CAPITOLO 32

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Pronte? E' lungo lungo, spero vi piaccia tanto!! Buona lettura a tutte!


CARTER POV.

Da dove potevo cominciare? Da dove potevo iniziare per non farla preoccupare, per non farla innervosire più di quanto lo era già? Da dove potevo iniziare per non farla spaventare, per non farle rivivere tutti i momenti bruttissimi che aveva vissuto quella sera?

Mi sentivo impotente, mi sentivo impotente davanti alla ragazza che amavo. La guardo mentre si posiziona meglio sul divano e con la coda dell'occhio noto la gamba ancora gonfia e la stampella, sempre presente, al suo fianco. Non mi sarei mai perdonato tutto questo, non mi sarei mai perdonato una pallottola che era entrata, aveva perforato il suo stinco e non il mio. Non mi sarei mai perdonato di averla portata al limite, di averle fatto così tanto male, anche se involontariamente. Non mi sarei mai perdonato il suo sguardo innocente, le sue urla che chiedevano aiuto, ed i suoi lamenti pieni di dolore, pieni di disprezzo verso la mia persona. Come avevo fatto a farla entrare in tutto questo casino? Perché ora si, ora c'era dentro anche lei, e lo doveva sapere. Doveva sapere che qualunque cosa l'avrebbero usata contro di lei, solo per fare del male a me, per portarmi alla deriva e per farmi precipitare. Avrebbero fatto questo e molto altro, c'era molto in palio e la gang di mio padre non si sarebbe fermata davanti a niente ed a nessuno.

Faccio un smorfia appena mi passa nella mente il viso di quell'uomo ripugnante, appena ricordo tutte le sue botte, tutti i suoi calci e tutte le sue urla. Odiavo quell'uomo e l'avrei sempre fatto.

Sento Dunkan tossire, ed io ritorno pian piano alla realtà, mentre lo sguardo di Scarlet era ancora fisso sul mio, mentre il suo viso era ancora inchiodato sul mio. Dovevo iniziare a raccontare o sarebbe esplosa... lo potevo capire, lo potevo capire solo dai suoi occhi color nocciola, che pian piano eliminavano l'odio, e lasciavano spazio alla malinconia, alla malinconia del ricordo di un evento passato, un evento così doloroso. Un evento che sarebbe diventato un incubo appena avrebbe saputo, appena avrebbe saputo che non era stato un incidente.

"La.. la morte di tuo fratello... ecco, non è stato proprio un incidente" mi fermo per contemplare il suo viso, statico e fermo, come se sapesse già, come se se lo aspettasse. Annuisce convinta e sconfitta e mi incita a continuare.

"Avevano preparato tutto per quella sera..." non riesco a finire la frase che parte prima che la potessi terminare.

"Avevano chi?" dice dura mentre il suo sguardo rimane fisso sul mio. Non era mai riuscita a sostenere così tanto il mio sguardo, non era mai riuscita a rimanere in quella posizione per così tanto tempo. Era come se non provasse emozioni, era come una statua, un oggetto inanimato a cui era stato tolto tutto il carattere, tutto il sentimento. Era rimasta solo la corazza, la corazza che  serviva a proteggersi dal mondo esterno, a proteggersi anche da me.

"La gang di Leonard, Carl e Codrin" cerco di farmi capire, mentre la vedo sussultare a sentire il nome del suo ex, tra quelli accusati. "Anche io facevo parte di quella gang" spiego. La vedo cambiare espressione all'istante, la vedo indietreggiare ed attaccarsi allo schienale del divano, per allontanare, il più possibile, la sua figura dalla mia.

"Tu... tu hai ucciso mio fratello?" cerca di dire, tentando di trattenere le lacrime, le lacrime che l'avrebbero portata alla deriva, che l'avrebbero fatta cadere nelle tenebre.

"No, io non ne facevo più parte. Appena.. appena mi hanno detto che volevano far fuori una persona, io... io mi son tirato fuori" le dico a denti stretti mentre mi avvicino pian piano a lei. Doveva credermi. "Mi devi credere Scar, non ucciderei mai una persona" le dico ad un centimetro da lei.

ETERNAMENTE TUADove le storie prendono vita. Scoprilo ora