La messa duró tanto, l'addio alla nonna è stato doloroso.
La portammo al cimitero e lí rimasi fino a quando mi squilló il cellulare che spezzó il silenzio del cimitero deserto.
Mark.
"Pronto." Risposi quasi sussurrando
"Ciao bimba."
Non era Mark, non era la sua voce, mi alzai in piedi di scatto.
"Chi sei?"
"Hai ucciso uno dei nostri, faremo lo stesso con il tuo amico."
Sentivo dei disperati urli in sottofondo.
"Dimmi dove siete."
"Molto più vicino di quanto pensi."
"Cosa? Dove sei"
"Calma bimba, so che sei eccitata nel vedermi."
"Dimmi dove cazzo è Mark."
La mia voce rintuonò nel cimitero vuoto.
"Lo vuoi sentire?"
"Cazzo..Mark..Mark."
"Cam..aiutami ti prego."
Urlò disperato.
"Dove sei Mark? Cosa ti hanno fatto? Come stai?"
"In una bos..."
"Il tuo amico parla troppo."
"Dove sei?"
"Allora, vediamoci al bosco Mazzone, tra 10 minuti." Disse e riattaccó.
Feci per andarmene, poi mi girai e andai a salutare la nonna.
"Ci vediamo domani." La baciai e corsi via.
Non era molto lontano un paio di kilometri, per fortuna al cimitero ci ero arrivata con la mia macchina e in caso di complicazioni sarebbe stato più facile scappare.Arrivata vidi dal nulla apparire un uomo vestito di nero, con lui trascinava un sacco grande.
Ad una buona distanza scesi dalla macchina, ma non mi allontanai mai da essa.
"Cosa vuoi?"
Urlai per fare arrivare la voce.
"Quello che tu hai tolto a mio fratello."
"Tuo fratello voleva uccidere me, mi sono dolo difesa."
"Voi umani siete più deboli, non potete uccidere."
Cosa voleva dire?
"Mark dov'è."
"Non penso ti interessi ora."
Non feci in tempo neanche a rispondere che mi si scaraventó contro, si mise sopra di me e con un pugnale cercava di prendermi, mi dimenavo come potevo.
Mi alzó dal bavero del vestito gettandomi contro un albero, con mia grande sorpresa atterrai in piedi, ruppi il finestrino della macchina e raccolsi un grosso pezzo di vetro che gli lanciai contro colpendolo, al contatto lui si volatilizzò.
"Cosa?" Sussurrai.
Il sacco nero catturó la mia attenzione.
Piano piano mi avvicinai, mi abbassai alla sua altezza e con un pezzetto di legno cominciai a strappare una estremità, piedi e gambe nude, il mio cuore saltava battiti mille domande in testa, era un corpo nudo, finché non arrivai al collo dove pogiava una piccola collana con un piccolo cristallo blu che riconobbi subito.
Mark, era lui, pallido in viso freddo al tatto e pieno di ferite sul corpo, mi accasciai e lo abbracciai, mi accorsi che respirava a fatica.
Lo lasciai un momento, avvicinai la macchina e ci portai mark sui sedili posteriori facendolo sdraiare, lo liberai dal sacco e dalle corde che gli circondavano il corpo, presi una coperta che ero solita portare nel portabagagli e lo riscaldai sfregandogliela sul petto.
"È l'ora di andare Mark, tieniti forte."dissi con la speranza che mi sentisse.
Saltai al mio posto e sfrecciai, più veloce possibile, di tanto in tanto guardavo Mark dallo specchietto, ma niente, non si muoveva.
Andammo a casa della nonna, era notte fonda ormai e trascinai Mark per le braccia dentro casa, lo adagiai sul letto.
"Mark, sei al sicuro ora."
Ripetei più volte ma da parte sua non arrivava nessun segnale.
Lo lavai e gli misi un vecchio largo pigiama del nonno.
Vidi la sua pelle riassumere colore, la sua temperatura e il suo respiro regolarizzarsi.
Mi sedetti su una sedia di fianco al lui, gli presi la mano fasciata, e lo guardai fin quando non caddi in un sonno.
STAI LEGGENDO
Tutto in uno sguardo
RomanceCamilla parte per frequentare un college all'estero e il destino le riserverá sorprese.