Il romanzo, tutto sommato, potrebbe anche finire con questo capitolo.
In verita' avevo progettato una chiusura differente, che tuttavia potrei ancora inserire come capitolo extra.
Facciamo che ci medito su.
Per il momento, buona lettura.
***
L'oceano sembrava un fondo di bottiglia.
Liscio, placido, verde cupo, e scintillante sotto i raggi di un sole finalmente caldo.
Caffè alla mano sostavo dinnanzi ad esso, mollemente accoccolato su una delle panchine in legno e ferro scuro.
Sulla spiaggia sassosa svolazzavano gabbiani inquieti, facendo nugolo attorno alcuni detriti portati a riva dalle mareggiate notturne.
L'involucro trasparente di un sandwich al bacon giaceva poco discosto il mio fianco, in compagnia di una buccia di banana.
Avevo deciso di pranzare all'aperto quel giorno, immergendomi nel sole e nella mia malinconia.
Min, dopo la nottata trascorsa assieme si era alzato presto dirigendo al suo bunker del sesso, ed io provavo a dare un senso a quanto accaduto la sera precedente.
Lo amavo, e questo avrebbe di certo costituito la mia rovina.
A Min fregava poco dei miei sentimenti.
Recitava la parte del ragazzo normale solo perché sapeva che così facendo, sarei rimasto al suo fianco sino alla fine.
Non avevo idea di quale fine potesse essere.
Evitavo di pensarci.
La puzza di tragedia sembrava sin troppo forte.
Sospirai, rassegnandomi a quell'inevitabile destino.
Senza certezze di sorta, era impossibile pianificare il futuro.
L'amore per Min mi aveva del tutto divorato, facendomi accettare persino l'idea di terminare i miei giorni in disgrazia, o assai prima del tempo dovuto.
Intanto però, la frazione di esistenza a me concessa sarebbe stata virtualmente perfetta.
Dovevo solo scordarmi la dura realtà, abbandonandomi all'illusione.
Non mi amerà mai, ma fingerà così bene da far sembrare tutto dannatamente reale.
Quando si stancherà di me, probabilmente morirò.
Sarà un bene, perché sono certo di non poter vivere senza di lui...
Come potessi elaborare simili pensieri, appariva un mistero.
Sentivo dolore, ma anche un'immensa pace.
Scaldava il petto rendendomi quieto, ebbro come sotto gli effetti di un potente psicofarmaco.
Persino l'idea che si facesse usare acquisì un morbidezza strana, quasi poetica.
Non sarebbe mai stato completamente mio.
Pensai a tale dettaglio con noncuranza, come se davvero non fosse importante.
La normalità per lui, significava sesso.
Farsi possedere per denaro, piacere o desiderio di potere.
Non esistevano confini nella sua mente demoniaca; eravamo tutti strumenti, tenuti soggiogati per soddisfare i suoi comodi.
Non potevo separare me stesso dalla massa dei clienti, perché Min mi considerava loro pari.
Ciò che cambiava era la confezione, ma non il contenuto.
Stessa cosa valeva per gli altri come me.
Il suo harem di schiavetti le cui dimensioni ignoravo, il quale comprendeva ogni tipologia umana esistente.
Un harem lungo secoli costellato di anime perdute, bruciate da un amore troppo grande per essere gestito razionalmente.
I puri di cuore, coloro che si davano senza risparmiarsi, rappresentavano per l'Incubus la conquista più grande.
Eravamo un'élite destinata a nutrirlo, tramite l'essenza contenuta nei nostri cuori.
Alla fine, in fondo, qualche diversità tra me ed un cliente, tra me ed uno stronzo qualsiasi portato negli abissi del peccato con inganno e forza, esisteva.
Seppur distorta, ma c'era.
Min aveva bisogno di noi, del nostro candore.
Vinti e vincitori, in balia di un destino a lungo combattuto e poi accettato, in nome di quella cosa chiamata amore.
Lontano, lungo la riva sassosa alcuni corvi berciarono colmi di rabbia.
Lasciai spaziare lo sguardo lungo la distesa scintillante, dissipando le ultime ombre.
Il cellulare trillò, segnalando l'arrivo di un messaggio.
- Ho comprato dei tranci di torta per la cena di stasera! - avvisava Min in tono trionfale.
-Te li porto non appena finisco la giornata – aggiunse, inviandomi la foto di quanto acquistato in pasticceria.
Eleganti nel loro candore i due tranci di cheesecake facevano bella mostra di sé, tra le raffinate falde della confezione.
Erano alti almeno cinque centimetri, e decorati da cioccolato e fiori di vaniglia.
- Per questi ci vuole del buon vino – risposi – Lo prendo quando esco dall'ufficio -
Eccola l'illusione, bellissima e potente.
Sapere che stasera ceneremo assieme, dormiremo assieme, e domattina lo troverò al mio fianco.
Un'illusione da pagare in cambio dell'anima.
In fondo, ogni storia d'amore ti rubava l'anima.
Nel mio caso si trattava di cederla per davvero, e non solo simbolicamente.
- Ti adoro – scrisse.
- Idem – risposi chiudendo la conversazione.
Messo il telefono nella tasca interna della giacca chiusi gli occhi, assaporando il tepore del Sole sulla pelle.
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Min (Incubus)
ParanormalMin e' un Incubus caduto sulla Terra, a causa di un'evocazione finita male. Bloccato senza potersi muovere dalla citta' in cui e' decide di usare il suo talento piu' spiccato, il sesso, per passare il tempo. Realizza dunque una pagina social dove ch...