#4 Perfetti sconosciuti.

76 4 1
                                    

Sono tornato a scuola da tre mesi. Da tre mesi evito Rose come fosse la peste, non ho il coraggio di parlarle sapendo quello che so.
Lei non è mia sorella.
Lei non è mia sorella.
Lei.
Non.
È.
Mia.
Sorella.
Continuo a ripetermelo come un disco rotto e non riesco a farlo smettere, credo che una parte di me sia morta nel momento in cui lo sono venuto a sapere. Non so se sono contento di sapere la verità o che la sappia lei. Almeno prima, anche se vivevamo una bugia, lei era sempre con me. Ora invece non c'è più. Ho perso la mia luce, e non so più come ritrovarla.
Appena chiudo gli occhi rivedo i miei incubi, o meglio i miei ricordi. Non chiudo occhio da giorni e non ho fame per nulla. 
Mi guardo allo specchio vedendo delle mezzalune nere a contornarmi gli occhi argentati. Sono stanco ma non voglio dormire, potrei rivedere lei. Quella donna che fa del male a mia madre, ed ora che so che sono ricordi veri mi spaventano ancora di più.
Mi passo una mano tra i capelli, ma il mio aspetto non cambia come per magia. Sospiro rassegnato per poi allacciarmi il mantello. Albus mi sta aspettando fuori dalla sala comune.
Lo raggiungo e vedo subito le sue sopracciglia agrottarsi.
-Scorp sicuro di stare bene?- mi chiede preoccupato e io riesco solo ad annuire. Mi avvio con un groppo in gola, ho ancora le immagini dell'ultimo incubo in testa solo che stavolta è diverso.

"Questa volta so di essere grande, e vedo quella donna che mi porta via. Mi porta in luogo lontano e io non posso più tornare dalla mia famiglia e rimango solo con lei ed ho paura. Poi rivedo il sangue sporcarmi le braccia come quando avevo quattro anni. Voglio scappare ma non posso. Qualcosa mi trattiene, ma non so cosa."

-Scorpius- Albus mi richiama e  mi ridesta dal mio momentaneo stordimento. -Puoi dirmelo se c'è qualcosa che non va- mi dice cercando di tranquilizzarmi. Credo che i miei occhi siano persi, mi sento come se stessi fissando in continuazione un punto fisso nel vuoto, senza riuscire a svegliarmi mai.
- Scorpius?- chiede ancora studiandolo.
-Certo Al. Io... sto bene, andiamo- gli rispondo tranquillo per poi avviarmi di nuovo verso la Sala Grande, come fossi guidato da non so quale pilota automatico. Albus mi segue senza più proferire parola, ma io sento il suo sguardo perforarmi la schiena .
Arriviamo in Sala Grande, prendiamo posto al tavolo Serpeverde e dopo il discorso della preside McGranitt di cui io non ho ascoltato una parola, si da il via al banchetto.
Non ho fame.
Non voglio mangiare.
Metto due o tre patate arrosto nel piatto e una fetta di petto di pollo. Spilucco un po' delle patate e mangio un pezzetto di carne grande quanto un bottone solo per non far preoccupare Albus che mi guarda come un falco.
Ho lo stomaco chiuso.
Alzo involontariamente lo sguardo al suono di una risata che potrei riconoscere tra mille. Rose sta ridendo di gusto ad una battuta di Lorcan Scamander. Fissa per un attimo gli occhi nei miei, per poi rivolgersi di nuovo a Lorcan come se io fossi uno sconosciuto.
Mi si rivolta ancora di più lo stomaco. Sposto il mio piatto, dove la maggior parte delle pietanze è ancora intatta e mi alzo per dirigermi verso la mia sala comune.
-Scorp dove vai?- mi chiede Albus facendo per alzarsi, ma io lo fermo subito -Non mi sento bene Al, vado al dormitorio. Tu rimani pure qui.-
Voglio uscire quanto prima da questa sala. Vedere Rose che ride e scherza tranquillamente con uno che conosce appena, mentre con me non parla nemmeno più, è troppo. Ho bisogno di stare solo.
Mi avvio di gran carriera verso il portone della Sala Grande, lo supero facendomi largo tra gli studenti che si stanno alzando per andare a chiacchierare con i loro amici delle altre case. Riesco a raggiungere il corridoio che è deserto, continuo a percorrerlo finché non sono sicuro di aver anteposto una certa distanza tra me e la Sala Grande. Volto l'angolo e lì mi fermo. Appoggio le spalle al muro sperando che mi sostenga, perché io dubito di riuscirlo a fare. Sono così stanco, ma non voglio dormire. Non voglio rivedere il sangue davanti ai miei occhi o la mamma distesa a terra immobile, non voglio rivederle più quelle cose. Mi passo le mani tra i capelli e appoggio la testa contro il muro. Chiudo gli occhi cercando di stabilizzare il mio respiro. Oltre tutto ora ci si metteva pure Rose a farmi perdere quel briciolo di equilibrio che ero riuscito a mantenere da quando i miei mi hanno rivelato la verità.
Sto crollando.
Pezzo dopo pezzo.
Lentamente e dolorosamente.
Sono consapevole di stare cadendo nel vuoto sempre più buio e che non c'è nessuno che possa aiutarmi. Ed io purtroppo non sono in grado di aiutarmi da solo.
-Scorpie-.
Una voce titubante mi chiama, potrei riconoscerla anche in mezzo ad una folla urlante; ma qui, in questo corridoio deserto rimbomba sulle pareti come un tormento.
Solo una persona mi chiama così ed è l'unica che avrei voluto vicino in tutto questo tempo, ma che non c'è mai stata.
Rimango stupito da quanta rabbia io provi, prima d'ora non mi ero mai accorto di quanto la sua mancanza mi facesse infuriare.
-Non chiamarmi così- le dico atono, abbassando la testa e fissando i miei occhi nei suoi. Rose mi guarda incerta è più bassa di me di almeno una testa, e vedo le sue mani intrecciate stringersi alle mie parole. -Cosa vuoi Roselyn?- le chiedo chiamandola con il suo nome intero.
Lei pare essere sorpresa, poi vedo i suoi occhi indurirsi -Sapere come stavi e basta- mi dice come se ad offenderla fossi stato io.
-Cosa te ne importa?!- sibilo e devo trattenermi per non urlare - È quasi un anno che mi ignori!- non vorrei davvero sembrare a pezzi, ma non riesco proprio a trattenermi.
-Scorpie io... Mi dispiace- mi dice -Ma non posso dirti perché lo faccio- e a queste parole sento la rabbia montarmi dentro come una marea.
- Ti dispiace?!- le chiedo e sono quasi al limite della disperazione  -Avevi promesso di essere la mia luce Rox e invece mi hai lasciato solo ad affrontare tutto questo anche quando ho scoperto che...- e mi blocco. Mi mordo la lingua e mi maledico per aver parlato troppo. Vedo subito formarsi lo stesso cipiglio che ha la mamma quando nasa che non le sto dicendo tutta la verità.
-Hai scoperto che cosa?-  mi chiede sospettosa.
-Nulla- rispondo subito allontanandomi da lei.
-Scorpius- mi ammonisce con quel suo tono da perfettina.
Ed io... scoppio.
-Tu non hai il diritto di usare quel tono con me. Tu non hai il diritto di interessarti a me. Mi hai lasciato solo quando avevo più bisogno di te. Io mi sono spezzato Rox e tu non eri lì a raccogliere i pezzi. Mi sono perso senza di te. Eri tutto per me, l'unica su cui potevo contare sempre e all'improvviso te ne sei andata. Hai deciso di abbandonarmi senza darmi alcuna motivazione. Sei semplicemente sparita e io mi sono ritrovato senza la mia luce.- le dico tutto d'un fiato. Non sono più riuscito a  trattenermi e le riverso addosso tutti gli anni in cui siamo stati inseparabili e poi quelli in cui lei se n'è andata abbandonandomi.  Tutto il dolore che ho provato nel vederla ignorarmi, tutto lo schifo che ho dovuto sopportare e che mi tocca tenere sulle spalle ora che so la verità. Lei spalanca gli occhi, ma non dice nulla, fa un passo verso di me, ma io ne faccio uno indietro. Non la voglio vicino a me o il mio cuore si romperà definitivamente, poi toccherà a me ricomporre i pezzi ed io non so se ne ho la forza.
-Non ti avvicinare.- le dico con voce spezzata, alzando le mani per tenerla lontana.
-Continuiamo così. Ignorami come hai fatto per tutto questo tempo. Non ti chiedo altro, solo lasciami in pace- le dico in un sussurro. La vedo stringere i pugni, è diventata tutta rossa come ogni volta quando si arrabbia.
-È veramente questo che vuoi?- mi chiede guardandomi e per un solo secondo riesco ad intravedere un lampo di tristezza nei suoi occhi blu, ma le passa subito e torna la solita granitica Rose.
NO!.
Vorrei urlare.
Non è questo che voglio. È quello che tu hai voluto per tutto questo tempo Rose e io ho solo aspettato e sperato che tornassi da me un giorno, ma ora mi accorgo che non sarà mai così.
No, non voglio. Ma questo è l'unico modo per non perdere del tutto il mio precario equilibrio, sto camminando su un filo sottile e, al minimo soffio di vento, rischio di precipitare ancora di più e tu... tu sei imprevedibile come un tornado Rox.
Lo penso, ma non oso dirglielo.
-Si, è questo che voglio- la voce mi esce a fatica, ma Rose non pare notarlo.
La vedo abbassare lo sguardo -Molto bene allora.- mormora gelida -Ti accontento- dice ripuntando i suoi occhioni dritti nei miei; è furiosa, lo capisco da come tiene i pugni stretti e dal suo tono di voce. Mi guarda un'ultima volta e a me pare di scorgere una piccola lacrima scenderle dall'angolo dell'occhio destro. Ma non faccio in tempo a chiedermi se è reale che lei si gira e torna indietro. Prima di voltare l'angolo si ferma. La vedo dalla rigidità delle sue spalle, è indecisa. Alla fine pare prendere una decisione e si gira, i suoi occhi blu che si conficcano di nuovo nei miei e sento il mio corpo tremare.
-Ti voglio bene Scorpie. Te ne vorrò sempre- dice per poi girarsi e voltare l'angolo; lasciandomi solo in mezzo al corridoio deserto a cadere ancora più in basso.

***
Nei media: Lysander e Lorcan Scamander.

LumosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora