#10 Il rifiuto di una bugiarda.

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-Cosa stai facendo Rose?- le chiedo sospirando.
Lei è di fronte a me e mi guarda con gli occhi leggermente sgranati, passa lo sguardo da me alla porta a ripetizione.
-Voglio uscire Scorpius- mi dice gelida ripuntando gli occhi nei miei.
-NO!- alzo la voce esasperato -Adesso basta scappare. Non uscirai da qui finché non avremmo parlato.- è l'unica capace di farmi imbestialire così.
Lei stringe i pugni, poi li riapre -Benissimo allora, vuoi parlare?! Parliamo pure di come ti sei baciato Dominique davanti a tutta la scuola senza alcun pudore!- me lo urla addosso come se avessi commesso un crimine ed io rimango allibito.
-Cosa c'entra Dominique?- le chiedo e Lei pare incavolarsi ancora di più.
-Da quanto la conosci Scorpius? Un mese, un mese e mezzo e già Te la sbaciucchi in giro?! La guardi come se fosse parte integrante della tua vita, ma la conosci appena!- bercia e chiude di nuovo i pugni sbuffando.
-Tu non hai nessun diritto di contestare la mia relazione con Dominique, dal momento che te la fai con Scamander!- trattengo a stento la voglia di urlarle addosso, ma se prima ero furioso ora sono letteralmente fuori di me.
-Come...- comincia lei ed io sorrido amaro.
-Come faccio a saperlo?!- prendo un respiro per impedirmi di esplodere -Vi ho visti. Non su quel dannato giornale. No io vi ho visti dal vivo alla Stamberga Strillante. Hai idea di come mi sono sentito Rose?- le chiedo cercando di mascherare la fragilità che ora mi ha colto di sorpresa.
-Conosco Lorcan dall'anno scorso e ci frequentiamo solo da una settimana. È ben diverso dalla tua situazione!- risponde riprendednosi dallo shock iniziale con voce dura.
Digrigno i denti perché quello che ha detto mi fa arrabbiare ancora di più, adesso ha incrociato le braccia davanti al petto in quel modo irritante che sa darmi fastidio.
-Dominique a differenza di te mi è stata vicino. - sibilo a bassa voce , ma Rose mi ha sentito benissimo. Spalanca gli occhi poi li chiude stretti, come se l'avessi colpita con un incantesimo.
-Hai detto di odiarmi Rose- continuo e non mi importa se lei ci sta rimanendo male o se l'abbia ferita voglio delle risposte e anche io sono a pezzi.
Ripunta i suoi occhi su di me, sono blu come l'oceano e io ripenso a quando da bambini veniva nel mio letto per calmarmi dopo gli incubi; ripenso a quante volte in un momento difficile io abbia guardato i suoi occhi e mi abbiano consolato il cuore in tumulto.
Quante volte abbiamo giocato insieme credendo di essere una famiglia; due fratelli che in realtà non siamo e se da una parte ho sicuramente perso una parte di me, dall'altra credo di aver trovato un nuovo pezzo della mia anima. È difficile rivedere Rose come una sorella da quando so la verità; ma per lei, per riaverla nella mia vita farei qualsiasi cosa.
-Ed è vero- sibila fissandomi con uno sguardo che incuterebbe timore anche al più incallito mangiamorte -Odio il tuo modo di fare. Odio il tuo modo di essere. Odio tutto di te Scorpius. Non riesco nemmeno a starti vicino.- stringe la mascella, lo dice come se si stesse cavando le parole di bocca. La conosco, conosco Rose in ogni suo piccolo movimento, in ogni suo più piccolo difetto e pregio. È per questo che forse non le credo del tutto, nonostante le numerose volte in cui me lo ha dimostrato o forse sono solo un illuso che spera di non perdere definitivamente una delle persone più importanti della sua vita.
-Perché non siamo fratelli?- mi esce in un mormorio appena udibile; non avrei voluto dirlo, ma alla fine non ce l'ho fatta a trattenermi. Sento il cuore battere lento nel mio petto, ho gli occhi lucidi, ma non mi importa. Continuo a guardarla, mentre lei stringe e rilascia i pugni a ripetizione, ancora e ancora.
-No- mormora e pare sgonfiarsi come un palloncino, tutta la decisione che le ho visto negli occhi sparisce. Abbasso gli occhi di lato incapace di reggere il confronto con lei. Sento le sue dita sulla pelle, Rose si è avvicinata e io non me ne sono nemmeno accorto. Rimango immobile mentre mi accarezza piano la guancia per poi racchiuderla nel palmo della sua piccola mano. Deglutisco e Rose fa una leggera pressione per farmi alzare la testa. La sollevo di buon grado incontrando i suoi enormi occhi blu.
Manco un battito e mi incanto a fissarla, mi torna in mente quando l'ho vista mentre ero in infermeria. Mi ricordo le sue labbra che sfiorano le mie e mi chiedo se siano delicate come lo erano state in quella specie di sogno. Ricaccio subito indietro questi pensieri.
Lei mi accarezza una guancia senza proferire parola -Non posso dirtelo Scorpius. Vorrei, credimi, non sai quanto vorrei dirtelo. Ma non posso.- sembra esausta e lo sono anche io. Mi lascio andare al calore che sento provenire dalla sua mano fregandomene altamente di tutte le barriere che ci hanno tenuti lontani.
-Merlinon Rox... Mi manchi così tanto- sussurro chiudendo gli occhi e appoggiando la fronte sulla sua, mentre lei mi accarezza ancora e io sento cedere ogni mio piccolo pezzo di anima.
-Scorpius...- mormora Rose di rimando. Apro gli occhi e mi ritrovo a fissare i suoi zaffiri blu. Sento il suo respiro accarezzarmi la pelle, la sua mano bollente che mi fa mancare il respiro. È normale provare queste cosa per la ragazza che credevi tua sorella?.
Il ricordo della sensazione delle sue labbra sulle mie, anche se non è successo davvero, mi fa perdere un battito e mi manca l'aria. Rose è sempre stata una sorella per me, ma ora mi chiedo, lo siamo mai stati davvero?.
-Anche se il sangue è diverso. Possiamo essere ancora fratelli...- la rassicuro, credo sia quello che lei voglia. Anche se mi rendo conto che non è quello che voglio io. Non so più quello che voglio.
Lei si immobilizza e si stacca da me, lasciandomi con un enorme vuoto nel petto. La guardo, mentre per l'ennesima volta scappa via.
-Lasciami in pace Scorpius. Come ho detto non ti voglio vicino- stringe la mascella e il suo sguardo è un misto di rabbia e altro, un sentimento che non so individuare.
Sono stanco dei suoi continui cambiamenti. Dei suoi giochetti che fa con il mio debole cuore. Sono stanco morto di tutti i problemi inutili che ho nella mia vita, quando l'unica cosa che dovrei fare è godermi i miei sedici anni.
-Ora smettila Rose!- inveisco e sono furioso -basta allontanarmi dimmi cosa succede!-.
-Non succede nulla io...- comincia lei e sembra sorpresa dalla mia reazione. Capisco il perché, sono sempre stato il più pacato dei due, sempre quello che non voleva creare problemi, ma ora questo mio modo di essere mi sta lentamente uccidendo.
-Non mentirmi!- bercio ancora e mi avvicino pericolosamenre a lei. La vedo che istintivamente indietreggia fino a scontrarsi con la parete alle sue spalle.
Annullo la distanza che ci separa in un attimo e la inchiodo alla parete mettendo le mani ai lati del suo volto. Lei sgrana leggermente gli occhi e la vedo deglutire, ma non osa muoversi.
-Da quanto lo sai?- mormoro e mi rendo conto che per me è importante saperlo.
-C...cosa?- mi chiede con quel suo visetto d'angelo innocente, un angelo dell'inferno.
-Che non siamo fratelli, da quanto lo sai?- chiedo di nuovo e faccio una gran fatica a tirare fuori le parole. Mi sento mancare il respiro, ma resisto all'impulso di riempirmi i polmoni.
Lei mi guarda e le vedo un'ombra di incertezza, forse dolore. Sto facendo una gran fatica a rimanere lucido.
-Fine del quarto anno- dice solo per poi zittirsi all'istante.
Assottiglio gli occhi e stringo la mascella -Tu sapevi e non mi hai detto nulla?!- sbotto.
Lei sembra farsi piccola piccola, forse mi avrà visto così arrabbiato poche volte.
-Mamma e papà mi avevano chiesto di non dirtelo. Così ho finto di essere tua sorella; finché poi non ce l'ho fatta più...- sembra voglia dirmi altro, ma poi si blocca.
Faccio un respiro tremante, mi sento come sul filo di un rasoio, in qualsiasi caso perderò qualcosa.
