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Finimmo di mangiare e mi accompagnó a casa.
Mi spogliai e misi un felpone bianco con dei leggins neri.
Legai i miei capelli in una crocchia lenta e mi misi sui libri.
Mi suonó il cellulare e solo allora mi resi conto che erano le 15.30.
Avevo studiato tanto intensamente da non accorgermi del tempo.

Risposi al cellulare alzandomi dalla scrivania.
"Pronto."
"Ciao Cam." Era Francesco.
"Francesco, ciao, dimmi tutto."
"Ricordi che Marco vuole incontrarti? Mi ha chiesto se per te vanno bene le 21."
"Si, benissimo."
"Bene allora 20.45 fatti trovare pronta che ti passa a prendere lui."
"Lui?"
"Si io ho due turni oggi, ho chiesto dieci minuti a Marco per venirti a prendere ma mi ha detto che ti sarebbe venuto a prendere lui, tranquillo è un bravo ragazzo. "
"Sisi, lo so."
"Ha solo un carattere un po' difficile ma per il resto puoi andare tranquilla."
Disse tranquillo
"Certo."risposi nervosa

15.35
Scesi giù in cucina e mi preparai delle uova con le zucchine, finito sparecchiai lavai tutto e vidi la televisione fino alle 17.

Sciolsi i capelli e cambiai la maglia.
Infilai le mie Samba nere e scesi.

Misi in moto e andai a fare visita alla nonna.
Mi fermai a prenderle un girasole,il suo fiore preferito.
Glielo portai.
"Nonna."
Sapevo che stava lì a sentirmi.
"Mi sta succedendo tutto, volevo essere una persona normale, uscire, avere un ragazzo, avere delle amiche, andare al cinema invece mi trovo sola, con dei poteri che non so neanche controllare.
È una cosa più grande di me."
Lacrime cominciarono a scendere e ad un certo punto una voce maschile parlò.

"È così noiosa la normalità Cam."

Mi girai.
Jack.

Indietreggiai d'istinto.
"Non avere paura."
Si avvicinava sempre più.

Fino a che non si trovó in piedi difronte alle mie ginocchia sbucciate.

Si accovaccio tanto da arrivare alla mia altezza.
"Cam, non so cosa ti abbia detto il tuo amico, so solo che io quella mattina mi svegliai ferito e confuso e non ti trovai più."
Allungó la mano per accarezzarmi ma mi spostai in tempo.
"Jack, non so cosa sia successo quella sera ma preferisco non vederti più, non provo più nulla per te, se i miei genitori ti vogliono bene non c'è nulla di male, ma dopo quello che mi hai fatto non meriti più nulla."
Mi alzai presi fiato e ricominciai.
"Detto questo, ti chiedo di non cercarmi più...dividiamo le strade."
Prendo le mie cose e mi avvio verso la mia auto.

Mi prese per polso così forte che mi bloccó.
"Tu non vai da nessuna parte."
Grugnì.

Lo guardai e il mio polso cominciò a scottare fin quando non uscì del fumo e lui staccó la mano confuso con un segno di bruciatura sul palmo metre il mio polso era rovente ma continuava ad essere del tutto candido.

"Devo andare."

Mi prese per caviglie e mi trascinó per terra facendomi sbattere la testa e così persi I sensi.

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