BLACK BOOK
Un anno fa mentre ero in biblioteca trovai un libro completamente nero, senza titolo, niente descrizione e le pagine completamente bianche.
Ero curiosa così lo portai a casa e lo nascosi in una botola sotto al letto.
Sentivo il bisogno di proteggere quel libro, ma non so spiegarmi il perché.Fin da piccola mia madre mi ha raccontato del perché esiste inferno e paradiso, ma mi sono sempre chiesta:
e se non fosse andato così?
Se Lucifero non fosse reale?
Di conseguenza non esisterebbe nemmeno l'inferno.
Ecco il motivo per cui non ci credo.
Perché non ho certezze, non l'ho visto con i miei occhi quindi semplicemente non ci credo, ma sto iniziando a dubitarne.
--quindi ripetimi perché te ne sei andato- domando ad Iron
-impegni- dice sorridendo
-che genere di impegni?- domando
-non posso parlatene, non adesso,non qui- dice mutando espressione, da sorridente a seria.
Lilith digli dell'Angelo.
Non posso dirglielo, non mi crederebbe
-c'è qualcosa che ti turba?- dice Iron
-mh..non lo so- dico sincera, mi posso fidare di lui.
-avanti, parla- dice serio
- sono stata rapita da un ragazzo, ma lui non é umano- dico guardandolo negli occhi
-é un angelo- dice con espressione indecifrabile
-tu come cavolo fai a saperlo?- dico scioccata
-é proprio di questo che devo parlarti, ma non qui é troppo rischioso.- dice poggiando una mano nella mia spalla e guardandomi negli occhi.
Annuisco e mi alzo dalla panchina di quel parco affollato di bambini, che stanno lontano da noi terrorizzati.
-ascolta attentamente, ora torni a casa, prendi il libro sotto la botola e apri solo la prima pagina- dice sottovoce
-perché dovrei?- domando
-perché ti rivelerà delle cose, ci vediamo domani a casa tua alle 20, devo andare adesso- dice frettoloso
-d'accordo, ma sto impazzendo, non so cosa stia succedendo- sussurro conficcando le unghie nelle braccia.
-sta calma, ok? Saprai tutto prima o poi- sussurra mentre si allontana.
-a domani- dico apatica
-sono felice di averti trovata di nuovo Lilith- dice prima di andare
-anche io, ma non essere mai più dolce con me, bleh...che schifo- dico sorridendo.Iron...
quando se ne andò avevo 13 anni.
svanì nel nulla,
Niente tracce,
Niente di niente,
Cancellò ogni singola traccia di se stesso.
Credo sia stata l'unica persona a farmi sentire accettata e valorizzata per quello che sono.
Riuscivo a riconoscerlo tra mille persone, non solo per i suoi particolari capelli biancastri e per i suoi occhi rosso scuro, ma anche perché ogni volta che era nelle vicinanze io in qualche modo riuscivo a percepirlo.
Mi chiedo come non abbia fatto a riconoscerlo subito?
Perché non ho sentito la sua presenza?Il rapporto tra me e lui mi sempre piaciuto tantissimo,
Ci siamo sempre coperti le spalle a vicenda e questo non cambierà mai,
però ho voragini di vuoto nei miei ricordi con lui,
ho la costante sensazione che qualcosa manchi nella mia vita.
Il vuoto che sento mi inghiottisce giorno per giorno l'anima,
mi sento in pericolo da qualcosa invisibile hai miei occhi,
Mi sento persa e all'oscuro di qualcosa di grande.
-Apro la porta di casa e mi dirigo in cucina.
Mia madre sta dormendo con la testa poggiata sul tavolo,
In una mano ha un bicchiere vuoto di vetro e nell'altra una bottiglia di rum.
Sono le 3 di notte e il silenzio regna nella stanza,
Il lampadario acceso oscilla leggermente provocando un piccolo stridio appena percepibile.
Prendo una sigaretta dal pacchetto sul tavolo e l'accendo,
Mi passo una mano tra i capelli frustrata e rilascio il fumo appena inspirato.
Cavolo mamma,perché lo hai rifatto?
Mi dirigo verso di lei,
prendo il bicchiere dalla sua mano ,lo riempio anche io di rum e bevo.
Il liquido brucia un po' lungo la gola, ma credo mi serva per metabolizzare meglio cosa é successo in questi 3 giorni.
Mi metto seduta accanto a mia madre e le batto l'indice sulla spalla
-mamma svegliati- dico fredda
-shhhh, vattene Malik- dice con la bocca impastata dall'alcool
Rimango pietrificata nel sentire quel nome
-mamma come fai a conoscerlo?!- urlo
-shhh sta zitta non urlare- sussurra tra una risata e l'altra, con gli occhi chiusi.
-ok, forza andiamo a letto domani dobbiamo parlare io e te- dico alterataSarei tentata di lasciarla quì.
-LILITH!!!- dice spalancando gli occhi e mettendosi in piedi , ma fallendo si aggrappa a me rischiando di farci cadere entrambe.
-ciao mamma- dico fredda
-dove sei stata ? Ti ho cercato ovunque- dice tra un singhiozzo e l'altro
-mi hanno rapito- dico apatica
-CHI TI HA RAPITO?- urla scioccata
-non importa, non te lo dirò adesso, ora andiamo in camera tua così riposi-.
Spalanco la porta della sua camera e la butto sul letto,
la lascio lì tra sonno e veglia raggomitolata su se stessa,
-notte mamma- dico prima di sbattere la porta dietro di me.
Mi appoggio contro la porta e mi accovaccio lentamente lungo essa,
Mi guardo intorno e guardo la fine del lungo corridoio e sospiro.
Lascio cadere la testa tra le ginocchia e urlo.
Un urlo liberatorio, un urlo di rabbia e disperazione, ma non piango, io non piango mai.Spazio autrice.
Non mi piace granché questo capitolo, ma spero che lo leggerete ugualmente.
Vota, tu che stai leggendo, se ti é piaciuto.
Alla prossima
stregattodark
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The Heir Of The Devil
ParanormalSiamo veramente quello che siamo? Siamo davvero le persone che crediamo di essere? Lilith se lo chiede spesso, non si sente in sintonia con la società, si sente diversa da tutto. Lei ha 17 anni e frequenta la Stuyvesant high school di New York, c...