Capitolo 4: Pozioni d'amore

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CAPITOLO 4: POZIONI D'AMORE

Quella mattina Darren si svegliò di gran carriera.
Doveva assolutamente fare pace con Chris. Doveva assolutamente scusarsi e chiarire.
Aveva sognato tutta la notte quegli occhioni azzurri completamente inondati di lacrime. Per tutta la notte aveva sentito i suoi singhiozzi.
Ora voleva solo abbracciarlo. Abbracciarlo stretto e non lasciarlo più andare.
Non gli importava delle conseguenze, forse il tormento per le sue azioni sarebbe ritornato quando avrebbe ripotuto vedere il sorriso tornare a splendere su quell'angelico viso. Ma per ora, l'unica cosa che contava davvero era poter fare pace con Chris.
Uscì dal suo dormitorio, quasi si scontrò con Will che, stranamente, si era svegliato presto anche lui.
Il ragazzo aveva un ghigno strano in volto, insomma peggio del solito.
Darren lo guardò mentre si infilava la sua divisa. Quando la sera prima era tornato al dormitorio, ben oltre l'orario consentito, Will non c'era.
«Dove diavolo sei stato ieri sera? Perché non eri in Sala Comune?» Domandò brusco, del resto non vedeva perché doveva rivolgere anche un educato buongiorno a quell'essere.
Will lo guardò con uno strano bagliore in quei suoi occhietti piccoli e a dir poco inquietanti.
«Sono stato piacevolmente impegnato.» Mormorò mellifluo.
Darren inarcò le sopracciglia, quello sguardo non gli piaceva tanto, ma francamente? Will Sherrod non meritava il suo tempo. E se si fosse fatto beccare come un troll in giro per i corridoi oltre l'orario consentito, tanto meglio. Avrebbe fatto perdere punti alla Casa, per Darren significava che Natale era arrivato in anticipo quell'anno!
Alzò le spalle e se ne andò, non degnando nessuno di un solo sguardo, perché lì nessuno meritava la sua attenzione.
Una volta fuori dalla sua Sala Comune, salì le scale che lo avrebbero condotto nella Sala Grande.
Chris non era ancora arrivato, il che era molto strano. Ma anche il giorno prima era arrivato tardi, forse sarebbe arrivato tardi anche oggi.
Vide arrivare pian piano tutti i suoi amici del Grifondoro. Ma di lui ancora nessuna traccia.
Fu quando vide arrivare quel suo dinoccolato amico di Corvonero, alto quanto un Mezzo Gigante a suo parere, che la sua assenza cominciò a preoccuparlo.
Lo vide confabulare a lungo con gli altri Grifondoro.
Quel senso di nausea e dolore alla bocca dello stomaco che lo accompagnava sin dalla sera prima si fece più forte.
Era successo qualcosa.
Senza finire la colazione e ignorando la solita orda di ragazzine urlanti, si avvicinò a quei ragazzi.
«Non sappiamo. E' tornato che era tardissimo, il coprifuoco era passato da ore e stamattina all'alba non c'era più!» Disse un tipo biondo come un cesto di banane.
«Dove diavolo è andato?»
«Ehm ... scusate, volevo sapere dove fosse Chris.» Darren si intromise titubante nella loro conversazione. Non aveva mai parlato con quelle persone, non aveva mai potutoparlargli.
«Tu!» Grant si girò e fulminò letteralmente Darren con lo sguardo. Il Serpeverde si sentì quasi sprofondare sotto tutto quell'odio.
«Tu non lo hai visto?» Domandò una ragazza di colore al ragazzo.
«No, io ... l'ho beccato ieri pomeriggio e ...» Tentennò, insicuro o meno se svelare le condizioni di Chris.
«E?» Gli fece eco il Corvonero che continuava a guardarlo minaccioso con quei suoi occhi verdi che sembravano grigi sotto la coltre di nuvole che il soffitto rispecchiava quella mattina.
«E stava piangendo. Era ... io ... credo sia colpa mia.» Pigolò appena, abbassando il capo.
«Certo che è colpa tua, razza di cervello di gallina! Chris stava facendo solo il suo dovere di Prefetto! Non era colpa sua se tu non ha il minimo giudizio e sei un ...» Proprio in quel momento un silenzio tombale si diffuse in tutta la Sala Grande.
L'attenzione di tutti era puntata verso la porta.
Il gruppetto si girò e se la mascella di Grant raggiunse il pavimento, quella di Darren si dislocò.
All'ingresso c'erano Chris e Will. Il Grifondoro aveva due labbra gonfie e rosse come canotti, le gote adorabilmente arrossate e uno sguardo che, se i ragazzi non fossero stati troppo sconvolti dalla scena, avrebbero visto vuoto.
Will aveva un braccio attorno alle spalle di Chris e gli stava sussurrando qualcosa all'orecchio, prima di stringere il suo mento e girare il suo volto e baciarlo con veemenza.
«Che cavolo ...» Cory e Mark stavano già andando verso Will per sistemarlo alla vecchia maniera dei Babbani, ma Grant li fermò.
«Aspetta! Guardate Chris. Sembra ...» Il ragazzo deglutì, perché quello che stava per dire non aveva il minimo senso.
