Capitolo 4 ( Camille )

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Sono ormai settimane che lavoro in questo ufficio. Oltre ai venerdi sera privati dei soci, ho scoperto ben poco. Prima di arrivare qui pensavo ci avrei messo poco tempo a scoprire, non dico tutto, ma almeno qualcosa; invece la faccenda si sta rilevando più complicata del previsto. Per fortuna ci sono Camille e i cornetti del bar a tirarmi su il morale. Tutto avrei pensato di trovare qui, tranne che una persona limpida e sincera come lei. All'apparenza potrebbe sembrare una persona seriosa e cinica, molto attenta all'apparenza e sempre curta nell'aspetto fisico; ma se la si conosce meglio si scopre che è una ragazza solare, piena di voglia di vivere, con un animo buono e gentile, pronta sempre a farsi in quattro per le persone che ama, rispettosa ed estremamente intelligente. Abbiamo subito legato. Ci unisce una sorta di sintonia silenziosa che ci permette di capirci con un solo sguardo. In queste settimane mi ha raccontato un pò della sua vita: lei e la sua famiglia sono originari del Connecticut e prima di trasferirsi qui viveva in una fattoria. Crescendo si rese conto che quel posto le stava stretto e che stava sprecando gli anni migliori della sua vita restando sempre nello stesso posto, così, subito dopo il diploma, decise di prendersi un anno sabbatico e girare l ' Europa zaino in spalla, insieme al suo ragazzo di allora. Quest'ultimo, dopo 4 mesi dall'inizio del loro viaggio, ottenne un buon lavoro e si trasferì a New York. Camille, dal canto suo, voleva ancora girare l'Europa, così si separarono. Dopo 1 mese però si rese conto che viaggiare da sola non le dava la stessa soddisfazione, così decise di raggiungere il suo fidanzato. Per un pò fece dei lavori saltuari, ma alla fine, stanca di quella vita, decise di fare  domanda per entrare alla Colombia ed iniziare la facoltà di legge. La storia con il suo ragazzo del liceo fini dopo 3 anni dal loro trasferimento a New York, cosi Camille si trasferì nei dormitori del campus, e qualche mese dopo, ad una festa delle confraternite incontrò colui che lei definisce  "l'amore della sua vita".

Rimasero insieme fin dopo che entrambi ebbero finito l'università, e si trasferirono a Portland a causa di una proposta di lavoro molto vantaggiosa per lui. Quelli, a detta di Camille, furono gli anni migliori della sua vita, finché non scopri che il suo ragazzo andava a letto con tutte le stagiste che passavano dal suo ufficio. Fu una bella batosta, che la costrinse a rivoluzionare la sua vita e a raggiungere il fratello a Seattle. Simon, suo fratello gemello, viveva già da un pò lì per lavoro, ed era molto felice di accoglierla e ospitarla per un pò nel suo appartamento. Quel per un pò dura tutt'ora; ora dividono un appartamento a dieci minuti dallo skyline.

Questa convivenza non sembra pesare a nessuno dei due, anzi Camille afferma di essere contenta di poter tornare a casa e trovare qualcuno che l'aspetta o che le faccia compagnia mentre cena. Il problema sussiste quando il fratello porta a casa le sue conquiste serali. Le loro camere sono comunicanti e hanno delle pareti molto sottili, quindi Camille per evitare traumi psicologici, che potrebbero sorgere ascoltando il fratello che ci da dentro con la ragazza di turno ( sempre diversa che sia chiaro), si è munita di un bel paio rinforzato di tappi per le orecchie. La parte divertente sembra avvenire all'ora della colazione. Qualche giorno fa mi ha raccontato una delle sue avventure mattutine con una delle tante donne del fratello. <questa mattina ennesima sfilata in intimo. Quella sciacquetta portava un perizoma rosso a forma di farfalla sul davanti. Il filo in mezzo alle chiappe era talmente fino che sembrava quasi inesistente. Non sono riuscita a non fissarla, avrà pensato che mi piacesse quello che stavo guardando, in realtà pensavo alle orride mutande che avevo indossato quella mattina. Ho provato talmente tanta pena per le mie parti intime, che ho deciso di andare in camera e indossare l'unico tanga presente nel mio cassetto. Appena uscita di casa, quelle maledette si sono piantate tra le mie chiappe, dandomi un fastidio infernale. Sono stata tutto il tragitto in bus a cercare, con scarsi risultati, di togliermele da li dentro, cercando di non dare troppo nell'occhio. Inutile dirti che non ci sono riuscita, e tre o quattro volte ho sentito delle risatine soffocate> Quella mattina dopo quel racconto ogni volta che la vedevo toccarsi il sedere scoppiavo a ridere. Una volta tornata a casa mi aveva scritto un messaggio, dicendomi che le aveva  tolte e buttate direttamente nel secchio, il tutto accompagnato da una foto di lei con le sue amate mutande della nonna, accompagnata dalla didascalia " zitella e felice".

Camille, al contrario di me, è aperta e racconta molto di se. All'inizio cercava di farmi domande personali, non per impicciarsi ma per conoscermi meglio. Vedendo il mio essere restia nel rispondere, ha smesso. Le persone qui non sanno nulla di me, della mia vita o dei motivi che mi hanno spinta a trasferirmi a Seattle, e affinchè vada tutto per il verso giusto devo continuare a portare la maschera che mi sono costuita in questi mesi. Camille non è come gli altri, lo so, so che posso fidarmi di lei, che potrebbe capirmi, e anche aiutarmi, ma nonostante ciò preferisco non dirle nulla. Vedo che le dispiace quando non rispondo alle sue domande, o quando mi chiudo in me stessa, ma preferisco non risponderle piuttosto che riempirla di bugie. Se tutto va per il verso giusto  sarò felice di raccontarle tutto dall'inizio alla fine.

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