Dopo il nostro piccolo incidente notturno nel vicolo, io e Cami ci siamo limitate ad uscite post orario di lavoro, così da poter rientrare a casa sobrie e con la luce del giorno. Tra le due, lei è quella che è rimasta più toccata da tutta la faccenda; è sempre guardinga, sussulta ad ogni minimo rumore, ed evita in modo assoluto ogni uscita serale. Vedendola dal di fuori potrebbe sembrare una situazione più che normale; che male c'è a rimanere in casa tutte le sere? Niente ovviamente, ve lo dice una che vive di divano e netflix. Ma questa filosofia di vita non vale per Camille. Lei è da sempre l'anima della festa; la paladina delle uscite notturne e porta bandiera ufficiale della filosofia "bevi oggi, e anche domani". Questa sua clausura dura ormai da due settimane. Ho provato ogni modo possibile per convincerla ad uscire; le ho proposto feste, riunioni d'ufficio, aperture di nuovi locali alla moda e anche speed-date. Ho addirittura sfoderato la carta della povera ragazza bisognosa di un po' di vita mondana. NIENTE. La mia ultima risorsa, che da vigliacca quale sono ho tenuto come ultima spiaggia, è piombare nel suo appartamento e costringerla ad uscire con la forza.Il venerdì sera alle sette sono davanti il suo palazzo. In realtà l'edificio è una vecchia caserma dei pompieri dismessa, composta di mattoni rossi, e lunghe finestre che abbracciano quasi l'intero perimetro dell'edificio. L'appartamento di Camille si trova al terzo, nonché ultimo, piano. Ogni piano è raggiungibile tramite un ascensore posizionato nella parte centrale dell'edificio, prima occupata da un palo da discesa; io lo definisco una trappola per topi. E' un ascensore da carico, completamente fatto di grate metalliche, e chiudibile solo manualmente. Con due cartoni di pizza, salame piccante per me e hawaiana per lei, e una confezione da dodici di birra artigianale di prima qualità, mi accingo verso il portone. Poggio a terra le birre così da avere una mano libera per poter suonare il campanello. Cerco con lo sguardo il nome sul citofono, sto per citofonare, ma all'ultimo momento esito e mi tiro indietro. Il cuore batte all'impazzata e un moto d'ansia mi assale. Sapevo che sarebbe successo; ogni volta mi si presenta davanti la remota possibilità di dover vedere Simon vado nel panico più totale. In cuor mio so che non dovrei reagire cosi; è un bel ragazzo senza dubbio, è affascinante, divertente e capace di mandarmi al tappeto con un solo sguardo, ma ci sono altre milioni di cose che mi portano ad odiarlo. Una fra tutte, il fatto che è un completo ed emerito stronzo. Resto qualche altro secondo con il braccio a mezz'aria, ma alla fine, da brava codarda, raccolgo le birre e decido di tornarmene a casa; Camille non morirà se resterà un giorno di più in casa lontana da alcool e uomini libidinosi. Volto le spalle all'edificio, sto per incamminarmi, quando sento il portone aprirsi. Non serve nemmeno che mi volti per sapere di chi si tratta; un ondata di profumo familiare si riverbera intorno a me, scombussolandomi. Un brivido mi corre lungo tutta la schiena, scatenando e accendendo tutti i miei sensi. Decido di ignorarlo, quando sento una mano avvolgermi il polso. Scariche elettriche risalgono lungo il braccio, il cuore quasi esplode e le gambe iniziano a tremare. Dolcemente mi attira a se; oramai sono in trappola e cosi molto lentamente mi volto, trovandomi a due centimetri dal suo volto. Ho il fiato corto, come se avessi corso una maratona; siamo talmente vicini che i nostri respiri si fondono. Noto che i suoi occhi sono più chiari del solito, come se avessero un modo tutto loro di esprimere emozioni. Restiamo cosi per un tempo indefinito. Potrebbero passare stagioni, anni o secoli senza che nessuno dei due se ne renda conto.
Un improvviso rumore di clacson proveniente dalla strada ci riporta alla realtà; lui mi lascia il polso indietreggiando di un passo. Inizia a guardarsi intorno e ad accarezzarsi il retro della nuca in maniera imbarazzata. Questa mi è nuova. Finalmente quei quattro neuroni che mi ritrovo tornano in funzione, dandomi modo di elaborare una frase di senso compiuto. "Ehm ecco ciao. Ero, cioè sono, venuta a trovare Camille. Ho preso la sua pizza preferita e qualche birra". Nel dirlo alzo il braccio davanti al suo volto per mostrargli la confezione. Lui scoppia in una sonora risata. "Alla faccia di qualche birra, con quelle potresti mettere k.o. un camionista". Abbasso il braccio e do uno sguardo prima alle birre e poi a lui; ha ancora il sorriso stampato sul volto e mi guarda con aria divertita. Non riesco a trattenermi, come potrei, e sorrido alla sua battuta. "Sì beh ecco forse ho esagerato un po' nelle quantità. Magari da ubriaca decide finalmente di uscire di casa. Comunque, cercheremo di farne avanzare un paio per te", e così dicendo mi dirigo, di nuovo, verso il portone, e questa volta entro. Lui, ancora immobile di fronte la porta, che è rimasta aperta dopo il suo passaggio, non va per scansarsi, cosi entrando gli sfioro il petto con il braccio. Lo sento sussultare; e per qualche inspiegabile ragione mi fermo. Quel fugace contatto dura una frazione di secondo, il tempo necessario a mandare in fiamme ogni fibra del mio corpo, e troppo presto, senza sapere come, mi ritrovo nell'ascensore. Ancora scossa da quel contatto tento, in maniera poco aggraziata, di chiudere le grate dell'ascensore. Con i cartoni delle pizze e le birre, la faccenda risulta essere più complicata del previsto; non so se lui sia ancora lì e mi stia guardando, o se ne sia già andato. Fatto sta che, ormai arresa, decido di poggiare le birre a terra, ed usare la mano finalmente libera per chiudere l'ascensore. Qualcuno dietro di me è più veloce; mi vengono tolte le birre di mano, con uno scatto agile le grate vengono chiuse e l'ascensore inizia la sua salita verso il terzo piano. Mi volto e per la seconda volta nel giro di 10 minuti mi ritrovo faccia a faccia con la persona che detesto di più in questo periodo della mia vita, ma anche colui che mi fa andare letteralmente in pappa il cervello con un solo sguardo. Un sorrisetto furbo si fa largo sul suo volto. " Non prenderla a male, ma non mi fido molto di voi due da sole con dodici bottiglie da mezzo litro di birra. Vi serve qualcuno che vi dia una controllata, e fortuna per voi quel qualcuno sono io."
Sbuffando infastidita mi giro, dandogli le spalle. Lo sento ridacchiare; mi piace fagli credere che la sua presenza sia solo un fastidio per me. La realtà dei fatti è che trattengo la gioia da quando l'ho sentito entrare nell'ascensore.Arriviamo sobbalzando al piano. Simon apre le grate e io lo precedo fiondandomi davanti la porta del loro appartamento. Aspetto che lui estragga le chiavi ed apra, ma ciò non accade, quindi mi volto e inizio a guardarlo con un cipiglio interrogativo. "Che c'è, perché mi guardi in quella maniera?" sbuffo "come che c'è! Ti muovi o no ad aprire questa porta? Non so se te lo ricordi, ma questo è il tuo appartamento." Lui a sua volta sbuffa e suona il citofono. "Non ho le chiavi. C'è Camille in casa, pensa lei ad aprirmi.". Lo guardo interdetta "ma quanti anni hai, dieci?". Non faccio in tempo a sentire la sua risposta acida, che la porta si apre, mostrandomi una Camille tutta capelli arruffati e aria trasandata. "Ma che cazz..." non riesco a finire la frase che Camille, senza nemmeno degnarmi di un saluto gira sui tacchi imprecando. "Quando imparerai a portarti le chiavi? Non hai mica dieci anni." Io scoppio a ridere ed entro nell'appartamento, non prima pero di aver sentito un delicatissimo "stronze" uscire dalla bocca di Simon. "Piuttosto che ci fai di nuovo a casa? Non dovevi uscire con i ragazzi del gruppo? Ti avverto non ho intenzione di prepararti la cena." Mi schiarisco la gola per farle notare la mia presenza, che a quanto pare è passata inosservata. "Tranquilla la cena l'ho portata io. Pizza hawaiana, la tua preferita." La vedo fermarsi di colpo sul posto, voltarsi e guardarmi con occhi sgranati. "E tu da dove salti fuori?" nel mentre Simon mi supera, dandomi una spallata di proposito, e raggiunge la sorella. "Io avrò anche dieci anni, ma tu sei diventata proprio una rincoglionita" e così dicendo le dà una botta sulla fronte con il palmo della mano. Inizia una zuffa fatta di calci e schiaffetti. Scuoto la testa divertita e poggio la pizza sulla penisola che divide la cucina dalla sala. La serata si preannuncia interessante.
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Undercover Love #wattys2018
RomanceLexie è nata e cresciuta in California insieme ai suoi genitori e suo fratello Jason. Si é trasferita a Seattle dopo essere stata presa per uno stage in uno degli studi legali migliore del paese. All' apparenza sembra una normalissima ragazza che ce...