#14 La trappola di una folle.

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Sento aria umida e soffocante entrarmi dalle narici, provo a prendere un respiro soddisfacente, ma l'aria è davvero troppo pesante. Mi guardo intorno, sono confuso, mi sento la testa pesante come un macigno. Sono solo ed immerso nel nulla più totale. Ovunque io mi giri ci sono imponenti e frondosi alberi; l'erba alta e quasi del tutto secca mi arriva fino quasi alle ginocchia e non oso immaginare cosa ci strisci in mezzo. Ma dove diavolo sono finito?.
Ho ancora la divisa della scuola addosso, ma non sono più tra le sue mura. Fa un caldo terrificante e sento già il sudore appiccarmi la camicia alla pelle. Mi passo una mano sulla fronte per  togliermi le goccioline di sudore. Mi slaccio frenetico la cravatta perché non riesco più a respirare. Muovo qualche passo verso l'inizio della collina mentre getto la cravatta di serpeverde tra l'erba alta e mi slaccio i primi bottoni della camicia. Salgo in cima e mi immobilizzo e sento il cuore fermarsi. Davanti a me c'è una baracca, la stessa che sogno da mesi, la stessa che ho visto nei miei incubi, la stessa dove Astoria mi portava. La vallata è identica a quella dei miei incubi. il verde soffocante ricopre tutto e non c'è nessuno.
Mi sento perso, non ho idea di dove sono e non so cosa fare o come tornare ad Hogwarts.
Vorrei scappare, girarmi dall'altra parte e correre il più velocemente possibile, ma qualcosa mi trattiene.
Qualcosa mi sospinge verso quella casa ed è per quello che scendo la collina, con l'erba che fruscia sotto i miei piedi e mi accarezza i vestiti. Il caldo sempre più soffocante mi opprime. Alzo lo sguardo verso il sole e lui è nascosto dietro un banco bianco di nuvole che rende l'ambiente ancora più umido ed ostile.
Gli ultimi passi che mi separano da quella baracca sono i più lunghi della mia vita. Ho paura.
Mi guado intorno e non c'è nessuno a parte me e il leggero vento che scompiglia le fronde alte degli alberi. Vento caldo e soffocante.
Asciugo il sudore che cola dalla mia fronte con il braccio e mi avvicino tremante alla porta della baracca.
Scosto piano la porta barcollante aspettandomi da un momento all'altro che qualcuno mi sorprenda alle spalle, ma nessuno arriva. Sono solo in questa landa dimenticata da Merlino e non so come tornare. Da un lato vorrei scappare il più lontano possibile da questa fatiscente baracca simbolo dei miei incubi, dall'altro la curiosità di sapere ha la meglio. Quando mi introduco all'interno il legno scricchiola sotto il peso dei miei piedi.
Dentro la baracca la temperatura sembra essersi abbassata sottozero. Il mio respiro si condensa in nuvolette davanti a me e il sudore si gela sulla mia nuca. Mi guardo intorno circospetto con il cuore che batte a mille il legno fatiscente pare cadere a pezzi, usurato dal tempo e screpolato. Marcio, come le sensazioni che mi trasmette questa casa. Ragnatele enormi riposano negli angoli bui, i ragni tessono i loro fili come Astoria sta tessendo nella mia mente la sua pazzia. Che è ormai anche mia.
Lascio la porta e faccio un passo all'interno sentendo altri scricchiolii sinistri, mi guardo intorno ma sono davvero completamente solo. In un angolo della baracca ci sono delle sbarre di ferro che sembrano essere conficcate fin sotto il pavimento di legno, dall'altro lato un piccolo cucinotto e una branda, un bagno minuscolo sta sull'angolo destro vicino alla cella improvvisata e il tutto completa il misero arredamento di quella casa.
La sensazione di gelo non fa che espandersi lungo la mia spina dorsale e me ne voglio andare immediatamente, ma appena mi giro per tornare fuori, una figura alta e allampanata mi blocca la strada. Per colpa della semioscurità che vige all'interno della casetta, non la riconosco subito, ma appena fa un passo lasciandosi illuminare dalla finestrella laterale il cuore mi finisce in gola in un secondo. Mi irrigidisco, è come se mi avesse paralizzato. Non riesco a ragionare lucidamente, mentre la figura avanza e i suoi occhi si puntano su di me.
Astoria Grengrass ha il viso sciupato e un camice bianco lungo fino ai piedi, gli occhi verdi sono slavati e vuoti mentre mi fissa e io mi sento immobile. Come se avessi perso l'uso delle gambe, tento di raggiungere la bacchetta con la mano destra, ma anche quella pare non voler rispondere ai miei comandi. Il respiro lento entra ed esce dai miei polmoni, mentre la donna che ha reso la mia vita in questi ultimi mesi un inferno, avanza con gli occhi fissi su di me. Non sorride, il volto sembra fatto di marmo, ma le sue mani sono protese in avanti come se volesse abbracciarmi.
-Finalmente sei mio Scorpius- la sua voce è altalenante anche se sta sussurrando e finalmente mi riscuoto.
Sento l'urgenza di scappare, non emetto un fiato, per evitare che possa fare gesti improvvisi. Il cuore batte come un tamburo mentre lei si avvicina piano a me e io porto la mano a tastare le tasche dei pantaloni, solo per scoprire che la bacchetta non c'è. È scomparsa.
Sento il panico risalire le vene e farmi venire la pelle d'oca, devo prendere tempo e trovare un modo per arrivare all'uscita.
-Ciao Astoria- soffio piano accennando un passo indietro. Quella donna mi mette i brividi e no, non è mia madre e io non sono certamente suo. Voglio
andarmene, ma quando lei avanza la porta sbatte subito alle sue spalle. Sento un rumore come di catenacci e intuisco che deve averci chiuso dentro.
-Ciao bambino mio- risponde girandosi verso di me e io indietreggio di un altro passo toccando con la schiena le sudicie sbarre di ferro che mi rimandano un brivido terribile lungo la spina dorsale. Sento il ferro arrugginito sfregare contro il lindo tessuto della camicia e la mia pelle. Astoria avanza con le mani sempre protese e che quasi mi toccano.
-Come sono arrivato qui?- domando con la speranza che non si avvicini ancora.
Astoria si blocca facendo ricadere le braccia lungo i fianchi e gira la testa di lato guardandomi come se non avesse compreso appieno la domanda.
Deglutisco a vuoto spostando lo sguardo frenetico sulla stanza per cercare una qualsiasi via di fuga, ma non c'è nulla che mi possa aiutare a parte la porta alle spalle di Astoria.
-Ti ci ho portato io- risponde melliflua guardandomi con quegli enormi occhi verdi e spenti.
Sembra trapassarmi, come se in realtà non stesse fissando me, ma fosse completamente persa nel suo mondo.
-Come? Ero a scuola e poi mi sono ritrovato qui- voglio sapere come ha fatto a portarmi fuori da Hogwarts senza che nessuno se ne accorgesse.
Perché se ci è riuscita così facilmente vuol dire che nessun luogo è sicuro per me e per chiunque sia al mio fianco. Forse dovrei semplicemente arrendermi, rimanere con lei e smetterla di creare qualsiasi tipo di problema ai miei genitori che hanno già sofferto abbastanza e alla mia sorellastra che chiaramente non sopporta la mia presenza. Forse se sparissi farei un favore a tutti, mi lascerei andare alla pazzia di Astoria e non metterei le persone che amo in pericolo. È un piccolo prezzo da pagare per la sicurezza della mia famiglia e dei miei amici. Forse se fossi più coraggioso mi sacrificherei, ma non voglio credere che sia l'unico modo per uscire da questa situazione.
-Dominique mi ha dato una mano- risponde lei accennando un sorriso storto.
