Mi svegliai e al mio fianco non c'era nessuno, ci misi un po' a ricordare ciò che era successo la sera prima, chiamai Mark, ma nulla, il cellulare staccato.
Levai via la sua maglia andai a lavarmi e mi preparai per le lezioni, quel giorno non avevo bisogno di trucco, avevo l'aria rilassata, un colorito ideale, cominciai a pensare che Mark facesse bene non solo fisicamente, ma anche mentalmente.
Passai per la stanza di Sophia e Klarissa come tutte le mattine e andammo a fare colazione insieme, decisi che per il momento di non dire nulla di Mark, ma dovevo sfogarmi con qualcuno per il fatto di Jack.
"È stato uno schifo." Commenó Sophia disgustata.
"Io non mi sarei fermata ad un solo pugno." disse l'altra .
Soffocai I singhiozzi ma non potevo fare a meno di ingoiare dolore e lacrime.Passarono altri due mesi al college, mi ero ormai quasi messa alle spalle Jack e tutto il dolore che mi aveva causato, continuavo a provare odio, ma in quell'odio non c'era la tristezza per la sua mancanza, né continuavo ad amarlo.
Mark da quella notte passata insieme era nuovamente sparito, continuavo a vederlo di sfuggita nei corridoi, ciò significa che frequentava le lezioni tranne quella in comune di scienze.
Nella mia mente c'era ancora il suo racconto, e da quel giorno non ho mai smesso di cercare lavoro, provai a lavorare in una agenzia di pulizia, ma venne chiusa dopo poco.
Tornai in stanza a studiare, divenne subito sera, bussarono alla porta, andai ad aprire, era Jack.
Feci per chiudergli la porta in faccia ma la bloccó riuscendo ad entrare.
"Cosa vuoi?!"sputai acida guardandolo dritta negli occhi.
"Camilla, con calma, non sono venuto per chiarire con te."
"Cosa cazzo sei venuto a fare?"
"Camilla siediti."
"Non mi dici ciò che devo fare."
"Camilla, non so se lo reggerai."
"Jack, dimmi cosa vuoi."
"Tua nonna Cam.."
"Mia nonna cosa?"
Mi iniziai ad agitare.
"Tua nonna non sta bene…dicono che abbia ancora solo pochi giorni, I tuoi mi hanno detto di non chiamarti, perché stavi male già per la nostra rottura, ma io so quanto ci tieni a tua nonna."
Cominciai a piangere e a disperarmi in urla isteriche.
Dovevo fare in fretta.
"Andiamo."
Mi asciugai le lacrie, bussai alla porta di Tom.
"Tom devi assolutamente accompagnarci in aereoporto."
Dietro di me spunto Jack, e vidi Tom stringere i denti.
"Camilla.."
"Tom, non farmi domande, devo tornare subito in Italia."
"Andiamo"
Ci infilammo nella macchina, intimavo Tom di andare più veloce, ero avanti insieme a lui mentre Jack dietro, arrivammo solo cinque minuti dopo.
"Grazie, ti spiegheró."
Gridai ormai fuori dalla macchina.
Il volo era mezz'ora dopo, andammo a fare i biglietti e dato che non avevamo valigie riuscimmo ad essere tra i primi a prendere posto.
Una volta seduta tirai un sospiro di sollievo.
"Camilla,dobbiamo parlare."
"Io non ho niente da dirti, ti posso solo ringraziare di avermi avvisato, per il resto puoi anche sparire."
"Ma..Camilla."
"Ma, niente, chiudi quella bocca e non mi rivolgere più la parola."
"Dopo tutto quello che abbiamo passato, dopo tutto quello che abbiamo fatto, come fai?"
"Dovrei chiedere io come hai fatto in due mesi a dimenticarmi."
"Non ti ho dimenticato."
"Jack, ho mia nonna malata, ha pochi giorni di vita e io dovrei pensare a te?!"
Non mi rispose e per tutto il viaggio restammo in silenzio fin quando non mi addormentai.Mi sentii chiamare, mi svegliai in un aereo, con la testa su una spalla, mi alzai, vidi la faccia di Jack rilassata, dormiva e aveva una mano sulla mano, che scostai subito facendolo svegliare,ci misi poco a ricordare tutto, per fortuna stavamo atterrando.
"Hai la macchina?"
Domandai con molta freddezza.
"Si, è lì."
Ci ficcammo in macchina, vidi che prese la strada per andare a casa mia.
"Dove vai?"
"Ti accompagno prima a casa."
"Perché?"
"Penso voglia rinfrescarti, prima di andare in ospedale."
"Ma sei scemo, continua e prendi la seconda a ovest, arriveremo un po' in ritardo."
Il traggitto duró dieci minuti e non non parlammo per niente.Arrivati all'ospedale, raggiungemmo la sala, i miei genitori mi videro da lontano, e a guardarli non sembravano stupiti.
Li passai e entrai nella stanza, mi piegai sulle ginocchia al lato del letto e presi la mano di mia nonna.
"Nonna.." dissi
Aveva gli occhi chiusi e l'infermiera nella stanza si avvicinó lentamente.
"Ciao, tu chi sei?"
"Sono la nipote, come sta?"
"Beh, la signora Camilla ha avuto un incidente, è in grave condizioni."
