#13 Il tradimento di un amico.

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-Signor Malfoy entri pure-.
La voce dura della McGranitt arriva da dietro la spessa porta di legno dell'ufficio del preside.
Vorrei scappare ad essere sincero. Non so cosa voglia dirmi e ho il terrore possa aver scoperto quello che è accaduto due giorni fa.
Dopo quello che è successo Zacharias e Joshua si sono fatti di nebbia, meglio così. Li ho intercettati e pregati di non dire nulla né ad Albus né a Rose. Non voglio più coinvolgerli in questo casino che è la mia testa in questo momento. Non voglio coinvolgere più nessuno.
La McGranitt mi sta fissando con un cipiglio che non promette niente di buono. Sembra mi stia accusando di qualcosa, l'espressione dura e arcigna non lascia il suo viso per tutto il tempo. Mi siedo titubante sulla cigolante sedia posta davanti alla scrivania e deglutisco impercettibilmente, mentre gli occhi della McGranitt mi studiano da capo a piedi.
-Buonasera Signor Malfoy, come sta?- mi domanda portando le mani giunte davanti alle labbra come se fosse pensierosa. I suoi occhi continuano a scrutarmi, mi sento davvero a disagio. Vivisezionato come una rana su un bancone di un'aula babbana di scienze.
-Sto bene grazie- dico titubante trastullandomi le dita coperte dalla veste.
La McGranitt pare riflettere sulla mia affermazione continuando a scrutarmi attentamente, non riesco a guardarla negli occhi e cerco di non sentirmi così sotto esame.
-Molto bene- disse poi spezzando il silenzio che stava iniziando a farsi pesante -Volevo parlarle della domanda del Signor Potter di cambiare compagno di stanza-.
E il mondo mi cadde addosso in un secondo.

Ero un treno. Non mi sarei sorpreso se mi fossi trasformato in un vero treno visto quanto ero deluso e arrabbiato. Albus aveva deciso di cambiare compagno di stanza senza nemmeno avere la decenza di venirmelo a dire di persona. Mi fa male solo a pensarlo. Non credevo che fosse arrabbiato con me fino a questo punto, non credevo che potesse allontanarsi così tanto. Non riuscivo a capire perché ce l'avesse con me. È così grave quello che è successo da spingerlo addirittura a cambiare stanza?. È così difficile vedermi o parlarmi?.
Non ne ho idea, ma quello che so è quanto questo mi stia facendo male, quanto mi abbia ferito e quanto sia talmente fragile da permettere che mi distrugga.
Non riesco, non ce la faccio a non pensarci e non importa quanto sto camminando veloce scostando ragazzi in malo modo, non importa che lo sto cercando per tutto il castello... Non importerà nemmeno quando ci avrò parlato, perché mi conosco, mi rimarrà il tarlo in testa e ci penserò e ripenserò facendomi sempre più male.
Albus è al mio fianco da sempre e pensare che abbia deciso, volontariamente, di abbandonarmi mi fa sentire male. Sto perdendo tutte le persone che amo di più senza poter fare nulla per fermarle.
Ormai sono quasi abbattuto, quando vedo Al entrare dal quadro che sorveglia la sala comune Serpeverde. Mi fiondo subito nella sua direzione. È insieme a Joshua e stanno chiaccherando, la sala comune è quasi deserta, ci sono solo due o tre studenti che sono seduti al tavolo o sulle poltrone che ripassano gli appunti per le prossime lezioni. Io ho gli occhi fiammeggianti e non posso contenermi. Mi sento come se fossi una bomba pronta ad esplodere.
-Albus!- lo chiamo furioso e lo vedo irrigidirsi in mezzo alla sala. Vedo le sue spalle contrarsi, so che non vorrebbe girarsi e guardarmi, d'altronde mi evita da quasi due settimane. Lui si gira di malavoglia e mi fissa con quei suoi occhi verdi. Sembrano tristi, rassegnati, ma io sono troppo arrabbiato per farci caso.
-Perché?- gli chiedo con voce incrinata e vedo nei suoi occhi che ha già capito a cosa mi riferisco, vedo quella scintilla di consapevolezza. Lo vedo lanciare uno sguardo verso una delle poltrone, dove una ragazzina con dei lunghi capelli neri stava studiando fino a due secondi fa, prima che io attirassi l'attenzione di tutti su di noi.
-Perché non voglio più averti intorno. Non ne ho più voglia di starti dietro.- lo dice con una voce talmente gelida che è come essere trapassato da parte a parte. Lo guardo incredulo, prima lui, poi Joshua che ha lo sguardo basso.
Lo guardo, guardo Albus mentre mi dice quelle parole. Vedo la linea dura delle labbra, gli occhi gelidi e immobili, la serietà del suo viso. La sua completa immobilità, nemmeno un muscolo, non un accenno di malessere; il nulla. Come se non gli importasse e forse è così. Forse non gli è mai importato nulla e io sono uno stupido che credeva che fosse come un fratello. Siamo cresciuti insieme, è una delle persone più importanti della mia vita e ora l'ho perso.
Mi sento male. Mi viene da vomitare e sento quella voce. Quella voce di donna che rimbomba in continuazione nella mia testa.
"Vieni con me Scopius".
Un eco continuo nella mia testa. Un continuo lamento. Mi sento scoppiare, sto impazzendo.
"Sto venendo a prenderti Scorpius".
Quella frase maledetta che continua a rimbombarmi in testa. Non voglio andarci, non voglio che mi prenda, ma se nemmeno Albus mi vuole al suo fianco cosa rimango a fare. Sono un peso per tutti. Un peso per i miei genitori che hanno dovuto sacrificare e rinunciare a tutto pur di tenermi al sicuro. Un parassita per mia sorella, che poi sorella non è; che alla prima occasione mi ha scaricato come se fossi sempre stato una zavorra per lei. Un peso per i miei amici che uno dopo l'altro mi stanno abbandonando perché sto impazzendo.
Rose se n'è andata.
Albus se n'è andato.
Questione di tempo e anche Joshua e Zacharias scapperanno dal casino che sono. Anzi, stanno già scappando. Quando è stata l'ultima volta che li ho visti? Quando l'ultima volta che ci ho parlato davvero? Mi hanno trovato in quel bagno ripiegato su me stesso dopo l'ennesimo attacco di panico o pazzia che mi aveva colpito, ma poi? Poi erano spariti e io mi ero risvegliato solo e sfinito tra i contorni bui della mia camera.
Albus continua a guardarmi, ma io non lo vedo. Non riesco a parlare. Volevo dirgli tante cose, volevo urlargli addosso tutto il dolore di sapere che ha intenzione di abbandonarmi, volevo che sapesse quanto male mi ha fatto; ma ora... trovarmelo davanti, sentire l'unica risposta che non avrei mai voluto ascoltare mi ha paralizzato. Mi porto le mani ai capelli e stringo forte. Vedo tra i buchi lasciati dalle mie dita Joshua accennare un passo avanti e Albus che lo blocca. Mi mordo il labbro fino a che non sento il sangue lambirmi la bocca con il suo sapore salato.
Stacco di botto le mani dalla testa, mi guardo intorno e tutti gli studenti ci stanno fissando e il silenzio è talmente pesante che io mi sento come se mi stessero schiacciando verso il suolo.
Non respiro e ho bisogno di scappare.
Avanzo verso Albus e lo supero con una spallata, sento i brusii dietro di me, quando supero la poltrona dove c'era la ragazzina con i capelli neri, mi giro un secondo a guardarla. Sorride e mi fissa con gli occhi verdi, occhi verdi slavati. Mi appare la faccia di Astoria davanti; la vedo nitida sul volto giovane di quella ragazzina.
-Sto venendo a prenderti Scorpius- mormora e io spalanco gli occhi. Mi guardo di nuovo intorno, ma nessuno sembra averla sentita, solo io. Solo io e la mia mente malata. Sto impazzendo. Mi guardano tutti straniti come se avessero visto un paziente scappato dal San Mungo. Il sorriso della ragazzina si allarga e diventa arcigno, quasi malvagio e io non riesco più a stare in questa stanza. Sento gli occhi brucianti di Albus sulla mia schiena. Gli lancio un'occhiata e vedo per un secondo il suo volto contratto, ma non ho né la voglia né la forza di capire il perché. Lui mi ha abbandonato, tutti lo stanno facendo e forse è meglio così. Forse è quello che mi merito.
Raggiungo in due falcate la mia camera e mi chiudo dentro. Il cuore mi batte a mille e la testa pulsa, mi rimbombano sempre le stesse parole, la stessa frase. Non riesco a pensare ad altro, mi sento sul bordo di un burrone, sto per precipitare ancora più giù. Sono solo contro la mia testa, contro i miei demoni che sono più forti di me e io sono stanco di combattere. Sono stanco di oppormi a quel male, stanco di lottare contro i miei incubi e contro tutti quei sentimenti che sento nascere in me, ma sono estranei.
Mi siedo sul letto a gambe incrociate e vorrei urlare e chiudermi nell'illusione che possa servire a buttare fuori tutto questo schifo. Ma non serve, nulla serve.
Cado sempre più giù, sempre più in basso e non riesco a fermarmi. il respiro accelerato mi impedisce di calmarmi. L'aria fatica ad entrare e uscire e sento il petto alzarsi e abbassarsi velocemente, troppo velocemente.
"Sto venendo a prenderti Scorpius".
Rimbomba tra le pareti della mia camera, un continuo suono che si protrae e lo sento vibrare nelle mie orecchie. Sono immobile, non riesco a muovermi, non riesco più a fare nulla.
-Ti sto aspettando- mormoro, perché non ho più la forza di combatterlo, non ho più la forza di contrastare la pazzia che mi aleggia intorno e allora resto immobile sul mio letto aspettando che lei mi prenda. Che mi porti via e metta fine a tutto questo dolore. A tutte queste emozioni. È come se il velo tra me e lei si fosse assottigliato e io riuscissi a sentire ogni cosa. Tutto quello che ha provato e sopportato in quegli anni, talmente intenso e demolente da sgretolarmi pezzo dopo pezzo con sadica lentezza. Fisso il muro e non mi muovo, mentre quelle terribili parole mi rimbombano in continuazione intorno e io aspetto che lei venga a prendermi. Non sento più nulla, forse l'apatia è l'ultimo stadio della pazzia.
La porta della mia camera si apre, ma io non accenno un movimento. Sento il letto piegarsi sotto il peso di qualcuno, potrebbe essere chiunque e nemmeno me ne importa ormai. Due braccia sottili mi avvolgono e io mi lascio toccare, mi sento quasi morto.
-Scorpius- mormora una voce al mio orecchio, ma io non la riconosco, forse non voglio.
Mi giro lentamente quasi timoroso di vedere chi mi sta stringendo contro di sé. Volto leggermente il capo deglutendo e subito una tendina di capelli neri mi si para davanti, incrocio gli occhi verde slavato che non hanno fatto altro che tormentarmi per tutto il tempo. Sono sveglio o sto dormendo? Questo è un incubo o la realtà?.
Scatto fulmineo giù dal letto con il cuore in gola. Brucia, tutto brucia e fa un male cane. Delusione, amore, odio sono un miscuglio incontrollato dentro di me e io sto andando a fuoco. Realtà e finzione si fondono e io non capisco più dove inizia una e dove finisce l'altra.
-BASTA!- urlo scuotendo violentemente la testa. Sento quella voce di continuo, come un leggero sottofondo a tutti i miei pensieri.
"Sto venendo a prenderti Scorpius".
La sento ancora e ancora nella mia testa, per la stanza. La ragazza seduta sul mio letto mi guarda e muove le labbra, non emette suoni, ma io lo so che sta dicendo quella dannata frase.
-Scorpius!- stavolta la voce è più forte, la riconosco è la cadenza francese di Dominique. Sbatto le ciglia e cerco di grattare via quella patina che mi impedisce di vedere la realtà. Riapro gli occhi e cerco di rimettere a fuoco la stanza con la gola in fiamme e il cuore che mi pulsa maledettamente.
Ora la vedo, seduta sul letto, mi guarda preoccupata con gli occhi azzurri spalancati e la bocca contratta. Ha la mascella tesa e non mi stacca gli occhi di dosso. Respiro ancora a fatica, ma almeno adesso mi rendo conto di essere nella realtà. Quella davanti a me non è Astoria, ma Dominique. Me lo ripeto come un mantra cercando di calmarmi.
Lei si alza e si avvicina a me, mi posa delicata una mano sulla guancia, come se avesse paura di rompermi.
-Lasciati aiutare Scorpius- mormora avvicinandosi a me. Deglutisco, perché il tono della sua voce è cambiato, sembra mellifluo e invitante e io ho improvvisamente tanta voglia di lasciarmi andare.
Lei alza anche l'altra mano sulla mia guancia, poi sposta le dita sulle mie tempie, si alza sulla punta dei piedi e io di riflesso mi abbasso. La sua fronte tocca la mia, mentre lei chiude gli occhi e inizia a mormorare una cantilena a bassa voce. Preme le dita sulle mie tempie. Le sento iniziare a pulsare con forza e tutto sembra ondeggiare. La mia stanza rotea e non si ferma e io mi sento troppo debole. Un pizzico, come quando viene rilasciato un elastico in tensione rimbomba nella mia testa ed improvvisamente tutto è nero.
Non sono più nella mia stanza.





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Nei media: Hermione Jean (Granger) Weasley-Malfoy.

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