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Trascorse un mese da quando Taehyung sparì dalla vita di Jungkook. Quest'ultimo sembrava essersi già ripreso da tutto quel dolore.

Ormai aveva deciso di andare avanti dimenticando il passato e pensando solo al presente ed al futuro. E in entrambi i casi le sue giornate le vedeva insieme allo hyung dai capelli rosa.

«Kookie, vieni vicino a me!» disse Jimin allargando un braccio.

Il moro sorrise fiondandosi fra le sue braccia e venendo avvolto dal suo dolce profumo. Il giorno in cui venne consolato, Jungkook, venne anche a sapere dei sentimenti di Jimin per lui. Dunque, quella stessa sera, Jungkook e Jimin formarono una coppia.

Jungkook non era del tutto innamorato di Jimin, ma la vide come un'occasione per dimenticare il castano. Voleva completamente cancellarlo dai suoi pensieri, dai suoi ricordi e dalla sua vita.

«Che facciamo?» sorrise il moro.

Jimin afferrò il telecomando per poi accendere la televisione. All'improvviso comparve il telegiornale con una notizia shock.

"Ormai è già da un mese che la polizia è alle prese con un pericolosissimo serial killer. Si tratta di un ragazzo sulla ventina e viene soprannominato "TATA", siccome incide questo nome sul braccio delle sue vittime. Da quanto dice la polizia, TATA ha commesso già una decina di omicidi. E sempre secondo la polizia TATA soffrirebbe di schizofrenia e agirebbe senza pensare alle conseguenze. Gli psicologi pensano che ciò sia dovuto ad un trauma psicologico del ragazzo seguito dalla depressione. Tuttavia, tutte queste notizie non sono ancora confermate."

Jungkook ascoltò la donna con occhi spalancati. Non che gli importasse di quel ragazzo, ma lo sconvolse il fatto che incidesse TATA sui cadaveri. Perché proprio quel nome?

Perché proprio il nome che Jungkook usava per soprannominare Taehyung?

Jimin cambiò canale, poiché non era interessato a riguardo. Commentò dando una semplice avvertenza a Jungkook di non uscire di sera. Il moro annuì per poi chiudere gli occhi, beandosi del tepore del rosa.

[...]

Era notte. Ormai poche persone uscivano verso le ore in cui si faceva buio. Tutto ciò a causa di TATA. La gente non voleva di certo incontrare il suo sguardo psicopatico.

A quanto pare questo TATA, prima di uccidere le sue vittime, faceva scrivere loro delle ultime parole su dei libricini, per poi lasciarli accanto al proprietario.









Egli girava tra i vicoli di Seoul. Secondo alcune testimonianze il ragazzo vagava per i vicoli strusciando qualcosa di appuntito sui muri. Alcuni scrissero che fosse un cacciavite, altri un coltello.

C'era solo una certezza di coloro che avevano incontrato TATA

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C'era solo una certezza di coloro che avevano incontrato TATA. Tutti quanti scrissero che, il ragazzo, aveva sempre uno sguardo che trasmetteva insania e occhi spalancati.











Inoltre, ciò che inquietò tutti maggiormente, fu il sorriso stampato sul suo volto.

Inoltre, ciò che inquietò tutti maggiormente, fu il sorriso stampato sul suo volto

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