8: davvero lo pensi?

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distretto di Shiganshina, 11:00 am ,anno 839 


Ormai è da una settimana che sono qui a casa Jeager con mio fratello, in realtà sarei potuta ritornare al quartier generale anche prima ma Grisha me lo ha impedito temendo che avrei ricominciato gli allenamenti a manetta... ed in effetti non ha sbagliato per niente. Probabilmente appena ritornata mi sarei gettata a capofitto nell'allenamento per recuperare non solo la settimana abbondante persa ma anche per svuotare la mente, quando ci esercitiamo in qualsiasi cosa mi devo concentrare esattamente su quella, e non penso a nient'altro, la mente si svuota, una sensazione fantastica che da quasi assuefazione e quindi ti spinge ad allenarti sempre di più. così la mia mente non avrebbe vagato verso quegli occhi argentei, che mi hanno privato del sonno per la loro freddezza le prime settimane e ora per la delusione e il dolore visti nelle ultime volte che mi fanno sentire in colpa per tutto quello che gli ho detto (ovviamente con disappunto di Ale che dice che l'unico ad essere pentito dovrebbe essere Levi). Quasi per tutti i giorni mi sono arrivate delle lettere di Hanji, dal quartier generale, nelle quali mi aggiornava su tutto quello che succedeva da loro, e con tutto voglio dire proprio tutto, dalla cavolata come: 'il capitano Erwin è scivolato in mensa su della zuppa (insssiiiipida) colata dal piatto di Miche... dovevi vedere che faccia che aveva! Da morire! Ci siamo dovuti trattenere tutti dal ridere altrimenti saremmo dovuti andare incontro all'uragano...'   oppure fatti più seri come: 'Levi continua a farmi domande su come stai... che gli dico? mi sembra quasi... inquietante' ovviamente a parte queste ultime frasi  le sue lettere sono così esilaranti che io e Ale facciamo a gara a chi le legge prima nonostante siano per me.

 Oggi è il mio ultimo giorno qui nel mio vecchio distretto dato che la mia ferita sulla spalla si sta rimarginando e  quella sul collo è già senza punti lasciando vedere un taglio ancora leggermente rosso e il tessuto cicatriziale esterno che la rigonfia leggermente ma, quando esco dalla casa preferisco coprirla con un cerotto, quando invece sono in casa non mi vergogno del segno ed essendo senza cerotto spesso ci passo leggermente le dita sopra, sfiorandola come se fosse delicata e se con i polpastrelli sento il rigonfiamento comunque soffice come la seta, mi sorprende non sentire ancora nulla sotto, dalla parte del collo non provo dolore ma nemmeno il tatto, Grisha mi ha spiegato che quando quella parte riacquisterà il tatto allora sarà del tutto guarita, di riflesso quindi la sfioro ogni circa cinque minuti per sentire se qualcosa cambia; " t/n guarda che se continui a passarti le dita su quella cicatrice ti fai il solco" mi dice Ale mentre fa avanti e indietro per la stanza in maniera frenetica "E te lo farai nel pavimento, siediti va" gli dico io con sguardo di disappunto, lui si ferma all'improvviso e si lascia andare sulla sedia davanti alla mia. Ovviamente quella testa bacata di Hanji è in ritardo, come poteva non esserlo, una come lei probabilmente arriverà tra almeno un'ora, a questo pensiero m spunta un sorriso sulle labbra che sembra aver attirato l'attenzione di Ale perché smette di rosicarsi le unghie, "Che c'è?" "Nulla nulla... conoscendo quella testa vuota non si farà vedere fino a mezzogiorno,magari anche l'una, ahhh andiamo a giocare con Eren, poi mangiamo che ne dici?" "ok... Maledetta quella tua amica..." dice lui  arrossendo leggermente mentre guarda di sbieco rispetto a me. Ridacchiando per la sua reazione mi alzo e mi dirigo verso l'esterno dove trovo Eren con un altro bambino con delle biglie di vetro al posto degli occhi, da quanto sono azzurri, e dei capelli fini di un color dorato acconciati in un taglio a caschetto e con una frangetta che gli segna perfettamente la linea delle sopracciglia, un nasino a punta in su davvero dolce, assomiglia incredibilmente ad una bambola, appena si accorge della presenza mia e di Ale sulle scale dell'entrata di casa Jeager ci guarda anzi ci analizza con uno sguardo molto più profondo rispetto a quello che ci si aspetterebbe da un bambino, improvvisamente spaventato chiude con un tonfo il libro in mezzo a lui ed Eren ed il secondo dopo questo gesto improvvisato si gira e ci regala un sorriso a trentadue denti prima di gettarsi correndo verso di noi per poi saltarmi addosso allacciandosi alla mia vita ridendo "t/n! Ale ! venite a giocare con noi? " mi giro verso mio fratello e con una risata entrambi ci dirigiamo verso il pezzo di strada sterrata dove si trova il biondo e trasciniamo il moro con noi. Raggiunto il bambino prendo Eren in braccio e gli dico :"Non ci presenti il tuo amico?" "Come non lo riconosci? Mi hai detto di conoscerlo... lui è Armin, Armin Arlert!" in quel momento strabuzzo i miei occhi c/c pensando a quel fagottino che mi avevano fatto tenere in braccio ormai tre anni e mezzo fa i suoi genitori, in effetti ora che ci rifletto ci assomiglia tantissimo, quei capelli così sottili che sembrano quasi i filamenti di una tela di ragno ma che sembrano resistenti come la più forte lega di metallo fin'ora conosciuta e quegli occhi, così simili a quelli della madre il tutto incorniciato dalla forma del viso uguale a quella del padre. L' imbarazzo che è ormai al limite viene spezzato da un battito di mani di mio fratello, ci giriamo tutti e tre verso di lui guardandolo con uno sguardo indescrivibile, tra lo spaventato e il sorpreso, lui muove lo sguardo tra  noi tre e con ancora le mani giunte dice :"Allora bambini... giochiamo oppure ci contempliamo in silenzio?" "Giochiamo!" urla Eren squarciandomi un timpano e battendomi le mani sulle spalle come segno di farlo scendere.

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