prendersi cura della casa e delle
sorelle minori.
Era la più timida e posata delle ragazze, conosceva a menadito tutte le regole del Ton e istruiva le sue sorelle su come comportarsi.
Il suo aspetto era sempre in ordine e la sua voce calma ed elegante facevano di lei la perfetta figlia di un Duca.
Ogni volta che Cris la guardava non poteva fare a meno di pensare quanto tutto questo fosse un peccato.
Peccato che tutte quelle responsabilità l'avessero privata così presto dei divertimenti, dei giochi. Della gioventù.
Non era abituata a delegare i suoi compiti e non riusciva ancora a fidarsi completamente di lui ma giorno per giorno il loro rapporto sembrava fare dei passi
avanti. Ogni qualvolta si ritrova ad affrontare un problema difficile era lui la prima persona a cui si riferiva e, con il tempo, Cris era certo che anche lei avrebbe capito.
Capito che lui si sarebbe occupato di tutto e che lei avrebbe potuto iniziare a rilassarsi. A vivere.
Elizabeth, invece, aveva sedici anni ed era una continua sfida.
Tanto Johanna era posata tanto lei era un vero e proprio terremoto. E più prendeva confidenza con lui, più la certezza che non fosse come il loro padre si faceva spazio dentro di lei, più la sua natura indomita si palesava.
Dal suo sguardo forte e determinato Cris non dubitò che la giovane avesse più volte difeso le sorelle dagli scatti d'ira del padre.
Era a lei che Cris sentiva di assomigliare di più.
Non c'era punizione che avrebbe potuto spezzarli.
Mindy poi era la più piccola ma anche la più impegnativa. Correva da lui per ogni problema, che fosse un mostro che si nascondeva sotto il suo letto, la vista di un nuovo scoiattolo o un ginocchio sbucciato.
Ed era sempre lui che doveva risolvere ogni problema.
Non Lucy, non Johanna o Elizabeth.
Doveva essere lui.
Lui, il suo eroe, come diceva lei stessa con gli occhi grandi e fiduciosi.
Così aveva cacciato un mostro, inseguito la sorellina alla scoperta dei boschi che circondavano la casa ducale e dato bacetti sulle sue ferite.
E più passava del tempo con lei più gli piaceva, pensò con un sorriso Cris.
Lucy fu perfetta e aiutò tutti loro.
Proprio come aveva fatto con lui diede a loro tre tutte le attenzioni che nessuno aveva mai dato.
Parlava con loro, le ascoltava con il cuore in mano e piangeva tenendole strette.
In uno dei viaggi che lo avevano riportato al Club per assicurarsi che filasse tutto liscio, aveva deciso di portare con sé il randagio.
L'idea di portare a casa anche il cane era stata una scelta azzeccata e sembrava fare così bene alle ragazze.
Con il cagnolino aveva sentito ridere per la prima volta Johanna e visto Mindy correre spensierata tenendo Lucy per mano.
Il cane riusciva a fare buona guardia anche a Elizabeth senza che quest'ultima si sentisse troppo controllata.
In una serata tranquilla e familiare furono le ragazze a trovare il nome perfetto per il piccolo bastardino che continuava a saltellare loro intorno alle ricerca di coccole.
“Come è possibile che non abbia ancora un nome?” chiese corrucciata Elizabeth.
“Non abbiamo avuto molto tempo per pensarci.” rispose sua moglie che gli sorrise con complicità.
E mentre loro due pensavano a come il tempo fosse volato dal loro primo Natale le ragazze continuarono a parlare fra di loro.
“E' così morbido” disse Mindy mentre lo accarezzava: “Possiamo chiamarlo morbidoso?”
“No.” gli rispose lapidaria Elizabeth.
“Perché no?” chiese la piccola, curiosa e dispiaciuta insieme.
“Perché quella parola non esiste e non è un nome per un cane” le rispose
educatamente Johanna mentre si corrucciava per scegliere il nome migliore per quell'adorabile sacco di pulci: “Che ne dite di Eureka?” disse dopo averci riflettuto.
“Eureka?” chiese Mindy che cercava di pronunciare quella parola così strana.
“Significa: ho trovato” disse Johanna che prese tra le braccia Mindy e dandole un bacio sulla fronte morbida sorrise fiduciosa a Elizabeth: “Lui ha trovato l'amore. Come noi.”
“Come noi.” le sussurrò complice e felice Elizabeth stringendo le mani delle sue sorelle.

Il Diavolo e la LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora