6. SIMBOLI

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Stavo incominciando ad innervosirmi. Era ormai da un mese che mi trovavo ospite a casa di Ashton, una settimana passata senza mai essere accarezzata dai raggi solari, senza inspirare aria pulita. Senza vedere mio fratello. Mi era sempre mancato, fin da subito, fin da… sempre. Anche quando eravamo piccoli, nessuno dei due riusciva a tollerare la mancanza dell’altro. Se stavamo distanti per troppo tempo, iniziavamo a piangere e a pestare i piedi, fino a quando non ci ritrovavamo l’una nelle braccia dell’altro.

Ero anche molto preoccupata, lo ammetto. Era passato un mese, un dannatissimo mese senza che Luke non facesse neanche una scappatella a casa di Ashton. Continuavo a tormentarmi, convinta che gli fosse successo qualcosa. Convinta che, mentre a me l’Inferno stava dando tregua, per Luke fosse appena iniziato il primo, vero girone infernale. L’Inferno non è così tremendamente brutto, se affrontato in due, perché senti di avere costante l’appoggio e l’amore dell’altro. Ma quando sei solo, beh, perfino la tua stessa ombra sembra rivoltartisi contro. Ashton continuava a ripetermi che non c’era motivo di aver paura, che sarebbe andato tutto bene, e che probabilmente le liti e le minacce in casa erano terminate già da tempo. Ma io ormai avevo imparato a decifrare i codici cifrati posati in fondo ai suoi occhi, e sapevo che nemmeno lui credeva realmente a ciò che mi diceva.

Chi avrebbe mai creduto a una bugia così tremendamente banale?

E poi, c’era Ashton. Quel ragazzo mi avrebbe fatta morire di crepacuore, un giorno o l’altro. Anche in quella soleggiata giornata di fine agosto, aveva deciso fosse arrivato il momento di prendere e uscire fuori casa, senza dirmi nulla.

Forse sembrerò stupida, ma in cuor mio temevo che si stesse frequentando con qualche ragazza, e che non me lo volesse dire per amore nei miei confronti o, per essere più precisi, in quelli di Luke.

Perché sì, gente, anche se voi ci sarete arrivati da un pezzo, io di Ashton me ne ero innamorata. Innamorata pazza, sapete? Innamorata così tanto da sembrare incredibile. Forse era il suo aspetto, la sua figura magra e slanciata; forse i suoi capelli, che mi facevano venir voglia di impastarci le mani, che sembrava volessero essere accarezzati. Sembrava che non aspettassero altro, quei fili di paglia; forse erano i suoi occhi, così profondi da perdercisi dentro; forse le sue labbra, che non sto qui a descrivervi nuovamente, se non con una parola: Paradiso. Ma forse no, forse l’amore che provavo per lui non c’entrava con niente di tutto questo. Forse era semplicemente il suo carattere, il suo modo di guardarmi e di rivolgersi a me quando parlavamo. Forse erano tutti i suoi difetti e i suoi pregi aggrovigliati assieme, ad avermi ingannata. Sinceramente, non saprei. Di fatto, però, le cosa stavano così, e io non provai a far niente per cambiarle. Non subito, almeno.

Ero ancora assorta nei miei pensieri, stavo viaggiando da un immagine all’altra, quando la porta di casa si aprì. Ashton entrò, frettoloso. Nelle mani stringeva una borsa di plastica piuttosto ingombrante. Provai a sbirciare al suo interno, quando Ashton mi passò da parte, accomodandosi sul divano opposto rispetto a quello sul quale mi trovavo io. Guardai il suo sorriso divertito studiandolo a fondo, curiosa.

“Allora? Si può sapere che hai comprato?”

Non volevo sembrare acida, ma probabilmente fu quella l’impressione che detti. In realtà mi sentivo offesa, ferita. Che stupidaggini, ora che ci penso.

“Ehi, Dafne, sicura che vada tutto bene? Mi stai fissando come… come se non volessi far altro se non divorarmi”

Sorrideva, mentre mi provocava, e il sangue mi andò al cervello. Non sto scherzando, lo sentii risalire e toccare le radici dei miei capelli.

“Rispondimi”

“Dafne, Dafne, possibile che tu non sappia resistere alla curiosità? E va bene, ti farò vedere cosa ho comprato. Dunque… tadan!”

Ricordaglielo anche quando in cielo brilla il soleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora