Chapter four

1.8K 94 6
                                    

«Buongiorno bella addormentata» fu la prima voce che sentii la mattina dopo il mio ingresso ad Amici.

Aprii gli occhi. Davanti a me c'era il viso di Irama. Dato che ero andata a dormire nel letto in alto in uno dei due letti a castello – quello nell'angolo – il ragazzo era in piedi e, con quegli occhi cristallini, guardava me, sorridendo, probabilmente per il fatto che ero ancora mezza addormentata.

Scesi dal letto, andai in bagno e mi sistemai. Misi la tuta che mi era stata data il giorno precedente, dopo la mia entrata nel programma. La tuta nera mi rendeva ancora più cupa, soprattutto insieme ai miei capelli lunghi e mori e gli occhi marrone scuro.
Decisi di legarmi i capelli in uno chignon un po' sbarazzino, con molti ciuffi di fuori.
Quando fummo tutti pronti, uscimmo dall'hotel e andammo nell'edificio in cui era presente la sala relax.

Entrata nella stanza ero molto disorientata. Era come una nuova casa, con nuovi coinquilini, dei quali conoscevo solo una piccolissima parte.
Quando io e Irama entrammo, molti ci si avvicinarono per complimentarsi con noi sulla nostra esibizione e dell'ingresso nello show.

«Ciao, sono Lauren» si presentò a me, una ragazza americana – ne ero abbastanza sicura dall'accento – con un bellissimo sorriso molto sincero e allegro. Mi presentai alla ragazza, la quale, decise di farmi fare un tour delle varie stanze. Ciò lo facemmo anche con Irama, dato che anche lui era un nuovo arrivato.

***

Molti erano amici della ragazza, infatti colsi l'occasione per farmi delle amicizie in più.
La giornata passò davvero molto velocemente. Era forse la prima volta che conoscevo così tanta gente in un solo giorno.
Dopo che decine di ragazzi finirono di piombare su me e Irama per farci delle domande su come era nata la nostra passione per la musica, ci dedicammo qualche momento di tranquillità.

Mi sedetti su una poltrona e lui si avvicinò a me: «Hai dormito bene stanotte?». Che carino. L'aveva detto come se fosse davvero interessato nel sapere se avessi dormito bene o no.
«Abbastanza. Mi sono addormentata tardi perché ancora non riuscivo a realizzare di essere qui» risposi.

Il ragazzo, quindi, si spostò sulla poltrona che si trovata sopra la mia – eravamo sulla poltrona-scala – prese delicatamente il mio viso, aprí le sue gambe, e appoggiò la mia testa sulla punta della poltrona su cui era seduto lui, facendo sì che questa diventasse un cuscino per me. Mi girò il viso all'insù, in modo che lui riuscisse a vedere la mia faccia.
«Chiudi gli occhi» disse, e così feci.
Prese il codino con cui avevo legato i capelli, li sciolse con cura, e li fece cadere sulle mie spalle.
Iniziò a farmi dei grattini su tutta la testa e il collo. Dire che in quel momento diventai tutta rossa era poco. Probabilmente il ragazzo se ne accorse, dato che a un certo punto rise. Aprii gli occhi, lo guardai e gli dissi: «Ti odio». Entrambi ridemmo, per poi richiudere gli occhi e lasciarmi trasportare dalla tranquillità delle sue mani.

*** 

La sera, in hotel, Irama mi propose di uscire a fare un giro. Dopo quello che era successo in sala relax – nonostante potesse sembrare banale – ci aveva dato sicuramente più confidenza l'una nei confronti dell'altro. Forse più a me che a lui.

Usciti – misi una giacca questa volta – parlammo di tante cose a raffica. Era davvero bello avere qualcuno con cui condividere quest'esperienza. Avevamo molte cose in comune. Io ne sentivo di persone che dicevano "è bellissimo conoscere una persona e sapere di avere le stesse passioni" ma sinceramente non davo molta importanza a questa frase, dato che raramente, nella mia vita, avevo incontrato qualcuno di simile a me.
Invece no, era proprio bello avere qualcuno con cui parlare tutta la sera, piuttosto che rimanere in silenzio. In più, non si parlava di cose che magari erano sgradevoli ad entrambi, anzi, si parlava delle nostre passioni.

Cosa resterà - IramaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora