Chapter sixteen

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«Ehi, ragazzi!» una voce che veniva da dietro di noi attirò la nostra attenzione. Girandoci, notammo che erano Biondo e Einar. Io e Filippo andammo incontro ai due, mentre si salutavano col castano dandosi il cinque a vicenda.

«Ciao Lucy» Einar mi venne incontro, per poi ricambiare il saluto. «Dove ti ha portata il principe azzurro oggi?»
«Mi ha portata a fare il bagno. Sai, così sono apposto per un paio di giorni» dissi, facendo ridere Einar.
«Ciao, baby» venne Biondo a salutarmi.
«Salve, baby. Non c'è Emma?» chiesi.
«No, sta all'hotel con le sue amiche» rispose. Dopo, anche lui iniziò a chiedermi che cosa avessimo fatto io e Filippo. Mentre glielo raccontavo, notai Irama che stava andando via. Dove cazzo va questo?

«Dove sta andando?» chiesi sconcertata, più a me stessa che a Biondo o Einar. «Filippo?». Andai verso di lui.
«Ehi, Lucy, ferma» disse Biondo, mettendomi la mano davanti, per oltraggiami la strada.
«Cosa c'è?» chiesi sconcertata. Ma cosa stava succedendo? Irama che così, a caso, se ne stava andando chissà dove, Biondo che non mi lasciava nemmeno seguirlo. «Dove sta andando? Lo sai?» chiesi. Non sapevo cosa stesse succedendo, era tutto così confuso.
«Dai calmati baby, ora siediti qui» disse, prendendomi dolcemente per un braccio e accompagnandomi verso una panchina. Cosa sta succedendo? Era l'unica domanda che avevo in testa.
«Ragazzi, sono alquanto confusa» dissi alzandomi e cercando di mantenere la calma. «Che sta succedendo?»
«Baby, non lo so, sarà andato a farsi un giretto» rispose Biondo.
«E perché non mi hai lasciata andare con lui? Cosa ti cambiava?»
«Lucy, stai calma, ora siediti» disse, prendendomi ancora per un braccio.
«Quindi?» chiesi, dopo essermi seduta.
«E quindi niente, è andato a farsi un giro» rispose Biondo. Ma che problemi ha? Avrebbe avuto più senso parlare a un muro che a loro due.
Perse ormai le speranze, sbuffai, appoggiandomi allo schienale della panchina.
«Aveva detto che avremmo passato la giornata insieme» bisbigliai, sempre a me stessa. Erano quasi le sei di sera, e il cielo già si stava oscurando. Ormai tutto era illuminato da una lieve luce bluastra. I ragazzi stavano zitti, mentre Einar si guardava in giro. Ma cosa stava facendo Filippo? Dove era andato? Perché questi due se ne stanno qua, fermi senza dire nulla? Perché non mi lasciano andare?

Ero sul punto di avere un crollo nervoso, quando Einar si alzò.
«Te ne vai anche tu verso l'ignoto?» chiesi.
Anche Biondo si alzò. Ma che succede?
«C'è Emma che mi ha scritto, dice che è una cosa importante. Devo scappa', ciao» disse schietto, mentre si allontanava col suo amico, lasciandomi sola.
«Ma dove andate? Mi lasciate qui?» li stavo raggiungendo, non sopportavo l'idea di andare in giro da sola, specialmente dopo una situazione di questo genere.

Poi sentii una mano sulla spalla. Persi un battito. Ma poi, con la coda dell'occhio, vidi dei grandi anelli di metallo sulle dita della persona. Lui.

«Filippo!» dissi girandomi, non avendo la piena certezza di ritrovarmi proprio lui di fronte a me.
Ma quando vidi il viso della persona dietro di me, tirai un sospiro di sollievo.
«Ma sei scemo? Dove eri finito? Che problemi ti affliggono? Potevi dirmelo che stavi andando! E poi, dove sei andato? Cosa hai fatt–» il ragazzo mi posò dolcemente un dito sopra la bocca, mettendo fine alle mie domande. Poi lo tolse.

Il ragazzo si mise in ginocchio, facendo sbucare da dietro la schiena l'altra mano, nella quale teneva una rosa.
«Filippo» dissi con un filo di voce.
«Per la mia principessa» disse. Presi la rosa, con dita tremanti. Era rossa, proprio come piacevano a me.
Il ragazzo si alzò. Io amavo le rose. Erano bellissime, così artistiche, così mozzafiato. Non riuscivo nemmeno a definirne la bellezza.
Mettendo le mani dietro al collo del ragazzo, lo abbracciai. «Oh, ma tu sei scemo! Mi ha fatto prendere un colpo».
Il ragazzo rise: «Non mi ringrazi nemmeno?» disse.
«Grazie, Maria» risposi per stuzzicarlo. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
«Sai, quando stamattina ho visto la tua maglietta con la rosa, ho pensato che magari ti potessero piacere»
«Io amo le rose. Sono una delle cose più belle al mondo» dissi, guardando il fiore e rimanendo incantata dalla sua bellezza.
Filippo mi prese il viso con una mano, per poi baciarmi.

Cosa resterà - IramaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora