Capitolo 19: La Camera dei Segreti

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CAPITOLO 19: LA CAMERA DEI SEGRETI


Darren corse più velocemente possibile. Non sapeva la strada da percorrere, seguiva solo il suo cuore, la sua paura.
Sentiva vagamente la voce di Joey dietro di lui. Sentiva a stento i suoi stessi muscoli bruciare per lo sforzo di correre sempre più veloci.
A malapena sentiva il sangue pulsare nelle sue tempie e le labbra seccarsi per la rapidità del suo respiro.
Era successo qualcosa.
E aveva la sensazione che fosse troppo tardi. Ancora non sapeva per che cosa era troppo tardi, ma sapeva che era tardi.
Era la stessa identica sensazione che aveva sentito la notte che Chris uscì nei corridoi e fu beccato da Gazza. La stessa che aveva sentito la notte che Grant venne pietrificato.
Corse a perdifiato, un corridoio dietro l'altro.
Poi ... all'improvviso trovò tutti i docenti fermi nell'incrocio tra il corridoio est e ovest del secondo piano. C'erano anche gli studenti che sicuramente i vari docenti stavano accompagnando nei rispettivi dormitori.
Fissavano tutti qualcosa sul muro.
Darren si avvicinò, il cuore che pulsava in gola. Lo sentiva battere talmente forte che era convinto che di lì a poco le vene gli sarebbero scoppiate.
«Permesso ... sono Caposcuola, fatemi passare.» Ogni tanto tornava utile esserlo.
Arrivò davanti al muro che tutti fissavano con orrore.
Darren alzò gli occhi, la paura nel cuore. Sulla parete luccicava qualcosa, lettere, lettere enormi quanto le braccia di un essere umano, la vernice rossa che ancora colava dando un aspetto ancora più spettrale al terribile messaggio che vi era inciso.


La Camera dei Segreti è stata aperta
e il suo Scheletro giacerà lì per sempre



Tremando, Darren si avvicinò e allungò una mano verso il muro toccando quella vernice ancora fresca. Era calda ... troppo calda e non ci fu bisogno nemmeno di avvicinarla al naso per sentire un odore metallico, un odore che non era odore di vernice.
Era sangue.
Era stata scritta con il sangue.
«Criss, riporta i Serpeverde nei loro dormitori.» Gli intimò il Preside Murphy che era proprio vicino a lui.
«Chi?» Domandò continuando a fissare quella scritta.
Il cervello era all'oscuro di tutto, ma il suo cuore conosceva già la terribile risposta a quella domanda. Ed erano lì a cercare di comunicare tra loro, lasciando Darren in una sorta di bolla che gli impediva persino di respirare.
«Ancora non lo sappiamo, lo capiremo quando avremo fatto l'appello degli studenti, magari si tratta di uno scherzo.» Disse il Preside con una voce leggermente incrinata, come se volesse cercare di convincere se stesso.
Ma fu allora che Darren lo vide.
Un chiodo sotto la scritta infilato nel muro. Tutti si erano talmente tanto concentrati sulla scritta da non essersi minimamente accorti di quel chiodo dal quale una catenina pendeva.
E quando Darren la vide sentì il cuore spezzarsi solo un po' di più.
La afferrò e vide, senza la minima ombra di dubbio, che quella era la catenina che lui aveva regalato a Chris per Natale, quella con il primo Boccino d'Oro che lui aveva catturato.
«E' Chris. Hanno preso Chris!» Non si rese conto di quando esattamente le sue ginocchia cedettero e di quando incominciò a piangere. Si chiuse a riccio su se stesso, il cuore in frantumi e il dolore che gli scorreva nelle vene come un morbo che rodesse il suo corpo e il suo spirito direttamente dall'interno.
Chris ... lo avevano preso ... la scritta sul muro era una scritta di sangue ... il suo sangue.
«Darren?» Darren sentì delle mani che cercavano di smuoverlo, ma lui era come insensibile a tutto ciò che lo circondava.
Avevano preso Chris.
Aveva cercato in tutti i modi di tenerlo al sicuro, ma alla fine lo avevano preso.
Strinse con più forza quel ciondolo nelle sue mani sperando che in qualche modo si potesse trasformare in Chris in carne ed ossa, che potesse tornare ad essere il ragazzo che amava.
Stupido.
Era stato uno stupido.
Adesso per colpa sua Chris sarebbe potuto morire senza sapere quanto lui lo amava.
«Darren, ehi amico!» Darren sentì distintamente la voce di Cory accanto a lui.
«Signor Monteith porti il signor Criss nel mio ufficio.» Disse il Preside Murphy che vedeva chiaramente che Darren stava avendo una crisi.
«No! Voi non capite. Hanno preso Chris! Lo hanno preso! Lo hanno preso!» Darren cominciò ad urlare e a dimenarsi. Cory da solo non bastava a tenerlo tranquillo, così Hagrid, con le lacrime agli occhi, aiutò il Grifondoro a portare Darren nell'ufficio del Preside.
Darren non c'era mai stato e se non fosse stato per Hagrid, lui e Cory sarebbero rimasti lì fuori ad aspettarlo perché non sapevano la parola d'ordine.
«Glee.» Disse Hagrid all'immensa fenice che faceva da guardia allo studio del Preside.
La fenice dispiegò le sue immense ali e mostrò una stretta scala a chiocciola.
«Coraggio, entrate e state buoni.» Hagrid spinse i due ragazzi dentro la scala.
«Hagrid, lo hanno preso. Hanno preso ...» La voce di Darren era strozzata, le lacrime talmente abbondanti nei suoi occhi che vedeva a mala pena la figura del mezzogigante davanti a lui.
«Lo troveremo Darren. Troveremo Chris.» Disse Hagrid prima di far chiudere il passaggio. Non ci fu bisogno che i ragazzi salissero le scale perché furono loro a ruotare e a salire fino allo studio del Preside. Una volta dentro Cory trascinò Darren verso una delle poltrone, ma il riccio non riusciva a stare seduto. Continuava a camminare avanti e indietro stringendo la collana tra le mani.
Una cosa era sicuramente certa, di tutti gli studi che lui aveva visto nella sua carriera scolastica (e tra punizioni e altro li aveva visti praticamente tutti!), quello del Preside Murphy era senza ombra di dubbio il più interessante.
Era una grande stanza circolare, stracolma di libri e di tanti oggetti, ognuno dei quali emetteva un rumore diverso. Era completamente stracolma di roba, non c'era un singolo buco disponibile nemmeno per appoggiare uno spillo. Su alcuni tavoli dalle gambe lunghe e sottili, avvolti in nuvolette di fumo, erano posati molti curiosi strumenti d'argento. Le pareti erano interamente ricoperte di ritratti dei vecchi presidi della Scuola e tutti in quel momento li stavano fissando parlottando fitto fitto tra di loro.
«Che cavolo avete da parlottare?» Ringhiò Darren nella loro direzione. Non era proprio dell'umore giusto per andar dietro a qualche ritratto.
Al centro della stanza c'era un'enorme scrivania con le zampe ad artiglio e dietro, su un alto scaffale v'era poggiato il Cappello Parlante.
«Come sai che è lui quello che hanno preso?» Domandò Cory che dentro di sé nutriva ancora una minima speranza che Darren potesse essersi sbagliato, che potesse non essere Chris quello che avevano rapito.
Darren non parlò. Alzò semplicemente la collana mostrando il Boccino.
«Glielo avevo regalato a Natale. Non l'ha mai tolto.» Cory guardò la collana e ricordò di averla sempre vista al collo di Chris.
L'attesa si stava facendo snervante e Darren non ne poteva più di restare lì fermo senza far niente.
Doveva trovare Chris.
Doveva salvarlo.
Cominciò a guardarsi intorno nello studio del Preside. C'erano un'infinità di libri. Erano tantissimi e Darren si chiese di cosa se ne facesse di una libreria personale così immensa quando poteva contare in quella altrettanto immensa della Scuola.
Si avvicinò ad uno scaffale e prese un libro. Lo aprì sfogliandolo distrattamente, giusto per avere qualcosa da fare nell'attesa.
Si era aspettato di tutto. Incantesimi dei più micidiali e mortali. Pozioni proibite. Storia della magia di qualsiasi creatura.
Ma ciò che Darren aveva davanti agli occhi era quello che doveva essere in prima approssimazione un elenco telefonico babbano.
C'erano nomi e nomi di persone con accanto i numeri telefonici. Darren chiuse il libro e lo posò.
Ne prese un altro.
Anche quello era un elenco telefonico.
Ne prese un altro.
Stessa cosa.
«Ma che?» Febbrilmente cominciò a controllare tutti i libri, ma tutti erano elenchi telefonici, eppure tutti erano rilegati con una copertina all'apparenza vecchia e solenne, con titoli altisonanti come: Sangue di Drago. I suoi cento usi più comuni.
«Che c'è Darren, hai trovato qualcosa?» Chiese Cory avvicinandosi all'amico.
«I libri. Sono tutti finti.» Anche Cory prese a controllare i libri e si, tutti i libri erano in un certo senso falsi. Erano tutti elenchi telefonici.
«Ma perché mai Murphy dovrebbe avere degli elenchi telefonici rivestiti?» Domandò Cory con la sua solita aria piuttosto svampita. Ma non ebbero tempo di poter rimuginare troppo sulla cosa, perché proprio in quel momento la porta si aprì e il Preside Murphy, la professoressa Lynche, Hagrid e la professoressa Casteen entrarono nello studio.
«E' lui non è vero?» Chiese con voce strozzata Darren. Era una domanda retorica, lui sapeva che era Chris, era Chris per forza, ma magari c'era una vaga speranza che Chris fosse riuscito a fuggire e che fosse al sicuro nel suo bel dormitorio.
Ma il cenno del capo del Preside era piuttosto eloquente, come gli occhi bassi e tristi della professoressa Lynch.
«Preside, la prego, lo dobbiamo trovare. Dobbiamo trovare Chris. La supplico.» Darren era disperato. Non aveva idea di dove si trovasse la Camera dei Segreti. Sapeva cos'era, ovvio che lo sapeva. Suo padre non faceva che vantarsi che la loro famiglia discendesse da Salazar Serpeverde in persona, ovvio che Darren conoscesse la leggenda dietro quella Camera.
E in quel momento una folgorazione lo colse.
Basilisco.
Questa era una delle parole scritte da Chris in quel messaggio.
Chris aveva capito quale fosse la misteriosa creatura che si aggirava per il Castello. Era una creatura che solo l'Erede di Serpeverde era in grado di controllare.
Ma allora ... Mia era l'erede.
E forse era questo il motivo vero per cui suo padre insisteva tanto che la sposasse.
La paura crebbe ulteriormente nel cuore di Darren, perché se era davvero un basilisco la creatura, Chris avrebbe potuto essere ... no, non voleva neppure pensarci.
«Professore, manca un altro studente, non è vero?» Chiese con voce strozzata. Vide il Preside lanciare uno sguardo preoccupato e stupito agli altri docenti presenti.
«Signor Criss, lei sa forse qualcosa riguardo tutta questa faccenda?» Domandò la professoressa Lynch, alternando lo sguardo da Cory a Darren.
Il Serpeverde guardò la professoressa.
«Manca anche Mia Swier, non è vero?» Domandò invece di rispondere alla domanda che gli era stata posta.
Vide chiaramente l'espressione stupita e al tempo stesso confusa del Preside.
«Andiamo Darren. Non starai ancora pensando che c'entri quella lì.» Disse Hagrid, ma il Preside gli fece un cenno della mano per intimarlo a tacere.
«Come sai che manca anche la Swier?» Domandò il Preside Murphy al ragazzo.
Darren lo guardò. Lo guardò a lungo. Dritto negli occhi.
Ma quella non era una guerra che uno come il Preside avrebbe potuto vincere.
Quella non era la sua guerra.
Era la sua.
La sua guerra per la vita di Chris.
La sua guerra per la sua libertà.
La sua guerra per vivere il suo amore.
«Niente, solo il fatto che Mia ed io apparteniamo a due delle famiglie più antiche e entrambe proclamano di discendere da Salazar Serpeverde in persona. Siccome so per certo di non essere io l'erede, non resta che Mia.» Mentì Darren, o almeno disse solo una parte della verità.
Non disse che ogni attacco, ogni singola persona pietrificata, erano un chiaro e netto attacco nei suoi confronti.
Non disse che tutto quello era solo un malefico piano per tenerlo lontano dall'uomo che amava più della sua stessa vita.
Non disse che, sebbene il perno fosse nella mani di Mia, il fulcro di tutto quel male, di tutto quel disastro, era lui, lui e soltanto lui.
