Capitolo 14: Il Corvo e il Serpente

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CAPITOLO 14: IL CORVO E IL SERPENTE

«Ehi ... ehi Chris ...»
Chris cominciò a sentire una voce chiamarlo.
Era roca, bassa.
Una voce che amava, ma non allo stesso modo in cui amava un'altra voce, meno roca ma più calda e con quella nota sempre allegra che ti faceva sorridere anche quando era terribilmente seria.
Sentiva la testa pulsare dolorosamente, come se il suo cuore si fosse improvvisamente trasferito nel suo cranio e stesse battendo così forte da voler quasi distruggerlo. Anche gli occhi facevano male, era come se qualcuno gli avesse tenuto premuto sopra qualcosa di pesante per ore.
Ma nessun dolore era anche solo confrontabile con quello che provava ad altezza del petto.
Perché il suo cuore in realtà non faceva nemmeno così tanto male.
Semplicemente Chris non lo sentiva più dentro di sé. L'ultima cosa che ricordava prima che l'oblio lo avvolgesse era proprio quel lancinante dolore al petto. Adesso invece non sentiva niente. Come se fosse stato completamente anestetizzato. E quella sensazione era peggio di qualsiasi dolore avesse mai provato in vita sua. E un ragazzino adolescente gay che aveva studiato alle scuole elementari in una scuola babbana, di dolore ne aveva provato anche parecchio sulla sua pelle.
Ma quello ...
Quello era quasi peggio di qualsiasi pugno avesse mai ricevuto; persino peggio del dolore che aveva quando i suoi compagni lo avevano spinto oltre la vetrata in uno zoo per spingerlo tra dei serpenti. Chris ricordava il dolore quando aveva sbattuto contro il vetro e di quanto male fecero quelle schegge che si conficcarono nella sua pelle.
Ma niente era più doloroso di quel vuoto che sembrava inghiottire ogni cosa, che sembrava prosciugare Chris di qualsiasi pensiero felice. Era come se dentro il suo corpo ci fosse un Dissennatore che aveva deciso di andare ben oltre il bacio, perché la sua anima era sempre lì, costretta a soffrire, costretta a sentire quel vuoto crescere ancora e ancora.
«Chris, ti prego ... apri gli occhi.»
Di nuovo quella voce.
Chris sentiva il dolore, la preoccupazione e la sofferenza in quella voce.
Doveva aprire gli occhi. Doveva riuscirci anche se gli sembrava che gli stessero piantando degli aghi infuocati dentro le sue orbite. Doveva riuscire ad aprirli.
Lentamente sollevò le palpebre, sentendole pesanti come se fossero macigni.
E poi vide quel volto.
Quel volto talmente pieno di rughe per la preoccupazione da apparire più vecchio di almeno una ventina di anni. Vide un leggero tremore in quelle limpide iridi verdi, come se una solitaria lacrime le avesse attraversate per qualche attimo.
«G-Grant ...» Chris sentì la gola bruciare nel momento che quella singola parola lasciò le sue labbra. Era più arida di un deserto sotto il sole più caldo e cocente, talmente secca da avere l'impressione di aver ingerito una quantità impressionante di schegge di vetro.
Grant sembrò capire e subito si sporse verso il comodino e riempì d'acqua il bicchiere. Con delicatezza portò una mano sotto la nuca dell'amico, sollevandogliela piano mentre con l'altra mano portava il bicchiere alle sue labbra. Chris bevve avidamente, godendo di quel dolce sollievo che l'acqua stava donando alle sue corde vocali. Grant riempì il bicchiere altre due volte prima che il ragazzo si sentì finalmente dissetato.
Quando ebbe finito di farlo bere, Grant sistemò i cuscini sotto la testa di Chris in modo da fargli assumere una posizione più sollevata, ma comunque da permettergli di rimanere disteso.
Chris si guardò intorno e riconobbe le tendine verde pallido dell'infermeria.
«Co-Cosa è successo?» Domandò sentendo la sua gola ancora indolenzita.
Grant lo guardò con quello sguardo dolce, accarezzandogli i capelli sulla fronte e spostandoglieli dagli occhi.
«C'è che sei rimasto incosciente per un giorno intero. Dopo l'attacco di Mark eri salito al dormitorio, poco dopo hanno sentito Brian miagolare come un disperato e continuare a grattare la porta. Quando sono entrati ti hanno trovato a terra svenuto. Ti hanno portato subito in infermeria. Madama Chips dice che stai bene, che probabilmente hai avuto un crollo emotivo e che dovevi solo riposare.»
Chris annuì con il capo. Probabilmente la testa gli faceva tanto male perché doveva averla sbattuta forte quando era caduto a terra.
Grant lo guardò a lungo, cercando di leggere nel profondo di quelle iridi azzurre. Sembravano essere così spente, prive della benché minima luce e se era vera la storia che negli occhi è racchiusa l'anima di una persona, Grant non vi vide più alcun anima dentro di essi.
Chris non sembrava essere semplicemente spezzato, era completamente distrutto. Con estrema lentezza tirò fuori dalla tasca della sua divisa quel piccolo oggettino che era stato trovato accanto a Chris quando era svenuto. Vide gli occhi del ragazzo seguire il suo movimento e li vide cominciare a riempirsi di lacrime quando videro cosa c'era nel palmo della sua mano.
Non erano semplici lacrime, quelle di Chris sembravano essere dolore allo stato liquido, quelle piccole gocce di cristallo liquido erano il sangue che sgorgava dal suo cuore distrutto, lacerato, completamente polverizzato.
Chris cercò di farsi indietro, come a volersi allontanare da quell'oggettino, come se fosse portatore del più grande male esistente sulla terra.
E per Chris lo era.
Perché quel ciondolo, nelle mani di Grant, significava solo una cosa: quello che ricordava non era un incubo, era la realtà.
Era veramente accaduto.
Darren lo aveva lasciato. Se n'era andato. Aveva smesso di lottare.
Aveva scelto di nuovo di vivere una vita di menzogna e di obblighi, una vita in cui le uniche persone felici sarebbero stati gli altri, mentre lui si sarebbe dovuto accontentare di un mesto sorriso procuratogli da un fugace ricordo di un attimo di felicità.
Chris cominciò a dimenare le mani, colpendo quella di Grant, volendo far sparire quel piccolo oggetto che sembrava farsi beffe di lui e del suo dolore, che sembrava gridargli, forte e chiaro, ha scelto lei!
Grant riuscì a non far cadere la piccola Ricordella a terra trattenendola per la catenina. Chiuse il palmo della mano, oscurandola alla vista di Chris, osservando come la semplice vista aveva scatenato una nuova, forte crisi in lui.
«Chris ... ti prego, calmati. Respira. Ti prego piccolo.»
Ma Chris sembrava non riuscire ad ascoltare. La gola gli bruciava e il petto doleva, ma lui non riusciva a fermarsi. Avrebbe voluto piangere fino ad esaurire le lacrime, sperando che ogni piccola gocciolina portasse via con sé anche un pezzetto di quel dolore che lo dilaniava.
Ma non accadeva. Quel dolore era sempre lì. E anzi ogni piccola lacrima sembrava amplificare quel vuoto che portava dentro, perché invece di portare via con sé il dolore, portava via con sé ogni piccolo attimo di felicità.
Grant guardava Chris sempre più spaventato. Il ragazzo era pallido e praticamente non respirava. Le sue labbra stavano diventando leggermente violacee.
Spaventato spalancò la tendina.
«Madama Chips! La prego! Chris sta ...» Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che la donna era già accanto a lui.
«Shh ... shh ... calma ragazzo ... shh ...» Grant vide la donna mettere un altro cuscino dietro la schiena di Chris, in modo che fosse più dritto con il busto. La vide mentre istruiva dolcemente il ragazzo a respirare, ma ogni volta che sembrava esserci riuscita, una nuova ondata di lacrime tornava a far piangere il ragazzo ancora più forte di prima. Poi la vide agitare la bacchetta e una boccetta dalla sua dispensa levitò fino a loro. Riempì il bicchiere con quello strano liquido dal colore leggermente rosato. Avvicinò il bicchiere alle labbra del ragazzo e lentamente lo fece bere al ragazzo.
Grant vide le palpebre di Chris chiudersi lentamente, finché il ragazzo non tornò a dormire tranquillo.
Madama Chips gli asciugò il sudore e le lacrime dal volto, facendolo nuovamente stendere.
Chris sembrava pacifico e tranquillo adesso, ma Grant, che lo conosceva bene, poteva chiaramente vedere quella piccola ruga corrucciata appena sopra il naso, segno che i sogni del ragazzo non fossero tranquilli.
«Le avevo espressamente chiesto di non stressarlo. Il ragazzo ha subito chiaramente uno shock!» Lo rimproverò Madama Chips cercando di non alzare troppo la voce.
«Io ... mi dispiace. Io ...»
«Sarà meglio che torni nel suo dormitorio signor Gustin!» Disse secca la donna.
Grant annuì con il capo. Guardò Chris, accarezzandogli delicatamente la guancia, sentendo il piccolo fremito del ragazzo che forse, persino inconsciamente, si aspettava un altro tocco, o meglio il tocco di qualcun altro.
Grant guardò quel piccolo angelo che non aveva mai visto in quelle condizioni, nemmeno nei momenti peggiori.
Se c'era una cosa che Grant sapeva per certo, era che lui e Chris erano molto più che amici, erano la spalla l'uno dell'altro. Se uno dei due aveva un problema, l'altro non esitava a stare accanto all'amico, a qualunque costo.
E ora Chris aveva bisogno del suo aiuto. Perché Grant non voleva mai più assistere ad una scena del genere.
Qualcuno avrebbe dovuto pagare per quelle lacrime. E qualcun altro gli avrebbe dovuto dare una spiegazione e sarebbe stato meglio per lui se fosse stata più che valida.

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