Storia,Giappone moderno

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Giappone moderno

Il 31 marzo 1854 il commodoro Matthew Perry e le "Navi Nere" della marina degli Stati Uniti forzarono l'apertura del Giappone all'Occidente con la Convenzione di Kanagawa. La guerra Boshin del 1867-1868 condusse all'abdicazione dello shogunato e alla restaurazione Meiji, instaurando un governo centrato intorno all'imperatore. Il Giappone adottò numerose istituzioni occidentali, inclusi un sistema legale, un esercito moderno e un sistema parlamentare, quest'ultimo modellato su quello britannico, con Hirobumi Ito come Primo Ministro nel 1882. Il periodo Meiji di riforme trasformò l'Impero del Giappone in una potenza mondiale, che si imbarcò in diversi conflitti militari per aumentare il suo accesso alle risorse naturali e la sua influenza su Corea e Cina, come la prima guerra sino-giapponese (1894-1895) e la guerra russo-giapponese (1904-1905). Con quest'ultima per la prima volta una nazione asiatica sconfisse una potenza europea. Nel 1910 il Giappone controllava la Corea e la metà meridionale di Sachalin. L'anno successivo i trattati ineguali firmati dal Giappone con le potenze occidentali vennero cancellati. L'inizio del XX secolo vide un breve periodo di "democrazia Taisho", messa in ombra dalla crescita dell'espansionismo giapponese e della militarizzazione. La prima guerra mondiale permise al Giappone, che combatté al fianco degli Alleati vittoriosi, di espandere la sua sfera di influenza in Asia e i suoi possedimenti coloniali nel Pacifico. Al contempo solamente l'ultimatum di Gran Bretagna e Stati Uniti fece desistere il Giappone dal trasformare la Cina in un suo vassallo (cfr. "Lista delle ventun richieste"). Nel 1920 il Giappone si unì alla Società delle Nazioni, divenendone un membro del consiglio di sicurezza, ma nel 1933 ne uscì in seguito alle critiche per l'occupazione della Manciuria del 1931. Nel 1936 firmò il patto anti-Comintern con la Germania nazista, unendosi all'Asse nel 1940 (Patto tripartito). Il Giappone attaccò il resto della Cina nel 1937, dando così inizio alla seconda guerra sino-giapponese. In risposta alle sue azioni, alcuni Stati occidentali, tra cui principalmente gli Stati Uniti, il Regno Unito e i Paesi Bassi, imposero un embargo delle forniture di petrolio e altre sanzioni. Il 7 dicembre 1941 l'aviazione giapponese attaccò la base navale statunitense di Pearl Harbor, nelle Hawaii, distruggendola in gran parte. Quest'azione fece entrare nella seconda guerra mondiale gli Stati Uniti, che quattro giorni dopo ricevettero la dichiarazione di guerra da Germania e Italia.

Con progressione costante le forze giapponesi furono respinte o distrutte. Gli Stati Uniti si portarono man mano sempre più vicini al Giappone, e di conseguenza furono in grado di sferrare un numero sempre più alto di bombardamenti strategici su città come Tōkyō e Osaka, culminati infine con il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki. Questi attacchi uccisero diverse centinaia di migliaia di giapponesi e portarono alla conclusione della guerra. Il 14 agosto 1945 il Giappone accettò una resa incondizionata, a cui fece seguito l'organizzazione di un tribunale militare per perseguire i leader giapponesi per crimini di guerra; altri criminali di guerra vennero giudicati in tribunali locali dell'Asia e del Pacifico. L'Imperatore Hirohito ricevette l'immunità e mantenne la posizione di imperatore. Molti storici criticarono e criticano tuttora il lavoro svolto dal generale Douglas MacArthur e dai suoi collaboratori, volto a esonerare l'Imperatore Hirohito e tutti i membri della famiglia imperiale coinvolti nella guerra, come i principi Yasuhito Chichibu, Tsuneyoshi Takeda, Yasuhiko Asaka, Naruhiko Higashikuni, Kotohito Kan'in e Hiroyasu Fushimi. La guerra costò al Giappone milioni di vite e distrusse la maggior parte della struttura industriale e infrastrutturale. Nel 1947 il Giappone adottò una nuova costituzione pacifista, cercando la cooperazione internazionale, enfatizzando i diritti umani e le pratiche democratiche. L'occupazione statunitense durò ufficialmente fino al 1952. Nel 1956 il Giappone divenne membro delle Nazioni Unite. Grazie a un programma di sviluppo industriale aggressivo e con l'assistenza degli Stati Uniti, l'economia giapponese crebbe rapidamente fino a diventare la seconda più grande economia del mondo, con un tasso di crescita medio del 10% per quattro decenni in quello che è stato chiamato miracolo economico giapponese. Questa crescita si arrestò all'inizio degli anni novanta, quando il paese soffrì una grave recessione. A partire dal 2001 il Giappone ha ripreso a crescere grazie alle riforme dell'ex premier Junichiro Koizumi, e ha anche riacquistato prestigio militare, affiancando gli Stati Uniti nella guerra al terrorismo. L'11 marzo 2011 il Giappone ha subito il terremoto più forte mai registrato nella sua storia (e uno dei più violenti di sempre), con epicentro a 130 km al largo di Sendai; lo tsunami provocato dalla violenta scossa ha prodotto ingenti devastazioni e causato la morte di oltre 15.000 persone, nonché creato grave allarme circa la sicurezza delle centrali nucleari del paese, alla luce del disastro di Fukushima Daiichi, verificatosi nell'impianto nucleare di Fukushima, città sulla costa est del paese.

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