Capitolo 20: L'Erede di Serpeverde

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CAPITOLO 20: L'EREDE DI SERPEVERDE

RIC


Ecco cosa Grant stava scrivendo.


Ricky Rollins.


«Papà ... tu ... tu sei ...?» Darren era incredulo. Non era possibile che suo padre fosse il complice di Mia ... o meglio l'artefice di tutto.
«L'Erede di Serpeverde?» Disse beffardo l'uomo, schernendo il ragazzo con il semplice suono velenoso delle sue parole e guardando suo figlio come se fosse un ignobile scarafaggio. «Si Darren e se tu non fossi stato così cieco e così ... così stupido lo avresti capito molto prima. Avresti sentito il richiamo del Basilisco chiamarti, ma evidentemente avevi le orecchie tappate dalla voce da femminuccia di quello lì.» Con uno sguardo assassino, Ricky Rollins indicò il piccolo Chris che giaceva ancora svenuto tra le braccia di Darren.
Darren era letteralmente pietrificato.
Ora capiva perché era riuscito ad aprire l'ingresso della Camera dei Segreti.
«Ma ... ma Mia ...» Disse guardando la ragazza accanto a suo padre che gongolava.
«Mia si è solo presa amorevolmente cura del mio Basilisco. Ha ucciso i galli e ha posizionato le pedine esattamente dove io le dicevo di posizionarle.» Disse accarezzando i capelli di Mia.
Darren non riusciva a credere.
Aveva sbagliato. Aveva sbagliato per tutto il tempo. Aveva protetto Chris dalla persona sbagliata per tutto il tempo.
Suo padre intanto lo guardava con quella punta di disprezzo con cui lo aveva sempre guardato, godendo addirittura dello sconcerto e della realizzazione del fallimento del figlio.
«Credevi davvero che mi bevessi quella patetica scusa di quando non sei tornato a Natale? No, mi ha dato solo le prove di cui avevo bisogno. Ma tu sei stato un bravo burattino Darren, bastava che Mia parlasse e tu correvi esattamente dove volevo che tu corressi.»
Le braccia di Darren cominciarono a tremare. Come poteva essere stato così stupido?
«Ogni mia mossa è stata accuratamente studiata, Darren. Ogni attacco veniva fatto come lo volevo, persino il fatto che nessuno fosse morto. No, volevo che il primo fosse Colfer. Inizierò da lui e dopo di lui ogni Mezzosangue e Nato Babbano morirà.»
«Ma ... ma Will ...» Balbettò Cory che non riusciva a staccare gli occhi da quell'uomo, così diverso da Darren e Grant.
«Quello stupido? Aveva avuto una sola opportunità per togliermi di mezzo quel grifoncino e ha fallito. Ma sapeva troppo, lui poteva parlare della pozione e da quella qualcuno sarebbe potuto risalire a Mia e da Mia a me. Doveva sparire, la sua bocca doveva essere chiusa. In verità, lui era l'unico che doveva davvero morire, ma la fortuna arride agli stolti si dice.»
Darren sentiva la testa quasi girare.
Tutto tornava.
Anche il fatto che Kurt avesse recapitato quei messaggi a Chris. Era stato suo padre. Era logico che Kurt in qualche modo obbedisse a suo padre, lui l'aveva comprata e, prima di Chris, la usava il più delle volte per comunicare con lui. Non era stato insolito per la civetta recapitare un messaggio da parte di suo padre.
«Ma ... ma come sei entrato nel Castello?» Domandò. Tutti sapevano che era impossibile Materializzarsi dentro Hogwarts. Non esistevano passaggi segreti che lui non conoscesse e li usava talmente spesso che era impossibile che almeno una volta non lo avesse beccato. Senza contare di Gazza. Lui almeno aveva il Mantello dell'Invisibilità, ma, a meno che suo padre non ne possedesse un altro, e di questo ne dubitava fortemente, era altamente improbabile per lui girovagare per il Castello per un anno intero senza mai essere stato visto.
Forse usava il passaggio che dava sul negozio di Mielandia? Ma per Joey quella era quasi una passeggiata quotidiana, possibile che non l'avesse mai incontrato?
Oppure ... poteva avergli fatto del male in qualche modo, rimosso la memoria?
«Non ho usato nessuno dei passaggi segreti se è quello a cui stai pensando. Non sapevo nel corso degli anni quali i docenti avessero scoperto e quali quindi fossero sorvegliati.» Disse Ricky facendo un passo avanti verso i quattro ragazzi.
In risposta, Darren strinse Chris più forte a sé e Grant si piazzò davanti ai due.
Darren poteva sentire il battito di Chris, era debole, molto debole. Doveva aver perso molto sangue. Si guardò intorno, del Basilisco non v'era alcuna traccia, ma doveva comunque stare attento, suo padre avrebbe potuto liberarlo in qualsiasi momento.
«Come allora?» Urlò Grant.
«Stanza delle Necessità, scommetto che tu Darren la conosci molto bene. Un paio di volte l'ho trovata occupata da te e da quel frocio Mezzosangue. Non voglio nemmeno pensare a ciò che facevate. Siete disgustosi. Il disgusto che arrechi alla mia famiglia Darren è così grande che più ti guardo e più non ti riconosco come figlio.»
«Pff! E' una cosa che ti viene facile!» Disse Grant con la rabbia carica nella sua voce roca. L'uomo distolse lo sguardo da Darren per posarlo su Grant.
«Almeno Darren ha avuto la decenza di finire a Serpeverde! Ma tu ... tu sei sempre stata la delusione più grande. Corvonero! Peggio di loro esistono solo i Tassorosso!» Disse con disgusto l'uomo, guardando i figli come se avesse davanti a sé le più immonde creature del mondo magico.
«La Stanza delle Necessità non ha passaggi segreti!» Disse Darren che non capiva. Tante volte era stato in quella Stanza. E adesso ricordò anche di quella volta che lui e Chris la trovarono chiusa. Non riuscivano ad entrare perché era occupata, perché suo padre v'era dentro. Ma poi entrarono ... e nessuno ne era uscito. Come era dunque possibile?
«La Stanza delle Necessità racchiude molti segreti. V'è un luogo che tutto nasconde e nulla perde. Lì vi è conservato uno degli antichi Armadi Sparitori, usati molto ai tempi d'oro in cui il Signore Oscuro regnava su queste terre. Mia ha riparato quello che è custodito in questa Scuola. Io non ho fatto altro che entrare nel mio per arrivare qui a Scuola, senza essere visto.»
Darren sentiva la testa girare. Ricordava della presenza di uno strano armadio in casa sua. Si era sempre domandato perché era vuoto ed inutilizzato, ma non aveva mai chiesto perché sospettava che fosse intriso di Magia Nera della peggior specie e lui non voleva averne per niente a che fare.
Ma ora tutto aveva un senso.
«Darren ...» Suo padre si avvicinò nuovamente, tendendo una mano verso il figlio. «... possiamo mettere fine a tutto questo e nessuno si farà del male.» Darren sentiva brividi scorrere lungo la sua schiena. La voce di suo padre era calma, quasi dolce, ma sapeva che era solo veleno, le sue parole erano solo puro veleno.
«Vieni con me ... vieni con me e nessuno si farà del male.» Ricky allungò la mano verso Darren.
Il ragazzo la guardò. La guardò a lungo.
Bastava stringere quella mano e Chris si sarebbe salvato.
Bastava stringere quella mano e a Chris non sarebbe stato fatto più alcun male.
Bastava davvero poco perché tutto quell'inferno finisse per Chris e iniziasse per lui. Poteva essere egoista?
In quel momento, come se seguisse il filo sei suoi pensieri, il viso di Chris si mosse e il suo nasino si arricciò in maniera adorabile. Nonostante il suo viso fosse bianco come un fantasma, sudato e sporco di polvere e sangue, per Darren restava la creatura più bella del creato.
«D-Dare ... ti ... amo ...» Chris non era cosciente. Era ancora svenuto e debole. E quelle parole non erano frutto di delirio. Era semplicemente Darren che era sempre nei pensieri di Chris. Era semplicemente Chris, che sempre connesso al cuore e alla mente di Darren, gli stava intimando di essere coraggioso, di non farsi plagiare dalla strada in apparenza più semplice.
Con delicatezza Darren accarezzò il volto di Chris. Tutto sembrava essere sparito attorno a lui, la Camera dei Segreti, il Basilisco, suo padre. Vedeva Chris. Lo vedeva chiaramente.
Vedeva la sua vita davanti ai suoi occhi ... e la sua vita comprendeva anche quella di Chris.
Li vedeva innamorati insieme, mano nella mano, passeggiando per le stradine di Londra.
Li vedeva insieme, nella loro casa, un po' piccola, ma accogliente e calda.
Li vedeva il primo settembre accompagnare il loro primogenito all'Espresso che lo avrebbe condotto a Hogwarts.
