#112 Capodanno

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La sera del 31 arrivò prima del previsto, Valentina, spinta da tutti, aveva indossato lo stesso abito usato per la Vigilia. La sede dell'Academy si era trasformata in un'immensa sala che accoglieva un centinaio di persone, occupate a chiacchierare, bere o mangiare qualcosa. Tra tutti, risuonavano sonore le voci di Guido e di Andrea.

La ragazza faceva avanti e indietro tra il piano terra e il primo piano per assicurarsi che fosse tutto in ordine, fino a quando qualcuno non la prese per le spalle e la face voltare.
- Adesso tu mi fai il favore di smettere di girare come una trottola a destra e a manca, berrai qualche bicchiere per calmarti e ti rilasserai. - era Balda, che la guardava serio.
Lei scoppiò a ridere.
- Okok, giuro che la smetto.
Il pilota le mise in mano il suo bicchiere e lei lo svuotò in un sorso solo.
- Così ti voglio! Però cerca di non combinarti troppo male, altrimenti Valentino mi uccide.
- Promesso. - rise lei.

Trovò facilmente Giulia e Sofia e si mise a chiacchierare con loro finché Bez e Mig, già mezzi ubriachi alle 23.30, non si gettarono su un divano.
Balda, invece, avendo intravisto Luca, si diresse verso di lui.
- Allora principe azzurro, come mai non sei con la tua dama?
- Lore, spinto da te e da quel coglione di Manzi, ho fatto una grandissima cazzata. Adesso lei pensa che io provi qualcosa per lei ...
- Il che è vero.
- E mi evita per non farmi soffrire, perché capisce che sto male per via della situazione ... dio che casino. Fingere di essere ubriaco per baciarla è stata una delle idee più orripilanti che abbia mai avuto.

- Tu hai fatto cosa!?!??!! - Pecco shoccato, dietro Maro, aveva urlato, ma non era riuscito a superare il volume della musica.

***

Valentina, Giulia e Sofia si stavano occupando di Bez, Mig e Cele (che si era aggiunto da poco) che erano collassati sul divano per aver bevuto troppo. Andrea russava come se non avesse mai dormito in vita sua, Bez blaterava nel sonno, ma per fortuna Cele era tranquillo. Ad una decina di metri di distanza, la semi pilota riusciva a vedere Maro, Pecco e Balda parlare animatamente, anche se non riusciva a comprendere una sola parola, dato il casino che c'era.

Ad un certo punto, Luca si voltò verso di lei e la sorprese a guardarlo, quindi Valentina distolse lo sguardo e, rivolgendosi alle altre disse:
- Mi gira la testa, salgo un attimo in camera.
Non ne poteva più della situazione con Luca.

Lui, d'altro canto, ascoltando le parole che Pecco continuava ad urlare, per lo più insulti, si sentiva un emerito coglione, ma sentī l'adrenalina pulsargli nelle vene. Si voltò verso il salotto, Valentina era seduta sul divano e guardava nella sua direzione, ma subito distolse lo sguardo e, poco dopo, la vide salire le scale per il dormitorio. La seguì con lo sguardo, fino a quando la sua figura non sparì inghiottita dal piano di sopra. Allora si voltò verso Pecco mordendosi un labbro.
- Che cazzo aspetti ancora!?!? Va da lei!! - gli urlò lui.

***

Valentina si buttò sul suo letto e sbuffò guardando il soffitto... che doveva fare? La risposta entrò nella stanza senza bussare.
- Devo dirti una cosa. - esordì Luca. - Ma devi promettermi di non uccidermi.

Valentina si mise prima seduta, poi si alzò. Guardò il ragazzo seria.
- Tu non darmene motivo. - rispose alzando un sopracciglio.

Luca chiuse gli occhi, sospirò e disse tutto d'un fiato.
- Al matrimonio di Clara non ero ubriaco.

Ci furono cinque secondi di silenzio assoluto, nei quali la ragazza assimilò la frase del pilota.
- Tu ... tu ... t... - si mise a balbettare lei.
- Si, ti ho ingannata, lo so. Sto male per questo. Fammi parlare, però. - sospirò ancora. - Sono stato un demente, un cretino, un coglione, ma avevo bisogno di capire cosa provavo per te. Ed è stata l'unica soluzione che ho trovato, anche perché volevo baciarti da tanto, perché riesci ad attirarmi come non lo so che cosa, ma avevo paura che mi respingessi e a quel punto il nostro rapporto si sarebbe rovinato e non volevo questo. Perciò mi sono inventato quella farsa, solo per capire cosa mi passava per la testa. Ma ho solo capito che sono un coglione, perché sapevo benissimo ciò che provavo per te, credo di averlo sempre saputo, in fondo, quindi ho finto di essere ubriaco per baciarti, solo per baciarti. Perché a Sanchsering era davvero troppo presto, lì eri sul serio una sorella per me, ma quando ho cominciato a dormire con te, per scacciare i tuoi incubi, ma anche per placare le mie paure, qualcosa si è smosso. Perché ti volevo proteggere, difendere, abbracciare e tenere stretta per un tempo infinito.
Quando siamo stati a Misano e ti sei ritrovata me che dormivo vicino a te, lì ho sfiorato le tue labbra per la prima volta, lì mi sono accorto che il fatto che mi bruciassero non era normale. Poi quando sei venuta a svegliarmi e per sbaglio le nostre labbra hanno strisciato le une sulle altre e tu sei scappata. Anche lì non ne potevo più della situazione ed ogni volta che ti guardavo dormire avrei voluto baciarti, ma non l'ho mai fatto. Avevo paura di me stesso, paura di come sarebbe andata a finire, paura della tua reazione. E allora mi sono inventato la pagliacciata, ma adesso te lo posso dire.
Vale, io ti amo.
E non lo dico solo perché mi piaci, non è una frase da circostanza. Io ti amo perché sei unica, sei speciale, sei dolcissima, ma uccideresti una persona in cinque secondi, sei spericolata, ma ami la tranquillità, le moto sono la tua vita, quando parli dei libri che hai letto ti si illuminano gli occhi. I tuoi occhi sono la chiave di lettura di te stessa. Perché a volte espressione e iridi dicono due cose diverse. Ma quegli occhi stupendi, che a guardarli mi ci perdo, te lo giuro, raccontano tutto quello che c'è da sapere su di te. Ti incazzi come una bestia quando le cose non vanno. Quando dici che vuoi essere lasciata in pace è perché è realmente così. I complimenti ti danno la nausea, perché non ne hai mai ricevuti. Quando ti dico che sei bella mi guardi storto, nascondi l'imbarazzo sotto l'indifferenza, ma in realtà temi che possano essere solo prese in giro. Ma io non ti prendo in giro. Mi hai aiutato a capire chi era Martina, mi hai aiutato a superare tutto, io non so come avrei fatto senza di te. Non sai quanto tempo ho impiegato prima di accettare il fatto che mi ero innamorato di te.

Alla VR|46 Riders AcademyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora