Capitolo 5: Ritorna la calma

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CAPITOLO 5: RITORNA LA CALMA

«Come facciamo a sapere che è giusta?» Grant continuava a guardare Darren mescolare la pozione. Aveva un colorito rosa carico. Stando al colore doveva essere corretta. Ma come potevano dirlo con precisione? C'era molto in gioco.
«Non possiamo!» Esclamò stanco Darren.
Dalle finestre del bagno cominciarono a filtrare i primi raggi di sole. Non avevano chiuso occhio tutta notte. Erano rimasti a lavorare alacremente alla pozione. Fortunatamente nemmeno Mirtilla li aveva interrotti. Aveva fatto delle domande, aveva parlato come sempre della sua morte, ma i due ragazzi avevano cercato di assecondarla e di coinvolgerla il più possibile, proprio per evitare che desse di matto e che le sue urla potessero attirare qualche professore.
Darren doveva riconoscere che lui e il Corvonero avevano fatto proprio una bella squadra. Avevano lavorato in perfetta sincronia tutta la notte, senza mai intralciarsi a vicenda, come se fossero abituati a lavorare in compagnia, come se quella non fosse poi la prima volta che accadeva.
Cercò di scacciare via quel pensiero. Che assurdità!
La stanchezza gli stava davvero tirando qualche brutto scherzo.
«Credo sia pronta. Passami la boccetta!» Grant passò la fialetta al Serpeverde, sbadigliando profondamente.
«Non credo che ci sarà tempo per fare un'oretta di sonno! Dobbiamo pensare a come fargliela bere.» Disse Darren mentre versò la pozione nella fialetta. Per sicurezza ne riempì qualcun'altra. Sperava di riuscire a farla bere a Chris al primo tentativo, ma meglio essere preparati.
«Sarebbe meglio se potessimo entrare nella Sala dei Grifondoro e sentire anche gli altri.» Borbottò Grant sempre più assonnato. Sarebbe stato molto difficile riuscire ad arrivare alla fine di quella giornata.
«Beh possiamo inviargli un gufo!» Disse Darren con ovvietà.
«Tu hai un gufo?» Darren annuì convinto.
«Si, possiamo andare in Gufiera e mandare Kurt da Cory e Mark.»
« Aspetta un attimo! Tu hai un gufo ... che si chiama Kurt? » Grant biascicava tanto con le labbra e se Darren non avesse saputo che avevano passato la notte in bianco, avrebbe pensato che il ragazzo fosse completamente ubriaco.
«Si, perché?»
«Che razza di nome è Kurt per un gufo?» Esclamò piccato Grant. Darren roteò gli occhi al cielo.
«A me piace! Andiamo! Diamoci una mossa!» Disse facendo sparire il calderone nella sua borsa con un incantesimo. Si infilarono di nuovo il Mantello dell'Invisibilità e sparirono nel nulla.




* * *




Toc – Toc



Un rumore fastidioso giunse alle orecchie di Cory. Si era addormentato solo poche ore fa. Mark era rimasto svenuto per molto tempo, tanto che Cory aveva temuto di doverlo portare in infermeria. Come cavolo avrebbe spiegato una cosa del genere a Madama Mays?
Fortunatamente l'amico si era poi ripreso e a parte un grosso bernoccolo sulla nuca pareva stare bene.



Toc – Toc



Ancora quel rumore fastidioso. Cory mugugnò qualcosa e cercò di nascondere la testa sotto il cuscino.



Toc – Toc



«E che cavolo!» Si mise a sedere sul letto, cercando di capire da dove provenisse il rumore. Notò una meravigliosa civetta bianca fuori dalla finestra che picchiettava insistentemente sul vetro.
Rabbrividendo per il freddo, Cory scese dal letto. Di certo quella civetta non era né sua, né di Mark. Forse era di Harry.
Aprì la finestra per permettere al volatile di andare a consegnare il suo messaggio all'amico asiatico. Ma la civetta allungò la zampa verso di lui.
«Me?» Domandò stupidamente Cory come se lei gli potesse anche rispondere. E forse fu solo la sua immaginazione dovuta al fatto che fosse l'alba e che lui si fosse appena svegliato, ma gli parve che la civetta alzò gli occhi al cielo, quasi sbuffando.
Sfilò il messaggio dalla zampa. Non fece nemmeno in tempo ad aprirla che la civetta volò via, non attendendo nemmeno risposta.

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