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6.30 am
Mettevo le ultime borse nel bagagliaio,
i miei erano già in macchina ad aspettarmi, mi sarei allontanata dall'Italia per inseguire uno dei miei sogni nel cassetto che avevo da bambina, andare in America e frequentare un college.
Arrivai in areoporto con 3 ore di anticipo e andai a prendermi un caffé, era una droga per me, una dipendenza.
Il mio volo era alle 10.00 e i miei genitori mi salutarono una mezz'ora prima per darmi la possibilità di salutare Jack, il mio ragazzo,stavamo insieme da tre anni e per me non era solo il mio ragazzo, ma il mio migliore amico,un fratello, un confidente; era una persona davvero speciale e non so come avrei potuto fare senza di lui al mio fianco.
Jack portava con se una busta bianca con un fiocco rosso, c'era una scritta ma non riuscivo a leggerla senza farlo notare, solo dieci minuti prima della mia partenza mi porse questa busta che decisi di aprire subito.
-' ti faranno compagnia.
Non sono un grande lettore, ma ho preso tutti i libri del tuo scrittore preferito e ho deciso di portarteli, io ho una copia per ognuno, per il semplice motivo che in questi mesi proveremo le stesse sensazioni leggendo questi testi, quando io li finirò, prenderò il primo aereo e te ne porterò altri.'
Non seppi cosa dire lo abbracciai e cominciai a piangere. Lui mi accarezzò  i capelli e mi disse che ci saremmo visti presto.
Sentii chiamare il mio volo, baciai l'ultima volta Jack e mi affrettai a prendere l'aereo.

Mi sedetti vicino il finestrino e vicino a me prese posto un ragazzo, sbuffando; l'aereo partì subito dopo e questo ragazzo mi guardò come se si aspettasse qualcosa, lo guardai a mia volta e per interrompere lo straziante silenzio dissi porgendo la mano :"-Ciao, piacere Camilla."
Mi aspettavo che si presentasse come avevo fatto  io ma mi ignoró, sbuffando nuovamente e facendo una smorfia con la bocca, decisi di godermi il panorama senza pensare al maleducado distante da me  solo pochi centimetri, al solito pensiero di fare dieci ore di viaggio accanto a lui mi veniva il voltastomaco, vedevo  il braccio pieno di tatuaggi neri e sotto la strettissima maglia bianca, ormai quasi trasparente se ne potevano intravedere altri.
Vide che lo stavo fissando
-'A come pare la signorina non si fa problemi a mangiare con gli occhi uno sconosciuto, peccato per te, ma potrai farlo solo così, non sei il mio tipo.'
Ero sbalordita e senza accorgermene iniziai ad alzare la voce.
-' Sei solo un maleducato, non potrei mai provare attrazione per un tipo così, io mangiarti con gli occhi? Ho meglio da fare e poi sono fidanzata e non come le persone, se si possono definire tale, che ti porti a letto tu.Coglione."
Senza accorgermene mi ero alzata in piedi e lui con un ghigno me lo fece notare,mi sedetti e lui comincio a ridere.
-'Sei squallida, ti hanno guardata tutti e di certo non eri un bello spettacolo.'
Sbuffai e mi misi a sedere, non parlai più e caddi in un sonno profondo.
Al mio risveglio eravamo già atterrati e mi svegliò il mio dolce nuovo amico urlandomi in faccia
-'Non aspettare che ti baci per svegliarti'
A quell'esclamazione sgranai gli occhi, che razza di maleducato era? Non avevo voglia di litigare perché non aveva senso, non l'avrei mai più visto mi limitai a fare una smorfia, senza neanche un cenno di saluto scesi dall'aereo, chiamai un taxi che prima mi accompagnó a comprare qualcosa da mangiare a cena e poi al college.
Mi lasciò all'entrata e vidi subito una grande struttura, color cappuccino, decisi di entrare subito per sistemare le cose e conoscere la/il compagno/a di camera, avevo letto delle recensioni che dicevano che il dormitorio era misto, non erano separati maschi e femmine e la cosa a dire la verità mi turbava e non poco.
Entrai, c'era un atrio molto grande con delle poltrone  e lì trovai un signore molto gentile che mi chiese se avessi bisogno di aiuto, così mi feci accompagnare nel dormitorio.
Trovata la mia stanza la aprii con molta lentezza e con mia grande sorpresa ero ancora sola, tirai un sospiro di sollievo e incominciai a mettere la roba in ordine negli armadi e qualche schifezza da mangiare nel frigorifero, nonostante si pranzava e cenava di sotto mi piaceva sempre avere a portata di mano qualche snack.
Finito il lavoro più duro presi degli asciugamani puliti e mi diressi nei bagni, anch'essi non divisi e ciò mi mise un pò d'angoscia, passai non so quanto tempo sotto l'acqua calda che rilassava ogni parte del mio corpo, quando mi venne in mente che ancora non avevo avvisato i miei e Jack mi salì l'ansia e feci più presto possibile per raggiungere la mia stanza senza essere notata.
Arrivata in camera calcolai la differenza di fuso orario arrivando alla conclusione che ne erano più o meno nove, da me a Boston erano le 23.00, in Italia più o meno le 14, mandai prima un messaggio a Jack.
"Amore sono arrivata tutto bene, chiamo i miei genitori e poi chiamo te. Ti amo."
Bloccai il cellulare e lo buttai sul letto che avevo scelto, era vicino la finestra poco più grande dell'altro, mi misi uno dei miei pigiami di pile e chiamai i miei genitori.
"Camilla, eravamo molto preoccupati per te, non potevi chiamarci prima? Siamo stati in pensiero."
Era la mamma come sempre spaventatissima.
"Mamma, ciao scusami ma ho avuto da fare, ho messo la roba a posto e poi sono andata a fare una doccia."
"Va bene, com' è la tua compagna di stanza?"
Non gli dissi che c'era la possibilita di stare con un ragazzo e neanche che stavo sola momentaneamente.
"È gentilissima, si chiama Sofia e ha quasi tutti i miei stessi corsi."
Mentii su tutto, ma solo per non farla preoccupare, era una bugia bianca.
"Bene sono contenta per te, riposati e sta attenta."
La salutai e mi passó papà, quasi le stesse domande e le stesse raccomandazioni e dopo poco salutai.
Mi era arrivata la risposta di Jack, pensavo di chiamarlo dopo aver parlato con i miei ma mi disse che era ancora all'università e che dopo sarebbe andato a lavoro, ci saremmo sentiti l'indomani. Gli risposi.
"Sta tranquillo, da me sono le 23.15 prima di andare a dormire leggo qualcosa, a domani ti amo."
La sua risposta non tardò ad arrivare.
"Buonanotte amore mio spero ti piacciano i libri , a domani, ti amo."
Sorrisi a quel messaggio e lasciai il telefono per andare ad asciugare i capelli. Una volta asciutti li legai in una treccia a tre, presi un libro e mi misi sotto le coperte a leggerlo, passó poco tempo prima di addormentarmi.