Li vedeva fare l'amore ora e per sempre ... per tutta la vita.
Alzò lo sguardo dal volto di Chris e puntò i suoi ambrati occhi, ora due pozze infuocate, verso suo padre. Alzò il braccio.
«Darren non vorrai mica ...» Cominciò Grant, ma non fece nemmeno in tempo a finire la frase che vide Darren colpire con ferocia la mano tesa del padre.
«Scordatelo! Preferisco lottare per avere un futuro con l'uomo che amo e che amerò per tutta la vita, piuttosto che stare con te e con lei ...» Darren allungò lo sguardo verso Mia guardandola con una smorfia di disgusto stampata in volto. «... ed essere schiavo per tutta la vita.»
In quel momento, in uno sbuffo di luce verde, comparve un pezzo di carta.
Quello fu l'unico momento in cui Darren staccò le sue braccia dal corpo di Chris per prendere in mano quel pezzo di carta e strapparlo in due, lasciando cadere le due metà per terra.
Suo padre osservò per qualche attimo le due metà di quel foglio, una contenente la firma di Darren, l'altra contenente la propria.
«Vedo che hai deciso.» Disse in tono piatto, del resto si aspettava quella reazione dal proprio figlio. Sapeva cosa alla fine Darren avrebbe scelto.
Lanciò uno sguardo quasi divertito ai quattro ragazzi poi si allontanò. Darren aveva il cuore che batteva ancora furiosamente in petto perché finalmente era libero, ma probabilmente la sua libertà sarebbe durata veramente molto meno di quanto non sperasse.
Ricky si fermò tra le due immense colonne e guardò in alto, verso il volto di pietra di Serpeverde, che lo sovrastava nella semioscurità. Darren cominciò a tremare.
La battaglia stava per iniziare e ormai non c'era più tempo per tirarsi indietro. Doveva mettere al riparo Chris, ma dove?
Ricky intanto spalancò la bocca, e ne uscì un sibilo. Ma Darren capiva quel che stava dicendo e adesso sapeva anche perchè.
«Parlami, Serpeverde, tu che sei il più grande dei Quattro di Hogwarts»
Velocemente Darren si girò verso Cory. Grant era alto abbastanza, ma ancora troppo debole.
«Cory, voglio che tu tenga Chris. Prendilo e scappa, portalo fuori di qui.» Darren spinse Chris tra le braccia di Cory.
«Darren non ...»
«Non discutere Cory. Voglio che tu adesso corri più veloce che puoi e porti Chris al sicuro.» Darren guardò con i suoi enormi occhioni ambrati gli occhi di Cory. Vi lesse il turbamento, vi lesse la poca voglia che aveva l'amico nell'abbandonarli lì. Ma a lui non importava. Sarebbe morto con il sorriso se avesse saputo che almeno con il suo sacrificio, Chris sarebbe stato al sicuro.
Intanto il gigantesco volto di pietra di Serpeverde si mosse. Inorridito, Grant vide la sua bocca spalancarsi sempre più fino a diventare un immenso buco nero.
E dentro la bocca qualcosa si mosse. Qualcosa risaliva strisciando dalle profondità delle sue viscere di pietra.
«Cory se vuoi andare, questo è il momento.» Disse il Corvonero con la voce che tremava appena.
Cory si issò Chris sulle spalle e dopo aver dato un veloce in bocca al lupo ai suoi amici cominciò a correre a più non posso.
«Sciocco! Non puoi fuggire al mio Basilisco!» Urlò Rick che guardava Chris inanime sulla schiena di Cory allontanarsi sempre più.
«Questa è una questione tra noi, padre. Lascialo andare!» Urlò Darren frapponendosi tra lui e il lungo corridoio che Cory aveva appena imboccato.
Sorprendentemente suo padre non si mosse, anzi, un sorriso gli si dipinse in volto.
«Tanto meglio, non c'è modo di scappare. Penserò a lui più tardi!» Disse.
Darren non voleva pensarci. Doveva credere, con tutto se stesso, che Cory riuscisse a trovare il modo per poter mettere in salvo se stesso e Chris.
Contemporaneamente lui e Grant chiusero gli occhi. Non sapevano bene come funzionasse questa cosa dell'Erede. Se Ricky Rollins era l'Erede non avrebbero dovuto esserlo anche Darren e Grant?
Darren si azzardò a aprire appena appena gli occhi e vide che anche suo padre girò il volto. Lui poteva comandare al Basilisco, ma non era immune al suo sguardo assassino. Buono a sapersi.
