capitolo 9 ( mezze verità)

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< Lex vai a sederti, stai dando nell'occhio, farai saltare le nostre coperture.> Sono ancora in piedi davanti a mio fratello visibilmente sconvolta. Non riesco a muovermi, so che dovrei farlo ma sono bloccata. < tutto bene lì?> mi volto al suono di quella voce, e mi accorgo che tutta la sala ci sta osservando in silenzio. Jason mi tiene ancora ferma dalle braccia; lo ringrazio mentalmente. So che se mi lasciasse cadrei all'istante. Ho le gambe di gelatina e la testa mi frulla di domande. < Si signore tutto bene, credo che la signorina non si senta molto bene, stava quasi per svenire l'ho sorretta in tempo. Credo sia meglio se io la porti da qualche parte per riprendersi>. < Avvocato Thompson non si sente bene?> Vedo che Morrison mi osserva preoccupato. Inizia ad avvicinarsi quando non riceve risposta. < Avvocato Morrison non si preoccupi, ci penserà il mio genio informatico ad accompagnare la signorina da qualche parte. Abbiamo molto di cui discutere, non possiamo perdere molto tempo. Il tempo è denaro e lei lo sa bene Avvocato.> Vedo Morrison fermarsi e guardare prima me e poi il nuovo cliente. Lo vedo titubante su cosa scegliere;  seguire me o assecondare lui?

 Il mio corpo decide finalmente di riacquistare le sue facoltà motoree, faccio segno a Morrison di non preoccuparsi e mi avvio fuori dalla sala, seguita da mio fratello. Entro nella prima sala vuota che trovo e mi sbatto la porta alle spalle; non ne segue nessun rumore, quindi mi volto e vedo il piede di Jason tra lòo stipite e la porta. Maledetto spilungone. mi sposto cosi che lui possa entrare. Inutile ignorarlo. La stanza è in penombra, ma scorgo perfettamente il volto di mio fratello guardarmi dall'alto, con aria incazzata. Ha anche il coraggio di guardarmi cosi, quando lui mi sta mentendo da più di due mesi.  <Lex ma che cazzo ti prende sei impazzita? Mi stavi per sputtanare la copertura!> Al suono di quelle parole, la rabbia inizia a montarmi dentro. < Brutto cretino domandi a me cosa sto facendo? Tu piuttosto, cosa ci fai qui? Perché non mi hai detto nulla? Hai avuto tutto il week end per parlarmene ma non l'hai fatto, e ora ti lamenti della mia reazione?>. Lui resta sorpreso dalla mia reazione; non sono mai stata una persona irrascibile, ho sempre affrontato tutti i problemi con calma e diplomazia; ma quella sono io prima dell'arresto di mio padre, e prima del mio arrivo a Seattle.  < Non te l'ho detto per il semplice fatto che non ero tenuto a dirtelo. Non avevo idea che ti avrebbero fatta partecipare alla riunione. >

Ma che cavolo di scusa è mai questa. < E invece sorpresa! eccomi qua brutto imbecille. Lavoro qui dentro, credi veramente che se anche non avessi partecipato alla riunione non ti avrei visto girare per i corridoi? E poi, tu sai tutto di me e di quello che sto facendo qui dentro, perché io non dovrei sapere nulla di te? Cosa mi nascondi Jason? La mamma lo sa? >.

Lui resta un attimo sopreso dalla mia domanda, e lo vedo titubare per qualche secondo  < la mamma non sa nulla, deve restarne fuori. E no, non ti nascondo nulla> so benissimo che mi sta mentendo; sin da piccolo, ogni volta che Jason dice una bucia, gli viene uno strano tic all'occhio destro. Ed ora quel maledetto occhio sta battendo all'impazzata. Deve essere un bugia bella grande . Mi avvicino minacciosa; l'unico modo per farlo parlare è tirargli i capelli. Lo so è infantile, ma ha sempre funzionato. Lui odia quando gli vengono toccati. Ad ogni mio passo verso di lui,  indietreggia. Deve aver intuito cosa sto per fare. < Lex non avvicinarti stai ferma, altrimenti ti faccio male > inizio a saltargli addosso per arrivare alla sua altezza; non avevo calcolato che non siamo più due ragazzini, e che ora lui è cresciuto.  Gli arrivo a malapena alle spalle, quindi ora mi tocca saltare per arrivare alla sua testa. Gli sono praticamente addosso, lui mi tiene giù tirandomi per la vita, quando all'improvviso sentiamo qualcuno alle nostre spalle schiarirsi la voce <ehm Lexie, cosa succede qui dentro? Non dovresti essere alla riunione? Lui chi è,  e perché diavolo siete al buio?> noto all'istante il cipiglio malizioso comparire sul volto di Camille; quella ragazza ha una fervida immaginazione. Sposto lo sguardo da lei a noi, e noto che questa volta non ha tutti i torti a pensare male. Siamo in una posizione alquanto ambigua: io con le mani tra i suoi capelli, e lui con i capelli scompigliati, e le braccia intorno alla mia vita. Ci stacchiamo all'istante l'uno dall'altro, e mentre lui si sitema i capelli risponde, nello stesso momento in cui anche io rispondo: < un perito informatico> < uno che passava di qui per caso>. Mio fratello e Camille mi guardano scandalizzati. Ok, non sono molto brava ad inventare bugie sul momento, e questa è la prima cosa che mi è venuta in mente < cioè si ehmm lui è un perito informatico che passava di qui per caso, e gli stavo mostrando questa fotocopiatrice che non funziona molto bene>. Do una pacca allo sportello della fotocopiatrice accanto a me. Mio fratello mi sta ancora fissando a bocca aperta, con un espressione esasperata.

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