Sentì Hagrid muoversi accanto a lui, evidentemente a disagio per la sua bugia.
Il Preside lo guardò attentamente per diversi minuti. I loro occhi rimasero fissi in quelli dell'altro. Darren arrivò persino a sentire le palpebre bruciare per l'istinto di chiuderli. Ma non lo fece. Li tenne fissi in quelli del Preside finché non fu lui il primo a chiuderli e a distogliere lo sguardo.
«Hagrid la prego, riporti i due ragazzi nei rispettivi dormitori.» Era chiaro che non gli credeva, ma era anche chiaro che come Darren lo aveva tagliato fuori dalle sue informazioni, lui avrebbe tagliato fuori Darren dalle proprie.
«No Preside, mi ascolti ...» Hagrid prese Darren e lo spinse fuori dallo studio.
«Hagrid no. Ha preso Chris, non posso. Io ... non gli ho ancora detto che lo amo.» Non appena fu fuori dallo studio, Darren si accasciò a terra, stremato e pieno di dolore.
«Io devo trovarlo ... devo trovarlo. E' colpa mia. E' solo colpa mia!» Darren era disperato, un fiume di lacrime scendeva copioso dai suoi occhi.
La sua più grande paura poteva avverarsi. Nemmeno quando al suo terzo anno affrontò il suo primo Molliccio provò tanta paura.
Hagrid lo guardò e nessuno dei due ragazzi notò quella piccola lacrima che scese dagli occhi del guardiacaccia e andò a posarsi nella sua barba ispida.
«No Darren. E' colpa mia.» Sussurrò. Quelle parole bloccarono completamente Darren che alzò lo sguardo verso Hagrid.
«Cosa? Tu?» Chiese confuso Cory e per una volta la sua confusione era condivisa anche dal Serpeverde.
«Si! Dovevo tenermi la bocca chiusa, ecco cosa dovevo fare! Non ce lo dovevo dire!» Disse Hagrid un po' burbero, ma palesemente se la stava prendendo con se stesso che non con i ragazzi o con Chris stesso.
«Detto cosa? Hagrid che stai dicendo?» Domandò Darren.
«Non dovevo dirgli della Camera. Di quella poveretta che c'è morta. Me lo aveva giurato che non c'avrebbe ficcato il naso! E adesso è stato catturato. Ed è tutta colpa mia!» Hagrid cominciò a singhiozzare. Darren non lo aveva mai visto in quello stato.
«Hagrid, non è colpa di nessuno. Potremmo stare qui a colpevolizzarci mille e mille volte. Darren si colpevolizza perché dice che tutto è fatto unicamente per colpire lui; tu ti colpevolizzi perché pensi che dicendogli della Camera tu lo abbia messo in pericolo; io mi colpevolizzo perché l'ho visto trasformarsi in gatto e scappare via dalla Sala Comune. Possiamo stare qui ore e ore a parlare di chi sia la colpa e di chi no. Ma sapete cosa? Il vero colpevole, quello che gli potrebbe fare del male se noi non facciamo qualcosa, è lì fuori e noi dobbiamo trovare il modo di trovarlo e fargliela pagare.» Darren guardò Cory come se lo stesse vedendo per la prima vera volta. Non lo aveva mai sentito parlare così, non gli aveva mai visto un'espressione diversa dalla sua solita aria confusionaria. Ora vedeva il ragazzo che il Cappello Parlante aveva visto la sera del suo Smistamento. Ora Darren vedeva un coraggioso Grifondoro dinanzi a lui, quasi avvolto dalla sua aurea scintillante.
Stava tornando loro, non proprio il buonumore, ma se non altro l'ottimismo, quando la professoressa Mays arrivò trafelata.
«Oh Hagrid! Finalmente trovo qualcuno!» La donna si piegò sulle sue ginocchia cercando di riprendere fiato. Hagrid le si avvicinò cercando di sorreggerla, sfiorandola quasi con reverenza come se avesse paura che il minimo tocco potesse distruggerla.
«Sono tutti dal Preside, prof! Hanno preso Chris! Lo hanno portato nella Camera dei Segreti.» La professoressa spalancò gli occhi, portandosi una mano a coprirsi la bocca.
«Non l'ha sentito l'annuncio?» Domandò Hagrid. La professoressa scosse il capo.
«No, stavo preparando le pozioni per riportare in vita i pietrificati.» Disse con voce leggermente tremante.
«E lo ha fatto?» Domandò trafelato Darren.
«Si. Si sono tutti risvegliati, alcuni sono storditi e ancora non capiscono cosa gli sia successo, lo ... signor Criss ... cosa?» Darren non lasciò il tempo alla sua professoressa di finire di parlare che subito corse verso l'infermeria. Doveva parlare con Grant.
«Darren!» Il Serpeverde sentì Hagrid dietro di lui chiamarlo con il suo vocione potente, ma non gli badò. Corse a perdifiato per tutti i corridoi fino a raggiungere l'infermeria. Cory lo seguiva a ruota, con il fiatone nonostante la sua falcata, decisamente più lunga di quella del moro, gli avesse permesso un buon vantaggio.
«Darren!» Appena entrò in infermeria si sentì letteralmente stritolato dalle braccia esili di Lauren.
«Oddio Lauren sei sveglia!» Il moro strinse la presa. Aveva le lacrime agli occhi. Dopo tutti quei mesi finalmente poteva sentire di nuovo il corpo caldo di Lauren, poteva di nuovo sentire la sua vocettina stridula che non avrebbe mai più insultato perché le era mancata come l'aria.
Con la coda dell'occhio vide Mark abbracciare Cory e Grant, poi vide il fratello avvicinarsi e abbracciò stretto anche lui.
L'unico che era rimasto in disparte, con la testa bassa e lo sguardo quasi sconsolato era Will. A nessuno importava davvero se fosse ancora pietrificato o meno. Nessuno aveva sentito la sua mancanza. E come si dice ... alla fine si raccoglie ciò che si semina. Will si era fatto terra bruciata tutto attorno a lui, aveva calpestato chiunque e adesso veniva abbandonato. Nessuno gli si avvicinò, nessuno versò per lui lacrime di gioia nel vederlo di nuovo vivo.
Nessuno sembrò nemmeno accorgersi della sua presenza.
«Darren ...» Grant cominciò a parlare, ma si fermò subito. Continuò a battere una mano sulla fronte, come se ci fosse qualcosa che gli sfuggiva, ma non riusciva a capire cosa. «Sento che c'è qualcosa di terribilmente importante che dovrei dirti ... ma non ricordo cosa sia.» Grant continuò a battersi sulla fronte. Darren guardò attentamente tutte le persone che erano ritornate in vita.
«Qualcuno di voi sa dirmi se la creatura che vi ha attaccato era un Basilisco?» Domandò anche se non aveva dubbi che quel genio di Chris non avesse sbagliato.
«Ehi amico, io non ho nemmeno idea di cosa sia un Basilisco!» Disse Mark. Darren guardò disperatamente Lauren e Grant.
«Darren io non ricordo minimamente nulla. E' come se avessi un vuoto. La professoressa Mays dice che potrebbe volerci un po', siamo rimasti pietrificati per un bel po' di tempo.» Disse Lauren sconsolata. Darren guardò in maniera quasi disperata suo fratello.
«Dare non ricordo. Potrebbe essere, ma ... io ... ho come la sensazione disperata che dovessi dirti qualcosa di terribilmente importante ...» Darren si gettò sul fratello, afferrandolo per il colletto e strattonandolo più e più volte.
«Pensa Grant, dannazione pensa. Hanno preso Chris! Mia ha preso Chris e lo ha portato nella Camera dei Segreti.» A quelle parole tutti tirarono un grosso respiro, persino Will parve essersi pietrificato.
«Q-quando?» Grant aveva gli occhi sbarrati per la paura. Se fosse successo qualcosa a Chris non se lo sarebbe mai e poi mai perdonato.
«Adesso! Non deve essere successo da molto.» Disse Darren.
«Ti prego Grant! Dimmi cosa ricordi!» Darren era chiaramente terrorizzato. I suoi occhi erano scuri per il terrore e Grant avrebbe voluto così tanto poter fare qualcosa per rasserenarli, ma non riusciva a pensare proprio a nulla.
«Darren ... io ...» Darren capì che continuare a tartassare Grant non sarebbero riusciti a cavare niente.
