CAPITOLO 33

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CARTER POV.

Continuo a fissare la ragazza che mi aveva cambiato la vita, continuo a fissarla mentre viene trascinata da George nel salotto. La osservo mentre si siede nuovamente sull'enorme divano, e successivamente, lo ringrazia con la coda dell'occhio. Voleva veramente continuare a soffrire in quel modo? Voleva veramente andare in fondo a questa faccenda dolorosa, a tutto quello che era successo quella sera? Non le avevo ancora raccontato niente, quello che avevo appena spiegato era solo un briciolo di tutto quello che le dovevo ancora comunicare. Sarebbe caduta, sarebbe sprofondata appena avrebbe saputo. Appena avrebbe saputo tutta la verità, appena avrebbe saputo ogni singolo dettaglio. Perché anche lei c'entrava in questa storia, anche lei era parte integrante di tutta questa faccenda, anche se lei ne era sempre rimasta all'oscuro, anche se lei non ne aveva mai avuto la minima idea. Era sempre stata coinvolta in tutti i nostri affari, era lei l'anello di collegamento tra le due gang. Solo lei.

"Quindi? Sto aspettando" mi comunica guardandomi dritto negli occhi, incitandomi e premendo il piede sul pavimento, in segno di approvazione.

Ripercorro i momenti passati e subito, ogni dettaglio affiora, e ritorna alla mia mente, come se l'avessi vissuto il giorno precedente. Tutto era ancorato alla mia memoria, niente se ne sarebbe andato. Non avrei mai potuto cancellare tutto quel male, tutta quell'atrocità.

FLASHBACK

Ero riuscito a devastare tutta casa, ero riuscito a spaccare ogni singolo oggetto che mi ero ritrovato davanti, ero riuscito ad urlare così forte da svegliare tutto il vicino, tutti i miei amici, compreso Dunkan. Dunkan che ora, era al mio fianco, consapevole che avrei fatto l'ennesima cazzata della mia vita.

"Tu non ucciderai proprio nessuno!" urla di rimando, dopo una buona ora passata a litigare. Prende i miei polsi e li accosta al mio viso, facendomi scontrare con le mattonelle gelide della mia cucina. Era sempre stato così, finivamo sempre in quel modo: io che perdevo le staffe e lui che mi appiccicava al muro per farmi tranquillizzare. E ci sarebbe riuscito, c'era sempre riuscito.

"Tu non sai un cazzo, nessuno sa un cazzo" continuo ad urlare mentre le lacrime uscivano rapidamente dai miei occhi, mentre i miei pugni cercavano di liberarsi dalla sua stretta possente.

"Io so tutto invece" grida, grida ad un centimetro dal mio viso "Tu non ucciderai un uomo, non farai più niente di simile, è chiaro?" cerca di rimanere calmo.

"Devono soffrire tutti come sta soffrendo mia sorella. Quel coglione non si deve permettere di parlare di lei... non si deve permettere neanche di avvicinarsi a lei" cerco di dire tranquillizzandomi.

"Non succederà niente a Flora. Ci saremo noi con lei a Birmingham" confessa mentre lascia la presa sui miei polsi. Annuisco poco convinto e mi siedo sul divano per calmarmi. L'indomani saremo partiti ed io non ero ancora pronto ad affrontare tutti: ad affrontare Leonard, ad affrontare Carl, ad affrontare Codrin... ma soprattutto ad affrontare mio padre. Il capo di quella cazzo di gang, il capo di tutta quell'organizzazione.

FINE FLASHBACK

"Poi siamo arrivati a Birmingham e.." non riesco a finire la frase che la voce dolce di Kim mi ferma, e tenta di parlare.

"Poi... poi il giorno dopo l'ho visto agli incontri di boxe. Il giorno dopo l'ho visto mentre si ammazzava di botte con Codrin su quel ring. E' quel giorno che ci siamo conosciuti e che lui ha collegato tutti i tasselli. E' da quel giorno che aveva iniziato a trattarmi male. Io non riuscivo a capire... poi ho capito" cerca di raccontare un evento già successo, un evento già spiegato, per essere il più limpidi possibili.

Scarlet annuisce debolmente e successivamente si rivolge a George "Come hai permesso tutto questo? Come hai permesso che ce lo portassero via?" gli chiede debolmente, gli chiede mentre le parole le si fermano in gola.

ETERNAMENTE TUADove le storie prendono vita. Scoprilo ora