#7 Quel mostruoso odio.

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Sono ad Hogsmeade, finalmente. Sono uscito dall'infermeria che saranno tre settimane, ma mi era stato proibito lasciare il castello e questa è la mia prima vera uscita da quasi un mese. Dopo essermi svegliato, Madama Chips ha ritenuto più opportuno tenermi in osservazione un paio di giorni, ma dopo che le ho assicurato in ogni modo esistente sulla terra che stavo bene e che il mio corpo non stava avendo anomalie strane, sono stato rilascia... volevo dire, sono stato dimesso. Dal momento in cui ho messo piede fuori dall'infermeria però mi hanno assalito. Nessuno mi lascia in pace un secondo e anche se cercano di non farmelo notare, vedo come ad ogni mio spostamento ci sia qualcuno con me. Mi torna improvvisamente in mente un pezzo di conversazione che ho sentito mentre non riuscivo a svegliarmi... c'era la McGranitt che parlava con mio padre e gli diceva che non sarei stato mai da solo; ma considerato che ho sentito anche la voce di Rose e lei non mi è mai venuta a trovare, probabilmente me lo sarò semplicemente immaginato.
Rose... ecco, lei è l'unica che davvero mi lascia in pace, visto che quando ci incrociamo per i corridoi si gira dalla parte opposta appena mi vede.
Ecco a proposito di coloro che non mi lasciano un attimo, Albus e Zacharias sono proprio di fianco a me, mentre camminiamo per le vie di Hogsmeade. Sono già passato da Mielandia facendo rifornimento di dolci per una settimana, anche se probabilmente dureranno due giorni. Le strade sono talmente piene che è difficile riuscire a mettere un passo davanti all'altro. La preside ha annunciato giusto questa mattina il ballo di fine anno e ovviamente tutte le ragazze di Hogwarts sono impazzite.
Girano tutte indaffarate, neanche lo dovessero organizzare loro, da una boutique a quell'altra in cerca dell'abito perfetto e dell'accessorio perfetto e delle scarpe perfette... credo di star per vomitare.
-Sembrano tutti impazziti!- esclama Albus guardando con occhi sgranati gli studenti che corrono avanti e indietro per la via.
-Fortuna che non ho di questi problemi. Mio padre è il migliore quando si parla di vestiti- ribatte Zacharias sempre molto modesto.
Alzo gli occhi al cielo -Questo è l'effetto che fa un ballo su Hogwarts li rende tutti delle oche giulive. Io credo che me la prenderò con calma- dico alzando le spalle, non mi importa granché di questo ballo, ma è il mio penultimo anno e non voglio perdermi nulla.
Sento Zacharias ridere sommessamente e tirarmi una gomitata, lo fulmino con lo sguardo -Ma che diavolo...- sto per insultarlo, quando lui mi zittisce di botto e mi indica un gruppetto di ragazze di Grifondoro.
Non posso negare che perdo un battito proprio nel momento in cui vedo Rose. Non ha la divisa della scuola ed ha un vestito che le arriva poco sopra le ginocchia, è completamente bordò e le valorizza i capelli rossi e la carnagione chiara; la cintura viola scuro le fascia la vita, mentre il vestito, senza maniche e più accollato sul busto le si allarga come un fiore sulle gambe magre. Il tutto completato in vero stile Rose dalle scarpe nere da ginnastica che ha ai piedi. Penso di non vederla con un abito da quando avevamo undici anni. Rimango a fissarla come un pesce lesso. Mi ridesto solo quando Zabini mi rifila un'altra gomitata.
-Stavo giusto dicendo come Albus sembrasse un fesso mentre fissa Alice Paciock da lontano, ma ora mi rendo conto che i fessi sono due- dice ghignando.
Lo fulmino con lo sguardo, mentre porto gli occhi su Albus che è ancora intento a fissare Alice, sembra davvero un fesso. Spero vivamente di non aver avuto quella faccia.
-Comunque ti capisco. Dominique Weasley è davvero figa- prorompe di nuovo Zabini con la sua innata finezza. Non capisco cosa intenda finché non incontro gli occhi azzurri di Dominique, è di fianco a Rose e sta parlando con Katarina Mclaggen, quando mi vede sorride alla ragazza e poi la saluta avviandosi verso di me. Non è lei che stavo guardando, ma forse è meglio che Zabini lo creda. Non so perché stessi fissando Rose, non so nemmeno perché il cuore mi ha mancato un battito quando l'ho vista. Dominique mi ha ormai raggiunto e mi scocca un sonoro bacio sulla guancia per poi abbracciarmi; intravedo subito gli occhi di Rose su di me, ma decido di ignorarla, lei e i miei assurdi pensieri.
-Ciao Domi- le sorrido mentre ricambio il saluto mettendole una mano sul fianco e attirandola a me per ricambiare il bacio sulla guancia. Lei sorride radiosa per poi appoggiarsi alla mia spalla. Zabini la fissa con due occhi spalancati e adoranti e io mi trattengo dall'alzare gli occhi al cielo.
Cerco con tutte le mie forze di non alzare lo sguardo su Rose, ma un suo movimento fulmineo cattura la mia attenzione. La vedo mentre si dirige a passo spedito verso la Stamberga Strillante. Mio padre mi ha raccontato alcune storie interessanti su quel posto. -Al hai finito di mangiarti con gli occhi Alice Paciock?- chiedo con voce ironica, tentando di deviare l'attenzione da me.
Albus arrosisce fulminandomi e io gli lancio un sorriso di scuse, mentre Dominique si libera dalla mia presa, ridendo come una matta e scompigliando i capelli di Al come fosse un bambino. Sento appena Zabini che fa una delle sue battute, ma io ormai sono già sparito dalla loro visuale.
Trovo Rose seduta su una roccia di fronte alla Stamberga Strillante. Il sole le si infrange sui capelli rossi facendoglieli splendere, ha gli occhi chiusi e il viso rivolto in alto; sembra così serena che non si direbbe che i suoi occhi siano duri come rocce.
-Rox?- chiedo titubante, non voglio che scappi di nuovo.
Lei sospira e le tremano le spalle, temo che stia piangendo, ma quando mi avvicino mi accorgo che non è così. È proprio da lei, la granitica Rose che non mostra mai le sue emozioni.
-Cosa vuoi Scorpius?- la sua voce sembra stanca morta, come se si fosse sforzata per fare qualcosa e che questo la stesse distruggendo.
Cammino fino ad arrivarle di fronte, da quanto non la vedevo da vicino? Da quanto non parlavo con lei?. Reprimo qualsiasi sentimento di nostalgia, per concentrarmi su di lei.
-So che non vuoi avere nulla a che fare con me, ma stai bene?- le chiedo preoccupato. Lei chiude gli occhi di nuovo, per un attimo temo che mi dia una delle sue rispostacce. Si alza e la vedo mentre chiude e riapre le mani a ripetizione, lo ha sempre fatto fin da quando era bambina.
Le prendo una mano senza pensarci, lei si immobilizza e la sento tendersi sotto il mio tocco.
Mi avvicino ancora fino a che non le accarezzo una guancia; lei pare appoggiarsi alla mia mano e io mi sento completamente nel pallone. -Rox a me puoi dirlo- mormoro, mentre mi godo ogni singolo tratto del suo viso. Anche lei come Dominique ha le lentiggini, una spruzzata delicata come la neve quando cade dal cielo. La sua pelle è bollente e la sento fin dentro alle ossa. Lei prende il mio polso sinistro con l'altra mano e mi sfiora il punto sensibile dove passano le piccole vene azzurre. Reprimo un brivido, pare pensare alle mie parole, sembra indecisa se dirmi o no cosa sta succedendo, ma poi la vedo serrare la mascella. La sento spostare la mia mano verso l'alto ed accarezzare il braccialetto di cuoio dove in mezzo è incastonato il galeone che mi aveva regalato contro gli incubi. Appena lo vede spalanca gli occhi e si stacca da me, come se l'avessi bruciata e io rimango lì come un imbecille con ancora il suo calore sulle mani.
-Lo hai tenuto- mormora come se si stesse sforzando di tirare fuori le parole giuste.
-Non potrei mai separarmene- le rispondo continuando a guardarla ed è terribilmente vero. Non potrei mai separarmi da quel braccialetto; ormai è una parte di me.
-Dovresti andartene- mi dice e ora, di quella fragilità che le ho visto poco fa, non rimane più nulla. Granitica e fredda Rose.
Rimango un attimo interdetto dal suo cambiamento repentino, poi deglutisco il groppo amaro che mi serra la gola, la sua mancanza la sento fin dentro le vene.
-Rose... Rox... non mi allontanare- la supplico, perché ora che le sono vicino, mi rendo conto di quanto mi sia mancata.
-Non ti voglio vicino Scorpius- dice puntandomi quei due pugnali blu dritti nei miei occhi. Rimango spiazzato e non so come controbattere, con il cuore che mi sprofonda nel petto, resto immobile a fissare quella che era la persona più importante della mia vita scivolarmi via fra le dita.
-Io ti odio- conclude sostenendo il mio sguardo. Quasi perdo la stabilità sulle gambe, me lo dice con una tale convinzione che io non posso che crederci, non un'insicurezza, nulla che mi faccia intendere che stia mentendo ed io sto di nuovo cadendo.
