Capitolo 13 (pezzi di marciapiede e niente mojito)

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Da quella mattina in cucina con Simon è passato un mese, durante il quale ho accuratamente evitato qualsiasi uscita con Camille, onde evitare di vedere quello stronzo di suo fratello. È vero, non è successo niente di eclatante tra di noi, ci siamo solo sfiorati, quasi baciati e  dormito insieme, quindi non dovevo aspettarmi chissà quale saluto alla via col vento, ma nemmeno essere ignorata in quella maniera.

Camille, dal canto suo, non riesce a capire come mai rifiuto tutti i suoi inviti; dopo due settimane di risposte negative ho terminato le scuse plausibili, così ho deciso di caricarmi di lavoro per avere una motivazione valida per i miei continui rifiuti. Ogni giorno sono la prima ad entrare e l'ultima ad andare via, e ben presto questi miei nuovi ritmi sono stati notati dai piani alti, fornendomi casi più importanti e clienti di un certo rango. Stavo finalmente entrando nella cerchia d' élite dello studio, in questo modo sarebbe stato più facile per me ottenere le risposte che stavo cercando. Il lato negativo pero è che anche volendo, ora non ho veramente più tempo nemmeno per pranzare con Camille; sono stata costretta a cambiare ufficio, ora lo divido con altri due avvocati con cui seguo i nuovi casi, quindi ci incrociamo di tanto in tanto per i corridoi, giusto il tempo di un saluto o un cenno con il capo. Mi manca dividere l'ufficio con lei, ordinare cibo cinese e mangiarlo sedute sul pavimento, le pause cornetto al bar, i viaggi in ascensore.

Quel venerdì ero particolarmente emotiva e malinconica, colpa anche delle mestruazioni, cosi  ho deciso di uscire un po' prima dall'ufficio e raggiungerla. Avevo letto su facebook che quella sera avrebbe partecipato ad una serata karaoke al blue bird, le avrei fatto una sorpresa presentandomi li.

Verso le otto chiudo il mio laptop e mi guardo intorno disorientata. è più tardi di quello che sperassi, ma poco male, sarei andata direttamente al locale senza passare da casa. Raccolgo la borsa e mi avvio verso l'ascensore. L'ufficio è apparentemente vuoto, ma una volta arrivata nella hall noto tre o quattro persone davanti l'ascensore; dopotutto non sono l'unica senza una vita sociale. Mi avvicino al gruppetto e saluto cordialmente. Si voltano tutti al suono della mia voce e noto che tra di loro c'è anche Morrison. Mi sorride cordialmente e poi torna a parlare con un altro avvocato. L'ascensore arriva al nostro piano, avvisandoci con il classico tintinnio. è gia per un quarto pieno, quindi essendo l'ultima arrivata non riesco ad entrare. Morrison se ne accorge troppo tardi; fa per scendere ma le porte gli si chiudono davanti. Che strano comportamento. Schiaccio il pulsante e chiamo un altro ascensore; quest'ultimo non tarda ad arrivare, vi entro e premo zero. Proprio in quel momento mi arriva un messaggio di Jason, che mi ordina di rispondere alle sue chiamte. Dalla sua ultima visita lo sto ignorando. Sono ancora in collera con lui per avermi tenuto nascosto il suo nuovo lavoro, e il suo piano per scarcerare nostro padre; in più ogni volta che mi scrive attacca una filippica  infinita sul perchè fosse meglio che io lasci lo studio legale e torni alla mia vita in California. Insomma fa di tutto per essere antipatico e ripetitivo, quindi meglio ignorarlo. Il beep dell'ascensore mi riporta alla realtà, cosi senza staccare gli occhi dallo schermo del cellulare mi avvio verso l'uscita. Varcata la porta, ancora con gli occhi incollati allo schermo del cellulare, vado a sbattere contro qualcuno; disorientata alzo gli occhi e mi ritrovo due fanali verdi che mi guardano dall'alto.... Morrison.

< Dovremmo smetterla di incontrarci in questa maniera> resto imbambolata a fissarlo: sarà un pezzo di merda, forse è anche il responsabile di tutto quello che è successo a mio padre, ma cavolo, è dannatamente sexy;  mi provoca dei brividi lungo la schiena ogni volta che mi trovo vicino a lui.

< Mi scusi, ha ragione, sono estremamente distratta in questo periodo. In realtà sono distratta dalla nascita, ma sto cercando di migliorare> proprio mentre pronuncio queste parole inciampo in un pezzo di asfalto messo male, e mi ritrovo tra le sue braccia. Mi tiene talmente stretta da non riuscire a muovermi, ma anche volendo credo che sarei rimarrei volentieri in quella posizione. Le mie mani sono  poggiate sul suo petto, e le sue braccia circondano la mia vita. Sento un calore montarmi dentro, e il cuore rischia di uscirmi dalla gola. Sotto la stoffa della sua camicia sento che anche il suo cuore ha aumentato il ritmo. Non so per quanto tempo restiamo in quella posizione; giorni, mesi, anni, o forse solo pochi secondi, ma bastano per farmi perdere completamente il lume della ragione. Allenta la presa e mi rimette dritta con estrema dolcezza; con un gesto dolce, mi scansa una ciocca di capelli che era finita sul mio viso e mi sussurra < forse dovreste lavorare meglio sul suo essere distratta, la prossima volta potrei non esserci io a sostenerla, e la cosa mi dispiacerebbe molto> resto senza parole a quell'affermazione; con un passo metto un pò di distanza tra di noi, mi schiarisco la gola, mi liscio la gonna e gli restituisco un sorriso timido. Noto che anche Lui  resta stupito dalle sue stesse parole, e con un colpo di tosse si allontana a sua volta.  < Bene signorina Thompson faccia un buon week-end, arrivederci>. Non ho avuto nemmeno il tempo di rispondere che già è sparito dietro l'angolo. Ma che problemi hanno gli uomini? un minuto prima sembra vogliano saltarti addosso e il minuto dopo diventano scontrosi e distanti, ma tutti davanti ai miei occhi devono capitare?

Arrivata al blue bird il buttafuori mi fa entrare senza problemi, si ricorda di me dalle volte precedenti in cui sono stata qui con Cami. Scendo le scale e una musica assordante mi investe. C'è un dj alla consolle, e nemmeno l'ombra del karaoke; che abbia sbagliato serata? Un dubbio mi assale, ma non demordo, forse il karaoke si terrà più tardi, così mi avvio verso il privé dove di solito si siede Cami. Fatico a passare tra tutte quelle persone accalcate, ma ad un certo punto la vedo seduta di spalle e tiro un sospiro di sollievo; è  da sola, intenta a ballare sulla  sedia. Ha i capelli sciolti che le ricadono sulle spalle e un top di paillettes che le lascia la schiena scoperta. Mi avvicino con un sorriso ebete stampato sul volto, sono felice di essere qui, e non vedo l'ora di vedere l'espressione stupita di Cami vedendomi arrivare senza preavviso. Sono a due passi dal tavolo, sto quasi correndo per raggiungerla il prima possibile, quando noto proprio lui: Simon. Sta tornando al tavolo con due birre in mano. Mi fermo di scatto; ho due opzioni: raggiungere il tavolo e passare la serata anche con quella testa di cazzo cercando in tutti i modi di ignorarlo, oppure fare dietro front, tornare a casa e rimandare la serata a sorpresa con Camille. Li fisso per un pò bere la loro birra; non volendo mi soffermo su di lui. Sta ridendo di gusto a qualche battuta di Cami, ha la camicia sbottonata sul petto, i capelli biondi che gli ricadono sul viso e quelle maledette fossette sulle guence. Inevitabilmente mi ritorna alla mente la scena di noi in cucina, di lui a due passi da me, il suo profumo, le sue carezze, il quasi bacio, il suo distacco e l'umiliazione provata subito dopo. Forse sono esagerata, ma non mi è andato proprio giù il modo in cui mi ha trattata dopo che Camille ci ha interrotti quella mattina, cosi giro sui tacchi e a fatica mi faccio largo tra la folla per uscire dal locale. Sento qualcosa tirarmi per il braccio ed subito ho un deja-vu. Mi volto molto lentamente, con il cuore in gola e mi ritrovo gli occhi verdi di Camille che mi fissano. Tiro un sospiro di sollievo, non è lui. < e tu cosa ci fai qui?> mi urla nell'orecchio per sovrastare il suono della musica.
< Ti stavo cercando, sapevo che questa sera saresti stata qui e volevo farti una sorpresa, non stiamo insieme da tanto e mi mancavi> la vedo sorridere e prima che me ne renda conto mi salta addosso, stringendomi in un abbraccio sincero.

< Vieni, il nostro tavolo è da questa parte, c'è anche Simon> riluttante le sorrido e la seguo. Arrivate al tavolo lo troviamo vuoto, nemmeno l'ombra di Simon. Cami inizia a guardarsi intorno, poi prende il cellulare e inizia a leggere qualcosa. Lo rimette in borsa poco dopo, e si avvicina al mio orecchio < Simon se n'è andato. Ha incontrato una sua "amica ". Poteva anche aspettare per salutarti, è stato lui a dirmi che eri qui. Vabbe quel ragazzo è strano, ragiona con il pene non farci caso.> Una strana sensazione mi attraversa il petto al suono di quelle parole. Non ha aspettato per salutarmi, oramai è diventato un vizio. Vorrei capire il motivo di questo suo nuovo atteggiamento, ma sinceramente questa sera non voglio pensare a lui.< Tranquilla sono abituata alle buone maniere di tuo fratello>. Lei mi guarda con aria interrogativa, ma non chiede spiegazioni. Passiamo il resto della serata a parlare del più e del meno e ci aggiorniamo sugli avvenimenti degli ultimi giorni. Ogni tanto, per qualche strano motivo che non so spiegarmi, mi guardo intorno; o almeno cosi cerco di far credere a me stessa, perchè in realtà so benissimo cosa sto cercando, o meglio.. chi.

Questa sera per me solo acqua, meglio evitare i mojito, hanno un brutto effetto.

Undercover Love #wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora