Shiganshina- 7 ore prima del disastroMi sveglio ma non ne sono sicura, la testa non collabora. Una perenne sensazione di nausea e malessere che mi impedisce di ragionare lucidamente e mi inibisce i movimenti più basilari.
Questo è il terrore, l'assoluta paura e consapevolezza di star facendo qualcosa di terribilmente sbagliato. Anche il mio stesso corpo non collabora coi miei piani, ma potrebbe essere anche solo la mancanza di sonno degli ultimi giorni.
Avevo circa tre ore per inventarmi qualcosa per non andare in missione, e allo stesso tempo non disertare, anche se la notte prima sembrava molto più semplice tentare la fortuna d'adesso. La lucidità della mattina si era abbattuta su di me senza speranza, era impossibile per qualcuno del mio grado provare a fare indagini di quella portata senza esporsi.
Volendo cercare una qualche forma di conforto, mi alzo, ignorando l'intorpidimento causato dagli stivali che non mi ero tolta la sera prima , e il dolore delle cinghie del movimento tridimensionale, che sembravano essersi fuse con la mia pelle nella notte passata a rivoltarsi sul materasso bitorzoluto. Mi trascino fino alla porta e aprendola il più piano possibile, inizio a vagare per quelle file di porte e finestre tutte tremendamente uguali e monotone.
Più guardo la perfezione di questo luogo, più un senso di disgusto mi sale su dallo stomaco. Un posto come questo è un posto per persone che vogliono far rispettare la legge e probabilmente, se le mie supposizioni della sera prima fossero corrette, questo posto era pieno di assassini o collaboratori degli stessi. Assassini che avevano mosso le mani per chissà quale scopo, e gente che aveva le mani sporche per averli coperti. Dio, qui dentro poteva esserci anche la persona aveva fatto il nome di Brian con la gendarmeria del Wall Sina. Al pensiero iniziarono a sudarmi le mani per la paura, come potevo andare avanti a fare una vita del genere se al primo ostacolo mi bloccavo come una preda in attesa della morte?
Ma la possibilità di una mia morte imminente non voleva lasciare la mia immaginazione, immaginavo il dopo, i miei amici, Levi, Ale...Mio fratello.
Persa nel mio fiume di pensieri sconclusionato, non mi ero nemmeno accorta di essere arrivata davanti alla camera di mio fratello, i miei piedi erano venuti fino a qua inconsciamente.
Busso.
Nessuna risposta.
Me lo aspettavo in realtà, perché dovrebbe essere sveglio ora, la missione partirà più tardi e probabilmente vorrà riposarsi.
Ma il senso di colpa per quello che stavo per fare non mi lasciava. Volevo parlargli, volevo stare con lui cercando un perdono che non avrebbe cancellato le mie azioni.
"Ale ti prego, se sei dentro aprimi" sussurro appoggiando la fronte al legno smussato. Appena il peso della mia fronte si assesta sulla porta, questa si apre cigolando e rivelando l'interno della stanza desolantemente vuoto. Non c'era, e faceva freddo all'interno. Se era stato nella stanza, era uscito già tempo prima.
Entro dentro a passi leggeri, per quale motivo non è qua?
La preoccupazione prende il posto della mia inutile colpa, lui rispetta sempre le regole, per quale motivo non dovrebbe stare nel dormitorio durante la mattina presto. Mi guardo attorno alla ricerca di qualcosa che possa dirmi dove sia ora ma non noto nulla di fuori posto o diverso dalla mia stanza, fino a che non mi volto verso il letto e noto che non c'è la divisa, "Non dirmi che sta facendo una cazzata" borbotto, pensando a come in genere questa frase la pensasse più lui di me.
Sospiro e corro fuori dalla stanza, chiudendola e salendo sulle mura dalla porta d'accesso nella caserma.
Una volta aperta la porta di scatto il vento mi accoglie, sconpigliandomi i capelli e facendomi proteggere gli occhi col retro delle mani per la ferocia delle raffiche."Sembra che oggi non sarà una bella giornata"
Una voce familiare mi fa voltare verso il bordo.
"Ti stavo cercando in stanza, cosa ci fai qui? Perché non stai dormendo?"
"Potrei benissimo farti la stessa domanda T/n, lo sai... Soprattutto quando tu sei quella che mi fa paura, se sei già sveglia vuol dire che stai pensando troppo e questo non è mai un buon presagio." Sghignazza Ale facendo ciondolare le gambe dalla muraglia. Mi avvicino e mi siedo accanto a lui, facendo toccare le nostre braccia in modo da scaldarmi il più possibile.
"Non sto tramando nulla... Per ora almeno, non sono riuscita a dormire molto stanotte e sinceramente speravo che mi potessi dare un consiglio. Non so che fare, sembra che da qualche mese la mia vita sia diventata una boccia di vetro..."
"Una che?"
"Una boccia di vetro, io ci sono dentro e qualcuno si diverte ad agitarla in maniera confusa, io sono dentro e sbatto contro il vetro, la testa non funziona, tutto sembra scollegarsi dal mondo e ogni fatto che succede risulta impossibile da piazzare accanto agli altri. Mi sento improvvisamente stupida."
"Non voglio sembrarti cattivo... Ma stai solo crescendo T/n"
Mi volto verso di lui accigliata e con uno sguardo un po' triste gli dico: "Tu quanti anni fa hai sentito questa sensazione eh? Saremo anche gemelli ma io sono sempre stata molto più stupida di te, molto meno perspicace ma soprattutto mai abbastanza riflessiva."
Si volta verso di me, incrociando i nostri occhi, entrambi quasi velati di lacrime.
"Non sei stupida, semplicemente tu hai avuto la fortuna di trascinare la tua infanzia più a lungo di me... Io ho sacrificato la mia per te..."
"E non ho mai ricambiato vero?"
"Non serve"
Mi sorride dolce per poi mettermi la mano sulla testa e arruffarmi piano i capelli.
"Per cosa volevi effettivamente un consiglio allora T/n?"
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l'ora del the (levixreader)
Fanfictionlevixreader anno 837, Una ragazza scappa col fratello gemello dalla propria città per potersi arruolare nell'esercito, una volta avverato il sogno però vari eventi sconvolgeranno la vita della ragazza, obbligandola à cambiare il suo modo di vede...