CAPITOLO 3

5.7K 162 10
                                    

                   

Mi ritrovo ancora una volta di fronte a lui, in questa occasione però fisso dritto nei suoi occhi. La paura sembra essere sparita e rimpiazzata con la rabbia per l'episodio appena successo. E' possibile essere così sfacciati e menefreghisti? Lo vedo sorridere ed uscire dalla macchina, chiudendosi la portiera dietro di sé.

"Cosa ti è saltato in mente? Potevi ucciderlo" Ripeto nuovamente senza curarmi delle persone che si erano accerchiate intorno a noi, godendosi meglio lo spettacolo.

"Non è colpa mia se il tuo ragazzo non sa guidare dolcezza" mi risponde ancora più divertito dal contesto.

In quel momento avrei voluto solo togliergli quel sorriso dal volto, avrei voluto solo togliergli quel velo di arrogante e strafottenza che stava manifestando.

Ora, osservandolo più a lungo noto i suoi lineamenti marcati, le sue spalle possenti ed i suoi bicipiti tesi; i suoi occhi sempre cupi e misteriosi, i suoi capelli di un color nocciola e la sua statura possente. <Non è male però> penso tra me e me mentre continuo a fissarlo con uno sguardo impercettibile.

"Ti sei incantata per caso dolcezza?" seconda volta che mi chiama così e seconda volta che alzo gli occhi al cielo in segno di protesta.

"Prima cosa, non mi chiamare mai più in quel modo" spiego mettendo subito le cose in chiaro "E secondo, sei tu che gli sei andato contro" urlo senza lasciarlo ribattere, non curandomi dell'appellativo che gli aveva dato. Senza accorgermene, mi affianca George e mi prende per i fianchi facendomi indietreggiare ed allineare con la sua stessa figura.

"Dai Scar andiamo, non ne vale la pena. Poi.. io... io sto bene" sussulta un attimo prima di finire la frase, specchiandosi nello specchietto della macchina ed accorgendosi della ferita sul labbro. Certo, stava bene, era solo un graffio, ma poteva diventare molto peggio. Poteva essere molto peggio. Questo spiega perché non sono mai salita su una macchina durante una di queste gare. Questo spiega perché non ci salirò mai.

Mi prende la mano e mi lascio trascinare via dal mio amico senza curarmi di dove stesse andando o quale direzione stesse prendendo. Volevo solo tornare a casa, volevo solo andarmene da qua. Esco dalla pista e seguo George al di fuori dello spiazzale, diretti verso l'uscita. Vedo la mia migliore amica raggiungerci e sedersi nei sedili posteriori della macchina pronta a tornare a casa. Ha lo sguardo assente e mi ci vuole ben poco per capire il colpevole di tutto questo.

Apro leggermente la bocca per proferire parola ma lei mi anticipa "Ti prego Scar non è il momento, ti prego" annuisco sconfitta e mi rigiro mettendomi la cintura, pronta a partire.

Sento un ticchettio provenire dalla mia sinistra e, quasi involontariamente, mi volto verso quella direzione. Ancora lui. Ancora quei occhi. Quegli occhi verdi smeraldo. Per un momento ho avuto la sensazione di conoscerli da sempre. Per un momento ho avuto l'impressione che stessero chiedendo aiuto. Per un solo istante ho avuto l'impressione che lo stesse chiedendo proprio a me.

Poi ritorno alla realtà ed un secondo ticchettio, più forte, risuona nell'auto.

"Se tu potessi rispondergli visto che mi sta, come dire, rompendo il vetro" sbraita George sarcastico. Mi scuso con lui ed apro la portiera, uscendo e richiudendola subito dopo.

"Cosa vuoi?" domando acida.

"Cos'è tutta questa maleducazione dolcezza? Tratti così un ragazzo che ti è venuto a salutare?" risponde sorridendo. Lo stesso sorriso di prima. Lo stesso sorriso egocentrico e pieno di sé.

ETERNAMENTE TUADove le storie prendono vita. Scoprilo ora