Che Chris avesse fatto una cosa così stupida?
Che si fosse accontentato dell'unica persona disponibile pur di non rimanere solo?
«... sembra volerlo.» Concluse Darren. La sensazione di nausea era salita al punto che poteva sentire il sapore pungente del vomito in gola.
Tutti sembravano essere congelati. Ma nessuno più di Grant.
Perchè Grant aveva paura che Chris si fosse veramente accontentato, che avesse rinunciato a costruire da solo la sua felicità.
«Vado a parlargli.» Disse avviandosi verso l'amico.
Darren osservò la scena non riuscendo a dare un nome ben preciso a quel peso che gli opprimeva il petto e gli faceva trovare faticoso persino un'operazione semplice come respirare. Era un'operazione banale, quante volte la si compie nell'arco di una vita. Eppure adesso era come se tutta l'aria si fosse condensata attorno a lui. Osservò Grant avvicinarsi all'amico e pregò, forse per la prima vera volta nella sua vita, che quello fosse un incubo, il suo peggior incubo, ma che adesso Kurt, la sua bianca civetta, avrebbe cominciato a beccare la sua guancia cercando di svegliarlo per consegnargli la solita lettera mattutina di suo padre.
Ancora pochi minuti e si sarebbe svegliato.
Ancora pochi istanti e quello sarebbe stato solo un altro incubo di cui perdere memoria.
Ma nulla accadeva.
Osservò Grant parlare con Chris e i suoi occhi rimanevano ancora spalancati.
«Ehi, Chris! Ci hai fatto prendere un bello spavento!» Grant si aspettava qualsiasi reazione dell'amico, ma non quella.
«Non sono tenuto a dirvi ogni minima cosa che faccio.» Il tono era tagliente. Ma non era il solito tono tagliente che Chris usava solitamente per nascondersi, per mostrarsi sempre forte. Era ... cattivo perché lo voleva essere.
Mai. Mai in cinque anni glielo aveva sentito, nemmeno rivolto a Will o addirittura a Mia.
Chris era ... puro. Quella cattiveria ... non era da lui.
«Chris ... ma che stai dicendo? E poi perché ti presenti con quella serpe velenosa?»
Gli occhi furenti del Grifondoro si piantarono in quelli verdi e confusi del Corvonero.
«Si da il caso che questa serpe velenosa, come la chiami tu, sia il mio ragazzo.»
A Grant parve di ricevere un pugno in piena faccia.
Le orecchie gli fischiarono così tanto che pensò di perforarsi un timpano.
No. Non era possibile. Nemmeno nei suoi momenti di maggior sconforto Chris avrebbe mai fatto una cosa del genere.
Era solo, ma aveva un coraggio che nemmeno si rendeva conto di possedere. Non avrebbe mai permesso a se stesso di fare una cosa del genere.
«Chris ... ma ... ma Darren?» La voce gli uscì appena un sussurro. Sperò, quasi pregò, che quel nome gli mostrasse una minima reazione negli occhi del suo amico, un lampo che mostrasse il dolore, ma non vide assolutamente niente.
Cioè che vide fu invece una completa lastra di ghiaccio, inespressiva. Dov'era finita la dolcezza di quegli occhi? Dov'era quel lampo di vitalità che li rendeva sempre così diversi a seconda dell'umore del proprietario e della luce che vi incideva sopra in determinati modi?
Erano freddi, spenti ... vuoti.
«Quel nano salterino non è altro che un idiota! Andiamo a mangiare Chris!» Se Grant aveva supposto che ci fosse qualcosa di strano fino a quel momento, ne ebbe la certezza. Will aveva strattonato il Grifondoro come se fosse un sacco di patate, spingendolo a camminare e la cosa allucinante era che Chris glielo aveva permesso con un enorme sorriso stampato sulle labbra.
Grant rimase immobile, osservando la scena di Will che si sedeva sulla panca dei Serpeverde e Chris che si arrabattava per prendergli cibo, succo e che persino lo imboccava, guardandolo con sguardo adorante, come se intorno a lui ci fossero una miriade di uccellini cinguettanti.
Qualcosa non quadrava.
Nemmeno in un'altra vita Chris si sarebbe comportato in quel modo, soprattutto con un essere disgustoso come Will.
Non si accorse nemmeno di Darren che gli si avvicinò.
«St ... stanno insieme?»
«Così pare.» Disse Grant pensieroso.
Darren sentì un fortissimo dolore al petto, all'altezza del cuore, le budella gli si contorsero al punto che pensava che fossero diventate ormai un complicato nodo intricato che niente e nessuno sarebbe mai più stato in grado di sbrogliare.
Era forse questa la gelosia?
Grant intanto continuava a fissare Chris che puliva con un bacio, disgustoso, le labbra di Will sporche di uova strapazzate.
Qualcosa non quadrava e fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto... lo avrebbe scoperto.

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