#1 La storia prima della storia.

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Erano passati tre anni da quel giorno, Hermione andava avanti solo grazie a Rose, l'amore per lei le evitava di cadere in una spirale di dolore. Ron non c'era più, aveva imparato a sopravvivere senza di lui ma il dolore della perdita non le dava tregua. La notte si coricava ancora nel loro letto e tastava l'altro lato per sentire se lui era con lei, ma ogni volta toccava il lenzuolo freddo, si raggomitolava su se stessa e cercava di dormire.
Sul comodino teneva una loro foto di quando lui l'aveva portata a Parigi, ogni mattina si metteva seduta sul letto, prendeva la cornice in mano e accarezzava la figura di Ron che l'abbracciava da dietro sorridendo. Quella mattina non fu diversa; fissò la cornice per qualche minuto guardando il sorriso di Ron, quello che si sarebbe trasformato poi in una risata. Lo sguardo le si incupì e si sforzò di non perdersi in ricordi dolorosi; si morse forte il labbro per impedirsi di piangere, doveva essere forte glielo aveva promesso. Rimise quindi a posto la cornice e si alzò dal letto.
Si lavò e si vestì pronta per accompagnare la sua bambina all'asilo.
Si avviò verso la camera della piccola, aprì piano la porta, per poi sedersi sul letto -Rose tesoro- la scosse leggermente per svegliarla, la bambina mugugnò prima di aprire lentamente un occhio e poi l'altro.
-Sonno- disse solo, Hermione rise leggermente -Lo so piccola mia, ma dobbiamo alzarci per andare a scuola- le rispose prendendola in braccio.
Un quarto d'ora dopo erano già pronte per uscire, si avviarono quindi per strada per il primo giorno di scuola di Rose.