-Do... Dominique Weasley?!- chiedo in un balbettio incredulo. Non posso credere che sia stata lei per tutto quel tempo, erano forse colpa sua le visioni e i sentimenti di Astoria che sentivo così forti dentro di me?.
-Oh sì. Una brava ragazza- canticchia Astoria avvicinandosi di un altro passo verso di me. Di riflesso mi schiaccio ancora di più contro le sbarre di ferro. L'odore di ospedale e ammoniaca mi arriva come un pugno nel naso. -Coraggiosa, non voleva tradirti sai. Ma ci ha pensato la mia bambina... ci ha pensato la mia bambina-.
Ora sta delirando ne sono sicuro, ma nel farlo si è spostata a destra e ha lasciato uno spiraglio di libertà verso la porta, senza bacchetta però non posso andare lontano.
-Chi è la tua bambina?- chiedo spostandomi a mia volta un po' più a sinistra, l'asse di legno sotto al mio piede scricchiola, ma fortunatamente Astoria non pare farci caso.
-È così brava la mia bambina- continua lei scuotendo la testa ignorandomi completamente. Avanza di un altro passo e io striscio ancora un pelo in là.  Solo per rendermi conto che dalla veste di Astoria sbuca una tasca gigante e al suo interno oscilla quella che deve essere la mia bacchetta.
-Le ho raccontato di come ti hanno portato via da me- un lampo di furia sembra impadronirsi di lei. Gli occhi verdi scintillano e nella stanza cala ancora di più la temperatura. Reprimo un brivido di paura e mi costringo a domare l'impulso di scansarla e correre via a gambe levate. Devo essere lucido e furbo, non posso permetterle di rapirmi così.
-Cosa è successo?- chiedo piano scervellandomi per trovare un modo per prendere la mia bacchetta. Forse se l'avessi stordita sarei riuscito a scappare e a smaterializzarmi nei pressi di Hogsmeade.
-Loro non volevano lasciarti. Volevano sostituirmi!- ulula con gli occhi fuori dalle orbite -Quella stupida mezzosangue voleva portarti via da me. Avrei dovuto ucciderla quando potevo-.
Sembra davvero pazza adesso, vorrei urlarle contro che sono stato fortunato ad avere Hermione come madre piuttosto che lei; ma mi mordo la lingua per evitare di creare un disastro.
-Ma ora sono qui- rispondo cercando di calmarla -Non vado da nessuna parte-.
-Lei ti ha costretto a chiamarla Mamma e tuo padre glielo ha permesso!- la voce gli sale di qualche ottava e avanza verso di me ancora di un passo. È ormai vicinissima.
-Ora non può più farlo- cerco di blandirla, anche se il cuore mi batte forte nel petto. Il pungente odore di ammoniaca mi arriva alle narici sferzante, ma lei è così vicina che potrei allungarmi di poco e sfilarle la bacchetta dalla tasca. Pare non sentirmi. Stringo la mascella e decido di ricorrere ad una misura estrema. Non vorrei dirlo con tutto il cuore, ma non voglio rimanere qui un secondo di più.
-Madre sono qui. Voglio stare con te- sibilo come se le parole mi raschiassero la gola, una più falsa dell'altra.
Lei punta i suoi slavati occhi verdi su di me e si illumina. Si fa spazio un sorriso sbilenco sul suo volto sciupato e mi mette ancora di più i brividi.
-Lo sapevo che avresti capito- comincia a mormorare e non ho la più pallida idea di cosa voglia dire, ma basta un solo passo. Alza le braccia verso di me e le mani si posano leggere sulle mie guance. Sono più alto di lei di quasi dieci centimetri, ma Astoria non se ne preoccupa. Le sue mani sono fredde gelate e secche. Non hanno nulla in comune con il tocco famigliare di casa. -Ho te adesso- mormora distorcendo il viso sempre di più -E presto prenderò anche tua sorella-.