-Un mese fa non la pensavi così- la voce mi esce insolitamente ferma, forse oltre una certa soglia di dolore non si sente più nulla, lo spero, altrimenti temo che sentirò una ad una le crepe che si formeranno sul mio cuore quando cadrà in mille pezzi.
-Mentivo- risponde lei gelida come l'Antartide in inverno. Stringo i pugni, poi senza saper nemmeno da dove trovo la forza, le volto le spalle e me ne vado da lì, me ne vado da lei. Non posso sopportare questa situazione un minuto di più.
Sparisco dalla vista di Rose e mi fermo, ora che non sono più lì lei pare afflosciarsi come un fiore passito e le esili spalle le tremano. Da dove sono vedo una singola lacrima scenderle su una guancia. Anche il più freddo dei ghiacci ha un cuore allora.
Allora forse mi ha mentito. Forse non pensa davvero quello che mi ha detto. Faccio per tornare indietro, ma un'altra voce me lo impedisce.
-Rosie- Lorcan Scamander la chiama con dolcezza, mi si contorce lo stomaco dalla nausea.
Le si avvicina e le asciuga la lacrima -Dirgli la verità non è stato facile- questa è la voce di Rose, sembra si stia sforzando di tirare fuori le parole.
-Rosie, vedrai che capirà. È normale che sia difficile. Lo hai creduto tuo fratello per anni ed ora è comunque il tuo fratellastro; tu gli vuoi bene- Lorcan cerca di consolarla e si avvicina a lei prendendola tra le braccia e accarezzandole una guancia; Rose si lascia abbracciare e io covo quell'inspiegabile voglia di uccidere Scamander seduta stante.
-Lui non è mio fratello e io non gli voglio bene- Rose lo dice con tono duro, affilato come un coltello che mi penetra la carne e arriva dritto al mio cuore anche se non lo dice a me.
Lorcan le accarezza una guancia scuotendo la testa -Come vuoi Mia Bella- le risponde per poi avvicinarsi ancora di più, fino a che i loro nasi non si sfiorano. Vorrei distogliere lo sguardo, mi sento la testa girare e una rabbia sovrumana mi sta montando dentro. Però non riesco a muovermi e continuo a guardare la scena.
Rose si lascia cullare dal tocco di Lorcan e non protesta quando lui si avvicina ulteriormente e tocca le sue labbra con gentilezza, trasportandola in un bacio innocente, che poi diventa più intenso. Spalanco gli occhi e volto le spalle di scatto a quella scena. Credo di star per vomitare. Ho bisogno di andarmene da lì. Di andare il più lontano possibile da Rose e da Lorcan e da Hogsmeade. Corro a ritroso come se il diavolo in persona mi stesse seguendo. Impresso come se fosse stato marchiato rivedo in cintinuazione Lorcan baciare Rose, la sua bella. La mia Rox, ma ormai l'ho persa. Non ho più alcuna speranza che non abbia mentito. No, era sincera. Mi odia, ecco perché non è venuta a trovarmi in infermeria ed ecco perché mi ha ignorato ed ecco perché non riesce a starmi vicino. Corro, infuriato con me stesso e con lei. Mi accorgo a malapena che Zacharias e Albus mi stanno raggiungendo e sembrano preoccupati. Non mi importa.
L'unica cosa che voglio è raggiungere il castello.

-Dannazione! Non c'è bisogno che mi seguiate anche in bagno!- bercio imbestialito.
Mi giro affrontando i due ragazzi che sono poco dietro di me.
-Non vorremmo che svenissi mentre fai i tuoi bisogni Malfoy- mi risponde con un ghigno divertito Zabini, -Visto come sei corso dentro il castello immagino siano urgenti- lo vorrei uccidere, lo giuro.
-Scorp siamo solo preoccupati per te- cerca di placarmi Albus con due occhioni da cucciolo bastonato. Dio com'è possibile che riesca a farmi sentire in colpa anche quando non ho fatto nulla? Dannazione.
-Lo so Al, ma in bagno cosa volete che mi succeda?- chiedo esasperato mentre i due si studiano decidendo se farmi andare da solo o no. -Non ci credo, tutto questo è ridicolo! Io vado al bagno. Ci vediamo in Sala Grande- dico, prima di fiondarmi dentro e chiudere la porta alla velocità della luce per non essere seguito.
Mi appoggio un attimo alla parete sospirando, poi mi sposto verso il lavandino dove apro l'acqua fredda, metto le mani sotto il getto e poi le porto al viso risciaquandolo. L'acqua fresca mi fa distendere la fronte corruciata, passo le mani anche tra i capelli, così da vedere se magari mi passa dalla testa quello che ho visto ad Hogsmeade; ma l'immagine di Lorcan e Rose che si baciano continua a martoriarmi la mente. Ripeto lo stesso gesto di nuovo, trattenendo il respiro quando l'acqua entra in contatto con la mia pelle, ma nulla migliora e la fitta dolorosa che ho avvertito nel petto nel vedere Rose tra le braccia di qualcun altro non accenna ad andarsene. Mi sento uno schifo.
Sospiro per poi alzare gli occhi sullo specchio che ho di fronte, la mia immagine mi rimanda uno sguardo vuoto, assotiglio gli occhi contornati dalle occhiaie, credo che ormai resteranno in pianta stabile. Mi tiro indietro i capelli nel vano tentativo di tenerli un minimo in ordine, ma quelli sembrano non volermi dare retta. Continuo a sperare che passando una mano davanti ai miei occhi io possa cancellare quella stramaledetta scena, ma quella non ne vuole sapere di andarsene; anzi la ricordo fin troppo bene.
Ripunto gli occhi sullo specchio per vedere il risultato della mia operazione e lo stato della mia faccia, ma quello sembra essersi appannato.
Aggrotto la fronte, eppure io non ho usato acqua calda né del vapore. Passo una mano sul vetro, ma quello rimane appannato e poi la superficie prende a girare piano su se stessa finché non si crea un piccolo vortice, dentro sembrano roteare delle immagini. Spalanco gli occhi stupito e faccio un passo indietro, mentre continuo a fissare la superficie dello specchio. Dentro il vortice prende forma l'immagine di una casetta di campagna, ed io la riconosco all'istante, è la stessa casa dei miei incubi. Sembra abbandonata ed è contornata da campi di prato. Faccio un altro passo indietro terrorizzato, mentre fisso quell'immagine incapace di muovermi.
All'improvviso il vortice si ferma, lo specchio torna normale e mi riflette, faccio cauto un passo avanti con il cuore in gola e lì mi blocco.
Sulla superficie appaiono delle lettere che sembrano scritte da una mano mal ferma con un inchiostro nero come la pece. Mi porto una mano davanti alla bocca sopprimendo a forza l'esclamazione sorpresa che mi è nata dal fondo della gola, quando una frase. Quella frase. Si ricrea davanti a me.
"Sto venendo a prenderti".
È quello che c'è scritto su quello specchio, è quello che continuo a sentire quando faccio i miei incubi, solo che stavolta sono sveglio e lucido. Mi tengo una mano premuta sulla bocca, ho paura di poter urlare se solo la togliessi. Spalanco gli occhi e sento la paura crescere, indietreggio finché non sbatto la schiena contro il muro di uno dei cubicoli. Sento le gambe cedere, e forse sto per scivolare a terra; ma sono stanco di essere fragile. Mi costringo a rimanere in piedi e tolgo la mano dalla bocca. La stringo in un pugno talmente serrato da conficcarmi le unghie nella carne. Sotto quel terrore sordo la sento vibrare furiosa la rabbia che mi pervade. Rabbia per la mia continua fragilità, rabbia per quella dannata frase che mi perseguita. Sono stufo marcio. Arrabbiato con quella donna. È lei, lo so che è stata lei.
Quella scritta continua a rimanere lì, su quello specchio dove la mia immagine viene riflessa e sopra ci sono quelle lettere infernali. Non le voglio più vedere. Non ne posso più. Rabbia pura e incontrollata mi guida, mentre prendo lo slancio e tiro un pugno con tutta la forza che ho verso quelle lettere, quella frase maledetta. Grido per liberare la mia frustrazione e tutto il terrore. Non ne posso più. Mentre impatto il vetro che si infrange spaccandosi in mille pezzi e facendo una confusione infernale.
Respiro a fatica mentre apro la mia mano, che ora sanguina e forse ho dei vetri conficcati dentro la pelle, ma non mi importa. La appoggio lì dove un attimo prima c'era lo specchio e dove ora c'è uno spazio vuoto. Sento delle voci fuori dal bagno, la voce di Albus che mi chiama allarmato, ma io non riesco a muovermi.
Sotto le mie dita avverto un bruciore. Le tolgo stupito, rivelando il riquadro vuoto e lì proprio dov'erano un attimo prima, ci sono le stesse parole che mi tormentano da settimane, come se le avessero incise a fuoco nel muro.
"Sto venendo a prenderti".
Non è servito a nulla e io crollo in ginocchio sul pavimento tra le schegge di vetro.

***
Nei media: Zacharias Lise Zabini.

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