Il Serpeverde si girò improvvisamente per vedere Will seduto sul letto in fondo. A Darren non faceva pena nemmeno un po'. Ognuno era causa del proprio male.
«Tu!» Come una furia Darren si diresse verso Will prendendolo per la collottola e sbattendolo contro il muro. «Dimmi chi è il complice di Mia! Chi?» Darren aveva una furia tremenda negli occhi, persino Will ne era giustamente terrorizzato.
«Io ...»
«Parla o giuro che potrei non rispondere della mia bacchetta!» Will venne di nuovo spinto violentemente verso il muro.
«Io non so. Non l'ho mai visto. Non sapevo nemmeno che avesse un complice.» Rispose terrorizzato Will.
«Balle!» Urlò di nuovo Darren che spinse di nuovo Will verso il muro che sbatté violentemente il capo.
«Darren!» Grant allungò verso il fratello per cercare di trattenerlo. «Così lo ammazzi!»
«Meglio! Dimmi dove hanno portato Chris!»
«Io ... io non lo so!» Di nuovo Darren lo sbatté contro il muro. «Non lo so ... davvero ... io non sapevo niente. Te lo giuro! Io Chris me lo volevo solo scopare!» A quelle parole Darren divenne una furia e se Grant e Lauren non lo avessero trattenuto, probabilmente avrebbe fatto sicuramente qualcosa di cui si sarebbe poi pentito.
«Darren lascia perdere! Lui non sa niente!» Disse Grant cercando di tenere fermo Darren.
In quel momento il Professor Murphy, seguito dal suo seguito di professori, entrò nell'infermeria.
«Signor Criss, Signor Monteith non vi avevo espressamente detto di tornare nei vostri dormitori?» Darren non degnò di un'occhiata il Preside, troppo concentrato a guardare Will come se volesse ucciderlo a mani nude, alla vecchia maniera dei babbani.
«Colpa mia professore! Ho saputo dei ragazzi e loro morivano dalla voglia di rivedere i loro amici.» Disse Hagrid e il professor Murphy annuì dopo averlo guardato per qualche minuto. Questi guardò poi uno ad uno i ragazzi che erano rimasti pietrificati.
«Voi, non ricordate chi sia stato?»
«No professore, la professoressa Mays ci ha fatto la stessa domanda ma non ricordiamo nulla.» Disse Lauren guardando anche gli altri ragazzi.
«Non ricordate nemmeno cosa stavate facendo?» Domandò la professoressa Lynch. Tutti scossero la testa.
«Io ricordo solo che avevo da poco preso un Bolide in testa.» Disse Mark tastandosi la testa.
Darren guardava con odio Will, ancora rannicchiato contro la parete.
«Lo chieda a lui professore. Lui sapeva tutto, dall'inizio!» Sputò fuori con odio.
Il Preside guardò prima Darren, poi Will.
«Cosa le fa dire accuse così forti signor Criss?» Domandò.
«Io non sapevo proprio niente!» Sbottò Will.
«Se come no! Come immagino non sapessi che l'Amortentia è illegale!» Urlò Darren.
Lauren osservava il suo migliore amico. Non lo aveva mai visto così. Era una furia. I suoi occhi, di solito sempre così dolci e radiosi, adesso sembravano racchiudere le fiamme stesse dell'eterna dannazione, e quelle fiamme infuocate erano tutte rivolte verso Will.
«Amortentia? Di che cosa sta parlando signor Criss?» Domandò il Professor Murphy. Darren sembrava essere troppo intento a fulminare uno spaventato e spaurito Will per poter rispondere suo professore.
«Beh ... non so tutta la storia ...» Si intromise Hagrid quando vide che Darren era decisamente troppo infervorato per poter parlare. «... ma un giorno di ottobre vidi Will e Chris insieme ... insieme insieme intendo professore, insomma come una coppia, insomma come ... cioè si baciavano, nulla di non appropriato anche se ... insomma loro stavano insieme ...»
«Signor Hagrid credo di aver capito cosa intenda per insieme. Possiamo andare avanti?» Disse il Preside portandosi una mano al grande cappello a punta per grattarsi un po' la pelata.