Arrivarono davanti all'edificio giallo canarino dove la sua bambina avrebbe frequentato gli anni scolastici prima di ricevere la sua lettera per Hogwarts. A differenza delle facoltose famiglie purosangue, Hermione non poteva permettersi una costosa educazione in casa da maestri privati per iniziare Rose alle arti magiche. Lei faceva quel che poteva, non che non fosse circondata da persone che la potessero aiutare, ma preferiva che Rose crescesse il più normalmente possibile, prima di essere catapultata in un mondo più complicato.
La piccola non era sola, certo! C'era tutto il clan dei Weasley e dei Potter, oltre ai coniugi Granger che davano loro un enorme amore; ma Hermione non riusciva a non pensare che alla sua bambina mancasse il suo papà, che avesse bisogno di Ron nella sua vita. Una lacrima sfuggì alla giovane donna che se l'asciugò con un gesto secco della mano. Si riscosse costringendosi a tornare alla brusca realtà, si guardò intorno alla ricerca di Rose, ma la bambina sembrava scomparsa. Il cuore di Hermione perse un battito, mentre il terrore le montava alla gola. Iniziò a cercare freneticamente vicino alla scuola dove bambini e genitori cominciavano ad affollarsi.
-Rose!- chiamò sperando che sua figlia le desse segni della sua presenza, ma niente.
Sempre più agitata rifece il percorso all'indietro ritornando all'entrata del parco che c'era di fronte alla scuola; non era molto grande ma era attrezzato a posta per farci giocare i bambini. Attraversò mezzo parco prima di trovarla. Rose se ne stava vicino ad un bambino poco più alto di lei e con capelli talmente chiari da ricordarle la neve.
-Rose!- chiamò ancora, sentendo quel ghiaccio che le era premuto sul cuore sciogliersi lentamente; Dio che spavento che si era presa!.
La bimba si girò poi corse tra le braccia di Hermione che subito la strinse a sé, la scostò dopo quelle che gli sembrarono pochi minuti e la guardò dritta negli occhi color blu cobalto.
-Non farlo mai più chiaro? Devi sempre dirmi dove vai- l'ammonì severa. Rose la guardò con i suoi due occhioni da cucciola -Scusa mamma, ma ho conosciuto un nuovo amico- le disse indicando verso il bambino che stava a poco meno di un metro da loro; solo che adesso era accompagnato.
Hermione volse lo sguardo dove le indicava sua figlia, rimettendosi dritta e rimase immobile a fissare come un'idiota l'uomo alto che pareva una copia più grande del piccolo che teneva per mano.
Rose mosse qualche passo verso il bambino che, sorridendo, si fece prendere per mano. -Lui è Scorpius il mio nuovo amico- lo presentò Rose ed Hermione riuscì solo ad accennare un assenso.
Anche l'uomo adesso si era avvicinato, era cresciuto ma i tratti erano inconfondibili, nonostante avesse la struttura mascolina di un uomo formato, Draco Malfoy non aveva comunque perso quella sua fanciullezza sul viso che ancora ospitava un'espressione furba.
Sorrise gentilmente ad Hermione, in un primo momento sembrò non riconoscerla, ma fu solo un attimo che passò velocemente, o forse era stata Hermione stessa a sperare che non la riconoscesse.
-La stavo tenendo d'occhio. Non le sarebbe successo nulla di male- esordì Draco allargando il sorriso che gli illuminò tutto il viso. Era la prima volta che Hermione lo vedeva aprirsi in una sincera manifestazione di gentilezza nei suoi confronti. Non si incontravano da quando era finita la scuola e lei era stata ben disposta a non volerlo più rivedere; ma ora che era lì davanti a lei in tutta la sua splendida figura, si rese conto che, forse, anche Draco Malfoy era maturato in tutti quegli anni.
-Grazie- riuscì a dire senza che le tremasse la voce -Rose è una peste quando vuole- aggiunse cercando di mantenersi tranquilla. Le sembrava talmente surreale quella situazione che stava facendo un enorme sforzo per non scoppiare a ridere o a piangere.
Draco piegò leggermente la testa di lato e spostò gli occhi da Hermione ai due bambini che si tenevano ancora per mano e guardavano l'acqua della fontana.
-Già ne so qualcosa- rispose per poi riportare lo sguardo su Hermione.
La Ex-Grifondoro deglutì a vuoto quando quelle due iridi di ghiaccio rincontrarono i suoi occhi, aveva sempre avuto quel calore infondo alle pupille?. No! Si stava distraendo. Hermione scosse lievemente la testa costringendosi bruscamente a tornare alla realtà.
-Scorpius è tuo figlio?- chiese e dopo lo sguardo che le rivolse Draco si diede della stupida per aver fatto una domanda così idiota. Si morse il labbro inferiore e cercò di rimediare - è la tua fotocopia-.
Draco rise, di una risata genuina e rude, una di quelle che ti entra sotto pelle per la loro disarmante spontaneità. -Sì in effetti mi assomiglia un po'- le disse confermando le ipotesi di Hermione.
In quel preciso momento la campanella della scuola suonò. Hermione sorrise a Draco - Forse è il caso di portare i piccoli a scuola-
-Credo che tu abbia ragione- concordò lui accennando ancora un sorriso.
Si incamminarono quindi fuori dal parco e nel giro di pochi secondi erano già di fronte alla materna, dove gli ultimi genitori si affrettavano a salutare i loro pargoli.
Hermione si inginocchiò di fianco alla figlia -Mi raccomando fai la brava d'accordo? E ricorda che se hai bisogno di sentire il tuo papà, metti una manina sul tuo cuore, lui sarà sempre lì- le disse con le lacrime agli occhi. Rose sfonderò un sorriso che ad Hermione ricordò dolorosamente Ron.
-Sì mamma! Ti voglio bene- le disse la bambina, prima di correre dentro mano nella mano con Scorpius.
Hermione ricacciò indietro le lacrime che, prepotenti, volevano scenderle sulle guance. Si girò ed incontrò le chiare iridi di Draco che, per un momento, le fecero dimenticare il dolore.
Lui non disse nulla e per Hermione fu una novità, il Draco che ricordava lei era un ragazzo che coglieva sempre il momento più opportuno per ferirla; invece ora la guardava soltanto, senza nessun accenno di ilarità sul volto.
-Tutto bene?- le chiese tranquillamente.
-S...sì tranquillo-
Draco continuava a guardarla intensamente, senza mai staccare gli occhi dai suoi, era diventato quasi ipnotico il suo sguardo; tanto che non si accorsero di quanto tempo fosse passato, prima che lui lo distogliesse ripuntandolo sulla scuola.
-Vedrai che se la caveranno- disse per poi voltarsi di nuovo verso Hermione che non aveva proferito parola; di nuovo quelle iridi ghiacciate le incatenarono gli occhi.
Hermione aveva sempre pensato che fissare in silenzio qualcuno fosse una cosa estremamente imbarazzante oltre che inutile; ma in quel momento si ricredette, le iridi limpide di Draco Malfoy le stavano raccontando una storia che nessuno aveva mai sentito.
-Certo- sussurrò -se la caveranno.

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