-Qualcuno, alla fine di tutto questo brillante inganno, ha pensato a me?- chiedo in un sussurro.
-Mi dispiace- risponde e la sua voce sembra così atona e indifferente... un'ennesima pugnalata al cuore.
Mi sento crollare. Mi sento come se improvvisamente tutto il mondo avesse deciso di piombarmi sulle spalle e di schiacciarmi a terra con violenza. Vivevo in una menzogna ed ora vivo in una ancora più grande. Mi stacco da lei lasciandola libera e mi giro di spalle. Non posso guardarla. Non riesco a guardarla.
Mi passo le mani nei capelli ma quelli mi ricadono sugli occhi, mentre le immagini degli anni passati con Rose mi passano davanti ad una velocità allucinante. Non sento più nulla. La classe, i banchi, perfino Rose sembrano spariti. Vedo una donna che allunga le braccia davanti a me. Capelli neri. Occhi di un verde slavato. Mi tende le mani. Mi chiede di prenderle e per la prima volta sono tentato di accettare. Di scappare via da tutta la mia vita e non dover affrontare tutto questo.
-Scorpius stai bene?- è la mia sorellastra che parla, la ragazza che ha finto di essere mia sorella. Quella che mi ha fatto credere che fossi importante per lei e poi mi ha gettato via come un qualsiasi rifiuto si getterebbe in una pattumiera.
Scaccio la donna dalla mia testa con prepotenza e torno alla realtà.
Sto bene? No per niente. Il mio mondo cade a pezzi e io sto cadendo con lui.
-No che non sto bene!- grido girandomi di nuovo verso di lei e dando libero sfogo a tutto quello che mi sono tenuto dentro in tutto questo tempo e che a poco a poco mi stava facendo marcire. Mi giro fulminando Rose e giuro su Merlino che l'avrei incenerita sul posto. Lei spalanca gli occhi ma non ribatte, non mi ha mai visto così prima e ci credo... non mi ero mai arrabbiato con lei, non in modo così irruento; ma proprio non riesco a trattenere tutta la rabbia che mi sento ribollire dentro.
-Come potrei stare bene se tutte le persone che mi sono intorno mi hanno fatto credere di vivere un'immensa bugia?- sibilo velenoso avvicinandomi a lei che non si sposta di un millimetro e anche se sembra scossa mantiene fissi i suoi occhi blu nei miei.
Orgogliosa e fredda Rose.
-Smettila Scorpius. Affronta la cosa e smettila di piangerti addosso. Io non posso essere la tua valvola di sfogo!- bercia lei all'improvviso e io mi immobilizzo con i pugni serrati lungo i fianchi.
Prendo un lungo respiro prima di rispondere, mi sento il cuore scoppiare. -Se credi di essere solo quello, ti sbagli. Io so perfettamente cosa sei per me.- la mia voce trema, come sto tremando io e mi rendo conto che della domanda che sto per farle, la cosa che mi spaventa di più è la sua risposta.
-Quello che non so è cosa sono io per te Rose?- le chiedo e non posso fare a meno di avvicinarmi e accarezzarle una guancia, nonostante l'immensa rabbia che sento bruciarmi dentro. -Io cosa sono?-.
Lei mi fissa, la sento trattenere il fiato e affilare quei pugnali che chiama occhi che ad un suo solo comando potrebbero trafiggermi.
-Niente.- decreta gelida e crudele -Non sei niente per me- siamo talmente vicini che riesco a sentire il suo fiato acarrezzarmi la pelle e il gelo contenuto nelle sue parole ghiacciarmi le vene.
L'ennesima pugnalata. L'ennesimo pezzo di me che si stacca. Cado nel baratro sempre più profondo e niente e nessuno mi può aiutare. Mi sento perso nel vuoto e non trovo la strada del ritorno, non so più quale sia la realtà e quale la finzione. È davvero Rose quella che mi sta parlando o è solo il personaggio che le è stato chiesto di interpretare?.
Lentamente, fin troppo lentamente abbasso la testa sul mio braccio sinistro, dove so esserci per certo il braccialetto che lei mi ha regalato quando eravamo al secondo anno per aiutarmi a superare gli incubi. Lo slaccio con la consapevolezza di stare uccidendo la parte migliore di me. Con la consapevolezza che dopo averlo fatto non sarei stato più in grado di ritrovare la luce capace di guidarmi fuori dal buio più totale. Forse però io voglio immergermi in quel buio e lasciarmi soffocare, lasciare che piano piano la mia vita e la mia anima mi abbandonino facendo di me un guscio vuoto. Vuoto come mi sento ora mentre fisso quel braccialetto. La mia unica ancora e che ora sto tranciando definitivamente.
Lo slaccio e subito il peso famigliare del braccialetto sparisce appena me lo tolgo. Lo accarezzo impercettibilmente poi lo porgo a Rose ripuntando i miei occhi nei suoi. Lei pare essersi pietrificata, non muove nemmeno un muscolo e se non la vedessi respirare probabilmente crederei che qualcuno le avesse lanciato un incantesimo.
-Non lo voglio- mormora e forse c'è un accenno di dolore nella sua voce, ma io sono così stanco di tentare di capirla, tanto in qualsiasi modo quello che pensa e ciò che è rimasto del nostro rapporto sono gli stracci del mio dolore che dovrò raccogliere da solo; sono i pezzi di quell'anima che ormai non riconosco più; sono i pezzi di me che si sono frantumati ad ogni sua sillaba. L'ultima cosa che mi tiene legato alla ragazza che ho di fronte, e che non so nemmeno più chi sia, è quel braccialetto. Un pezzo di un ricordo ormai lontano di una vita che non mi è mai appartenuta. Di una bugia.
Non posso impedirmi di fare un piccolo sorriso amaro, rassegnato. Mi avvicino a lei e le prendo la mano, le poso il braccialetto sul palmo poi le chiudo le dita sopra. Mi soffermo più del dovuto ad accarezzarle la mano, lei non controbatte, non si muove, rimane immobile e mi guarda con quegli occhi che sapevano leggermi i recessi più profondi della mia mente ormai distrutta. Il silenzio si fa carnefice e lo sento che prova a ferirmi ad accusarmi, ma io non intendo cedere. Non ora. Non di fronte a Rose. Ma presto, fuori da questa aula, di notte, solo con i miei incubi, sarò fragile ed indifeso e solo il guscio di me stesso.
-Questo è l'unico posto che gli spetta- mormoro, ho la voce spezzata. Sono patetico. Un patetico illuso. Un patetico debole ragazzo che non ha niente da offrire se non il montare dell'odio che la mia sorellastra prova per me. Patetico. Sono talmente vicino a Rose che riesco a distinguere e a contare ogni sua singola pagliuzza negli occhi. Baciare la ragazza che credevi tua sorella è qualcosa di insano, di malato e di assolutamente sbagliato; ma è esattamente quello che vorrei fare, quello che mi gridano tutte le mie terminazioni nervose. Sono patetico. Sono un mostro.
Rose non osa muoversi, stringe quasi convulsamente il braccialetto che le ho appena restituito nella mano che sto tenendo stretta. La sento serrare le dita, sembra voglia dirmi qualcosa e la sua espressione è indecifrabile, come quando si cerca di vedere i contorni di un oggetto al di là di un vetro appannato. Ne hai la percezione, ma non sai cosa sia realmente.
Sento una porta aprirsi e Rose sobbalzare. Un click di qualcosa che scatta, mi giro verso la fonte del rumore e faccio appena in tempo a vedere la chioma nera di una ragazza sparire nel corridoio. Mi volto appena verso Rose, che immobile ha gli occhi sgranati e stringe ancora di più il braccialetto che tiene fra le mani, per poi riportare gli occhi sulla porta ormai spalancata. Mi avvio per varcarla e andarmene da quella stanza che improvvisamente è diventata troppo stretta. Non so chi sia quella ragazza e non mi importa che cosa ha fatto; io voglio solo andarmene il più lontano possibile da qui.
-Allora è questo che saremo d'ora in poi. Un pettegolezzo?- chiede lei in un sussurro, facendomi bloccare; sento i suoi occhi bruciarmi sulla schiena ma non intendo girarmi o potrei cedere ancora una volta davanti a quel suo viso da diavolo angelico.
-Come hai detto tu... non saremo nulla- le rispondo con la voce sorprendentemente ferma, atona; in perfetto disaccordo con il tornado che mi sento dentro.
-Non siamo mai stati nulla- mormoro, più a me stesso che a lei, ma sono certo che mi abbia sentito.
Poi esco da quella porta senza guardarmi indietro.

***
Nei media: Antea Eloise Miller

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