Mi blocco sul posto con un vuoto allo stomaco impressionante. Il sudore mi si gela sulla nuca a quelle parole -Co...cosa vuoi dire?- balbetto appena.
-Lo vedrai mio piccolo Scorpius. Lo vedrai- sussurra come se fosse un segreto, poi mi attira in un abbraccio che mi sorprende per la sua forza.
Cosa vuol dire che prenderà mia sorella? Lei non ha avuto altri figli e l'unica sorella che io abbia mai avuto è... no!. Non può intendere... no, tutto ma Rose no.
Non m'importa che lei mi odi, non permetterò alla mia pazza madre di rapirla o di farle il lavaggio del cervello come sta facendo con me. Una furia cieca si impadronisce di me, mentre ricambio l'abbraccio sentendo le ossa spigolose di Astoria bucarmi le braccia.
Le sfilo piano la bacchetta dalla veste e vorrei ucciderla, per mettere finalmente un punto a tutto quel dolore e a quel pericolo. Più di ogni altra cosa voglio che Rose e la mia famiglia siano al sicuro. Per questo devo scappare. Devo avvisarli, non posso più nascondergli nulla.
Impugno la bacchetta e la giro verso Astoria continuando ad abbracciarla. Lei mormora piano cose senza senso e io decido che è il momento giusto per agire. Mi scosto bruscamente con la bacchetta ben salda in pugno. La rabbia è la mia unica guida, lei non sembra stupita e mi guarda arcuando ancora di più il sorriso storto.
-Sei un combattente come tuo padre- esordisce con voce dura -Ma io saprò piegarti Scorpius, come ho piegato lui-.
E sembra dannatamente lucida mentre lo dice. La mano mi trema un poco, ma non m'impedisce di lanciare l'incantesimo.
-Pietrificus Totalus!- esclamo verso di lei e Astoria si blocca all'istante con ancora il suo ghigno malato stampato in volto.
Il cuore mi batte ad una velocità spropositata e l'unica cosa a cui riesco a pensare è che devo correre veloce via da qui.
La supero con il suo sguardo puntato addosso e la mia bacchetta ben salda nelle mani. Uso l'incantesimo di apertura sulla porta ed esco fra l'erba alta della valle. L'incantesimo non sarebbe durato allungo dovevo andarmene subito. Ma non sono concentrato per nulla. Non riesco a visualizzare Hogsmeade e le parole di Astoria non fanno che frullarmi in testa. Il terrore che si riferisse a Rose e che la volesse portare qui con me non mi lascia respirare. Sento dei rumori dalla capanna dietro di me e capisco immediatamente che probabilmente Astoria non era sola e qualcuno è venuto ad aiutarla.
Mi guardo freneticamente intorno con il cuore in gola, ma non c'è via d'uscita. Devo smaterializzarmi subito se non voglio che mi catturi di nuovo.
Corro fra l'erba alta e l'aria umida soffocante, il sudore che ricomincia a colarmi dalla fronte.
Ho paura, una paura quasi paralizzante, ma mi costringo ad andare avanti.
Sento uno schianto dietro di me e vedo Astoria sbucare dall'ingresso. Impreco mentalmente e continuo a correre fino a che non visualizzo il Malfoy Manor, l'unico posto in cui sono abbastanza sicuro di voler andare al momento. Chiudo gli occhi cercando di visualizzare il salone enorme e lussuoso. Dietro di me un grido agghiacciante mi raggiunge e ho la sconcertante certezza che Astoria sia a pochi passi da me.
La mia concentrazione non è sufficiente, ma preferisco rischiare di spaccarmi che restare in questa dannata valle un secondo di più. Continuo a correre e serro gli occhi un solo
secondo prima di sentire il pop della mia smaterializzazione accompagnato da un altro grido isterico e un dolore lancinante in tutto il corpo.

***
Nei media: la baracca in cui si trova Scorpius con Astoria.

-Perdonate la lunghissima attesa, ma sono finalmente tornata e conto di concludere questa storia!

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