Qualcosa di pesante cadde con un tonfo sul pavimento di pietra: Darren lo senti tremare sotto i piedi. Sapeva quel che stava accadendo, lo intuiva, gli sembrava quasi di vedere il serpente gigantesco srotolarsi dalla bocca di Serpeverde.
«Parlare il Serpentese non vi servirà a niente, figli miei. Il Basilisco risponde a me e solo a me.» Darren sentì la risata agghiacciante di suo padre.
Istintivamente allungò una mano e trovò quella di Grant. La strinse con forza.
In quel momento erano tutto ciò che avevano: l'un l'altro.
Poi Darren sentì la voce serpentesca del padre: «Uccidili, uccidili tutti e quattro.»
Il Basilisco strisciò verso i due ragazzi che rafforzarono la presa delle loro mani, potendo affidarsi solo al loro udito. Sentivano il corpo massiccio del mostro scivolare pesantemente sul pavimento polveroso. Con gli occhi ancora ben chiusi, cominciarono a correre di lato, alla cieca, aiutandosi con la mano libera per trovare la strada, cercando di allontanarsi da quel rumore che sentivano alle loro spalle e che si faceva sempre più vicino. Ricky rideva... quella risata che né Darren né Grant avrebbero mai dimenticato per tutta la vita ... se di vita poi gliene rimaneva!
Grant inciampò. Cadde di peso sulla pietra e sentì in bocca il sapore del sangue. Il serpente era a pochi metri da lui, lo sentiva avvicinarsi. Sentiva la mano di suo fratello che lo tirava in su per alzarsi.
«Dobbiamo inventarci qualcosa, Dare! Non possiamo continuare alla cieca.»
Darren non aveva idea di cosa fare. Tirò su suo fratello e tastando la parete ritrovò una delle colonne. Si nascose dietro con Grant e si concesse di aprire gli occhi per guardare dinanzi a sé.
Doveva inventarsi qualcosa. Ma cosa?
Estrasse la bacchetta.
Non sapeva nemmeno lui cosa fare. Lasciò solo che fosse il suo istinto a guidarlo.
«Accio chitarra!» Urlò puntando la bacchetta verso il cielo.
Ci vollero almeno un paio di minuti, in cui il mostro sembrava essersi fermato, come a voler aspettare la loro mossa, come se sapesse di essere in netto vantaggio e avesse deciso di voler giocare un po' con le sue prede prima di distruggerle. Come se volesse concedergli l'illusione di avere qualche possibilità, prima di togliergliela definitivamente.
Dopo qualche minuto, ecco la chitarra di Darren che volteggiava dinanzi a lui.
«Darren che cavolo vuoi ...» Ma Grant non finì la frase. Sentì il Basilisco ricominciare a strisciare. Si strinse ancora di più alla parete. Come diavolo potevano mai vincere in quel modo? Cechi, con una sola bacchetta e un mago canterino?
Darren si issò la chitarra, facendo passare la fascia attorno al suo collo. Tirò un sospiro per cercare di prendere coraggio.
«Grant, io cerco di guadagnare tempo. Tu ...» Grant sentì il fratello spingere nelle sue mani la sua bacchetta. «... devi cercare di accecarlo. Avremmo più possibilità se è cieco e noi non saremmo costretti a lottare ad occhi chiusi.» Disse Darren.
Ah bene, suo fratello allora non era uscito completamente di senno. Aveva un piano quando aveva fatto l'incantesimo di Appello per la chitarra.
«E come faccio ad accecarlo?» Domandò Grant che rischiò ad aprire gli occhi e guardare Darren.
«Non lo so. Arrampicati sulla statua e fa qualcosa. Io cercherò di distrarlo.»
I due si guardarono per pochi secondi, sentivano dietro la colonna il Basilisco strisciare e avvicinarsi sempre più al loro nascondiglio.
Si sporsero in avanti per abbracciarsi velocemente.
«In bocca al lupo!»
«Eh schiatti il lupo e tutto il suo branco!» Rispose nervosamente Grant.
Darren tirò un altro profondo respiro, poi chiudendo gli occhi lasciò il suo nascondiglio dietro la colonna.
Non sapeva quanto distava il Basilisco da lui, ma doveva essere molto vicino, poteva sentire chiaramente il pestilenziale alito che emanava.
Doveva farlo.
Sarà pure stata una stupidata, ma doveva dare a Grant il tempo e il modo di accecarlo.
Così fece ciò che gli veniva meglio: cantare e ... improvvisare.

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