«Io si insomma la cosa mi sembrava strana. Chris è un ragazzo per bene mi dicevo che ci fa con un Serpeverde? Ma poi il giorno dopo tutto sembrava essere tornato alla normalità e mi son detto che ci ero andato pesante con l'idromele. Ma poi, poco tempo fa, Darren e Chris mi hanno confermato che non ero ubriaco. Quello lì ha avvelenato il piccolo Chris e voleva fargli del male e ci sarebbe pure riuscito se Grant e Darren non lo avessero fermato, signore!» Disse Hagrid in tono iroso e difendendo i due ragazzi con il suo vocione forte e tonante.
Il Professor Murphy alternò lo sguardo da Darren, Grant e Will, per poi soffermarsi di nuovo di Darren.
«E come hanno fatto dico io a preparare l'antidoto per quella pozione così potente, non è certo roba che insegniamo in classe.» Disse con tono di chi aveva capito proprio tutto. Grant era sicuro di aver perso anni di vita e avrebbe tanto voluto tornare di pietra, meglio quello che essere espulsi.
«Ho fatto ciò che era necessario per proteggere Chris!» Sbottò Darren che ormai era talmente fuori di sé dalla rabbia da non prestare nemmeno più tanta attenzione a ciò che stava dicendo e soprattutto a chi.
«La cosa più logica sarebbe stata venire da noi.» Disse il Professor Brennan con voce un po' irata anche se cercava di mantenere la calma.
«Vogliamo davvero parlare di me? Quando lui ha avvelenato Chris con quella pozione e voleva stuprarlo!» Urlò Darren, il volto completamente rosso. La gola gli faceva fin male mentre cercava di trattenere la rabbia dentro di sé, il cuore che gli batteva all'impazzata nel petto.
«Io non volevo ...» Cominciò a difendersi, inutilmente, Will.
«Cosa, Sherrod? Non volevi stuprarlo? Cosa pensi che fosse? Chris era sotto effetto della pozione, non era in sé, non rispondeva delle sue azioni. Era uno stupro!» Urlò Darren e a quel punto Hagrid dovette seriamente intervenire e tenere fermo Darren che come una furia si stava per lanciare addosso all'altro Serpeverde.
«Basta così! Hagrid, per favore, accompagni i ragazzi nel mio ufficio di nuovo, noi scambieremo due paroline con il signor Sherrod!» Disse il Preside Murphy.
Darren riprese a scalciare con veemenza, cercando di liberarsi dalla presa ferrea di Hagrid, ma contro il mezzogigante nulla poteva fare.
Ma Hagrid non spinse i ragazzi nello studio del preside, ma nella prima aula vuota disponibile.
«Darren, ora devi proprio dartela una calmata. Accusare Will davanti a tutti i professori, ma che c'hai?»
«C'ho che Chris è in pericolo!» Urlò il ragazzo furibondo.
«Darren, così non sarai certamente d'aiuto a Chris. Devi restare calmo.» Disse Lauren poggiando una mano sulla spalla dell'amico cercando di farlo ragionare.
Darren si portò una mano nei suoi ricci già fin troppo scompigliati.
«Calmarmi? Come posso calmarmi Lauren?»
«Darren così non saremo di aiuto proprio a nessuno. Dobbiamo restare lucidi e pensare con coerenza.» Disse Grant cercando di calmare il fratello. Darren tirò un profondo respiro, sperando che tutta quell'aria che inalava distendessi i suoi muscoli, ma era decisamente un'impresa perché continuava ad essere teso come una corda di violino, teso e sottile come se fosse del burro spalmato su una fetta di pane decisamente troppo grande.
«Cosa sappiamo? Dove potrebbe essere l'ingresso della Camera?» Disse Grant cercando di mettere insieme tutte le notizie possibili.
«Non ne ho idea, so solo che il mostro che probabilmente vi ha fatto questo è un Basilisco.» Disse Darren. Tutti gli occhi gli vennero puntati addosso con incredulità e sconcerto.
«Darren, quella lì è una creatura mitologica. E credimi te lo dico io che le creature magiche le ho viste tutte.» Disse Hagrid, ma Darren scosse pesantemente la testa.
«Come fai a saperlo?» Darren si guardò introno e poi si avviò a passo spedito verso la biblioteca, mentre tutti gli altri lo seguivano e cercavano di fermarlo. Hagrid, che era quello con la falcata decisamente più lunga di tutti, gli si parò davanti.
«Darren non ti posso far gironzolare per il castello! Fermati!»