L'ultima parola mi rimbombava nella testa, cominciai a piangere.
"Quante possibilità ha che quando si svegli stia bene?"
"Signorina, mi dispiace dirglielo ma la signora Camilla ha pochissime probabilità di svegliarsi, ancor di meno che stia bene, la lascio da sola ."
Non ringraziai neanche l'infermiera, strinsi la mano debole della nonna e ricominciai a piangere.
Entró la mamma e il papà.
"Mamma.."li guardai
"Camilla..perdonaci."
"Come avete potuto farmi questo?!"
"Guarda come stai, non volevamo farti stare male."
"Mamma cazzo, è mia nonna, sai cosa mi frega tutto il resto!?"mi alzai da terra gridando.
"Camilla cazzo, non è tua nonna."urlò disperata mia madre.
"Cosa?" Sussurrai.
"Camilla, non è tua nonna."
"E chi è allora?"risi quasi.
"È mia madre ma non è tua nonna..Camilla tu sei stata adottata."
"Cosa cazzo stai dicendo.."
Presi le mie cose e andai via, presi il cellulare e chiamai Mark, più volte, ma non mi rispose.
Chiamai Tom che rispose al terzo squillo.
"Cam."
"Tom, non ci sto capendo più niente..mia nonna è...io poi.."
"Ehy ehy, non ci sto capendo niente, stai da sola? Domani sono lí se vuoi."
"Tom, ho vissuto nella bugia diciotto anni."
"Piccola, ti ascolto."
"Voglio morire."
"Cam, sta tranquilla, provo…."
Il telefono si spense, provai a riaccenderlo ma nulla da fare.
Rientrai dentro e ordinai a Jack di accompagnarmi a casa, baciai la nonna sulla fronte e mi infilai in macchina.
Arrivata ringraziai Jack ed entrai, andai a fare una doccia calda, misi il cellulare a caricare e sia la mamma che il papà mi chiamarono più volte ma decisi di ignorarli e andare a mangiare qualcosa, vidi i messaggi, tra i tanti uno di Jack.Provo a raggiungerti, non puoi stare sola.
Sorrisi, richiamai Mark che nuovamente non rispose e poi mandai un messaggio a Klarissa e Sophia.
Ragazze, sono dovuta tornare in Italia di corsa, vi spiegheró. Vi voglio bene baci.
Un'ora dopo ero di nuovo in ospedale, avevo comprato dei fiori per la nonna e dei panini per quelli che fino ad un'ora prima consideravo genitori e per Jack, non volevo essere incazzata con loro, mi avevano deluso, ma per il momento volevo evitare l'argomento.
Entrando tutti mi guardavano stupiti ma li ignorai, entrai nella stanza, misi i panini sul tavolo, i fiori in una brocca e baciai la nonna sedendomi di fianco al suo letto su una sedia.
Le presi la mano e cominciai a leggerle qualche pagina di un romanzo.
Ad un certo punto mi sembró vedere muovere la sua mano, pensai che fosse mia immaginazione e continuai a leggere.
Una voce roca e debole squillò nella stanza.
"Camilla..bimba, ti aspettavo."
La nonna si era svegliata e la abbracciai subito buttandomi sul letto e gridando dalla felicità.
"Sono qui nonna." Dissi tra le lacrime.
"Sii fiera di te; lotta per quello che vuoi perché dopo sarà troppo tardi." Disse lentamente e con voce bassa.
Sentii il suo battito rallentare attraverso il dispositivo collegato al cuore, iniziai ad urlare a chiamare aiuto, la nonna era ancora con gli occhi aperti.
"Sono fiera di te." Sussurró prima di chiudere gli occhi.
Cominciai a piangere, arrivarono le infermiere e la portarono nella sala rianimazione, dopo tanto tempo uscì una di queste e con una lieve smorfia fece capire tutto, non poteva esserci nulla di peggio, Jack mi abbracciò facendomi pogiare la testa sul petto.
Non ci pensai due volte a ricambiare l'abbraccio; battevo i pugni sul suo petto, lui mi lasciava sfogare.
L'infermiera uscii dalla sala, il suo sguardo basso fece capire tutto senza il bisogno di parlare.
Si sentiva il rumore delle ciabatte bianche sul pavimento lustro, era sempre più vicina.
Mi poggiò una mano sulla spalla, Jack mi strinse la mano.
"Mi dispiace." Sussurró l'infermiera
Tenni lo sguardo basso e strinsi i pugni.
"Cam" mi abbracciarono i 'miei'.
Ricambiai freddamente presi le mie cose, Jack mi fermó.
"Cam, dove stai andando?"
Guardai prima la mano che strigeva il mio braccio poi guardai lui.
Senza rispondere mi liberai dalla presa e andai via, ero morta dentro, l'unica mia salvezza era andata via, aveva raggiunto il nonno.
Arrivai in un parco e mi sdraiai sotto un albero e guardai il cielo cercando di farmi forza da sola e pensando che non sarebbe mai andata via, sarebbe stata sempre al mio fianco.
Una lacrima cominció a scendere solcandomi la guancia come se fosse un taglio
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Tutto in uno sguardo
RomanceCamilla parte per frequentare un college all'estero e il destino le riserverá sorprese.