Capitolo 3: Ricatti e dolori

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CAPITOLO 3: RICATTI E DOLORI

Quella mattina Chris si svegliò con una calda mano che gli accarezzava la guancia e una voce incredibilmente roca che gli sussurrava qualcosa. Mugugnò qualcosa, cercando di godersi per un po' ancora quelle soffici carezze. Aveva un mal di testa cane e quei tocchi erano veramente delicati.
«Chris, piccolo, svegliati o faremo tardi.»
Chris sentì quella mano accarezzargli sempre più dolcemente la guancia, così delicatamente che forse lo stava anche immaginando ... o forse no.
Una piuma di ippogrifo sarebbe stata più ruvida sulla sua pelle ancora accaldata di sonno.
Qualcosa di morbido ed umido sul suo collo. Se quello era un sogno non voleva per niente svegliarsi.
«Chris ...» Quella voce ... non era più roca, era bassa e sensuale, carica di passione, di desiderio. Non aprì gli occhi, non gli occorreva farlo per sapere a chi appartenesse quella voce e a chi appartenessero quindi quelle morbide labbra che avevano cominciato a succhiare la pelle del suo collo. Tirò indietro la testa, permettendo così più campo d'azione per quelle morbide labbra, quei soffici boccioli di rosa, appena umidi di rugiada, che lo toccavano delicatamente.
«Mhm ...» Un verso gutturale gli partì dalla gola quando sentì quelle labbra salire, delineare il suo mento, sentendo appena la punta morbida e umida della sua piccola lingua provocatrice.
Si avvicinavano sempre di più alle sue labbra. Pregustava già quel momento, non gli importava un asticello rinsecchito se il suo alito sarebbe bastato a stendere un intero esercito di gnomi! Pregustava il momento in cui quelle morbide labbra carnose sarebbero state sulle sue. Anni e anni passati a baciare l'interno del suo gomito per sentire la morbidezza di pelle su pelle e finalmente stava per sentire quanto morbide fossero le labbra di Darren Criss.
Mancava poco .... mancava veramente poco.
«Mhm ... baciami Dare ...» Uno schiaffetto sulla sua spalla lo fece destare completamente, riportandolo alla triste e cruda realtà.
Non c'erano labbra che stavano accarezzando morbidamente la sua pelle ... era solo Brian che cercava di svegliarlo con le buone!
«Non sono Darren, idiota! Sono Grant! Quello che è rimasto sveglio quasi tutta la notte perché tu hai avuto incubi a causa del suddetto Darren!» Il più piccolo arrossì di colpo. Aveva chiesto davvero ad un immaginario Darren di baciarlo ... davanti a Grant.
«Muoviti!» Esclamò il Corvonero convinto a voler lasciare a Chris il beneficio del dubbio di aver sentito ciò che aveva detto nel sonno. Il più piccolo sbuffò infastidito perché quel colpo lo aveva definitivamente svegliato e gli aveva in parte fatto passare l'imbarazzo.
«Mhm ... sei il peggior risveglio della mia vita, Gustin!» Bofonchiò cercando di riposizionare la testa sotto il cuscino per poter strappare altri cinque minuti di sonno.
«Si beh ... tu il mio!» Disse l'altro fingendo un tono offeso, ma gli era impossibile mentre osservava Chris con gli occhi pesti di sonno e i capelli sparati in tutte le direzioni.
«Alzati! O facciamo tardi alla colazione!» Disse alzandosi e baciando dolcemente l'amico sulla guancia.
«Mhm ... non voglio andare a Scuola!» Bofonchiò l'altro. Il suono leggermente ovattato dal cuscino.
«Ci sei già a scuola, folletto delle mie bacchette! Alzati!»
«Mhm ... no!» Chris si tirò la coperta fin sopra il cuscino che già ricopriva la sua testa.
Grant capì perfettamente che il ragazzo non aveva voglia di uscire perché non voleva vedere la causa che lo aveva tenuto sveglio a piangere per gran parte della notte: Darren.
«Chris non puoi rinchiuderti in questa stanza per sempre.» Sospirò sedendosi vicino a quel rigonfiamento sotto le pesanti coperte.
«Scommettiamo?»
«Chris non mi costringere ad usare le maniere forti! Abbiamo i GUFO quest'anno non puoi permetterti assenza ingiustificate!» Grant cercò di usare la carta: Gufo! Di solito funzionava sempre. Ma Chris doveva stare davvero male, perché nemmeno quella sortì alcun effetto.
«Sono il più bravo della Scuola, Grant! Un giorno d'assenza non mi farà male!»
E Grant cominciava davvero ad innervosirsi. Chris doveva reagire, non poteva farsi buttare giù così. Per cosa poi? Per un ragazzo che per anni aveva visto sempre da lontano e che sono da un paio di giorni lo degnava del suo sguardo?
Ma Grant sapeva una verità ben più nascosta. Conosceva Chris da talmente tanto tempo da poter affermare di conoscerlo meglio di quanto conosceva se stesso.
Chris aveva sempre guardato gli altri ragazzi, con i suoi occhi tristi ma attenti.
I suoi amici. I suoi compagni di scuola. Li aveva visti felici, li aveva visti fare tutte le loro esperienze, li aveva visti vivere.
Ad ogni dove vedeva una nuova coppietta felice prendersi per mano, sorridersi e... baciarsi magari.
Lui era solo. Poteva contare su pochi amici fidati che lo avevano accettato per ciò che era. E con alcuni, come Mark e Cory, non era stato nemmeno facile all'inizio. Persino con due ragazzi dal cuore grande come il loro, aveva dovuto insegnare loro come farsi voler bene.
Sotto quel corpo, sotto quella scorza di sarcasmo e intelligenza, si nascondeva lo stesso adolescente che si celava sotto le spoglie di Grant, di Mark o di Cory. Lo stesso adolescente che è ognuno di noi all'età di quindici anni. Un'adolescente che vorrebbe fare le sue esperienze, vorrebbe ricevere il suo primo bacio, avere la sua prima cotta. Voleva sentire... la prima volta che il cuore ti brucia nel petto e le farfalle si impossessano del tuo stomaco.
Ma lui non poteva avere niente di tutto questo.
Lui era solo.
Uno dei pochi gay dichiarati della scuola, e i pochi che lo erano oltre a lui ... beh l'altro era solo Will Sherrod e non era una gran cosa.
Perciò Grant sapeva che dietro il morboso attaccamento che Chris aveva per Darren, non era solo legato a qualcosa di puramente fisico.
Chris voleva disperatamente qualcuno accanto a sé. Così tanto che preferiva vivere addirittura un'illusione, perché persino quella era migliore della solitudine e peggio ancora della consapevolezza di esserlo per sempre.
«Chris ... non è restando chiuso qui che risolverai mai la situazione con Darren.» Disse poggiando la mano su quello che pensava fosse la schiena di Chris, invece era il suo sedere.
«E' il mio culo!» Borbottò mentre un Grant, arrossito fino alla punta delle orecchie, spostava la sua mano in zone decisamente più alte.
«Comunque si invece! Risolverò tutto! E oggi non voglio vederlo!» Borbottò.
«Va bene! Non mi lasci altra scelta, Colfer!» Esclamò Grant sospirando pesantemente.
Fu un attimo.
Un secondo prima le coperte addosso al corpo di Chris c'erano, il secondo dopo, Chris gelava per il freddo.
«GUSTIIIIIN!!!!» Chris cercò invano le coperte, ma Grant era molto abile con gli incantesimi.
«Oh! Dannato sia quel giorno che mi sedetti accanto a te durante la lezione di Pozioni il primo anno!» Borbottò mentre si alzava dal letto e cercava la sua divisa, calpestando a gran forza il pavimento.
«Si. Anche io ti voglio bene! Ti aspetto in Sala Comune!» Esclamò il Corvonero mentre posava un altro piccolo bacio sulla guancia dell'amico.

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