«Hagrid sono con te, non mi succederà niente.» Detto questo il ragazzo scavalcò il guardiacaccia e raggiunse la biblioteca. Era vuota, non c'era nemmeno Madama Pince che era probabilmente ancora nello studio del Preside.
Corse a perdifiato tra gli scaffali, aprendo libri su libri, cercando febbrilmente qualcosa. Dopo una buona mezz'oretta dovette trovarla, perché esultò entusiasta e appoggiò il grosso librone polveroso sul primo tavolo che raggiunse e tutti gli si avvicinarono in cerchio.
«Chris l'ha capito ...» Darren scorse il trafiletto che aveva cercato, leggendolo febbrilmente nella sua testa, scorrendo con un dito lungo quella pagina ingiallita dal tempo e dalla consunzione.
«... ma si è vero, quella notte nella Foresta Proibita!» Disse dopo che ebbe finito di leggere.
«Darren, ti dispiacerebbe illuminarci? Noi non ci stiamo capendo assolutamente niente!» Disse Mark.
«Sentite ...» Cominciò Darren. «Dei molti, spaventosi animali e mostri che popolano la nostra terra, nessuno è più insolito e micidiale del Basilisco, noto anche come il Re dei Serpenti. Questo serpente, che può raggiungere dimensioni gigantesche e che vive molte centinaia di anni, nasce da un uovo di gallina covato da un rospo. Esso uccide in modo portentoso: oltre alle zanne, che contengono un potente veleno, anche lo sguardo del Basilisco provoca morte istantanea. I ragni fuggono davanti al Basilisco, perché è il loro nemico mortale e il Basilisco fugge solo quando ode il canto del gallo, che gli è fatale.» Lesse Darren guardando entusiasta i suoi compagni che però dovevano essersi qualcosa perché continuarono a non capire cosa Darren avesse da esultare tanto.
«La notte dell'aggressione di Sherrod, Chris era con lui nella Foresta per scontare la punizione. Incontrò dei ragni giganti che gli dissero di non essere loro ad aver attaccato tutte quelle creature nella Foresta e che anzi loro ne erano terrorizzati, senza contare del fatto che tu, Hagrid, avevi visto tutti quei ragni fuggire in fila indiana verso la Foresta, era un comportamento insolito per dei ragni. Stavano scappando dal Basilisco! E vogliamo parlare dei tuoi galli, Hagrid? Tutti morti. Mia deve averli uccisi tutti per assicurarsi che non potessero nuocere al Basilisco una volta che lo avesse liberato!» Esclamò Darren con uno sguardo soddisfatto, anche se era stato Chris a collegare tutti i puntini, ma Darren era da sempre orgoglioso del piccolo cervello geniale di Chris.
«Un momento! Un momento! Darren qui parla di morte istantanea e, ringraziando Merlino, noi siamo tutti vivi.» Disse Lauren guardando attentamente il trafiletto che Darren aveva letto.
Il moro si bloccò come se avesse ricevuto un pugno in pieno volto. Effettivamente quella era una giusta obiezione.
Sorprendentemente fu Cory a trovare la spiegazione. Quella dovette essere l'unica illuminazione che mai ebbe in tutta la sua vita!
«Aspettate, nessuno di voi ha guardato direttamente il Basilisco!» Tutti si volsero per guardarlo. «Will è stato ritrovato vicino al fiume e probabilmente stava bevendo o cosa ed è stato attaccato alle spalle e deve aver visto il riflesso del Basilisco nell'acqua. Lauren aveva lo specchietto, Mark lo ha visto attraverso Nick-Quasi-Senza-Testa, ok lui è stato colpito in pieno, ma Nick è un fantasma, non può morire di nuovo, no? E Grant ...»
«... gli specchi! Gli specchi nel bagno. Mi ero girato per ... per ... stavo scrivendo qualcosa, ma non ricordo ...» Di nuovo Grant cercò di sforzare la mente per cercare di ricordare.
Intanto tutti guardavano stupiti Cory per la sua genialità. Darren aveva la bocca talmente aperta che probabilmente la mandibola gli si stava dislocando. Si riscosse pochi attimi dopo, cercando di riprendere il controllo della situazione.
«Questo Grant? Stavi scrivendo questo quando ti sei girato?» Darren porse al fratello.

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