02.40 am
Mi svegliò il rumore della porta che si apriva, con gli occhi semichiusi vudi una grossa figura che subito accese la luce accecandomi, solo lí capii che non si trattava di un sogno e balzai dal letto facendo sbiancare dalla paura anche lui.
"Oh mio Dio, ti sembra modo di urlare così? Sono sorpreso quanto te."
"A te sembra modo di arrivare a quest'ora?"
"Dovevo per caso avvisarti? E poi pensavo fossi da solo."
"E io dovrei stare in camera con un ragazzo? Sai cosa significa?"
"Certo, ma sta tranquilla non passerò molto tempo qui."
Mi alzai dal letto per prendere un bicchiere d'acqua e appena notó che avevo un pigiama intero di pile con degli orsi scoppió a ridere. Lo guardai storto.
"Che cosa c'è da ridere?"
"Non ho mai visto pigiami più brutti."
"Senti non mi interessa la tua opinione, vuoi per caso un bicchiere d'acqua?"
"Sei così gentile da offrirmi un bicchiere d'acqua? Una birra non ce l'hai?"
Il suo modo sarcastico di parlare non mi piaceva proprio. Risposi in tono ancora più acido.
"Vuoi o no un cazzo di bicchiere d'acqua? "
"No."
"Bene."
Mi girai di spalle per mettere l'acqua nel frigorifero e quando mi rigirai il ragazzo di cui non sapevo neanche il nome aveva indosso solo uno slip, arrossì violentemente e chiusi gli occhi.
"Potevi avvisarmi, non ti avrei visto quando metti il pigiama dimmelo che apro gli occhi."
"Oh, io dormo così."
Si cominciava bene, sola in un luogo che non conoscevo, in una stanza di un college in compagnia di un ragazzo di cui non conoscevo nulla e che avevo appena visto in mutande.
Camminai con la testa abbassata fino al letto dove mi trascinai la coperta fino gli occhi.
"Quando sei pronto spegni la luce."
"Va bene orsacchiotta."
Mi girai.
"Moderiamo la confidenza, se proprio vuoi chiamarmi mi chiamo Camilla."
Era sul bordo del mio letto, con le gambe divaricate, gli guardai il pacco per un secondo e sprofondai dalla vergogna nel letto, da sotto le coperte parlai.
"Il tuo letto è quell'altro."
"Si lo so, buonanotte."
Non risposi e caddi un un sonno profondo.

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